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Cornelio Nepote

De Viris Illustribus - Iphicrates

Capitolo II


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Combatté una guerra contro i Traci; rimise sul trono Seute, alleato degli Ateniesi. Presso Corinto comandò l'esercito con tanta severità che mai in Grecia si ebbero delle truppe né più addestrate né più attente agli ordini; e le abituò a tal punto che, una volta dato il segnale di battaglia dal comandante, mantenevano le posizioni senza l'intervento del comandante talmente ordinate che sembrava che ognuno fosse stato messo al proprio posto da un comandante espertissimo. Con un tale esercito annientò un reparto di Spartani; tale fatto venne largamente diffuso in tutta la Grecia. Nel corso della stessa guerra mise in fuga una seconda volta tutte le loro truppe; con questa impresa si guadagnò grande gloria. Quando Artaserse volle portare guerra al re del'Egitto chiese agli Ateniesi Ificrate come comandante per metterlo a capo di un esercito di mercenari, formato da dodicimila soldati; egli addestrò senza dubbio tale esercito in ogni aspetto dell'arte militare, al punto che, come un tempo i soldati Romani vennero chiamati Fabiani, così presso i Greci gli Ificratesi godettero di immensa fama. Ificrate stesso, mossosi in soccorso degli Spartani, impedì gli attacchi di Epaminonda. Difatti se il suo arrivo non fosse stato imminente, i Tebani non si sarebbero ritirati da Sparta prima di averla conquistata ed averla incendiata.




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