BERSAGLIO: MILAN BREDA WORKS
La strage dei bambini di Gorla
e quella del traghetto di Siviano di Monteisola-Iseo
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38 bombardieri B24-B27 partiti dall’aeroporto di Castelluccio di Foggia, fecero rotta senza tanti problemi verso il Nord Italia. La quota a cui viaggiavano non li impensieriva, i pericoli venivano quando ci si avvicinava agli obiettivi e si doveva scendere. Qui la contraerea e la caccia potevano aprire vuoti nelle fila, in aggiunta ai soliti problemi tecnici. Il viaggio durò ben 3 ore prima di arrivare sulla Lombardia e dirigersi verso gli obiettivi. Nel mirino, come l’80% delle volte, gli impianti industriali di Milano e Hinterland. Il 15° Air Force Bombing Command di Doolittle (l'uomo che dopo Pearl Harbour aveva bombardato Tokyo) aveva come possibili obiettivi l’Isotta Fraschini, la Pirelli e la Breda. La formazione stretta, una volta individuato il corridoio di discesa, non permette virate correttive decise, a meno di non causare collisioni. La formazione stretta permetteva quella che veniva chiamata la saturazione che non lasciava nulla di integro Alle 11,15 superata Milano gli aerei si preparavano a scendere con una virata nord sud di nuovo verso il capoluogo (sarebbero già stati in scia per il ritorno): di caccia tedesca e italiana nemmeno l’ombra, lo stesso per la contraerea. I bambini della scuola elementare «Francesco Crispi» di Gorla (allora borgo periferico di Milano sul Naviglio Martesana) erano anche loro dalle 8 in classe. Sul tetto della scuola elementare frequentata da poco più di 200 bambini spiccava una croce bianca, se poteva servire, tanti l’avevano fatto anche se inutilmente. | |
BERSAGLIO
Sul luogo un tempo occupato dall’edificio scolastico sorge un Ossario (vedi sotto ). http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/scheda.asp?ID=160 |
Sotto, negli scantinati era stato attrezzato un rifugio, ma come in tutti i fabbricati c'è un punto debole l’ingresso, la tromba delle scale che se centrata permette ad una bomba di scoppiare direttamente nelle cantine. Manca la quinta classe che faceva il turno del pomeriggio. Le sirene d’allarme presero a suonare, quando gli aerei erano ancora lontano, qualcuno dice in ritardo. Mancava poco alla uscita, madri, sorelle più grandi erano già arrivate ed altre coi più piccoli in braccio in strada. Al suono delle sirene si affrettarono. Un maestro di quarta fu il primo a fare uscire la sua classe, li spinse giù per le scale, oltre la porta,- correte - disse a tutti, poi rientrò. Gli altri, quasi duecento quanti erano, stavamo ancora uscendo dalle aule. Le maestre li allineavano alla bell’e meglio nel corridoio per vestirli, l’allarme era appena suonato, i bambini vociavano allegri, risuonarono i primi scalpitii giù per le scale. Il maestro ch’era rientrato li incrociò nel salire a grandi passi. Dalla trattoria di fronte alla scuola un’altra sirena stava suonando di rimando alle altre. - Erano le ore 11,24 del 20 Ottobre 1944. | |
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Il comandante della seconda squadriglia aveva visto i compagni sganciare sugli obiettivi come calcolato, ma lui non si sa per quale motivo forse vento in coda stava deviando di 22 gradi. A quella velocità prima di aver effettuato una qualsiasi virata sei oltre l’obiettivo e finisci in coda agli altri. Aveva due alternative: continuare e sganciare sulla campagna verso Cremona o liberarsene subito anche se non sapeva cosa c’era sotto (non si tengono bombe a bordo nel caso dovesse spararti la caccia ritardataria). E questo decise lasciando cadere le sue di bombe e in sequenza quelle degli altri aerei. I superstiti dissero che, per