8 SETTEMBRE 1943
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ROMA
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L'opinione di Indro Montanelli
Quello che io, con la mia flebile voce, ho sempre contestato e continuo a trovare vergognoso, fu il nostro modo di arrenderci. Noi eravamo un Paese vinto, che non si batteva più nemmeno per difendere il proprio suolo. Gli anglo-americani avevano preparato lo sbarco in Sicilia come un assaggio o prova generale di quello che si apprestavano a fare in Normandia. E ad accoglierli trovarono invece della gente che gli batteva le mani
(interessati ma non tutti) e gli chiedeva scatolame, cioccolata e sigarette. Cos'altro poteva fare, se non arrendersi, il governo di un popolo che si era già arreso? Solo che la resa potevamo farla in due modi: alle spalle e all'insaputa dell'Alleato, oppure avvertendolo che lo avremmo fatto perché non avevamo alternativa. Scegliendo la seconda strada, noi non avremmo salvato nulla, come nulla salvammo scegliendo la prima. Nulla, meno una piccola cosa, a cui noi italiani non diamo mai alcun peso: l'onore. Vinti sì, come può capitare a qualsiasi esercito e a qualsiasi popolo. Traditori, no. Fra le tante critiche mosse al Re e a Badoglio per il modo in cui condussero quella vicenda, non viene mai citata la parola d'onore che il Maresciallo dette all'Ambasciatore di Germania il 7 settembre, quando l'armistizio di Cassibile era ormai firmato, con cui il nuovo governo attestava la sua ferma volontà di continuare a battersi. Della nostra condizione politica e militare, nulla - intendiamoci - sarebbe cambiato. I tedeschi avrebbero ugualmente occupato quanto potevano occupare della Penisola, forse avrebbero arrestato il Re e Badoglio e disarmato le nostre truppe. E noi saremmo stati un Paese che, riconoscendosi vinto, deponeva le armi, e basta. Quello che ci disonorò fu il nostro passaggio nel campo nemico alle spalle dell'alleato, e quello che ci ridicolizzò fu la nostra pretesa, alla fine della guerra, di sedere al tavolo dei vincitori.(Corriere
della Sera del 17 novembre 2000) |
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LA SITUAZIONE NEI DINTORNI DI ROMA |
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CORPO D'ARMATA
MOTOCORAZZATO (CAM) Gen. Giacomo Carboni |
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- 135a DIV. CORAZZATA DI CAVALLERIA ARIETE II (Generale Raffaele Cadorna)
dislocato a nord di Roma, lago di Bracciano a fronte della 3a Panzergrenadiere.
- 134a o 136a DIV. COR. LEGIONARIA CENTAURO (la ex 1a CCNN M) dislocata a Tivoli, Lunghezza, S.E. Roma
(mancava il 18° Rec Bersaglieri sui
treni fra Firenze e Roma e quelli che erano arrivati erano già distaccati
all'Ariete vedi fondo pagina)
Gen. Calvi di Bergolo
- PIAVE DIV. FANTERIA MOTORIZZATA (57°-58°-X batt cc-20° art + compagnia moto
bersaglieri).
