Il Giappone, nell'antichità, era diviso in piccoli staterelli in perenne lotta tra di loro; le famiglie nobili, per poter prevalere, iniziarono ad utilizzare dei guerrieri valorosi e fedeli, i Samurai (dal verbo "saburau" - servire); questi guerrieri erano assoggettati ad un codice d'onore che ne regolava la vita, oltre che sul campo di battaglia, anche nelle azioni più comuni. Questo codice era chiamato Verso l'anno 900 i gravi conflitti e le continue carestie resero il Governo centrale troppo debole ed i nobili, grazie ai loro eserciti personali, presero la direzione dello Stato e dall'XI secolo i Samurai costituirono la casta più importante della società giapponese. I Samurai rappresentarono quindi per il Giappone una classe dominante molto forte che governò per circa 800 anni la nazione, dalla fine dell'XI secolo fino al 1868. In quell'anno venne definitivamente restaurato il potere Imperiale. Il Samurai rappresenta tutt'ora una figura leggendaria, un guerriero la cui lealtà e il coraggio contribuirono al governo del Giappone per un lunghissimo periodo. Il punto fermo del "Bushido" è l'onore, sia in battaglia che nella vita comune. Il Samurai deve essere sobrio e modesto e in guerra coraggioso e leale e deve obbedienza al suo signore, il "Daimyo" per il quale è pronto da togliersi anche la vita. Una delle doti essenziali del Samurai è il giusto equilibio tra azione e riflessione |
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Generale in armatura "o-yoroi" |
Guerriero con armatura indossata alla corte imperiale
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Costume per arciere a cavallo |
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Armatura indossata da guerriero alla corte imperiale di Kyoto |
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Costumi di Samurai durante il periodo Ashikaga (1338-1573)
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Guardia imperiale nell'uniforme
regolare "hacki-e"
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