Ultimo aggiornamento: maggio 1999

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Coordinamento Romano per la Jugoslavia


Lettera di un comunista jugoslavo ad un compagno italiano

24 Gennaio 1997

Caro ***,

Ho pensato: "Questo si e' gia' dimenticato che esisto". A maggior ragione la tua breve lettera mi ha fatto contento. Ti ringrazio dei gentili auguri. Sai che anche io ti auguro tutto il meglio.

Non c'e' bisogno che ti preoccupi di quelle che chiami "le nostre faccende". Il nostro unico problema e' il seguente: perche' siamo rimasti cosi' pochi - voglio dire, di titoisti. E' difficile fare qualsiasi cosa. Il regime ha chiuso il Centro Memoriale "Josip Broz Tito". La Lega dei Combattenti a questo non si e' opposta.

La tomba di Tito e' separata dall'altra parte del complesso e non si conosce il suo destino. Cosi' e' anche in politica. In questi momenti per le strade di Belgrado, Nis, Kragujevac ecc. scorazzano gli anticomunisti. Il regime non si oppone all'anticomunismo, gli interessa solo il potere.

Noi, a quanto pare, siamo i soli a sforzarci di conservare il pensiero del tempo di Tito, della autogestione, dell'uguaglianza tra le nazionalita', del non allineamento. La pressione dall'Occidente e' enorme. Il loro scopo e' chiaro: spazzar via dall'area jugoslava tutto cio' che ricorda Tito e il socialismo. Il regime in Serbia e Montenegro ha ceduto alla loro pressione. Qui, in Serbia, con l'anno nuovo [1997] ha avuto inizio un rapido processo di privatizzazione. Questo comprende la privatizzazione di "Politika" [il principale quotidiano jugoslavo], della casa automobilistica "Zastava" ecc. Si gioca la carta dell'egoismo umano: un terzo delle azioni saranno date ad occupati e pensionati, un terzo le possono comprare le organizzazioni statali e sociali [autogestite], un terzo i privati. Stasera il direttore di "Politika", Dragan Hadji-Antic, ha detto che "Politika" sara' ristrutturata secondo il modello del parigino "Le Monde"! Finora il regime aveva ingannato i lavoratori facendosi passare per socialista. Adesso si va apertamente al capitalismo. Ma questo lo distruggera'. Questo regime non crollera' perche' e' comunista, ma perche' non lo e'. Solo i lavoratori possono abbatterlo. Ma per un risveglio dei lavoratori c'e' bisogno di tempo. Non sono ancora coscienti della questione nazionale, non vedono che sono prigionieri dell'odio nazionale.

Hai ragione quando dici che non siamo stati presenti negli ultimi avvenimenti in Serbia. Ci sono stati un paio di articoli su "Borba" [giornale di sinistra, vicino alla JUL], "NIN", "Svet" (che esce a Novi Sad) ma la nostra posizione nel complesso non la vuole riportare nessuno, ne' la stampa di regime ne' tantomeno quella cosiddetta indipendente (Radio B-92, Radio Indeks, Nasa Borba, NIN, Blic, Demokratija, Dnevni Telegraf), ho consegnato una dichiarazione anche alla CNN (a Belgrado c'e' una loro equipe dall'inizio degli avvenimenti) ma non l'hanno riportata. Del resto, noi abbiamo condannato il furto del regime alle elezioni locali ma ancor di piu' l'ondata dell'anticomunismo, del nazionalismo, dell'ortodossia aggressiva che e' stata fomentata dai leader della coalizione "Zajedno" ["Insieme"]. La protesta studentesca e' sotto la loro influenza.

Si vede che il regime non ha dalla sua parte quasi nessun intellettuale. L'unico che poteva confrontarsi con questa canaglia anticomunista, l'accademico M. Markovic, e' stato cacciato.

D'altronde in tutte le questioni essenziali oggigiorno non c'e' alcuna differenza tra il regime e l'opposizione. Entrambi i raggruppamenti sono per la proprieta' privata, per l'economia di mercato, per una Grande Serbia, un'orientamento occidentale ecc. Vengono tempi duri per la classe lavoratrice, che ancora non e' consapevole del fatto che la nostra entrata in Europa sara' a vantaggio solamente dei nostri ricchi, e che loro resteranno "a mani vuote"! No, neanche i nostri ricchi possono aspettarsi molto da cio'. Molto probabilmente questi ultimi saranno posti allo stesso livello della aristocrazia lavoratrice dell'Occidente. Al tavolo principale per loro non c'e' posto!

Mi aspetto che gli avvenimenti in Serbia si calmino, visto che tanto la classe operaia quanto le campagne sono rimaste tranquille. Il regime approntera' un compromesso, che sia con Seselj o con Draskovic, e la lotta si ripresentera' nel futuro, alle elezioni repubblicane ed in quelle per la presidenza serba. Noi adesso cerchiamo nuovamente (chi lo sa quante volte ci abbiamo gia' provato) di creare una coalizione di partiti comunisti e dei lavoratori (ce ne sono una decina), ma e' dura. Io personalmente mi sono impegnato molto su questo, anche se ora ho ufficialmente lasciato la gestione ai giovani. E' sbagliato cio' che pensano ancora molte persone, che Slobodan Milosevic e' comunista, partigiano, e cosi' si avvicinano a noi difficilmente. Anche questi dobbiamo smascherare.

Ecco, compagno mio, cosi' passano le giornate a Belgrado. Sono d'accordo con te che non c'e' spazio per nessun rilassamento, e se vogliamo fare qualcosa bisogna lavorare 24 ore al giorno. Adesso la cosa principale e' avere fiducia e coraggio perche' e' il nostro programma: conoscere il corso politico di Tito e' sempre attuale ed essenziale.

Nella speranza che anche quest'anno ci potremo incontrare stammi bene,

Tuo ###


[Questa lettera risale all'inizio del 1997, periodo in cui in Serbia avevano luogo grandi manifestazioni della coalizione "Zajedno" contro il governo. Abbiamo omesso i nomi del mittente e del destinatario su richiesta del compagno, abitante in Italia, che l'ha gentilmente messa a nostra disposizione.
Maggiori informazioni sulle attivita' dei comunisti in Jugoslavia si possono reperire alla pagina http://www.altern.org/crj/KOMU/komu.html]