dislocata a Grottarossa, Montesacro, Monterotondo Gen. Ugo Tabellini
- GRANATIERI DI SARDEGNA DIV. FANTERIA (1°-2°-13°art. 221 cc XXI Batt. mortai)
dislocata a sud in diversi capisaldi e comandata dal Gen. Gioacchino Solinas
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1° ARTICELERE EUGENIO DI SAVOIA
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XI° Raggr. Genio (COL. LANZA DI MONTEZEMOLO)
-
Rgt. CARRISTI-(scuola) cp mitraglieri e cc su camionette e smv
47/32, XI btg (bis? o XIX) (31 carri M13)
XVII CORPO D'ARMATA (Velletri)
- PIACENZA
DIV. FANTERIA
(111°-112°-103° btg. mortai-37°artiglieria)
dislocazione castelli romani frammischiata però ai parà tedeschi di Pratica di
mare
- LUPI DI TOSCANA
DIV. FANTERIA (in arrivo dalla Francia)(77°-78°-30 art) destinazione Furbara Cerveteri
- S. MARCO fanteria marina
- RE
DIV. FANTERIA (in arrivo dalla Croazia)(1°-2°-23° art)
- 220a Div. COSTIERA (151°-152° e Genova cavalleria appiedato)
dislocazione orbetello nettuno
- 221a Div. COSTIERA (4°-8° e Savoia cavalleria appiedato)
Dislocazione Nettuno, Circeo, Gaeta, foce Garigliano
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10 ° Rgt. ARDITI (111, 122, 123 cp blindo as43)
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SCUOLE DI ARTIGLIERIA
CORPO D'ARMATA DI ROMA
- SASSARI DIV. FANTERIA (151°-152°-XII BATT MORTAI- 34°ART.-CXII GENIO-V
GUASTATORI - XII Smv)
- COMANDI E DEPOSITI DEI SEGUENTI CORPI
REGGIMENTO NEBBIOGENI(CHIMICO) 8° AUTIERI (Cecchignola), 8° GENIO, GUARDIA DI FINANZA, CARABINIERI (batt. allievi e pastrengo) 81° FANTERIA, 2° BERSAGLIERI (XV batt. del 11° reggimento), 8° E 13°
ARTIGLIERIA GRANATIERI, GENOVA CAVALLERIA (12 ab41 e 18 smv L40), POLIZIA
AFRICA ITALIANA (batt. Gessi L3 lanciafiamme e blindo ab41-as43),
BATTAGLIONE ARABI (italiani rimpatriati dall'africa), XXI GENIO(CENTRO
MARTE comando Sme).
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FORZE TEDESCHE (24.OOO uomini)
3a PANZER GRANATIERI - verso il lago di Bolsena - KampfGruppe Busing (dalla 26a panzer), Grosser,
Mollenhauer, Borchart, Van der Heydte, Kroh, Pietzonka con 90 carri armati pz III/IV
a difesa di Frascati dove ha sede l'Oberkommando
2a PARACADUTISTI armi anticarro e artiglieria nessun carro armato
(dislocata a Fiumicino, Ardea, Pratica di mare)
A questi uomini s'erano aggiunti
vari gruppi che stazionavano dalla Toscana all'agro
pontino, non inseriti nelle grandi unità, che portano il totale a oltre 30.000 uomini. Poiché la 3a panzergr.
era l'unica grande unità in zona questi facevano riferimento al comando
divisione. E' facile trovare in alcuni testi dati che danno la 3a come
composta da 24 e più mila uomini ( fuori dell'organico) e in aggiunta
ci mettono i circa 10.000 dei gruppi sciolti. Nel
capitolo successivo maggiori ragguagli su quello che venne chiamato
il
giallo delle forze o della Difesa di Roma. Nelle pagine della rete
ad un certo momento salta fuori e si da per certa almeno la credibilità
dell'epoca di una divisione in borghese delle SS già a
Roma in incognito. Se non ci sono i nemici basta crearli (virtuali). |
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Una operazione americana, denominata Giant 2, avrebbe dovuto occupare gli aeroporti di Cerveteri, Furbara,
Guidonia, Centocelle e Roma Urbe, con aviolanci (la 82a di
Matthew Bunker Ridgway vedi più
sotto profilo), mentre gli italiani
tenevano sgombri i dintorni e provvedevano al carburante. Un altro
gruppo da sbarco risalendo il Tevere sarebbe giunto a Roma tenuta dagli
Italiani. Queste in massima parte le truppe a disposizione ( quasi 100.000
uomini, ma comprende anche i reparti sui treni, quelli dispersi
nell'agro romano e gli uomini "inabili" dei
depositi, comandi e ministeri) |
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La X armata tedesca (von Vietinghoff) che teneva
il fronte Sud era in quel momento formata dai Corpi di Armata
XIV con tre divisioni di fanteria;
LXXVI con altre tre Divisioni.