un attimo prima dello scoppio, il mondo era come pietrificato, aveva perso l’audio, ma era solo la sensazione post bombardamento che cercava di fissare nella mente di quella gente gli ultimi istanti. La scuola venne centrata in pieno. Una bomba scese la tromba delle scale e al suo scoppio (una bomba è ritardata per fare più danni non scoppia al primo contatto impatto) l’edificio, la parte interna venne giù. 184 scolari, 22 insegnanti e 18 bambini piccoli in braccio alle madri accorse. Ne caddero altre qua e là e colpirono altre case, ospizi, asili. In un appartamento trovarono sei persone, una famiglia intera, uccisa attorno alla tavola. Nessuno risultava ferito, si moriva per lo spostamento d’aria. Sotto un caseggiato disseppellirono sessanta corpi. Nei tre giorni successivi piovve continuamente. I morti riempivano le camere mortuarie dei cimiteri milanesi. Quelli che non ci stavano erano stati allineati un po’ dovunque, sui pavimenti delle gallerie sotto il Famedio al Monumentale. Durante l’attacco aereo di quel giorno, anche i quartieri di Turro e Precotto subirono ingenti danni, e a fine giornata si registrava un bilancio complessivo di 635 vittime ma coi dispersi il numero salì. | |
Vivian Lamarque: La strage dei bimbi di Gorla, il ricordo tra pietà e orrore. dal “Corriere della Sera”, 17/10/2004 |
…La mamma dei piccoli Aldo e Gabriella R.: "Il terreno dove sorgeva la scuola venne messo in vendita dal Comune e, poiché volevano costruirci un cinematografo, noi genitori angosciati facemmo un esposto in Comune e costituimmo un Comitato". Non fu facile, ma infine, grazie al sindaco Antonio Greppi, ottennero la concessione del terreno. Durissimo, però, racimolare i fondi per il monumento. Ogni mattone ricuperato con strazio dai genitori dei bambini tra le macerie veniva venduto per due lire, se rovinato per una lira, si misero anche a vendere i tappi di stagnola delle bottiglie del latte, diedero fondo ai loro semivuoti borsellini. L'aiuto risolutivo venne dalla dottoressa Tita Fusco Montagnani che organizzò un concerto di beneficenza alla Scala e che riuscì a ottenere dalla Rinascente in ricostruzione avanzi di marmi e dalla Falck ferro nuovo in cambio di ferro vecchio. Tre anni dopo, grazie anche alla generosità dello scultore Remo Brioschi, il monumento "Ecco la guerra", divenuto poi ossario per tutte le vittime e i loro maestri, vide la luce. Ma non è finita: "I responsabili dell'eccidio - continua la lettera - offrirono una forte somma al Comitato e al Comune perché il monumento venisse demolito". Su questo orrore ricordiamo che alle commemorazioni di Gorla hanno presenziato negli anni assessori e vicesindaci, rari sindaci e un solo presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Vivian Lamarque | |
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La pioggia di bombe su Milano era iniziata a Lambrate stazione (notte tra il 28 e il 29 marzo 1944) con un convoglio di munizioni che saltava in aria. Si va avanti così fino a quel 20 ottobre. Il 4 novembre ennesima offensiva aerea: 8 bombe cadono sull’albergo Titanus, fra P.le Loreto e C.so Buenos Aires Il 30 gennaio 1945 fù Bollate ad essere colpita con 160 morti. Sempre in gennaio, la MAAF diffonde un rapporto che classifica Milano obiettivo secondario (la produzione militare era ormai decentrata e le linee di comunicazione pesantemente danneggiate). Nonostante questo, si assiste ad attacchi pressoché quotidiani, fino al 29 aprile '45. Le macerie e le distruzioni arrecate dalle azioni di guerra restano sepolte sotto il Monte Stella, una collina artificiale, che custodisce le macerie e i ricordi di 5 anni di guerra. Milano venne colpita circa 60 volte e la città perse 1/3 delle proprie costruzioni. In Germania l’offensiva aerea alleata provocò oltre 400.000 morti e 780.000 feriti. L’incursione che fece più scalpore fu quella di Dresda: la RAF attaccò con 773 aerei la notte tra il 13 e il 14 febbraio 1945, l’8a Air Force dell’Usaaf il giorno dopo con un totale di 527 aerei. I morti furono 135.000, ma secondo recenti calcoli tedeschi dovrebbero essere il doppio. A Berlino, come ad Amburgo, nel corso di tutti gli attacchi aerei, i morti furono 50.000 (cd). Hiroshima in se fu una bazzecola. | |
