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Cicerone

De Re Publica - Somnium Scipionis

Capitolo XVIII


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Dopo averli osservati pieno di stupore, non appena mi riebbi: "Cosa?" dissi "Cosa è questo suono tanto dolce e intenso che riempie le mie orecchie?". "E' questo quel suono", disse, "che, in quanto accordo di intervalli diversi, ma tuttavia distinti secondo un criterio delle parti ben regolato, scaturisce dal movimento e dalla spinta delle sfere stesse e, equilibrando i suoni acuti con quelli gravi, produce in modo uniforme vari accordi; infatti movimenti tanto ingenti non possono essere compiuti in silenzio, e la natura fa in modo che i corpi celesti più lontani producano da un'estremità suoni gravi e dall'altra suoni acuti. Per tale ragione quell'orbita stellare, la più alta, la cui rotazione è la più veloce, si muove con un suono a cuto e vibrante, mentre questa lunare, la più bassa, con il suono più grave; infatti la Terra, rimanendo immobile al nono posto, resta sempre in un unico posto, occupando la posizione centrale dell'universo. Quelle otto sfere, poi, nelle quali due hanno la stessa velocità, producono sette suoni distinti da intervalli, e tale numero è, per così dire, il nodo di tutte le cose: imitando questa armonia, gli uomini esperti di strumenti a corde e di canti si sono aperti la strada per tornare in questo luogo, così come gli altri che con l'eccellenza dell'ingegno nel corso della vita mortale hanno coltivato la scienza delle cose divine. Riempite di questo fragore, le orecchie degli uomini divenirono sorde (a questo suono) - in voi non c'è nessun senso più debole dell'udito - così come, presso le cosiddette cascate Catadupa, dove il Nilo precipita da molti altissimi, quella popolazione che vive in quel luogo manca del senso dell'udito a causa dell'intensità del rumore. In verità questo suono, a causa della rapidissima rotazione dell'intero universo, è così intenso che le orecchie degli uomini non sono in grado di captarlo, così come voi uomini non riuscite a fissare il sole, (visto che) il vostro senso visivo è vinto dai suoi raggi.




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