Un Fliegerkorps formato da 1° e 2° Divisione Paracadutisti
Le forze tedesche erano così dislocate:
Calabria 26° e 29° Divisione corazzata
Puglia 1° Divisione Paracadutisti
Salerno 16° Divisione corazzata
Napoli Divisione cor. H. Göring
Roma (circondario) 2a
Divisione Paracadutisti, 3° Divisione Panzergrenadieren
Sardegna 90° Divisione corazzata
Corsica Truppe Corsica + elementi non indivisionati |
Eisenhower
ricorda nelle sue memorie che il problema dell'armistizio con l'Italia,
non furono tanto le condizioni imposte, bensì… "Prima di deporre le
armi infatti - scrive Eisenhower - gli italiani volevano avere la
certezza che una potente formazione alleata sarebbe sbarcata il giorno
stesso della loro resa (nel Lazio) e prima dell'annuncio dell'armistizio,
per proteggere il governo e la città dalla rappresaglia tedesca. Volevano
quindi conoscere i dettagli dei nostri piani. Noi non volevamo rivelarli,
perché dovevamo tener conto di un tradimento sempre possibile. Inoltre era
assolutamente impossibile invadere l'Italia con gli effettivi auspicati
dagli italiani - (la bellezza di 15 divisioni!) - per la semplicissima
ragione che non le avevamo". Fu solo dunque dopo che gli alleati
ebbero assicurato uno sbarco contemporaneo all'annuncio dell'armistizio
(l'operazione Avalanche a Salerno), che Badoglio diede la sua approvazione
alla firma dell'armistizio. Il governo italiano si aspettava lo sbarco il
giorno 12, mentre in realtà giorno J dell'operazione Avalanche era il 9, e
questo spostava indietro di quattro giorni l'annuncio. Il maresciallo
tentò anche in extremis di guadagnare tempo, ma invano, dato che, scrive
sempre Eisenhower, "quella storia era durata anche troppo perché si
potesse temporeggiare ancora. Risposi perentoriamente per telegramma che
avrei annunciato la capitolazione alle 18.30 (del giorno 8) come già
convenuto; se poi io l'avessi fatto senza che egli (cioè Badoglio) lo
facesse contemporaneamente, l'Italia non avrebbe più avuto un solo amico
in questa guerra": |
http://vlib.iue.it/hist-italy/military-ww2.html
- "... la resa dell'Italia fu uno sporco affare.
Tutte la nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse,
ma l'Italia é la sola ad aver perduto questa guerra con disonore,
salvato solo in parte dal sacrificio dei combattenti della RSI ...".
(Eisenhower da "Diario di Guerra")
-
"... il fatto é che il Governo italiano decise di capitolare non perché
si vide incapace di offrire ulteriore resistenza ma perché era venuto,
come in passato, il momento di saltare dalla parte del vincitore ...".
(da "Le armate alleate in Italia" del Gen.
H. Alexander)
- "... l'Italia fu fedele al suo carattere di sciacallo internazionale,
sempre in cerca di compenso per i suoi tradimenti ...".
(da "Storia
della diplomazia" di Potemkin, ambasciatore sovietico a Roma)
"... che alleato sarà l'Italia nel caso di una guerra? Quali garanzie ci
sono che l'Italia, la quale ha cambiato schieramento (per la seconda
volta) nella seconda
guerra mondiale di questo secolo, non farà altrettanto?".
(da un
articolo di fondo postbellico apparso sull'Washington Post)
Matthew Bunker Ridgway
born Fort Monroe, Virginia 3 March 1895; Commander, 82nd Airborne
Division 1942-45; Commander, US Eighth Army, Korea 1950-51; Supreme
Allied Commander, Far East 1951-52; Supreme Allied Commander, Europe
1952-53; Chief of Staff, US Army 1953-55; |
Annuncio
radio del Maresciallo
Badoglio"Il governo italiano,
riconosciuta la impossibilità di continuare l’impari lotta contro la
soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e
più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al generale
Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La
richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro
le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in
ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi di qualsiasi
altra provenienza".
Quando alle 19,45 terminò
l'annuncio radio, registrato un'ora prima, i tedeschi sapevano già
cosa fare. Alle 20,20 tutti i reparti tedeschi mossero dalle loro basi per occupare
punti strategici e nodi stradali. In particolare ai tedeschi serviva una
grossa carrozzabile verso il Nord ed in particolare quella che
attraversava il Tevere sul ponte della Magliana, aperta a tutte le
evenienze. Cosi pensavamo attribuendo ai tedeschi l'intenzione o di
ritirarsi o di bypassare Roma per continuare a rifornire il fronte che
diventerà famoso col nome di Cassino. Il settore, un arco molto ampio
(vedi piantina in alto) era tenuto dalla Divisione Granatieri di Sardegna con 13
capisaldi. Nelle prime ore del giorno 9
quando ormai era chiaro che lo sbarco anziché sopra Roma era a Salerno, la carrozzabile era necessaria per far transitare
rinforzi in senso contrario, Nord Sud.
