LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 

L'ELITE DELLA MILIZIA

-BATTAGLIONI (M) DEL DUCE SIAMO NOI - 1a parte

M.V.S.N. - LA MILIZIA VOLONTARIA PER LA SICUREZZA NAZIONALE

     
Nel primo testo si diceva che i Militi non prestano giuramento al Re, bensì al Duce e fino al grado di caposquadra (sergente) non prestano servizio permanente. In caso di bisogno ricevono una cartolina in tre parti di cui una al datore di lavoro che libera la camicia nera (operai, impiegati, professionisti ecc.) per motivi di ordine pubblico, calamità, istruzione militare, sfilate, cerimonie, ispezioni. Le chiamate avvengono a livello di reparto minore a cura delle autorità locali e per bisogni locali. La mobilitazione generale, per motivi di ordine pubblico può avvenire solo per ordine di Mussolini. Altro compito della Milizia sarà approntare battaglioni di Camicie Nere per operazioni di guerra e concorrere alla difesa contraerea e costiera (personale giovanissimo tra i 18 e i 20 anni o anziano oltre i 40). In particolare le milizie speciali come la Dicat Contraerea annoveravano 180.000 effettivi e la MILMART Milizia Artiglieria Marittima oltre 30.000 camicie nere. Gli ufficiali provenivano dalle categorie in congedo dell'arma d'artiglieria e, in misura minore, dalle file degli ufficiali anziani della Marina mentre la truppa era costituita (analogamente alla MACA o Dicat) da volontari esenti da obblighi militari, giovanissimi avanguardisti, riformati, mutilati, reduci della Grande Guerra e, addirittura, non vedenti, destinati in virtù della loro particolare sensibilità acustica, all'impiego degli aerofoni. Il cittadino che rispondeva ai bandi di arruolamento nelle diverse Milizie Speciali non era necessariamente un fervente fascista, ma una persona che aspirava ad un posto statale. (Le Milizie Speciali, Ferroviaria, Forestale, Portuaria, Postelegrafica, Stradale rappresentarono la parte meno politicizzata della MVSN, pur perdurando l'obbligo dell'iscrizione al Partito). Il milite conserva a casa l'uniforme, mentre restituisce l'armamento individuale a fine servizio. Anche gli ufficiali e gli aiutanti (marescialli) prestano il servizio solo quando comandati, salvo un'aliquota in servizio permanente (circa il 10%). Questi ultimi godono di uno stipendio, mentre per tutti gli altri è previsto un compenso solo per i giorni di richiamo, se non già in servizio in altre armi e corpi dell'esercito. I militi indossano la divisa grigioverde, ma con camicia e cravatta nere. Al posto delle stellette, portano due piccoli fascetti in metallo giallo. La M.V.S.N non adotta il saluto tipico dell'esercito, bensì il cosiddetto saluto romano braccio destro teso in avanti obliquamente (a 17 gradi) e marcia col passo dell'oca. L'appartenenza alla MVSN non esonera dagli obblighi di leva; il milite svolge regolarmente il suo servizio militare presso il Corpo a cui è assegnato, e al quale dovrà tornare per gli eventuali richiami.  

  2a parte NELLA SEZIONE ORDINAMENTI

I BATTAGLIONI DI RUSSIA e gli altri con la emmerossa :li elenchiamo singolarmente, comprese le virtù militari vere o presunte, e nei raggruppamenti o Divisione Corazzata M  in cui sfociarono nell’estate del 43 i battaglioni del Gruppo Tagliamento, Montebello, Valle Scrivia e Leonessa