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GIUDIZIO FINALE: dal sito trentoincina Il sistema dell’attacco indiscriminato …Trovò la sua giustificazione in una guerra mondiale che doveva essere conclusa in ogni modo e non si poteva farlo solo sui campi di battaglia, ancora più costosi per la reciproca perdita di giovani vite. L’aviazione, strumento rivoluzionario, permette di andare oltre le linee e colpire dove il nemico è più debole e sensibile. sconvolgendone il sistema logistico e la resistenza morale. In realtà le dittature sono assai poco condizionate da questa pressione e resistono più del previsto. Stranamente, le guerre durano molto più di quanto il buon senso consiglierebbe e proseguono anche quando l’esito diventa prevedibile. Quanto più costa al vincitore, tanto più questo aumenta rivendicazioni e condizioni In proporzione cresce il prezzo da pagare per chi perde, che è sempre meno disposto a cedere ….. I bombardamenti delle città vennero condannati per la loro crudeltà, anche se la popolazione italiana li sopportò con rassegnazione e non mantenne rancore verso gli angloamericani a guerra finita. Come racconta McGovern, gli aviatori americani criticavano gli inglesi per la "area bombing" a tappeto, indiscriminata, notturna, e questi consideravano folli le azioni diurne degli americani, con la pretesa chirurgica dei puntamenti da alta quota. Il limitato o inaffidabile esito contro precisi obiettivi industriali avrebbe spinto sempre più a cercare almeno il sistematico e sicuro risultato dello sconvolgimento generale di ogni attività del paese nemico. Negli ultimi tempi si scese di Quota e i cacciabombardieri mitragliavano di tutto, anche veicoli passeggeri e passanti isolati Chi bombardava viveva talvolta il conflitto morale di colpire un bersaglio inerme, ma molti non ritenevano le masse avversarie così innocenti. Dopotutto i dittatori erano arrivati al potere col consenso proprio di quelle masse, che avevano l’implicita responsabilità di liberarsene. Finché non lo facevano, si riteneva necessario che pagassero il prezzo del proseguimento bellico. Chi gestiva la guerra, da parte degli alleati, doveva renderne conto in patria tutte le volte che ad ogni famiglia veniva comunicato un lutto. |
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LA TRAGEDIA DI SIVIANO (Monteisola-Iseo) |
GLI ATTACCHI AEREI NELLE ACQUE INTERNE DEL 1944 | |
Con l'occupazione e il ripristino di diversi aeroporti al Sud, nell'estate del 1944 era aumentato il rischio per le aree industriali e i sistemi di comunicazioni del Nord d'essere colpiti da bombardamenti alleati. Oltre le grandi città industriali erano entrate nel mirino anche località minori sedi di lavorazioni particolari e fra queste quelle del Lago d'Iseo da decenni presenti nel tessuto industriale che ha lì vicino la capitale delle armi, la Val Trompia con cui condivide le antiche fucine e le fonderie militari della Repubblica Veneta (1600) e il polo dell'acciaio (Dalmine Bombardamento del 6/7/1944 278 morti, 800 feriti). L'asperità della zona lacustre/montana era mitigata da un sistema di trasporto integrato lago/terra fiore all'occhiello dell'Italia.