Il caposaldo 5 che teneva il ponte della Magliana e tutti
gli altri ad uno ad uno cedettero. Il Ponte della Magliana qui
narrato non esiste più poiché già all'epoca era in progetto il nuovo
ponte. Si trattava quindi di un vecchio ponte in metallo, smontato da
altro sito, con una campata centrale apribile per il passaggio di
vaporetti. Il ponte sede del caposaldo n.5 è il primo ad essere
assalito. Perso e riconquistato più volte si arrende alle 7 del mattino
del 9. L'intervento del Reggimento Montebello dell'Ariete trasferito dall'Olgiata valse a riequilibrare
per un momento le
sorti e a rioccupare con il potente 600° gruppo semoventi del 235° artiglieria Ariete
(Capitano Incannamorte) il caposaldo 5 (questi due reparti erano stati
distaccati dall'Ariete che si trovava proiettata verso la Tiburtina
(inutilizzata) per coprire la fuga del Re: ma il re non era scappato con
la complicità dei tedeschi?).
A nord di Roma una
colonna tedesca puntò invece su Civitavecchia senza incontrare resistenza ed il
resto della 3pzg. si scontrò coi cavalleggeri del Lucca e del Vittorio
Emanuele dell'Ariete senza peraltro prevalere. Alle 5,15 del mattino
arrivò la conferma di spostare l'Ariete a Tivoli, a Est. A sera anche
le restanti divisioni a Nord di Roma lasciarono alcuni capisaldi con
destinazione Tivoli: a che pro?. La sera del 9 si concludeva con un nulla di fatto e un
gran nervosismo in campo italiano, per l'incomprensione delle manovre ed
per la possibilità che a sud di Roma i reparti del 4° carristi,
della P.A.I, dei Granatieri alla lunga non sarebbero stati in grado di
resistere all'attacco dei paracadutisti tedeschi. Il 10 mattina i tedeschi tornano
ad avanzare nella zona della piramide Cestia -Eur investendo Porta S.
Paolo, il piazzale Ostiense, Porta S. Sebastiano. Questa volta hanno la
meglio. Gli italiani ormai si ritirano verso il centro
città e sulla passeggiata archeologica ormai al Colosseo avvengono gli
ultimi scontri prima del cessate il fuoco delle 16. Alle 10,45 era
arrivato l'ordine alle divisioni corazzate e motorizzate di fare
dietrofront e tornare a Roma.
Passando a Sud di Roma attraverso Ciampino e Centocelle i tedeschi
sarebbero stati presi di spalle. Alle 19 davanti agli aeroporti gli
italiani trovano gli 88 tedeschi e il battaglione ADRA (arditi aeronautica
italiana) rimasto con loro. A Frascati intanto si era già trattata la
resa dalle 16 del pomeriggio e dopo i primi scontri davanti agli aeroporti
arriva l'ordine di sospendere il fuoco in attesa di ulteriori notizie. Il
18° REC bersaglieri inquadrato dalla mattina nell'Ariete riceve alle 17
gli stessi ordini e le stesse minacce fatte all'Ariete da foglietti
lanciati da un aereo. Ritiratosi a Settecamini subisce
un attacco da parte di Junkers e la mattina del 11, ferito il comandante,
il reparto si disperde.
Dopo la proclamazione di Roma città aperta, Monterotondo è
ancora sede dello S.M. Esercito (Centro
Marte). Mentre il paese impazzisce
di gioia all'annuncio dell'armistizio i tedeschi decidono di lanciare un
attacco dal cielo; all’alba del 9, cinquanta junker 52 sorvolano il paese e
lanciano 800 diavoli verdi agli ordini del Maggiore Gerike, con
l’intento di arrestare il Generale Roatta e gli alti vertici,
fuggiti invece nottetempo.
