I seguenti articoli sono apparsi su "il manifesto" del 3 Ottobre 1998:


Quanto sono beati gli ustascia

Papa Wojtyla sbarca a Zagabria e santifica Stepinac

Il papa in Croazia. Il leader Tudjman lo accoglie restituendo alla Chiesa i beni nazionalizzati da Tito, e chiede aiuti economici per il suo paese

- GI.SCO. - ZAGABRIA

G iovanni Paolo II è arrivato ieri pomeriggio all'aeroporto di Zagabria per la sua seconda visita in Croazia, nonostante la richiesta del Centro Simon Wiesenthal di "rimandare la beatificazione-provocazione". L'aereo è atterrato alle 17,37 mentre tutte le campane della città suonavano a festa. Fedele alle proprie radici cristiane, il popolo croato, superato il duro periodo della guerra, deve cercare un futuro di pace, "d'intese e collaborazione anche tra popoli di lingua, cultura, religione diversa".

Il primo discorso

Accolto a Zagabria dal presidente croato Franjo Tudjman, Giovanni Paolo II ha pronunciato un discorso all'aeroporto che detta subito le linee di questo suo secondo viaggio in Croazia, dopo quello del settembre 1994. Ha parlato del cardinale Stepinac, che beatificherà oggi, indicandolo come il martire più recente di una tradizione di fedeltà del popolo croato alla Chiesa di Roma; un popolo passato attraverso "le persecuzioni romane", l' "occupazione turca" e da ultimo "dal periodo terribile della repressione comunista". "E' di fondamentale importanza - ha detto - che il popolo croato rimanga fedele alle proprie radici cristiane, mantenendosi al tempo stesso aperto alle istanze del momento attuale che, se presenta non facili problemi, lascia anche intravedere confortanti motivi di speranza. Dopo la violenta e crudele guerra nella quale si è trovata coinvolta, la terra croata conosce finalmente un periodo di pace e libertà". Chissà cosa avranno da dire i serbi cacciati dalla Krajina e i musulmani di Mostar di questo riconoscimento del regime di Tudjman da parte del papa romano e cattolicissimo?

Il benvenuto di Tudjman è stato all'altezza. Fatti e parole: lo stato croato restituirà alla chiesa parte dei beni nazionalizzati dopo la seconda guerra mondiale da Tito. E potrebbe essere firmato durante la visita l'accordo per il finanziamento della chiesa da parte dello stato croato. A Wojtyla, Tudjman ha chiesto soprattutto una cosa, in un discorso prettamente politico di difesa di un regime isolato sul piano internazionale: un aiuto per ottenere aiuti economici.

Oggi il papa sarà al santuario nazionale croato di Maria Bistrica, Spalato e Solin (Salona) in Dalmazia. Nel santuario di Maria Bistrica comincerà il solenne rito eucaristico durante il quale il papa annuncerà la beatificazione di Stepinac dichiarandolo - come si legge in un documento diffuso dalla Conferenza episcopale croata - "vittima delle persecuzioni comuniste e dell'odio verso la Chiesa e la fede cattolica". Poi, al Palazzo Presidenziale di Pantovcak (Zagabria), residenza regale di Tudjman, il papa sarà ospite del Supremo, s'incontrerà con il corpo diplomatico e con tutti i ministri ed alti gerarchi del regime. E nella sede della Nunziatura apostolica, il pontefice incontrerà il "mondo della cultura", ovvero esponenti dell'intellighenzia croata graditi al regime. Il quale regime - sia annotato per inciso - ha già messo in moto la macchina propagandistica per sfruttare al massimo la visita papale. All'uopo è già da un mese all'opera un "Comitato di Stato della Repubblica di Croazia per le accoglienze al papa" dotato di un sostanzioso bilancio.

"Il primo martire"

Nell'incontro con i giornalisti, gli esponenti della Conferenza episcopale hanno detto che Stepinac è "il primo martire della Chiesa, vittima del comunismo europeo" che viene beatificato e, fra l'altro che la visita del papa "stimolerà il dialogo e la solidarietà nella società croata". Inoltre, essa "è un omaggio e un riconoscimento a tutto il popolo croato".

Tornando a Stepinac ed alla "sofferenze fisiche e morali" subite "sotto il comunismo", il cardinale Franjo Kuharic (ex primate della chiesa croata, ora in pensione, amico intimo di Tudjman e suo parente) ha detto che "a causa della distorsione della verità, c'è stata finora molta incomprensione nel mondo, perfino nelle sfere ecclesiastiche, sul vero ruolo svolto dal cardinale Stepinac" all'epoca del regime ustascia, sicché "è stato necessario mettere in moto un grosso processo per dimostrare la verità a tutti i livelli".

C'è tuttavia chi dubita fortemente che sia stata detta interamente la verità su Stepinac. La sua riabilitazione sul piano ecclesiastico si era già praticamente conclusa con l'attribuzione del primo grado di santificazione ("Servo di dio") quando un giornalista e storico italiano, esperto degli eventi jugoslavi, Dino Frescobaldi, scrisse nell'agosto 1992: "Forse converrebbe che anche le gerarchie cattoliche, che si battono per un sostegno senza riserve alla Croazia, si ricordassero di quello che fu il comportamento di una consistente parte del clero che, fra il 1941 e il 1945 largheggiò in fatto di benedizioni e di incitamenti ai reparti di Pavelic. Anche allora il primate di Zagabria, Alois Stepinac, non fu esente da responsabilità al riguardo. Solo l'andamento della guerra e l'impossibilità di negare l'evidenza di certe stragi lo indussero alla fine a prendere le distanze".


CROAZIA

Ma quanto ci costi, caro Wojtyla?

