Già da molto tempo nel Diritto Internazionale si è cercato
di definire la parola aggressione, ad opera della Società
delle Nazioni tra le due guerre e dell'ONU dopo la II Guerra
Mondiale, ma finora ciò non ha dato esito.
Ancora nel 1923 la Società delle Nazioni cercò di definirla
attraverso l'Accordo sull'aiuto reciproco, ma senza riuscirci.
Si è tentato nel 1924 con il Protocollo di Ginevra, ma invano.
Anche l'Assemblea della Società delle Nazioni nel 1927 è rimasta
senza risposta. Nel 1928 la Conferenza degli Stati americani
all'Avana tentò di dare una definizione, ma questa non venne
accettata. Nello stesso anno si provò con il Protocollo
Briand-Kellog, firmato da 63 Stati a Parigi il 27 agosto 1928, in
vigore dal 27 aprile 1929, ma inutilmente. Il primo strumento
internazionale a contenere una definizione approssimativa di
aggressione è stata la Convenzione dell'URSS, sottoscritta
nel 1933 tra vari Stati (tra cui la Jugoslavia), che conteneva
5 punti.
Pur con una interpretazione ampia e rispettosa dei concetti del Diritto Internazionale non si può affermare che la Croazia sia stata aggredita. Quella di aggressione contro la Croazia è soltanto una qualificazione politico-diplomatica e non giuridica. Se si deve parlare di aggressione, allora sono la Slovenia e la Croazia insieme che hanno aggredito la sovranità della Jugoslavia, uno Stato internazionalmente riconosciuto, in base all'art. 5 della Costituzione delle Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia (SFRJ), perchè la Croazia ha attuato una evidente secessione dalla Jugoslavia, facendo precedentemente ostruzionismo in vari modi - il che avrebbe bisogno di una lunga analisi.
La storia ci insegna che tutte le secessioni al mondo sono state
cause di guerre, di breve o lungo periodo. Ne prendiamo alcuni
esempi. La secessione tra plebei e patrizi nel 496 a.C., quando
seimila plebei sono stati crocifissi sulla croce uncinata. Poi
la secessione degli 11 Stati del Sud nel 1861, degenerata in una
guerra che durò poi fino al 1865. Questi Stati sono tornati nella
Federazione americana. Poi la secessione del 1960, quando il
Katanga ha voluto separarsi dal Congo. La secessione delle isole
Malvine dalla Gran Bretagna. La secessione della Slovenia e della
Croazia nel 1991, e il tentativo della Cecenia dalla Russia
in questi ultimi anni. Che contro la Croazia non sia stata attuata
nessuna aggressione lo attestano le seguenti circostanze:
1. la Croazia non ha dichiarato lo stato di guerra, cosa che
poteva fare in base agli articoli 80 e 100 della Costituzione
della Repubblica di Croazia. Questo lo affermava pubblicamente un
rinomato esperto giurista, il professore dott. Budak.
2. Il concetto di aggressione non è stato usato nella
politica internazionale ufficiale fino al 22 maggio 1992, data in
cui la Croazia diventò membro delle Nazioni Unite, anche
se allora si
stava svolgendo una tremenda guerra tra le parti in lotta.
3. In nessuna delle tre dichiarazioni sulla pace approvate il
21 ottobre 1995 a Dayton si parla della aggressione contro la
Croazia, il che ha causato la protesta dei rappresentanti croati.
4. Nemmeno nell'accordo sulla normalizzazione delle relazioni
tra la Croazia e la RF di Jugoslavia il 23 agosto 1996 si
menziona l'aggressione, ma semplicemente ci si riferisce alle
"parti contraenti".
5. Ciò non è stato fatto nemmeno al Simposio tenutosi a Vienna
sul tema: "Gli Stati sorti sul territorio dell'ex-Jugoslavia verso
la normalizzazione", al quale hanno partecipato anche i
rappresentanti croati. Siccome nella dichiarazione finale non è stata
menzionata l'aggressione contro la Croazia, i
rappresentanti di questa hanno protestato. Alle loro vivaci proteste
è stato risposto che la definizione al riguardo sarà data dalla
storia, e non dal presente.
6. Quando la Croazia l'anno scorso si è rivolta al Tribunale
dell'Aia per ottenere il risarcimento danni dalla Jugoslavia,
la risposta è stata che non sussistono motivazioni giuridiche
per le seguenti ragioni: perchè la Croazia non ha dimostrato
che nella presidenza della SFRJ fosse stato effettuato un colpo
di Stato nel mese di maggio 1991, e perchè non esiste un trattato
di pace tra le "parti belligeranti", cioè la Croazia e la
Jugoslavia come "aggressore", nel quale ciò dovrebbe risultare
casomai inserito. Tutte le affermazioni relative alla
aggressione contro la
Croazia sono soltanto geremiadi e lamentele, e non qualificazioni
giuridiche. Ecco, questi sono i fatti elementari che contro la
Croazia non è stata attuata l'aggressione da nessuno, ma che si
è trattato soltanto di una sporca guerra nazionalistico-civile, ed
in parte di una guerra confessionale di pulizia etnica, il
che è dimostrato dai fatti delle operazioni belliche effettuate:
"Lampo", "Maslenica", "Tempesta" e "Maestrale", quest'ultima nella
Bosnia-Erzegovina.