I paracadutisti tedeschi seminano morte e terrore. La resistenza presso l’Osteria
del Grillo, la Stazione e il Municipio è strenua. Vi
partecipano alcuni reparti delle divisioni Piave e Re insieme a numerosi
civili armati con doppiette da caccia e mitra presi ai
caduti. Il 10 settembre i tedeschi, vista l’inutilità di un simile massacro
(per una cosa che non c'è più e -sembra strano- per l'impossibilità di
ricevere rinforzi) chiedono la resa
(loro) che viene concessa con l’onore delle armi. Avevano lasciato a
terra 300 uomini il doppio dei nostri e il triplo di quanto lasceranno a
Roma !!!. |
Lo storico Zangrandi ha proposto la tesi che Badoglio
abbia venduto Mussolini a Kesselring in cambio della possibilità di
fuggire indisturbato al sud col re: Badoglio avrebbe potuto infatti,
secondo Zangrandi, portare con sé Mussolini per consegnarlo veramente agli
alleati, come prescrivevano le condizioni dell'armistizio, dato che
Campo Imperatore (dove il Duce era detenuto) distava solo pochi
chilometri dalla statale che il corteo dei fuggiaschi percorse per
raggiungere l'Adriatico. L'ipotesi di questo "baratto" non è suffragata
da alcuna prova documentale, ma è storicamente accettabile:
Kesselring
sapeva che le guardie del Duce avevano l'ordine di non lasciarlo cadere
vivo nelle mani tedesche, e si rese forse conto dei problemi che avrebbe
avuto se Mussolini fosse stato ucciso sul Gran Sasso, e perciò è
possibile che abbia avuto la convenienza di accettare tale "accordo". Zangrandi in più fa notare, ad avvalorare la sua tesi, che la mattina
del 9 settembre le diciotto strade che si dipartono da Roma furono tutte
bloccate dalla Wehrmacht, ad eccezione di una, la Tiburtina,
sulla quale si avviarono il re e il suo seguito, e che inoltre tutto
l'itinerario (da Roma a Tivoli, Avezzano, Chieti, Pescara, Ortona al
Mare) fu tenuto sgombro dal traffico militare pesante, e che ad ogni
posto di blocco tedesco (come conferma lo stesso generale Puntoni) non
vi fu "nessuna difficoltà per il nostro passaggio", e che infine un
aereo tedesco seguì dall'alto il percorso della Corvetta Baionetta fino
a Brindisi (ed era uno Junker 88 da bombardamento in picchiata...).
"passando davanti ai paesi della costa - ricorda il principe Umberto
- si chiedeva per radio se ospitavano truppe tedesche: Manfredonia,
Barletta, Bari e Monopoli risposero di sì, Brindisi infine rispose di
no, c'era solo un presidio della Regia Marina". Fu a Brindisi dunque
che il re e il suo seguito giunsero, terminando quella "fuga ingloriosa" che doveva concludere per sempre il mito di Casa
Savoia. |
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Organico e mezzi (dopo lo
scorporo del LXVII): 1.026
uomini, 10 smv, 51 carri L6/40, 24 autoblindo, 161 moto, 50 camion.
COMANDO e Cp. Comando
LXVIII
(68°) Battaglione Cp. Comando (+1 pl blindo)
1 a cp Blindata Ab41 (su 4 plotoni 24 mz)
2 a “ Carri L 6/40 ((su 4 plotoni 26 mz)
3 a cp Carri L 6/40 (26)
4 a “ Motociclisti (161)
LXIX
(69°) Battaglione Cp. Comando
5 a cp semoventi 47/32 (2 pl.10 mz)
6 a “ autocarrata 4 pl 20mm contraerea |
18°R.e.co. Bersaglieri
Alla sinistra di Castellano (abito scuro) Franco Montanari, di madre
americana, cugino di Badoglio. Il fratello e la sorella si erano naturalizzati
Usa
Il 18° reggimento
esplorante corazzato bersaglieri
(oro al Piave di Fagarè
Nov. 17-Lug.18 del vecchio 18°) s'era di nuovo formato nel 1935, per rimpiazzare nei ranghi del R.Esercito il 3°
destinato alla campagna d’Etiopia. Alla fine della campagna
il 18° venne di nuovo sciolto. Il 18° coi suoi battaglioni originari
67-68-69 si ricostituì in Siena nel deposito del 5° il 1 febbraio 1942
in versione alleggerita di Reparto
Esplorante
Corazzato perdendo in seguito il LXVII inviato in Russia.
