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Cornelio NepoteDe Viris Illustribus - AristidesCapitolo IVai al brano corrispondente in LatinoAristide, figlio di Lisimaco, Ateniese, fu pressappoco contemporaneo di Temistocle. E così lottò con lui per il primato; infatti si avversarono a vicenda. In questi, d'altra parte, si riconobbe quanto più valesse l'eloquenza della rettitudine. Benché infatti Aristide eccellesse così tanto nella moderazione, al punto che, caso unico a memoria d'uomo, almeno per quanto abbiamo sentito dire, venne soprannominato "il Giusto", tuttavia, calunniato da Temistocle, venne condannato con il celebre ostracismo ad un esilio di dieci anni. Si dice che egli, capendo di non potere certamente calmare la folla inferocita ed essendosi accorto, mentre se ne andava, di un tale che scriveva che fosse bandito dalla patria, chiese a quello per quale ragione facesse ciò o quali scelleratezze avesse compiuto Aristide perché fosse ritenuto degno di tanta pena. Quello gli rispose che non conosceva Aristide, ma non gli piaceva, poiché si era adoperato così bramosamente da essere soprannominato, a differenza degli altri, il Giusto. Costui non scontò la pena di dieci anni fissata dalle legge. Difatti, dopo che Serse invase la Grecia, all'incirca sei anni dopo che era stato espulso, fu richiamato in patria su decisione del popolo.Hai trovato degli errori nella traduzione? Non esitare e invia la tua correzione compilando il modulo sottostante, specificando il punto in cui, nella traduzione, è presente l'errore. Grazie. |
Letteratura: - Cornelio Nepote |