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OrazioOdiII, 6Vai al brano corrispondente in LatinoO Settimio, che stai per andare con me a Cadice edal Cantabro che non ha imparato a tollerare il nostro giogo e presso le barbare Sirti, dove il mare di Mauritania è sempre agitato: voglia il cielo che Tivoli, fondata da un colono di Argo, sia la dimora della mia vecchiaia, e sia il capolinea per me, stanco del mare, dei viaggi e della guerra. Ma se le Parche sfavorevoli mi respingono da là, mi dirigerò verso il fiume Galeso, gradito alle pecore impellicciate, e verso le terre governate dallo spartano Falanto. Tra tutti gli angoli della terra quello è il posto che mi sorride di più, dove il miele non sfigura con quello dell'Imetto e l'oliva battaglia con quella verdeggiante di Venafro, dove Giove offre una lunga primavera e inverni tiepidi e il colle Aulone, amico del fertile Bacco, non invidia minimamente le uve Falerne. Con me quel luogo e le beate alture te lo chiedono: là, con debite lacrime, spargerai le calde ceneri del poeta tuo amico. Hai trovato degli errori nella traduzione? Non esitare e invia la tua correzione compilando il modulo sottostante, specificando il punto in cui, nella traduzione, è presente l'errore. Grazie. |
Letteratura: - Orazio |