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Cornelio NepoteDe Viris Illustribus - TimoleonCapitolo VVai al brano corrispondente in LatinoUn tale Lafistio, uomo petulante e ingrato, voleva trascinarlo a giudizio, poiché sosteneva di avere una pendenza legale con lui, ed erano accorsi in molti per cercare di contenere con la forza l'arroganza di quell'uomo, ma Timoleonte pregò tutti di non farlo. Egli infatti aveva affrontato le più grandi fatiche e i più gravi pericoli affinché a Lafistio e a chiunque altro fosse possibile fare ciò. Tale infatti era l'ideale della libertà: la possibilità per tutti di affrontare per le vie legali qualunque questione. Allo stesso modo quando un tale simile a Lafistio, di nome Demeneto, in un'assemblea popolare iniziò a sminuire le sue imprese e a lanciare accuse nei suoi confronti, Timoleonte disse di aver raggiunto il suo scopo: infatti aveva sempre chiesto questo agli dei immortali, ovvero di restituire ai Siracusani una libertà tale per cui fosse possibile a chiunque di parlare francamente di ciò che volesse. Quando morì fu sepolto dai Siracusani con la partecipazione dell'intera Sicilia a spese dello Stato nel ginnasio che ora si chiama Timoleonteo.Hai trovato degli errori nella traduzione? Non esitare e invia la tua correzione compilando il modulo sottostante, specificando il punto in cui, nella traduzione, è presente l'errore. Grazie. |
Letteratura: - Cornelio Nepote |