Home Autori Letteratura Grammatica Crediti Newsletter Collaborazioni Scrivi al Webmaster Links Collaboratori |
Cornelio NepoteDe Viris Illustribus - PhocionCapitolo IIVai al brano corrispondente in LatinoEgli stesso, dopo essere arrivato con prospera fortuna quasi all'età di ottant'anni, alla fine della vita incappò nell'odio implacabile dei suoi concittadini, soprattutto perché si era accordato con Dernade per consegnare la città ad Antipatro, e su istigazione di quello erano stati cacciati in esilio, con decreto popolare, Demostene e gli altri che si riteneva avessero grossi meriti nei confronti dello Stato. E aveva fallito non solo perché aveva prestato un cattivo servizio alla patria, ma anche perché non aveva tenuto fede ad un'amicizia. Infatti era salito al grado che occupava grazie al forte aiuto di Demostene, quando lo sosteneva in segreto contro Carete; dallo stesso era stato difeso più di una volta in processi che comportavano la pena capitale, e ne era stato prosciolto. Egli non solo non lo difese nelle sue vicende giudiziarie, ma addirittura lo tradì. Andò in rovina, però, soprattutto a causa di un unico misfatto: mentre aveva nelle sue mani il supremo potere dello Stato, fu avvertito da Derci che Nicanore, il prefetto di Cassandro, preparava un attacco al Pireo degli Ateniesi, e il medesimo gli chiedeva che prendesse provvedimenti, affinché la città non restasse a corto di rifornimenti; a questo Focione, di fronte del popolo, rispose che non c'era questo pericolo e offrì se stesso come garante di ciò. Non molto tempo dopo Nicanore si impadronì del Pireo, senza del quale Atene non può sopravvivere. Il popolo prese allora le armi per riconquistarlo, ma lui non solo non chiamò alle armi nessuno, ma non volle neppure mettersi a capo degli armati.Hai trovato degli errori nella traduzione? Non esitare e invia la tua correzione compilando il modulo sottostante, specificando il punto in cui, nella traduzione, è presente l'errore. Grazie. |
Letteratura: - Cornelio Nepote |