BARBAROSSA

I Super Generali di Stalin 

E LA CRICCA DI CAVALLERIA (in calce)

"L'Armata Rossa conta in Russia come l'esercito della salvezza in Inghilterra"

Klimenti Efremovic Voroscilov
Ekaterinostov 4/2/1881 - Mosca 2/12/1969

Voroshilov si iscrisse al partito Bolsheviko fin dal 1905. Come tutti non ha una scuola militare alle spalle ma anche con l’esperienza non riuscirà mai a farsela. Vivrà quindi l’esperienza militare come facciata a quella politica in cui prevaleva. Condivise le idee strategiche di Stalin durante la difesa di Tsaritsyn (Stalingrado) contro Denikin e condividerà sempre quelle contro Trotsky. Trotsky non aveva una grande opinione di Voroscilov come capo militare. "Voroscilov, diceva, può comandare un reggimento, ma non un'armata di 50.000 uomini". Dopo la morte di Lenin, Voroscilov fu il servitore devoto di Stalin nella sua lotta contro Trotsky e gli rese il servigio di accettate, dopo la morte di Frunze (morte sospetta - Frunze was urged to have surgery to treat an old stomach ulcer. He died on the operating table of an overdose of chloroform, as anesthetic. Stalin's critics charge that the surgery was used to disguise the assassination of Frunze), il posto di commissario alla Difesa, posto che conserverà fino al maggio del 1940 e quello nel comitato centrale del Politburo del PCUS ricoperto per 34 anni consecutivi (dal 1926 al 1960). Quando Stalin e Iezov nel 1937 iniziarono la "decapitazione" dell'Armata rossa, trovarono in Voroscilov il collaboratore indispensabile: nel sua discorso al XVIII Congresso (marzo 1939) il vecchio maresciallo si sforzò di giustificare il massacro dei nuovi capi militari, che egli qualifica col nome di traditori e spie, secondo il linguaggio rituale. Quando si scatenò l'offensiva tedesca Stalin gli affidò il fronte nord, dove si dimostrò molto inferiore al compito. Disponeva di 3 armate su Leningrado (Popov) e altre tre a Sud (Kutznetzov) ma non riuscì a fermare i tedeschi di Leeb prima che giungessero ad assediare Leningrado. Ne venne allontanato e sostituito da militari qualificati come Zhukov e Jeremenko. Lo stesso era accaduto nella guerra Russo Finlandese dopo i primi rovesci (He was later replaced by Semyon Timoshenko). Nel dopoguerra supervisionò la formazione del regime comunista in Ungheria. Nel 1952 divenne membro del Presidium del Comitato Centrale poi l’anno dopo con la morte di Stalin ne divenne presidente carica equivalente a quella di Presidente della Repubblica (Nikita Khrushchev as First Secretary (segretario) of the Communist Party and Malenkov as Premier (primo ministro) of the Soviet Union. Voroshilov, Georgy Malenkov and Khrushchev brought about the arrest of Lavrenty Beria). Nel 1960 quando chiese il ritiro (veniva considerato un relitto vivente e nessuno più gli rivolgeva la parola) venne sostituito da Leonid Brezhnev. Dopo la caduta di Khrushchev ebbe un revival con la rielezione al comitato centrale. Insignito due volte del ordine degli Eroi dell'Unione Sovietica e dell'ordine degli Eroi del Lavoro Socialista morirà a Mosca nel 1969. E’ sepolto nelle mura del Cremino. Da lui prende nome la serie di carri armati pesanti KV. Due città hanno il suo nome Voroshilovgrad in Ukraine (ora Luhansk) e Voroshilov sul fiume Ussuri (ora Ussuriysk)  

 

   
   
   