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/42/67corazzato18reco.htm
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Nel gennaio 1943 quello che restava
del 18° fu trasferito nel sud della Francia nei dintorni di Tolone in
vista di possibili sbarchi nemici alle dipendenze del XXII c.d.a. col
supporto del 372° gruppo di artiglieria da 149/19. Dopo i fatti del 25
luglio 43 fu fatto rientrare a Torino per essere inserito nell’organico
della Divisione Corazzata Centauro II ex legionaria CCNN M. Gia prima aveva avuto l’organico
decurtato della 1° cp blindata che era andata a rinforzare come 7 a cp (delVII
C.D.A) il 10° Raggruppamento Celere Bersaglieri in Corsica. L’8/9 il reggimento era in viaggio di trasferimento su
più treni treni verso il Lazio. Un treno era già alle porte di
Roma quando venne dato l'annuncio dell'armistizio. Il treno fermato a
Firenze (metà della 3 cp carri L 6, la 4a moto e il LXIX battaglione) si
scontra con reparti tedeschi sulla strada del passo della Futa. Il treno su
cui viaggiavano la compagnia comando reggimentale e i servizi sbarcarono
a Bassano in Teverina presso Orte il pomeriggio dell'8 ricongiungendosi
agli altri a Settecamini.
I reparti in Roma nella notte del 9 sbarrarono
l'accesso da Tivoli scontrandosi coi tedeschi nella mattinata del 10.
Quello che era arrivato del 18° REC bersaglieri entrò a far parte,
dalla mattina del 10, della divisione Ariete II del
generale Raffaele Cadorna (la divisione Ariete aveva perso il R.e.co Montebello andato a rinforzare i granatieri). Nel pomeriggio con altri elementi della divisione
attaccarono i tedeschi a Porta S. Sebastiano, S. Paolo e alla
passeggiata Archeologica. Alle 17 il 18° Rec riceve gli stessi ordini e minacce
fatte all'Ariete (foglietti lanciati da aereo)
che diceva essere in atto dalle 16 un accordo di cessate il
fuoco. Ritiratosi a Settecamini subisce un attacco aereo da parte di JU87
e la mattina del 11, col comandante ferito, il reparto si disperde dopo
aver sabotato i mezzi. |
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DIVISIONE CORAZZATA LEGIONARIA CENTAURO
Erano mesi (1943) che lo Stato Maggiore Esercito
cercava di togliere dal territorio metropolitano le camicie nere, anche
le più scadenti, ma specialmente quelle nelle vicinanze di Roma. Mentre
c’era una guerra dichiarata quella che preoccupava di più era quella
interna. Tutte le loro brighe avevano portato all’unico risultato della
costituzione di una divisione corazzata sul modello delle Waffen SS,
armata per giunta dai tedeschi a pochi chilometri da Roma. Quando le
esercitazioni a fuoco diedero la misura della efficienza a cui era
giunto l’addestramento, il panico si diffuse negli alti vertici militari
a Roma. Panico che interessava comunque in maniera maggiore i
cospiratori fascisti del 25 luglio che si stavano preparando. Lo SME da
parte sua non poteva far altro che disporne strategicamente, si
escludeva la Sicilia data per persa, in funzione antisbarco da qualche
parte. Quella parte venne individuata nella penisola Salentina (Lecce),
sufficientemente lontana da Roma e in posizione privilegiata per
assistere a uno sbarco. La Centauro doveva lasciare le proprie posizioni
intorno a Bracciano alla Ariete II. Il 25 luglio però la Centauro era
ancora li. Un gruppo Ariete si era però già dislocato anticipatamente
(la Storta a mezza strada fra Campagnano e la Capitale) fra Centauro e
Roma. Il mattino del 25 come già detto i reparti delle Camicie Nere non
si mossero per ordine di Galbiati Capo di S.M. della Milizia. Quando
Badoglio annunciò "la guerra continua" gli unici cambiamenti alla
Centauro furono la sostituzione di Lusana col genero del Re Calvi di
Bergolo che assumeva dal 27 il comando. Del fatto che la Centauro poteva
rovesciare le decisioni del 25 Luglio e aprire una guerra civile ne
abbiamo pure detto. Il comportamento tenuto e la nuova situazione
venutasi a creare cassarono l’ordine di trasferimento in Puglia per una
nuova destinazione: Bagni di Tivoli. Il fatto che i legionari si fossero
messi a cantare qualche canzonaccia, tipica da Marcia su Roma, diffuse
il panico. Fu un susseguirsi di generali, pallidi per l'emozione che
giungevano al Comando Divisione chiedendo angosciati se fosse in atto
una ribellione. Furono rassicurati e rifocillati, ma il timore di un
pericolo rimase e fece decidere allo S.M. una variante al percorso delle
colonne, deviandole per Castel Giubileo, giacché sembrava rischioso far
traversare Roma dalle CC.NN., soprattutto dal Gruppo dei carri armati
Leonessa.
