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Pelopida, Tebano, conosciuto più dagli storici che dalla gente comune. Sono dubbioso su come debba trattare delle sue virtù, perché ho paura, se inizio ad esporre le sue imprese, di dare l'impressione non di raccontare la sua vita ma di scrivere la storia; se invece toccherò solamente gli avvenimenti più importanti, temo che per chi non conosce la cultura greca, appaia meno chiaramente quanto grande sia stato quest'uomo. Così, per quanto potrò, rimedierò all'uno e all'altro pericolo e cercherò di evitare sia la noia che l'ignoranza dei lettori. Lo Spartano Febida mentre conduceva l'esercito ad Olinto e passava per Tebe, occupò l'acropoli tebana, che si chiama Cadmea, sotto la spinta di alcuni Tebani, i quali favorivano gli Spartani per resistere più facilmente alla fazione opposta, e compì questa azione per iniziativa sua personale, non ufficiale. Per questa ragione gli Spartani lo rimossero dall'esercito e lo multarono, ma non per questo restituirono la rocca ai Tebani, visto che, diventati nemici, credevano fosse più utile che quelli subissero l'occupazione piuttosto che venissero liberati. Infatti dopo la guerra del Peloponneso e la disfatta di Atene, ritenevano di dover avere a che fare con i Tebani, e che questi erano i soli che osassero opporre resistenza. Con questa convinzione avevano affidato le più alte cariche agli amici, e gli esponenti del partito opposto ne avevano uccisi una parte, e avevano cacciato in esilio gli altri; tra costoro il nostro Pelopida, di cui abbiamo cominciato a parlare, che, espulso, era senza patria.




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