Da Wikipedia:Timoshenko was born into a peasant family at Furmanca (Odessa). In 1915, he was drafted into the army of the Russian Empire and served as a cavalryman on the western front. On the outbreak of the Russian Revolution in 1917, he sided with the revolutionaries, joining the Red Army in 1918. His most important encounter occurred at Tsaritsyn where he met and befriended Joseph Stalin. This would ensure his rapid advancement. In 1920-1921, Timoshenko served under Semyon Budyonny in the 1st Cavalry Army; he and Budyonny would become the core of the "Cavalry Army clique" la cricca di cavalleria which, under Stalin's patronage, would dominate the Red Army for many years. By the end of the Civil and Polish-Soviet Wars, Timoshenko had become commander of the Red Army cavalry forces. Thereafter, under Stalin, he became Red Army commander in several regions. In 1939, he was given command of the entire western border region and led the Ukrainian Front during the Soviet occupation of eastern Poland. He also became a member of the Communist Party's Central Committee. As a loyal friend, Timoshenko survived Stalin's Great Purge.
In January 1940, Timoshenko took charge of the Soviet armies fighting Finland in the Soviet-Finnish War. This had begun the previous November, under the disastrous command of Kliment Voroshilov. Under Timoshenko's leadership, the Soviets succeeded in breaking through the Finnish Mannerheim Line on the Karelian Isthmus, prompting Finland to sue for peace in March. His reputation increased, Timoshenko was made the People's Commissar for Defence and a Marshal of the Soviet Union in May.
When the Germans invaded the Soviet Union in June 1941, Stalin took over the post of Defence Commissar and sent Timoshenko to the Central Front to conduct a fighting retreat from the border to Smolensk. Huge casualties were suffered, but Timoshenko managed to save the bulk of the army for the defence of Moscow. In September, he was transferred to Ukraine, where the Red Army had suffered 1.5 million casualties while encircled at Uman and Kiev. Here he succeeded in stabilising the front.
In May 1942, Timoshenko, with 640,000 men, launched a counter-offensive at Kharkov, the first Soviet attempt to gain the initiative in the war. After initial Soviet successes, the Germans struck back at Timoshenko's exposed southern flank, halting the offense. Although Timoshenko's actions slowed the German advance on Stalingrad, he was forced to accept responsibility for failing to drive back the German forces.
General Georgy Zhukov's success in defending Moscow during December 1941 had persuaded Stalin that he was a better commander than Timoshenko. Stalin removed Timoshenko from front-line command, giving him roles as overall commander of the Stalingrad (June 1942), then North-Western (October 1942), Leningrad (June 1943), Caucasus (June 1944) and Baltic (August 1944) fronts.
After the war, Timoshenko was reappointed Soviet Army commander in Belarus (March 1946), then of the southern Urals (June 1946); and then Belarus again (March 1949). In 1960, he was appointed Inspector-General of the Defence Ministry, a largely honorary post. From 1961 he chaired the State Committee for War Veterans. He died in Moscow in 1970.

Semen Konstantinovic Timoscenko
Furmanoika 18/2/1895 - Mosca 1/4/1970
 

 Nato in famiglia contadina venne chiamato alle armi e mandato sul fronte occidentale in cavalleria. Come gli altri allo scoppio della rivoluzione si trovò in compagnia di Stalin. Dopo la guerra civile e quella polacca divenne comandante delle truppe a cavallo. Nel 1939 è in Polonia all'epoca della spartizione. E' sopravvissuto alle purghe che hanno falcidiato i quadri degli ufficiali. La sua presenza in Finlandia nel gennaio del 40 è foriera del successo finale. Maresciallo comandante del Gruppo Armate del settore centrale, disponeva di 3 armate col generale Pavlov. Subì pesanti sconfitte da Von Bock, ma salvò il meglio delle sue truppe propiziando il salvataggio di Mosca. Nel maggio del '42 subì altri rovesci tanto che Zhukov convinse Stalin a relegarlo ad incarichi minori o periferici. Nel 1945 partecipò alla liberazione dei Balcani (Ucraina, Romania, Ungheria e nel dopoguerra fu in Cina come assistente militare di Mao. 