In questo senso può farsi ascendere l'attacco alla moto/nave Iseo del 5/11/1944 che non aveva come obiettivo una installazione prettamente militare o produttiva ma semplicemente un traghetto per il trasporto di persone. Gli attacchi alleati poi non si limitavano agli obiettivi detti sopra ma si estendevano spesso anche a mezzi in movimento isolati, ponti e insediamenti civili che nulla avevano a che spartire con obiettivi militari come Treviso colpita il 7 aprile 1944 con circa 1.000 morti e migliaia di feriti. |
25/9/1944 Lago Maggiore- Mn Genova da Pallanza a Baveno trasporta passeggeri 26/9/1944 Lago Maggiore - Mn Milano da Laveno a Intra. Civili e soldati del Btg Venezia della div. Etna della G.N.R 22 morti 6/11/1944 Lago di Garda - Nave a ruota Zanardelli da Malcesine a Limone trasporta passeggeri 12 morti 5/11/1944 Lago d'Iseo ore 10,15 - M/n Iseo Da una squadriglia si staccano tre cacciabombardieri per attacchi a bassa quota che puntano su una imbarcazione in movimento sul lago. Non è una chiatta che fa la spola fra Lovere e Paratico allo scalo ferroviario merci di Rivatica per Palazzolo, ma il traghetto ordinario di linea carico di passeggeri che viaggia verso l'approdo di Siviano a 300 m.. Molte donne a bordo con bambini e i giocatori di calcio della "Orsa Iseo". La motonave, oltre i colpi ricevuti, ha un principio di incendio ma sembra ancora governabile e il capitano Buelli illeso fa rotta verso la terra più vicina in località Agostinei. Chi si è buttato in acqua muore. Altri 37 vengono sbarcati morti con 76 feriti. IL POLO INDUSTRIALE DELL'ISEO o SEBINO La Valcamonica con la sua parte inferiore occupata dal lago d'Iseo è sempre stata area ad alta concentrazione mineraria e industriale (note fin dal 1400 sono le industrie del panno di lana di Lovere). Si trovano qui giacimenti di ferro, calcari (calce), sabbie e refrattario (dolomite), materiale indispensabile per la siderurgia. Se a questo si aggiunge l'abbondanza e la vicinanza di energia elettrica da sbarramento (e prima il carbone da legna e la torba del fondo lago) si ha già metà delle opportunità d'investimento. Se a queste aggiungiamo la mano d'opera competente, una primogenitura precoce nel trasporto ferroviario combinato, nella scelta della produzione (materiale rotabile) e del materiale da fondere completiamo il quadro della opportunità.
Dal
sito Lucchini
Group
- Le origini dello Stabilimento di Lovere risalgono al
diciottesimo secolo e si ricollegano alle attività di una piccola
officina destinata alla fabbricazione di armi ed attrezzi agricoli per
la Repubblica Veneta. ... alla cronica insufficienza di legne per la fabbricazione del carbone, che limitava pesantemente l’attività dei forni, si aggiungeva il costo dei minerali incrementato dalle spese di trasporto imposte dall’ubicazione degli impianti fusori. Quella che, alla vigilia dell’Unità, si imponeva, secondo Curioni, era una radicale razionalizzazione, volta a eliminare gli impianti ritenuti non sufficientemente produttivi e, soprattutto, limitati nelle loro potenzialità da localizzazioni che rispondevano a logiche economiche divenute insostenibili...è venuto il tempo di ricorrere al coke. ...I progressi tecnologici registrati in altri paesi europei a partire dagli anni Ottanta (dell'800) avevano subito un’accelerazione con l’introduzione del processo di defosforazione, che permetteva di ottenere anche da minerali meno puri di quelli bresciani e bergamaschi ghise adatte alla fabbricazione di acciai pregiati. Il crescente uso dei rottami, in luogo della ghisa, era stato del resto segnalato già negli anni Settanta dallo stesso Zoppetti, mentre non avrebbe cessato di salire il costo della produzione e del trasporto del carbone di legna: da Arnaldo Gnaga in occasione dell’Esposizione Provinciale del 1904: «poiché sembra quasi impossibile che noi possiamo per deficienza di combustibile competere economicamente con altri forni esteri che producono da 1.000 a 1.550 quintali di ghisa ogni 24 ore, il procedimento del forno elettrico rappresenta, nelle nostre condizioni, un trovato di altissima importanza economica. Esso ci permetterebbe di vincere la concorrenza nella qualità non potendo competere nella quantità; e però io mi auguro che il processo Stassano od altro consimile ci conceda presto di usufruire delle immense forze elettriche, che tuttora ci restano inoperose, non meno che dei minerali metallici, nostro ingente ma infruttifero capitale». da http://www.maroneacolori.it/robertopredali/Industria_del_ferro.pdf IL
SISTEMA DI TRASPORTO INTEGRATO LACUSTRE TERRESTRE DELL’ISEO |
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