GIACINTO COVA
1909/1941 Medaglia d’Oro al V.M. alla memoria
La Vita per un ideale
                       “Più forte dell’acciaio fu il suo cuore”

 

LA VITA 2a parte

Giacinto Cova nasceva a S. Martino in Poggio frazione di Brisighella il 6 ottobre 1909 quarto di 8 fratelli da Giovanna Maddalena Linari e Domenico. La mamma possedeva un piccolo podere con tre fratelli e il padre lavorava nell’azienda Graziani di Faenza. Il fratello di Domenico, lo zio Giuseppe, era Parroco di Poggio. La sua prima scuola era a Brisighella, a 3 km, che raggiungeva in gruppo con gli altri fratelli frequentanti le elementari. Subito dopo (era il 1915 ed era scoppiata la guerra) la famiglia si trasferiva a Faenza dove il padre, sergente di sanità, era stato richiamato per prestare servizio in uno dei tanti ospedali militari che venivano attrezzati. Giacinto formatosi alla scuola di S. Giovanni Bosco (oratorio salesiano di Faenza) aderì in seguito all’Azione Cattolica circolo “Giuseppe Toniolo “ della parrocchia di S. Ippolito che come attività ricreativa organizzava, fra l’altro, spettacoli teatrali che giravano anche per la provincia. Lo studio, per la sua indole di ragazzo estroverso e espansivo, non costituiva un obiettivo così importante come per i fratelli. Dopo le elementari iniziò le superiori ma lasciò a 16 anni e per aiutare economicamente la famiglia in ristrettezze, iniziò a lavorare presso una cooperativa di consumo. Ormai aveva raggiunto l’età di leva e la sua figura atletica e il carisma lo favorirono per entrare alla scuola sottufficiali da cui venne assegnato al 6° Bersaglieri di Bologna. Sergente poi Sergente Maggiore si era subito trovato bene ed era benvoluto dai compagni. Affrontava senza sforzo le pesanti fatiche dei campi estivi e invernali. Per le ottime qualità dimostrate gli venne concesso di accedere all’Accademia di Modena nella quota riservata ai sottufficiali di carriera* attraverso un corso speciale. Nel 1936 usciva sottotenente dalla Accademia di Modena per la prima assegnazione all’8° bersaglieri in Verona. Il 1938 fu un anno intenso e pieno di avvenimenti. Il matrimonio poi la figlia Valeria e il campionato motociclistico in Germania (Harz) e in Belgio a Spa dove si affermava con le squadre italiane (1° e 2° posto).

* E solo di recente che si è scoperta una ulteriore testimonianza della sua presenza ai corsi grazie da una targa apposta nell'ingresso del Palazzo Ducale di Sassuolo (sotto a destra) a ricordo di quanti poi fra i suoi allievi, nella II guerra mondiale, persero la vita sui vari fronti. Gli unici due decorati sono Giacinto Cova e il  "conterraneo" Sergio Massa, entrambi caduti nel 1941, Cova in Africa e Massa in Jugoslavia. 

 

Il ten. Vierzi così ricorda: «Si trattò del più sanguinoso dei combattimenti ai quali ho partecipato. Lo scontro avvenne praticamente all'arma bianca dopo che furono distrutti i cannoni da 37/45 ed ebbi modo di assistere ad episodi di grande valore da ambo le parti, ma soprattutto da parte dei nostri bersaglieri, che, numericamente inferiori, si difesero eroicamente. . .. Vidi il ten. Cova, mentre l'ala sinistra della sua compagnia veniva sopraffatta, uscire dalla buca, avventarsi all'assalto e cadere, dando esempio di valore e di coraggio a quanti gli furono vicino .... Ultimate le scorte di munizioni anticarro, dovetti impiegare quelle contraeree».

     
Si ha la conferma di questi corsi anche dalla biografia di Sergio Massa di cui riportiamo la motivazione dell'oro al V. M. alla memoria alla battaglia di Monte Kraster (Jugoslavia) del 7 aprile 1941.

