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Tacito

Annales

Libro XVI - Capitolo XIX


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Per caso in quei giorni Cesare si era recato in Campania, e Petronio aveva proseguito fino a Cuma e lì si tratteneva; non sopportò oltre l'attesa tra la speranza e il timore. Tuttavia non si tolse la vita in modo precipitoso, ma fattosi tagliare le vene, se le fece ricucire e aprire di nuovo come gli piacque, conversando con gli amici non su temi seri o che gli procurassero fama di fermezza. E non ascoltava i discorsi sull'immortalità dell'anima e le massime dei filosofi, ma i carmi leggeri e i versi facili. Offrì dei doni a qualche schiavo, ne fece frustare degli altri. Sedette a tavola e si abbandonò al sonno, affinché la sua morte, sebbene forzata, sembrasse accidentale. Nemmeno nella sua ultima lettera si prosternò nei confronti di Nerone o di Tigellino o di qualche altro potente, cosa che faceva la maggior parte delle persone sul punto di morire, ma riportò per filo e per segno le scelleratezze del sovrano, seguite dai nomi dei suoi bagascioni e delle sue amanti, e il nuovo aspetto di ogni rapporto sessuale, e, dopo avervi messo sopra il sigillo, la inviò a Nerone. Spezzò l'anello del sigillo affinchè in seguito non venisse utilizzato per creare delle situazioni di pericolo.




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