   
   
   

Semen Michaijlovic Budiennij
Chutor 26/4/1883 - Mosca 26/10/1973
Maresciallo comandante del settore meridionale disponeva di 4 armate (Kirponos) sul Dnjeper e 2 (Tijulienev) su Ucraina e Dnjester. Ex sergente dei cosacchi dello zar passò ai Bolscevici nel 1917. Amico di Stalin, comandò una divisione di cavalleria all'epoca della Russia Bianca di Crimea poi fra le due guerre fu membro del Politburò. Subì cocenti sconfitte da Von Rundstedt e da Von Kluge perdendo nella sacca di Uman 650.000 uomini. Salvato da Kruscev, fu perdonato dal Capo ma messo a riposo. Quando in preda alla follia, uccise la moglie per futili motivi la giustizia gli venne incontro, con una ammonizione. Soldato coraggioso resta uno dei simboli dell'Armata Rossa (8 ordini di Lenin)

" La morte di un uomo è una tragedia, la morte di milioni di persone è una statistica"

" Nell'esercito sovietico ci vuole più coraggio a ritirarsi che ad avanzare"

" La morte risolve tutti i problemi: niente uomini, niente problemi."

 

 Stalin 

 

   
   
   

   

Georgij Kostantinovic ZHUKOV

Strelkovka 1896- Mosca 1974 

Figlio di un calzolaio vive nella più completa miseria e ignoranza fino alla chiamata di leva alle armi del 1915 nei dragoni del reggimento cosacco di Novgorod. Quel "lo zar e i ricchi hanno qualcosa per cui combattere, tu balordo perchè lo fai ?" che qualcuno gli aveva detto  tornerà utile nel 1917 quando il suo comandante ordina la carica contro dei contadini. L'intero reparto passa dalla parte dei rivoltosi e lui come sottufficiale entra nel soviet del Reggimento. Con la Guardia Rossa della 1a divisione di Cavalleria combatte i bianchi di Kolciak e a fine guerra (civile) si ritrova colonnello comandante di reggimento. Il fai da te ora ha bisogno di qualche base letteraria in più e riprende gli studi in gran parte basati su testi marxisti che sono quelli che contano. La sua carriera procede bene e veloce tanto che a 42 anni è vicecomandante del settore Bielorusso. Capo di stato maggiore nel 1941 è completamente all'oscuro dei piani di attacco di Hitler di cui nessuno, nonostante Stalin fosse stato messo al corrente, lo informa. Frena l'avanzata tedesca e ottiene il comando della difesa di Mosca nell'inverno del '41. Suo il piano di difesa di Stalingrado che permetterà alla città di salvarsi nel 1943 (Rokossovskij) dopo l'invasione a sud della Crimea. Batte i tedeschi in 3 successive battaglie (Kursk-luglio 1943 è la più famosa). Dopo  Leningrado è lui ad entrare da trionfatore a Berlino nel 45. Stalin che già lo vedeva come il fumo negli occhi, dopo un breve soggiorno in Germania, lo "esilia" negli Urali col titolo di Eroe dell'URSS.  Da sempre si era lamentato della ingerenza dei commissari politici nei gangli della truppa, primo fra tutti Kruscev. Resta confinato in quel comando fino alla morte del dittatore nel '53 quando Malenkov lo chiama per difendersi da Beria. Lui e Konev lo arresteranno. Il vincitore degli scontri di partito, grazie anche a Zhukov, è Kruscev a cui non resta che farselo amico o nemico.  Lo nomina Ministro della Difesa ma alla prima occasione di un suo viaggio all'estero lo fa silurare. Si disse che Kruscev l'uomo della pace combatteva e Zhukov l'uomo della guerra cercasse la pace. Ancora una volta l'eroe che aveva detto "io sarò il primo a torcere il collo a qualsiasi nuovo dittattore" se ne va in pace. Di lui non si parlerà più, chiunque comandi.  Le sue memorie (1969) sono classificate come la summa di tutte le stupidaggini per uno che non aveva ormai nulla da perdere. Ora comandava Breznev