"Comandante di plotone bersaglieri (4°), in una vittoriosa azione offensiva arditamente si lanciava alla testa del reparto all’assalto di un munito caposaldo, e a colpi di bombe a mano costringeva il nemico alla fuga, consentendo alla propria compagnia di raggiungere e consolidare il possesso della posizione. Proseguendo nell’azione, con ardita manovra, riusciva ad aggirare e ad attaccare da tergo una quota, saldamente tenuta dall’avversario, catturando numerosi prigionieri e diverse armi automatiche. Non pago di aver raggiunto gli obiettivi assegnatigli e di aver respinti contrattacchi nemici, con slancio irresistibile ed indomito valore, guidava i dipendenti all’inseguimento dell’avversario, sotto intensa reazione di fuoco. Ferito mortalmente al petto, mentre per primo balzava su una postazione nemica, rimaneva al suo posto di combattimento prodigandosi ancora ad impartire ordini per assicurare la difesa da ulteriori contrattacchi, finché non veniva sostituito da altro ufficiale. Al colonnello che lo incoraggiava, si dichiarava soddisfatto di aver occupata la posizione, ed all’ospedale da campo, dove serenamente spirava, confermava la propria esultanza, dicendo: « Abbiamo vinto! Viva l’Italia! ». Fulgido esempio di eroiche virtù militari e di ardente amore di Patria"

 

     
Per la parte biografica di Sergio Massa che riguarda anche il corso "Accertamento" vedi link.

La rocca di Scandiano della famiglia dei Boiardo (vi nacque il poeta Matteo Maria Boiardo) era di proprietà degli Estensi (Austria d'Este) come sede estiva dei corsi militari poi dal 1883 della Regia Scuola Militare di Modena per Ufficiali nonostante la precarietà e il degrado degli alloggi. E' da questa situazione che traggo convincimento che i corsi poi si effettuassero, anche per la parte a fuoco, al grande poligono di Sassuolo ed ai locali meglio tenuti del Palazzo da cui probabilmente la struttura di Scandiano poteva dipendere per vari addestramenti operativi sul campo (lo si evince dal nastro che elenca le località e che attraversa la cartolina). Il corso "Accertamento" propedeutico e di verifica delle capacità dei sottufficiali, dava accesso ai corsi normali della Accademia da cui entrambi gli allievi uscirono. Giacinto Cova, che all'epoca  prestava servizio nel 8°,  partiva per l'Africa qualche mese dopo dove vi trovava parimenti morte gloriosa

 

     
Allo scoppio del conflitto Giacinto Cova era ancora all’8° del Col. Montemurro, ora inserito nella divisione Corazzata Ariete. La rotta dell’Armata Graziani in Africa aveva ben presto richiesto l’invio dell’Ariete e subito dopo dei tedeschi di Rommel. Il 22 gennaio 1941 l’imbarco a Napoli sul Conte Rosso con una breve parentesi per vedere il secondo figlio Alberto nato il 5 gennaio. Il distacco pur doloroso sarà anche il definitivo perché non rivedrà più la famiglia.
In Libia una settimana di acclimatamento e di messa a punto di uomini e materiali poi via per il fronte Cirenaico dove l’offensiva inglese s’era spenta, per la lontananza dalle basi di rifornimento. Il 6 febbraio intanto si imbarca dai porti italiani anche la 5a Divisione leggera tedesca che sbarcherà il giorno 14 a Tripoli.  La guerra di Grecia dopo l'impasse invernale aveva visto un ulteriore coinvolgimento degli inglesi che avevano fatto affluire unità carri verso quel teatro lasciando in sospeso il colpo finale dell'attacco alla Tripolitania. I tedeschi, che non erano ancora coinvolti in alcun conflitto in quel settore, fecero affluire in Sicilia il X corpo Aereo per proteggere i convogli destinati alla Libia. La 5a leggera era un’unità Motocorazzata con funzioni esploranti e controcarro.
 

     
L’ordine per tutti qui era “in queste condizioni difendersi in attesa dell’arrivo delle divisioni motorizzate italiane Trento e Trieste e della 15a Panzer”. Il 21 marzo era caduto l’ultimo baluardo italiano nel deserto: Giarabub. Il 24 marzo lasciatesi alle spalle le divisioni Italiane appiedate il 3° Rep. Espl. tedesco occupa El Agheila, 1'aeroporto e i pozzi d'acqua: era l’inizio della cavalcata selvaggia dell’Africa Korps e degli italiani.
Nelle prime ore del 31 marzo i tedeschi attaccano Marsa el Brega. Gli inglesi erano oltremodo convinti che le puntate di Rommel fossero solo esplorative perché le informazioni provenienti dal comando Generale Tedesco in codice Enigma, che erano riusciti a decodificare, non prevedevano attacchi e mai avrebbero immaginato la disubbidienza di un generale tedesco. Il mattino del 2 aprile i reparti di Rommel affiancati dall’Ariete proseguono l'attacco e dirigono su Agedabia centro di diverse strade carovaniere della Cirenaica. Dopo breve resistenza cade anche Agedabia e i reparti occupano le strade per il nord verso Es Zuetina e il sud per Giof el Matar.
 

