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CesareDe Bello GallicoLibro VI - Paragrafo XXIIIVai al brano corrispondente in LatinoPer le popolazioni il massimo merito è di devastare i territori e di avere dei deserti attorno a sé il più ampiamente possibile. Considerano segno caratteristico del valore il fatto che dopo essere stati espulsi dai campi i popoli vicini emigrino lontano e che nessuno osi stabilirsi nelle vicinanze; allo stesso tempo per questo motivo credono di essere più sicuri, eliminata la paura di un attacco improvviso. Quando la popolazione intraprende una guerra difensiva o offensiva, eleggono dei magistrati per dirigere quella guerra e perché abbiano potere di vita e di morte. In tempo di pace non c'è nessun magistrato comune, ma i capi dei distretti e dei cantoni amministrano la giustizia fra i loro e appianano le controversie. Le razzie che avvengono fuori dai territori di ogni popolazione non hanno cattiva fama, e affermano che queste accadono per tenere in esercizio la gioventù e per diminuire la pigrizia. E quando qualcuno fra i capi nell'assemblea ha detto che sarà il comandante, coloro che abbiano intenzione di seguirlo lo dichiarino, si alzano a lui coloro che apprezzano sia la proposta sia la persona e promettono il loro aiuto e vengono lodati dalla folla: chi viene meno alla promessa fatta pubblicamente viene considerato nella cerchia dei disertori e dei traditori e dopo a questi viene tolta la fiducia di tutte le cose. Ritengono un sacrilegio offendere l'ospite; proteggono dall'offesa coloro che sono giunti da loro per un qualsiasi motivo, li considerano inviolabili, e per questi le case di tutti sono aperte e viene condiviso il vitto.Hai trovato degli errori nella traduzione? Non esitare e invia la tua correzione compilando il modulo sottostante, specificando il punto in cui, nella traduzione, è presente l'errore. Grazie. |
Letteratura: - Cesare |