Konstantin Rokossovskij
Volina polacca 1896 - Mosca 1968

Figlio di un ferroviere si applicò nello studio conseguendo il diploma di perito edile per entrare alla Accademia di S. Nicola dell'esercito dello zar. Allo scoppio della rivoluzione passo ai bolscevici e la sua "prima" fortuna fu l'amicizia con Trotzki. Vittima delle epurazioni compiute da Stalin alla fine degli anni Trenta (lo salva Voroscilov), nel luglio 1941 riprende servizio e avrà un comando nel settore di Vokolamsk (Mosca). Nel settembre 1942 comanda il fronte del Don a Stalingrado con Eremenko fin o a quando lo stesso Zhukov lo nomina responsabile unico anche in presenza di Kruscev, commissario del popolo. Riceve la resa tedesca a Stalingrado con Kruscev e viene nominato maresciallo dell’Unione Sovietica. Rokossovskij diventa comandante del primo fronte bielorusso. Litigata con Stalin dal suo memoriale Dovere di soldato.
La discussione ha luogo fra il 22 e il 23 maggio del ‘43. Il primo compito di Rokossovskij è di riconquistare l’importante nodo stradale e ferroviario di Bobruisk e a questo scopo propone che l’attacco venga portato a tenaglia, cioè due armate da una parte e un corpo corazzato dall’altra. Stalin, spalleggiato da alcuni consiglieri, afferma invece che egli deve concentrare tutte le forze in un unico urto offensivo. Rokossovskij  insiste sul suo punto di vista. Stalin, che ha metodi assai efficaci per far cambiare idea alla gente, lo chiude nella stanza accanto a riflettere per venti minuti. I venti minuti passano e Rokossovskij fa sapere di non aver cambiato idea. Stalin lo rimanda nella stanza per altri venti minuti. M
alenkov e Molotov lo raggiungono e gli dicono quanto sia poco igienico contrariare il comandante supremo delle forze armate sovietiche. Rokossovskij torna e dice che la pensa sempre nello stesso modo. La scena si ripete per tre volte. Alla fine è Stalin a cedere, però lo avverte che se sbaglia avrà intero su di sé il peso della responsabilità. Rokossovskij non sbaglia.  Dopo i suoi successi sul fronte bielorusso e la campagna che porta alla liberazione della Polonia, viene assegnato da Stalin alle operazioni in Pomerania e in Prussia. Affianca poi Zukov nella conquista di Berlino. Alla parata della vittoria è lui che presenta la forza a Zhukov. Vista l'aria che tira a Mosca accetta un comando in Polonia che si trasforma ben presto nel comando delle stesse truppe polacche poi la Vice presidenza della Repubblica. I polacchi lo vedono come il fumo negli occhi perchè proprio a lui viene imputata la sosta inutile fuori Varsavia dell'Agosto 1944 quando in città si sviluppava la rivolta soffocata nel sangue dai tedeschi. 40.000 morti che si disse erano programmati per indebolire la futura Polonia. Anche per lui uno zero in politica. Nel 1956 viene sollevato dagli incarichi e finisce nell'oblio.

 
  Da un articolo di Angelo Pinasi:

Vassilij Ivanovic Cujkov

l'ultimo dei grandi

 

 

