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Cornelio Nepote

De Viris Illustribus - Chabrias

Capitolo III


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Allora i satrapi del re di Persia inviarono degli ambasciatori ad Atene per lamentarsi per il fatto che Cabria conduceva una guerra con gli Egiziani contro il loro re. Gli Ateniesi stabilirono una data precisa per Cabria, entro la quale se non avesse fatto ritorno in patria, notificarono che lo avrebbero condannato a morte. A questa notizia egli tornò ad Atene, ma non vi soggiornò più di quanto fosse necessario. Non era infatti ben visto dai suoi concittadini, sia perché viveva sontuosamente sia perché si trattava con troppo lusso per poter sottrarsi alla malevolenza del popolo. E' infatti questo un vizio comune negli Stati grandi e liberi, ossia che l'invidia sia compagna della gloria e che screditino volentieri chi vedono salire troppo in alto; né i poveri guardano con animo sereno la fortuna altrui dei ricchi. E così Cabria, quando gli era lecito, era lontano il più possibile. Né in verità era il solo a star volentieri lontano da Atene, bensì quasi tutti i capi fecero la stessa cosa, poiché credevano che sarebbero stati lontani dalla malevolenza tanto quanto si fossero allontanati dallo sguardo dei loro concittadini. E così Conone visse perlopiù a Cipro, Ificrate in Tracia, Timoteo a Lesbo, Carete al Sigeo; certamente Carete diverso da questi sia per le vicende che per i costumi, ma tuttavia onorato e potente ad Atene.




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