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Cornelio Nepote

De Viris Illustribus - Pausanias

Capitolo V


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Venuti a conoscenza di queste cose, gli efori ritennero più conveniente arrestarlo in città. Essendo essi partiti alla volta di questa, anche Pausania, placata, come credeva, Argilo, ritornava a Sparta, ma, nel corso del viaggio, quando stava per essere sorpreso dall'espressione di uno degli efori, che desiderava avvisarlo, comprese che gli si tendeva un'imboscata. E così, precedendo di pochi passi coloro che lo seguivano, trovò rifugio nel tempio di Minerva, che è chiamata Calcieca. Subito gli efori bolccarono le porte del tempio con un muro e buttarono giù il tetto, affinché non potesse uscire e morisse più rapidamente all'aria aperta. Si dice che a quel tempo la madre di Pausania fosse ancora viva e che, ormai molto anziana, dopo che seppe del misfatto del figlio, fu tra i primi a portare la pietra all'entrata del tempio per chiudervi dentro il figlio. Costui fu portato via esanime dal tempio e subito spirò. Così Pausania macchiò la grande gloria militare con una morte vergognosa. Alcuni dicevano che si dovesse portare il suo cadavere nello stesso luogo luogo dei condannati a morte; ciò però non piacque alla maggior parte delle persone, e lo seppellirono lontano dal luogo dove era morto. Dopo il responso dell'oracolo di Delfi, fu successivamente dissotterrato e sepolto nello stesso luogo dove era spirato.




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