(art.2): "La Milizia per la Sicurezza Nazionale è al servizio di Dio e della Patria e agli ordini del Capo del Governo. Provvede, in concorso coi corpi armati per la Pubblica Sicurezza e col Regio Esercito, a mantenere all'interno l'ordine pubblico e prepara e conserva inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi dell'Italia nel mondo". (Il personale di alcune Milizie ha le qualifiche di polizia giudiziaria e agente di Pubblica Sicurezza con sovrapposizione al corpo di Polizia per certe funzioni. Alcune Milizie sono completamente nuove come la milizia forestale,  postale e stradale come sotto esplicata)
(art.3): "il reclutamento è volontario e avviene fra gli appartenenti alla milizia fascista tra i 17 e i 50 anni che ne facciano domanda e che, a giudizio del Presidente del Consiglio o delle autorità da lui delegate, ne possiedano i requisiti di capacità e moralità". 
(art.5): "Le nomine degli ufficiali e le loro promozioni vengono compiute con nostro decreto (Regio Decreto, N.d.A.), su proposta dei Ministri per l'Interno e per la Guerra".
(art.8): "Le spese per l'istituzione e il funzionamento della Milizia per la Sicurezza Nazionale sono a carico del bilancio del ministero dell'Interno"

Gradi della M.V.S.N.

- Primo Caporale d'Onore della Milizia (M) - Mussolini -
- Caporale d'Onore
della M - Generale d’armata
- Comandante Generale della
M - Generale di C.d.A
- Luogotenente Generale della
M - Gen. di divisione
- Console Generale della
M - Generale di brigata
- Console della
M - Colonnello
- Primo Seniore della
M - Tenente Colonnello
- Seniore della
M - Maggiore
- Centurione della
M Capitano
- Capo Manipolo della
M - Tenente
- Sotto Capo Manipolo della
M - Sottotenente

Regio Decreto 4 agosto 1924 n. 1292, bollato da non pochi fascisti come la "evirazione della Milizia". In esso si stabiliva (art.1) che "La MVSN fa parte delle Forze Armate dello Stato. I suoi componenti prestano giuramento di fedeltà al Re e sono soggetti alle stesse  disposizioni disciplinari e penali di quelli appartenenti al Regio Esercito". Si passa dai 139.000 ai 534.000 UOMINI del marzo del 1939. Una pletora di gente il cui spirito combattivo stava a zero per la maggior parte. Per quanto concerne gli ufficiali, il decreto prevedeva che essi venissero tratti "dalle categorie in congedo dell'esercito, marina e aeronautica, a loro domanda", conservando però il grado e l'anzianità maturati nell'arma di provenienza. Uomini con due divise, due gradi eventualmente diversi, che spesso torneranno nelle file dell'Esercito, per le operazioni belliche salvo indossare una terza uniforme, quella del Partito con ulteriori gradi. I pari gradi Militari  nella Milizia (vedi a fianco in verde) non obbligatoriamente venivano traslati nell’Esercito. La milizia aveva una sua propria progressione di carriera. Starace ad esempio era Generale della Milizia ma Colonnello nell’Esercito. Succedeva quindi che scalassero la gerarchia persone non abilitate al comando e incapaci e indisciplinati. Una prima epurazione aveva costretto molti ad esami e corsi, ma l’unica maniera di raddrizzare le cose era sottoporli al Codice Penale Militare di pace come previsto.  

LA POLIZIA STRADALE

La Polizia Stradale nasce nel 1928 con il nome “Milizia della Strada”   specialità della “MVSN” e dopo quattro anni, nel 1932, vede stabilito l'ordinamento del Corpo la cui denominazione fu modificata in “Milizia Nazionale della Strada”. La costruzione di nuove strade statali che collegano il nord col Sud, la loro asfaltatura e l'aumentato traffico camionistico e privato dentro e fuori le città impongono che sulla strada operi una specialità della polizia addetta al traffico e al rispetto delle norme del primo codice della strada del 1933 (che riassume e raggruppa tuta la normativa uscita dal 1901 al 1928 anno in cui  si introduceva anche la targa con la sigla della provincia) e al contrasto della criminalità . Il 6 settembre 1943, quando l'armistizio di Cassibile era già stato firmato in segreto, prima che ne fosse data notizia pubblica era stata sciolta la Milizia Nazionale, restituendo alla polizia tutte le sue principali funzioni. La Milizia della strada aveva operato anche nei territori italiani conquistati o di vecchia acquisizione come le colonie.
Il 26 novembre 1947, con Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato n. 1510, nasce ufficialmente la Polizia Stradale, che farà parte, come Specialità, della Polizia di Stato.