È da molto tempo che ai serbi come popolo in Croazia era stata riconosciuta la costituzionalità e la parità dei diritti conformemente alla costituzione, anche da grandi personalità croate del passato, fino alla proclamazione della "Costituzione di Natale" della Croazia il 22 dicembre 1990, quando i serbi diventano una minoranza ["minoranza" in senso anche giuridico, al posto della qualifica costituzionale di "popolo costitutivo" che, nella SFRJ, garantiva diritti uguali a quelli dei concittadini cattolici (croati); n.d.crj]. Ancora nel 1848, il governatore croato Jelacic dichiarava che i serbi in Croazia erano un "popolo costituente". Questo dichiarava anche l'Assemblea popolare del Triregno della Croazia, Dalmazia e Slavonia il 25 marzo 1848. Lo stesso fu fatto dal Sabor [parlamento] croato nel 1861. Addirittura Ante Starcevic [fondatore del Partito del Diritto, precursore degli ustascia] scriveva nel giornale Sloboda [Libertà] del 23 marzo 1883 che i serbi sono popolo di pari diritti dei croati in Croazia. Questi affermava tra l'altro: "... Noi non crediamo che la fame ed il freddo siano differenti per il serbo o il croato... Poi anche se tutti si vogliono dichiarare ottentotti, visto che ognuno ci chiama con un nome differente, l'importante è che siamo tutti liberi e felici..." Anche nella Jugoslavia monarchica i serbi erano dichiarati popolo di pari diritti in Croazia. Così anche in tutte le decisioni alle assemblee dello ZAVNOH [Consiglio Antifascista Croato della Guerra di Liberazione] tenutesi a Plasko, Otocac e Topusko, ad esempio nell'articolo 1 della Dichiarazione fatta a Topusko. La stessa cosa è detta d'altronde in tutte le Costituzioni della Repubblica Socialista di Croazia, del 1946, 1963 e 1974: i serbi in Croazia sono "un popolo" e non "una minoranza". Nella prima parte dei Principi Fondamentali (art.1 p.2) è scritto: "I serbi sono popolo costitutivo".
Secondo precisi dati statistic, in Croazia viveva nel 1900-1910
oltre il 25% di popolazione serba, nel 1918 ca. il 25% [nonostante
che con la I Guerra mondiale avesse
perso la vita un terzo dell'intera popolazione serba maschile in
Jugoslavia; ben più pesante la crisi demografica dei serbi
di Croazia dovuta alla II Guerra mondiale, dopo l'attuazione della
pianificazione nazista nello
Stato Croato
Indipendente (NDH) guidato da Ante Pavelic; n.d.crj]; nel 1971
era il 14,16%, nel 1981 l'11,55%, e nel 1991 il 12,16%.
Dunque nel periodo
citato in Croazia viveva in media il 17,55 per cento di serbi,
il che risponde alle condizioni poste dalle norme internazionali perchè
siano riconosciuti quale popolo e non minoranza. Infatti
se in uno Stato è presente una popolazione per più del 8%,
allora sono verificate le condizioni perchè questa
sia considerata popolo costitutivo e non minoranza - questo
tuttavia non significa che la cosa debba realizzarsi in tutti
i casi poichè la sua attuazione dagli Stati.
Dopo la drastica pulizia etnica delle operazioni "Lampo", "Maslenica",
"Tempesta" ed altre, ora in Croazia è presente circa il 2,5% di serbi.
A causa della anatemizzazione della Costituzione, satanizzazione
e minorizzazione, non è un puro caso che essi (i serbi) abbiano
risposto con la ribellione, respingendo tutte le decisioni
promulgate dalla nuova autorità-regime in Croazia.
Nella storia i serbi di Croazia non hanno mai negato la loro
patria croata, fino al dicembre 1990, quando hanno perso il loro
status storico di popolo costitutivo.
Grande è stato il loro contributo alla difesa del loro paese.
Questo lo hanno particolarmente dimostrato nel XVI secolo opponendo
una forte resistenza nelle Krajne contro l'invasione turca,
come "antemurale cristiana" contro l'Islam (questa linea era
denominata antemurale cristianitatis). In queste lotte
nelle Krajne essi hanno partecipato in misura maggiore all'85%
[delle forze totali messe in campo]. Poi è stato grande il
contributo contro l'aggressore fascista ed i quisling
locali, per la Jugoslavia fondata dall'AVNOJ [Consiglio
Antifascista di Liberazione Nazionale Jugoslavo] e la
Croazia. Tutto questo ora viene loro negato, contestato, e
dunque anche ad essi va indirizzato il proverbio popolare:
borili se dzabe protiv svabe ["inutilmente combatterono
contro i crucchi"].
Speriamo che la storia confuterà l'aggressione
contro la Croazia e che ai serbi in Croazia sia restituita la
storica soddisfazione che è stata loro anticostituzionalmente
tolta e che loro pure appartiene.
Bozo Kovac
Pola, maggio 1997.