Allo scoppio della II guerra mondiale, Stalin ha alle sue dipendenze generali simpatici ed altri appena tollerati. Alla prima categoria appartengono, senza dubbio, i vecchi compagni della rivoluzione; alla seconda, inevitabilmente, gli altri, i meno dotati di diplomazia, i meno abili nel corteggiare il dittatore e nel mettersi in vista. L’avanzata delle truppe hitleriane a fine giugno costringe il « piccolo padre » a rivedere certi giudizi forse un po’ troppo viziati dal cameratismo degli anni dell’affermazione del comunismo e a far posto, senza eccessivo entusiasmo, a uomini fino a quel momento sottovalutati. Cujkov è uno di questi. E' un militare di fede sicura: a 18 anni era volontario nell’Armata Rossa al comando di una compagnia, un anno dopo di un reggimento di fucilieri sul fronte orientale. Nel 1938 comanda una brigata corazzata e prende parte poi alla guerra con la Finlandia. Insomma, non è l’ultimo arrivato ma ora è in Cina presso Chang Kai-shek. Di lui non si ricorda nessuno se non Kruscev. E quell’uomo dal volto tagliato con l’accetta, da buon contadino russo, da boxeur, quell’uomo dalla risata sonora, ma dalla finezza strategica che è dote sconosciuta fra gli alti quadri dell’Armata Rossa, viene ripescato quando Paulus è alle porte di Stalingrado. Il 12 settembre 1942 prende il posto del generale Lopatin (un protetto di Stalin), ma per lui garantisce Kruscev. « Compagno Stalin, Stalingrado la difenderemo fino in fondo. C’è Cujkov, qui, e sono assolutamente certo che adempirà ai suoi doveri ». S’era sparsa una illazione sull’abbandono della città. Ma Stalin non si fida, né di Kruscev né di Cujkov: «Voglio che vi accertiate », dice, « che qualcuno rimanga in città in modo da trasmettere i rapporti di Cujkov ». Kruscev, con il maresciallo Eremenko, decide di farlo controllare dal generale Golikov (chi controlla chi ?). Questa è la considerazione che Cujkov gode presso il suo capo supremo (che è poi quella godono anche altri). Eppure, a 42 anni, non ha nulla da imparare. E lo dimostra casa per casa, sulle barricate, in quella che è stata la più dura battaglia del fronte dell’Est. « O terremo la città o moriremo qui », promette a Kruscev.    E questo suo slogan fa il giro delle truppe, che hanno davvero bisogno di qualcuno che le scuota, con la parola e con l’esempio. Il comandante della LXII Armata l’esempio lo sa dare come pochi. È sempre in prima linea e si batte come un leone. I soldati, uomini distrutti dalla fatica e dal freddo, se lo sentono veramente vicino. Il suo Comando è spesso falcidiato dalle raffiche dei tedeschi che stringono l’assedio sempre più da vicino. Cujkov vive i suoi giorni da eroe litigando un po’ con tutti, salvo che con i suoi soldati. Con loro s’intende a prima vista. Questa conoscenza « visiva » che le truppe hanno di lui gli salverà la vita due anni dopo, al momento di passare dalla difesa all’attacco, al confine russo-polacco. Sagace manovratore di carri armati, tempestivo coordinatore delle offensive combinate con l’artiglieria e l’aviazione, a Stalingrado è costretto a inventare la guerra cittadina, di strada in strada, di stabilimento in stabilimento, sotto i carri merci della stazione. I « frontoviki », cioè i difensori asserragliati nelle teste di ponte sempre più esigue e indifendibili, attaccano di notte, quando gli Stukas sono meno massicci nel loro concentramento di fuoco. « Ancora un giorno così e ci butteranno nel Volga », telefona Cujkov il 14 ottobre 1942. Qualche rinforzo arriva, oltre al solito sbarramento delle artiglierie. Ma nell’inferno ci sono lui e pochi « frontoviki », che dormono quando possono. Il 14 ottobre è una giornata indimenticabile per gli uomini che s’aggrappano a ogni mattone davanti alla furia dei tedeschi: Paulus arriva con gli avamposti a 300 metri dal suo comando, i tedeschi urlano negli altoparlanti: « Russ, skoro bul-bul u Volga » (andrete a far bolle, ad annegare, nel Volga). 