Il 18 settembre 1928 il luogotenente generale Enrico Bazan, capo di Stato Maggiore della Milizia, comunica al Gran Consiglio del Fascismo che: "per ragioni diverse, sono stati epurati dalla Milizia 308 ufficiali e 2638 camicie nere…". Le ragioni non sono diverse dalle solite. La militarizzazione, la sottomissione al codice penale militare, la definitiva normalizzazione sono mal accettate dagli “anarchici” squadristi. Quelli che pagarono la militanza “vigile”, forse spinti da motivazioni ideali, furono le vere Camicie Nere costituite dai giovani dai 20 ai 36 anni. La guerra in Africa Orientale, la conquista dell'Impero sarà per loro l'inebriante battesimo del fuoco. La MVSN impiega in questo conflitto sei divisioni, per un totale di 112mila militi e 3.751 ufficiali; I caduti sono 1.290, poco più dell'1%. (Secondo Rastrelli sono sette divisioni CC.NN. "23 Marzo", "28 Ottobre", "21 Aprile", "3 Gennaio", "1° Febbraio", "Tevere" e "Cirene", trasformata poi in 63a fanteria, oltre a due “Gruppi battaglioni CC.NN.”, una coorte della Milizia Forestale per un totale di 5.611 ufficiali e 162.390 camicie nere forse considerando combattenti e non). Mediamente, le divisioni CC.NN erano formate da tre legioni, oltre a un battaglione mitraglieri, un gruppo cannoni da 65/17, due battaglioni di complementi, un autoreparto e servizi. La legione era composta da 2 o 3 battaglioni a ranghi ridotti in pratica 6 compagnie totali. In Spagna la battaglia di Guadalajara mette a nudo la guida e l’esperienza delle divisioni sul campo. Qui la guerra è fatta sul serio e il bilancio finale della partecipazione italiana è pesante: al 26 gennaio 1939, data conclusiva del conflitto, sono rimasti in terra spagnola 3.298 morti e 4.150 uomini sono feriti, il tutto su una forza di poco superiore alle 100.000 unità. Ossia, i caduti sono il triplo rispetto alla guerra d'Africa.   sotto a dx il distintivo del primo reparto di battaglioni del Duce che si costituisce nella RSI, dopo l'8 settembre. Emblematico il nome - IX (9) settembre. http://www.maxafiero.it/articolo1.htm
  mostrina cc.nn        mostrina battaglioni del duce        artiglieria cc.nn        sanità cc.nn           I fedelissiimi  del 9 settembre. La guerra continua
 

Il 25 luglio 1943 mentre tanti gerarchi si danno alla fuga, o si mimetizzano, la Milizia continua ad esistere come parte integrante delle Forze Armate. Non ci fu da parte dei Miliziani alcun gesto di rivolta. Alcuni storici interpretano ciò come reazione di una istituzione, guardiana della rivoluzione, che si era nel tempo trasformata, Volente o Nolente, in corpo dello Stato. 

Galbiati Capo di Stato Maggiore della Milizia il 26 luglio inviò un telegramma a Badoglio “…la M.V.S.N .. rimane fedele al sacro principio di servire la Patria”.  

I militi sotto il nome provvisorio di Legionari si tolgono dal bavero i "fascetti" e li sostituiscono con le stellette numerando le legioni coi reggimentali di fanteria (oltre il 300).

Archiviata l’esperienza divisioni (3 andarono perdute nell’autunno del 40 in Libia dopo 5 mesi di guerra), il 29 ottobre l’“Ordinamento di guerra della M.V.S.N” aveva disposto che a ciascuna divisione del Regio Esercito venisse assegnata organicamente una legione della Milizia formata da due battaglioni ed una compagnia mitraglieri. In quel momento le legioni erano 40 con 132 battaglioni da 600 uomini circa cadauno. Le camicie nere combatteranno sul fronte francese, in Africa settentrionale, in Africa Orientale, nei Balcani e sul fronte russo.

