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Liberato in questo modo dalla prigione, Cimone arrivò al potere rapidamente. Aveva infatti buona eloquenza, immensa generosità, notevole perizia sia del diritto civile che dell'arte militare, poiché fin da bambino era stato col padre in mezzo agli eserciti. Così tenne in suo potere il popolo della città e godette di grandissimo prestigio presso l'esercito. Dapprima come comandante mise in fuga presso il fiume Strirnone un grande esercito di Traci, fondò la città fortificata di Anfipoli e là vi inviò, per costituirvi una colonia, diecimila Ateniesi. Inoltre, presso Mícale, catturò, dopo averla sconfitta, una flotta di duecento navi di Ciprioti e Fenici, e il giorno stesso ottenne un uguale successo sulla terraferma. Difatti, catturate le navi dei nemici, fece subito sbarcare dalla flotta le sue truppe e in un solo assalto annientò un grandissimo numero di barbari. Con questa vittoria si impadronì di un grande bottino, e mentre tornava in patria, dato che alcune isole si erano ribellate per la durezza della dominazione ateniese, riaffermò il potere su quelle ben disposte e costrinse all'obbedienza le ribelli. Spopolò Sciro, che allora era abitata dai Dolopi, perché si erano comportati in modo arrogante: cacciò dalla città e dall'isola i vecchi abitanti, divise i campi tra i cittadini ateniesi. Appena arrivato, vinse gli abitanti di Taso, fiduciosi nella loro ricchezza. Con tale bottino venne adornata la rocca di Atene, nella parte meridionale.




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