4 giorni dopo, allo stremo delle forze, i difensori vengono appena sorretti dall’artiglieria, e Cujkov, incontrandosi di notte con Eremenko, ha una delle sue sfuriate proverbiali. Cujkov vive anche di geniali espedienti. Scova e ripara 3 carri armati semidistrutti coi quali ne affossa tre all’avversario che diffonde la voce che i russi hanno fatto passare sul Volga dei carri armati. L’improvvisata offensiva, fa guadagnare qualche insanguinato metro di terreno. È, in pratica, l’inizio della fine, ma ci vorranno ancora 3 mesi. Cujkov passa ora ai fronti attaccanti nell’estate del 43 con la sua 62a ribatezzata 8a della Guardia. Il Q.G lo rimprovera perché, in un’azione di avanguardia, quasi si fa tagliar fuori da un contrattacco tedesco. « Devi sentire il polso della battaglia », spiegherà poi, « e se rischi la pelle salvi quella di molti soldati ». E duro con se stesso, ma anche con gli altri. Incalza il nemico come una febbre: vuole negare ogni attimo di tregua ai tedeschi, e spesso le sue mosse sorprendono prima Rokossovskij e poi Zhukov. Il 30 luglio, con il suo S.M. Cujkov va in perlustrazione sulla Vistola. E un giorno festivo, due o tre automobili si fermano in un bosco di betulle e gli ufficiali si tolgono giacca e berretto: sull’altra sponda tedeschi ignari non s’accorgono dei binocoli che li spiano. Rokossovskij esita, lui lo forza, e il primo agosto, all’alba, i sovietici varcano la Vistola: senza appoggio dell’aviazione e con pochissima benzina. All’VIII Armata va bene. Con Zhukov le cose si mettono subito male. È la fine del 1944 e Zhukov impartisce ordini che Cujkov critica. Zhukov s’impermalisce, nessuno ha mai osato contraddirlo. Ma con Cujkov si finisce per avere torto, e anche Zhukov modifica l’ora di attacco. Il 18 gennaio l’VIII Armata occupa Lodz « tanto in fretta da farsi impartire compiti che ha già svolto. La presa di Lodz era pianificata in 10-12 giorni, l’Armata della Guardia assolve l’ordine in meno di una settimana. I rifornimenti non ce la fanno a seguire quell’uomo scatenato alla testa di uomini scatenati. Protesta, e per ripicca gli dicono: “Domani devi prendere la fortezza di Poznan”. “E più facile lasciarsi Poznan accerchiata alle spalle e varcare la frontiera. Con un attacco a sorpresa posso arrivare all’Oder, a 120 chilometri da Berlino” dice lui ma non c’è verso. Poznan cade proprio il 23 febbraio 1945, anniversario della fondazione dell’Armata Rossa. Cujkov ormai è in aperta polemica con Zhukov: “Non si getta un’armata corazzata in una battaglia tra le macerie”, scrive indignato. Valicando canali, lottando per ogni isolato, il 25 aprile le truppe sovietiche arrivano all’aeroporto di Tempelhof, di Berlino e puntano sul Tiergarten, dove ci sono la Cancelleria e i ministeri. I tedeschi trattano con gli americani? « Berlino l’abbiamo presa noi », esclama Cujkov. L’uomo non dorme quasi più, è martoriato da un diffuso eczema. Sono i « faustniki », cioè i pidocchi. La notte del 1 maggio, alle 3.50 del mattino, il generale tedesco Krebs, C.S.M, va da lui a chiedere l’armistizio. « Solo la capitolazione totale », esige inflessibile Cujkov. I due si fronteggiano per quasi 11 ore. Prima di andarsene, Krebs (che nella notte successiva si suiciderà) gli chiede: « Voi, a Stalingrado, comandavate una brigata? Ho letto tutti i rapporti su quella battaglia: chi siete? ». La risposta è secca, orgogliosa: « Sono Cujkov ». « Cujkov? », replica Krebs impallidendo. Ha incontrato quello che chiamavano “lo stregone”. Ormai è finita. Alle 11.30 del 2 maggio il dottor Hans Fritzsche, a nome di Goebbels, si arrende: a Berlino non si spara più.

sotto I primi cinque marescialli dell'URSS. Da sinistra a destra: Tuchačevskij (seduto, condannato a morte nel '37), Budënnyj (coi baffi che ci andò vicino), Vorošilov (seduto al centro), Bljucher (in piedi a destra condannato a morte 38/39?), Egorov seduto a destra (idem). http://marshals.narod.ru/enindex.html LA PURGA: Dopo la condanna a morte dei 3 marescialli per il complotto Tuchačevskij, vennero "esonerati" prima della guerra anche 13 comandanti d'armata su 15 !!, 57 comandanti di C.d.A su 85 !!!, 110 comandanti di divisione su 195 e 214 generali di brigata su 400. Una strage

 

 

   

"LA CRICCA DI CAVALLERIA"

PASSI DELLA RIVOLUZIONE RUSSA
Gli apprendisti stregoni dell’Armata a Cavallo

Voroscilov

Timoscenko

Budiennij

Zukov

Gli altri della cricca di cavalleria: G.I. Kulik, E.A. Sciadenko, 0.I. Gorodovikov, I.R. Apanasenko

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