Il tenente Ferdinando Rustichelli: .. La raffica, che ha colpito me, ha steso a terra, per sempre, due Bersaglieri del Tenente Giacinto Cova che erano sfuggiti per miracolo al massacro della sezione 37/45, alle sue dipendenze. Anche lui è morto da leone. Si trovava sulla mia sinistra a 50 metri e ha anzi bucato da parte a parte un carro inglese che stava camminando spietatamente sulla buca. Cova ha freddato a colpi di pistola tre fanti inglesi poi è stato a sua volta colpito da una raffica di pistola mitragliatrice, da parte di un ufficiale inglese, mentre stava per tirare una bomba. L'abbiamo trovato con la linguetta in bocca e la bomba a mano in pugno, senza sicurezza".

   

 

 

lettera del ten. Elio Maestri, diretta al ten. Giuseppe Scarani che dà la misura della irruenza dei combattimenti sostenuti dalla compagnia cannoni del 6°.... È stato un olocausto totale: due compagnie bersaglieri sono addirittura scomparse e noi, tutti compresi, siamo ridotti ad una quarantina. Ma, viva Dio, non sono passati, anzi non ci hanno strappato un sol pollice di terreno. Venivano avanti i carri e dietro seguiva la massa della fanteria inglese, che avanzava a catena, incurante delle perdite enormi che il nostro rabbioso fuoco produceva. I 47 cantavano con rombo rabbioso e tre dei carri inglesi, morsi dalle perforanti, sono ancora sul campo. Tutto il peso maggiore delle forze nemiche era sulla sinistra, e, in quel settore, le fanterie nemiche sono riuscite ad avanzare, a venire a contatto e far valere la loro enorme superiorità numerica. Eppure, nessun centro di fuoco ha ceduto! Ufficiali e bersaglieri si son fatti massacrare, non senza però aver venduta cara la pelle. I nostri feriti venivano pugnalati, i morti ancora colpiti. Contro la marea dei carri, le bombe a mano grandinavano. Ho ancora negli occhi e nel cuore la visione eroica ed indimenticabile di sei bersaglieri di un cannone da 47 che, avuto inutilizzato il pezzo, si sono slanciati senza esitare contro un carro scagliando le bombe, poi son caduti come giganti. Il ten. Cova è stato trovato morto con una bomba ancora in mano, la linguetta di una bomba già lanciata in bocca, davanti a lui giacevano tre inglesi freddati a colpi di pistola. Il piccolo cimitero italo-tedesco dei primi giorni si è di molto ingrandito, ma diventerà grandissimo quando potremo dare sepoltura ai caduti della nostra compagnia che si trovano ancora in terra egiziana, dove ancora si combatte. lì 19 maggio 1941

   
Il reparto Santamaria passato alle dipendenze dell'Ariete viene inviato verso Giof el Matar per costituire la punta avanzata della colonna esplorante verso la Trigh El Abd o pista dello schiavo o della morte che giungeva a Bir Tengender a sud di El Mechili. Nel pomeriggio del 3 il Col. Von Wechmar prosegue l’inseguimento degli inglesi su Bengasi che si conclude alle 3,30 del 4. Gli inglesi veramente preoccupati a questo punto richiamano in fretta O Connor senza però conferirgli il comando. La sua seconda campagna sarà sfortunata. I motomitraglieri di Ponath lo fanno prigioniero 1’8 aprile nei pressi di Derna con Neame e altri generali. Il piano di Rommel era incentrato sull’occupazione del nodo stradale alle spalle del Gebel Achdar con tre colonne: a nord da Bengasi il 3° Rep. espl. tedesco. Al centro per Msus i carri di Olbrich e quelli del VII BTG MI3 italiano, al Sud attraverso piste non segnate e prive di pozzi d'acqua per circa 300 km la colonna Santamaria, il gruppo Schwerin la colonna Fabris III BTG Bersaglieri e la colonna del Col. Montemurro XII BTG bersaglieri. II 5° BTG bersaglieri seguiva Olbrich in riserva al centro. Dalla zona d’operazioni Cova scriveva quasi ogni giorno anche una cartolina ma a tutti con parole tranquillizzanti. Nel suo taccuino trovatogli addosso invece “le difficoltà sono molte ma nessuno molla...tarda l’acqua…”  

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