Enzo Emilio Galbiati 

(n. 23 maggio 1897- m. 1982). Nella grande Guerra è ufficiale in reparti arditi reggimentali coi quali resta ferito a Dosso Faiti nell’agosto 1917 (151° Sassari) . Comanda nel '20 le squadre d’azione monzesi e per reati di violenza viene incarcerato diversi mesi. Con la marcia su Roma assurge a guida delle camicie nere di Milano e si insedia al Popolo d’Italia, il giornale fondato dal Duce. Come seniore poi come console comanda varie legioni della Milizia.
25^ Leg."Ferrea" di Monza, dal Marzo 1923 al Luglio 1925
116^ Leg."Sabina" di Rieti dall'Aprile al Giugno del 1927
102^ Leg."Cacciatori del Tevere" di Perugia dal Giugno 1927 al Maggio 1928
8^ Leg."Cacciatori delle Alpi" di Varese dal Luglio 1928 al Marzo 1931
1^ Leg." Sabauda" di Torino dall'Aprile 1931 al Giugno 193
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GalbiatiIn quest’ultimo comando ha l’avanzamento a Console Generale e il comando del 21° gruppo. E’ in Etiopia con il 219° Vittorio Veneto della div. Tevere. E’ poi ispettore generale dei G.U.F Universitari dal Maggio 1937 al Maggio 1941. Nello stesso periodo è Ispettore Generale della G.I.L. dal Dicembre 1940 al Maggio 1941. Delle cose della G.I.L non ha probabilmente avuto modo di occuparsi poiché comanda il raggruppamento che in Albania porta il suo nome. Con le dimissioni di Starace inizia la sua carriera ai vertici del Partito. E' Capo di Stato Maggiore della M.V.S.N. dal 25 Maggio 1941 al 25 Luglio 1943 e partecipa di diritto al Gran Consiglio del Fascismo.

La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale ha avuto oltre 14.000 Caduti e si fregia di 20 Ordini militari di Savoia, 90 Medaglie d’oro, 1.232 d’argento e 2.421 di bronzo.  

  Il loro attaccamento alla patria ne porterà diversi a battersi anche per la lotta di liberazione contro tedeschi e repubblichini. In Russia la Milizia partecipò dal '41 con la 63a Legione "Tagliamento" promossa sul campo alla dignità di unità scelta “M”. Seguirono, l’anno successivo nell’Armir, data anche l’ottima prova offerta da quell’unità, tre Gruppi Battaglioni “M” ("Montebello", "Leonessa" e "Valle Scrivia") inquadrati a loro volta nei due Raggruppamenti C.C.N.N. "3 Gennaio" e "23 Marzo". Le perdite totali dei 12 battaglioni della Milizia in Russia furono assai elevate (anche per motivi non strettamente bellici, venivano passati per le armi dai Russi alla cattura): il 90% dei comandanti di battaglione, il 70% degli ufficiali ed il 55% delle camicie nere caddero o vennero dichiarate disperse in territorio sovietico. Se la Milizia poteva equipararsi alle SS (ma queste erano nate dopo e furono sempre in numero minore), prima le Camicie Nere, braccio armato della rivoluzione, poi i Battaglioni M a partire da quelli della Tagliamento costituirono come le Waffen SS il fulcro dei soldati del "Duce". I battaglioni M avevano sul bavero una emmerossa con fascetto su panno nero. Complessivamente furono 22 i battaglioni CC.NN. - oltre ai 4 della neonata specialità “da sbarco” concepita per Malta - che divennero "M" prima dell'8 settembre. Le loro dotazioni erano maggiori e anche l’addestramento fu più curato. I battaglioni M si trovarono solitamente accomunati a “gruppi” di 3 (circa 1600 uomini in 2 Btg. fucilieri o assalto e uno di armi da accompagnamento) anziché due come erano nelle legioni che vivevano all'interno di grandi unità di fanteria. L’idea di promuovere l’onore dei reparti che si erano più distinti nacque da Galbiati, Luogotenente Generale, che promosse per primi i suoi d’Albania. La costituzione dei Battaglioni M riqualificava ora la scarsa combattività degli "anziani" delle camicie nere, in genere disoccupati o braccianti che nel servizio militare cercavano uno stipendio tranquillo. Quando il 1 ottobre del 1941 vennero ufficialmente costituiti i "battaglioni del Duce", i reparti che potevano vantarsi di aver veramente combattuto erano solo quelli d'Albania e quelli di Russia della Tagliamento da pochi mesi. Comunque andasse gli uomini e le nuove leve venivano sottoposti ad un ciclo formativo più serio, che qualcuno definirebbe da ardito. L'8 settembre del 1943 (ad esclusione dei militi in Corsica e minori reparti dell’Egeo), i legionari si trovarono in terre controllate dai tedeschi (da Roma in su) e rimasero al loro fianco passando nelle fila della Guardia Nazionale Repubblicana GNR (che comprendeva anche i Carabinieri,  opportunamente sfoltiti, rivisti e riselezionati) e dell’Esercito Repubblicano.  Le 4 grandi unità di “legionari” (ex camicie nere), rimaste in Sardegna e in Corsica dopo essere state dapprima trasformate in reggimenti di fanteria come detto, furono sciolte per ordine di Badoglio all’inizio del 1944, un mese dopo che era stata decretata formalmente la fine della Milizia.