- GIACOMO SCOTTI - FIUME (Rijeka)

N ella "nuova" Croazia il regime tudjmaniano da otto anni si vanta di essere strumento di promozione, di sostegno e di difesa dei valori cattolici e della chiesa cattolica (strumentalizzandola ai propri fini politici). E' qui che da oltre due mesi il partito al potere sta sfruttando l'annunciata visita del papa Giovanni Paolo II per reclamizzare le "grandi realizzazioni" del traballante regime. E nessun partito dell'opposizione osa levare la sia pur minima protesta per l'enorme spreco di pubblico denaro impiegato per costruire opere faraoniche nei luoghi in cui il papa sosterà o semplicemente passerà.

Solo il direttore del settimanale satirico spalatino "Feral Tribune", Viktor Ivanovic, il giornalista croato maggiormente perseguito dal regime, ha osato:pubblicando un fotomontaggio - peraltro edito a Londra e già visto in vari paesi europei impresso sulle magliette dei giovani - che raffigura il papa mentre si fuma uno spinello di droga leggera.

Per questa visita il regime zagabrese, a dirla con Ivanoic, "ha preparato uno spettacolo multimediale" nel quale il papa polacco sarà "Giovanni Paolo Superstar". Il polemico Ivanoic, aggiunge subito dopo, però, "che il papa potrebbe finire per essere vittima dei fedeli striscianti guidati da uno squadrone di uomini politici", i gerarchi del regime tudjmaniano, "fino a ieri atei ferventi" che dopo aver rinnegato in tutta fretta il comunismo, "concepiscono ora il Papa/istituzione come un pure e semplice ornamento del regime croato". Infatti si chiede il "Feral Tribune", quale è in tutta la storia il vero ruolo assegnato al buon vecchio Karol Wojtyla? Che cosa rappresenta nella prospettiva ufficiale croata il "Santo Padre, un uomo che certamente non fuma, almeno non la marijuana, e perlomeno non in pubblico, dove peraltro raramente si fa vedere se non ci sono a salutarlo meno di 50 mila persone?". Alla domanda segue la considerazione già poco prima citata, sui "fedeli striscianti" e gli ex "atei ferventi" convertitisi, con Tudjman, a un cattolicesimo che essi vorrebbero usare a propio piacimento e per mantenere ad ogni costo il potere.

Perché a uno Stato-regime arcigno, quale sua base ideologica e quale religione ufficiale statale, "conviene soltanto un cattolicesimo arcigno, quello che non si diffonde con la predicazione del Vangelo, ma incutende la fede nelle ossa. In nome del padre, del figlio e della santa paura!".

E più avanti: "Di qui l'assoluto divieto alla risata, specialmente quando è diretta all'autorità suprema". Di qui all'approvazione di Giovanni Paolo II che qui, in Croazia, come in nessun altro paese europeo, assume dimensioni disgustose. Per esempio, gli "striscianti fedeli" improvvisamente cacciano la Biblioteca Civica, la Sezione musicale e artistica dell'Accademia dell'Arte fuori dal Palazzo vescovile di Spalato per permettere al Santo Padre di pranzare in un "ambiente adeguato".

Non sono mancate le reazioni dei mass-media pro-Tudjman contro il giornalista. Il "Feral tribune" ha risposto ricordando tutte le volte che il partito e il regime di Tudjman hanno adoperato, sui loro cartelloni e manifesti, elettorali e no, croci, coroncine del rosario, immagini di suore e chiese e la stessa immagine del Papa. Ricordando la prima visita del papa in Croazia e il suo discorso all'ippodromo di Zagabria nel 1994, il "Feral Tribune" riporta le frasi in cui il pontefice parlò di "solidarietà fraterna", di "piena convivenza", della metafora del fiume Sava che dopo aver attraversato la Croazia si riversa nel Danubio a Belgrado "collegando le terre dei Serbi e dei Croati" e di come quelle frasi vennero accolte dai gerarchi del regime: fu intensificata la campagna di odio contro i serbi e gli altri cittadini croati di etnia non croata.

Così anche oggi - scrive Ivanoic - "il regime croato e gli ideologi di turno del cattolicesimo strisciante distinguono con chiarezza l'immagine dall'opera del Santo Padre, ritenendo che la prima abbia di gran lunga un maggior valore d'uso della seconda. L'importante è che, a differenza delle sue parole, i suoi piedi si posino sul sacro suolo croato. E si sa di chi è l'unico meritevole e l'unico ad aver diritto a trarre profitto politica dalla presenza papale. Quando i ras del regime fingono di scandalizzarsi per un fotomontaggio, non lo fanno per rispetto del papa", conclude il "Feral Tribune". Il problema è quello delle pecorelle aventi il diritto al voto: non si confà loro di alzare la testa, "devono rimanere sottomesse e ubbidienti anche con l'aiuto strumentale dell'autorità vaticana".

La più bella spiaggia di Spalato, la baia di Znjan, è intanto scomparsa per far luogo a un immenso spiazzo, liscio e asfaltato, con impianti vari e vie d'accesso, costruiti per la visita del papa che sarà nel capoluogo dalmata il 4 ottobre: qui celebrerà la messa e terrà un discorso a 300.000 fedeli. Altre costruzioni sono sorte presso il santuario di Marija Bistrica e in vari luoghi che saranno toccati dal pontefice romano nella tre giorni croata. Rispondendo alla domanda "Quanto ci costa il papa?" il "Feral Tribune" informa che alla sola Spalato la visita costerà 12 miliardi di lire, ovvero a tanto ammonterà il deficit della casa comunale dopo il pagamento dei lavori. Da altre fonti si viene poi a sapere che nei tre giorni della sosta papale tutte le porte e finestre delle case affacciate sulle vie, piazze e strade attraversate dal papa mobile resteranno chiuse.


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