Dopo il 25 luglio 1943 la Divisione fu ridenominata Divisione Corazzata Legionaria "CENTAURO"
(qualcuno la numera col 136 al posto del 134 che nessuno s'era ricordato appartenere alla GGFF che non aveva mai visto la luce come divisione corazzata). Le
camicie nere, tolti i fasci dal bavero, erano tutte su un reggimento
tradizionale di fanteria su tre battaglioni (3 cp cd), i carri tedeschi
nel Gruppo Leonessa su tre compagnie (si parla poi anche di un
battaglione XIX Carri M, costituito in data 01 settembre 1943) e
l’artiglieria del Valle Scrivia.
A questi reparti si doveva aggiungere
come Reco esplorante il 18° Bersaglieri
che non pervenne mai nei ranghi,
a causa degli eventi, finendo aggregato alla Ariete II. Nei giorni
dell’Armistizio la Centauro rimase immobile giocando su entrambi i
fronti. I tedeschi la temevano perchè aveva armi tedesche, gli italiani
per lo stesso motivo. Checchè ne dicano molti storici c’e ne era a
sufficienza per sgombrare i tedeschi da Roma (il
giallo delle forze o della Difesa di Roma)
e permettere un aviosbarco Alleato che si sarebbe
alimentato di mezzi e armamenti dagli aeroporti.
Il giorno 9, mancando
Carboni del CAM, Calvi di Bergolo il più anziano in servizio e l’unico
che aveva in quel momento rapporti coi tedeschi aprì un tavolo di
cessate il fuoco. Il ritorno di Carboni non cambiò nulla se non in
termini di condizioni, condizioni che per i tedeschi valevano carta
straccia come qualsiasi accordo (vedi Roma città aperta). Il 16 settembre 1943 - Divisione ancora
in armi - il Comando tedesco chiese la restituzione dei carri armati e
di quasi tutto l'armamento pesante per destinarlo al fronte di Salerno.
Risolto l’11 il problema di Roma i tedeschi ebbero modo di
scatenare la controffensiva che per poco non ricaccia a
mare gli alleati il 12 a Salerno. Il 21 settembre 1943 ufficiali e legionari alla
Caserma "Mussolini" di Roma decisero la ricostituzione della "Leonessa"
come Gruppo Corazzato con mezzi italiani. |
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SBARCO ALLEATO IN PUGLIA - LA LIBERAZIONE DI TARANTO E
BRINDISI
Delle progettate operazioni alleate che dovevano accompagnare la
proclamazione dell’armistizio (8/9/43) praticamente solo una andò in
porto; quella di Salerno. Roma fu cancellata e Taranto ridimensionata a
favore dell’altra. Fortuna volle che i Tedeschi non avevano in Puglia
forze sufficienti e sufficientemente pronte a parare una rivolta
italiana come in pratica avvenne. Agli alleati non rimase che scendere
su terre già liberate cosa che non accadrà più nel prosieguo della
guerra.
Dal Diario di S. Bombardini: La difesa di Bari -
Nei giorni seguenti (all'8 settembre) non vedemmo altri soldati italiani
(ma neanche tedeschi). Il 10 una colonna della Goering, in ritirata
dalla Calabria si diresse verso Bari, per transito, e venne fermata ai
posti di blocco per trattare ... Infine anche quella minaccia fu risolta
e noi la scortammo in moto fino a nord di Bari. Dal 13 al 16 i miei
ricordi si fanno personali (fuori dalla cronologia storica) perché fui
mandato ad istituire un caposaldo lungo la ferrovia. Infatti dal nord
arrivavano treni pieni di fuggiaschi, soldati disarmati. Ci salutavano
alle porte di Bari con degli evviva. A turno mandavo in avanscoperta un
bersagliere che appoggiava le orecchie ai binari per preannunziare un
treno in arrivo (L'ordine era di far saltare la linea in caso di treno
ostile). Se il treno era illuminato di notte non dovevamo usare le
bombe. La prima notte ne passarono altri 6 tutti illuminati, così pure
il 14,15,16 settembre e poi tutto si fermò, perché l'Italia era già
divisa in due. ndr: I tedeschi non avevano probabilmente ancora
inquadrato bene la situazione, lasciandosi sfuggire materiale
ferroviario che transitava regolarmente lungo la costa, e dall'interno
sulla unica linea presente e su quella che doveva essere una ideale
linea del fuoco o di difesa.