Il 25 Luglio della Divisione M riassunto da  http://www.italia-rsi.org/farsignr/farsileonessa/Data/index0.htm  
Già al mattino del 14 luglio arrivò il primo ordine dallo SME: la Divisione Corazzata "M" doveva trasferirsi nella penisola Salentina, lasciando il posto all'Ariete II, e sminuzzarsi a difesa dei vari aeroporti. Alle rimostranze di Galbiati, Capo di S.M. della Milizia, Mussolini, all’oscuro (forse) di quanto si stava tramando fece reiterare l’ordine. Il 25 luglio la Corazzata "M" era però ancora tutta al completo nella zona di Bracciano mentre l'Ariete aveva già il comando in zona. Il mattino del 10 la Divisione aveva effettuato una manovra a fuoco che aveva lasciato stupefatti per potenza e coordinazione tutti i presenti tedeschi compresi. In Italia non si era mai visto una simile operazione e da quel momento la M diventava un problema per qualsiasi congiurato. Il Capo di S.M. divisionale, preoccupato da questo strano contegno delle truppe dell'Ariete, pensò fosse opportuno avvertire dei fatti Galbiati,  spedendo a Roma un ufficiale del comando. Quest'ufficiale riuscì a parlare con Galbiati solo la mattina del 25, al termine della seduta del Gran Consiglio. Non ci furono prese di posizione fino a sera quando venne arrestato Mussolini e sostituito ufficialmente da Badoglio che dichiarava "la guerra continua". Lusana sostituito da Calvi di Bergolo, genero del Re, diede corso a un trasferimento ma solo fino a Tivoli. Il movimento fu iniziato all'alba nell'ordine più perfetto ma con i reparti che cantavano e a Roma si credette ad una nuova "marcia " e si creò il panico nello S.M..  Fu un susseguirsi di generali, pallidi per l'emozione che giungevano al Comando Divisione chiedendo angosciati se fosse in atto una ribellione. Furono rassicurati ma il timore di un pericolo rimase e fece decidere allo S.M. una variante al percorso delle colonne, deviandole per Castel Giubileo, giacché sembrava rischioso far traversare Roma dalle CC.NN., soprattutto dal Gruppo carri armati. Si arrivò così all' 8 settembre e la Divisione seguì la sorte delle altre FF.AA. nazionali sciogliendosi per mancanza di ordini. Il 16 settembre 1943 il Comando tedesco chiese la restituzione dei carri armati per fronteggiare le perdite sul fronte di sbarco di Salerno. Il 21 settembre 1943 ufficiali e legionari alla Caserma "Mussolini" di Roma decisero la ricostituzione della "Leonessa" come Gruppo Corazzato a Montichiari di Brescia nella neonata R.S.I.  da Anpi: quelli che tradirono http://www.anpi.it/patria_2003/04_05-03/31_33_Rossi.pdf

     

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