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Cornelio NepoteDe Viris Illustribus - CononCapitolo IVVai al brano corrispondente in LatinoQuando venne a sapere di queste cose, il re rimase talmente colpito dalla autorevolezza di costui che giudicò Tissaferne un nemico e comandò di far guerra agli Spartani, e gli diede la possibilità di scegliere chi volesse per l'amministrazione delle finanze. Conone disse che tale compito non era di sua competenza, bensì del re stesso che doveva conoscere molto bene i suoi; lui comunque lo consigliava di dare l'incarico a Farnabazo. Ricevuti grandi doni, venne imbarcato per ordinare ai Ciprioti ed ai Fenici e alle altre popolazioni marittime navi da guerra e per allestire una flotta con la quale, l'estate successiva, potesse difendere il mare; come assistente gli venne dato Farnabazo, come lui stesso aveva richiesto. Dopo che ciò venne riferito agli Spartani, essi conducono l'impresa con grande sollecitudine, poiché credevano che fosse imminente una guerra più grande rispetto a quella che avrebbero combattuto solamente col barbaro. Infatti vedevano che un capitano forte ed esperto sarebbe stato a capo dell'esercito del re e che avrebbe combattuto contro di loro, e non avrebbero potuto sconfiggerlo né con l'accortezza né con la forza. Con questo pensiero radunano una flotta e partono sotto il comando di Pisandro. Conone li attacca presso Cnido e li mette in fuga in una grande battaglia, cattura molte navi, molte ne affonda. Con questa vittoria fu liberata non solo Atene, ma anche tutta la Grecia, che era stata sotto la egemonia degli Spartani. Conone arriva in patria con una parte delle navi, fa ricostruire entrambe le mura abbattute da Lisandro, quelle del Pirèo e di Atene, e dona ai suoi concittadini i cinquecento talenti che aveva ricevuto da Farnabazo.Hai trovato degli errori nella traduzione? Non esitare e invia la tua correzione compilando il modulo sottostante, specificando il punto in cui, nella traduzione, è presente l'errore. Grazie. |
Letteratura: - Cornelio Nepote |