Quella di Taranto, base navale, non era neanche una operazione ma un
semplice appunto: lancio della 1a aviotrasportata. Di aeromobili però
non ce ne erano così vennero messe a disposizione 4 navi con uno
sminatore (Abdiel). Scortavano questo piccolo convoglio l’ USS Boise due
navi da battaglia HMS Howe and HMS King George V con sei caccia. Non era
per il pericolo in se che c’era questa scorta, ma per l’incertezza se le
navi italiane della base del Mar Piccolo si fossero attenute alle
disposizioni armistiziali. A conti fatti le uniche forze attive tedesche
erano 3 battaglioni di parà della 1a divisione (Richard Heidrich, the
division's commander). I tedeschi non intendevano fare le barricate a
Taranto sotto i colpi delle corazzate ma solo ritardare lo sbarco e
proteggere il più possibile le basi aeree (Gioia del Colle in primis).
Risultato a Taranto non c’era nessun comitato d’accoglienza. L’unica
nave che saltò su una mina il giorno dopo l’Abdiel (Casualties
totaled 58 killed and 154 wounded from the 6th (Royal Welch) Parachute
Battalion, and 48 dead among Abdiel's crew..). On 11 September the
advancing 10th Parachute Battalion had a sharp encounter with rearguard
elements of the German 1st Parachute Division during which Major-General
Hopkinson, the British land commander, was mortally wounded. The only
units of the 1st Allied Airborne Division with any combat experience
were the 1st Parachute Brigade, which had fought as an independent
brigade in North Africa and in Operation Fustian during the Allied
invasion of Sicily and the 1st Airlanding Brigade which had also fought
in Sicily during Operation Ladbroke. Both brigades had suffered heavy
casualties in Sicily and were in no condition to undertake any further
assault landings. Of the division's other brigades, the 2nd and 4th
Parachute Brigades, were untried in battle. Also, the 2nd Parachute
Brigade was the only full strength unit, the 4th Parachute Brigade
having only two battalions while its third battalion was still forming
in Palestine.
A sbarco navale riuscito altre due divisioni sarebbero arrivate a dar
man forte (78th Infantry Division in Sicily and the 8th Indian Infantry
Division in the Middle East che arriveranno il 22 /23 ). La 1st Allied
Airborne Division venne spaccata in due con prevalenza di mezzi sul
primo convoglio onde evitare danni ai combattenti per eventuali reazioni italiane ad Armistizio pendente (The ships departed at 17:00 on 8
September). L’appoggio aereo allo sbarco venne ad opera dei B26
americani. Come previsto la Caio Duilio e l’Andrea Doria si
allontanarono dal porto secondo le disposizioni armistiziali. Un pilota
del porto militare italiano guidò la flottiglia attraverso gli
sbarramenti minati. Nessun ferito allo sbarco (si scendeva da passerella
non su spiaggia come in Normandia). I primi uomini sbarcati costituirono
posti di blocco intono alla città per coprirsi da eventuali ritorni
tedeschi
When the two brigades were offloaded, they passed through the city
and set up defensive positions to the north. At the same time, Hopkinson
established his divisional headquarters in the Albergo Europa Hotel and
accepted the Italian surrender from the military governor. At a
roadblock beside the town of Castellaneta, Hopkinson was hit by a burst
of German machine gun fire while observing the 10th Parachute
Battalion's attack. He died of his wounds the following day. Hopkinson
was replaced by Brigadier Ernest Down, previously the commander of the
2nd Parachute Brigade.
Il convoglio ritornò indietro per recuperare il resto della divisione. I
reparti man mano che uscivano verso nord trovavano italiani accoglienti
e pochi tedeschi in agguato. In 48 ore raggiunsero Brindisi poi Bari
(22) quando il contingente fu abbastanza forte da non essere ributtato a
mare. L’11 settembre presero contatto a Ovest coi Canadesi che
risalivano
dalla Calabria. Solo un aeroporto era rimasto indenne ed era quello di Gioia del Colle che verrà preso il 16.
The Germans fought with great determination in the
ensuing battle for Castellaneta, which finally fell to the British
Airborne forces on the 12th September. The next objective for the 4th
Parachute Brigade, was the capture of Gioia del Colle and its airfield -
the importance of which was fast increasing as it was urgently required
as a fighter base to cover the Salerno landings. The Brigadier ordered a
fighting patrol to push forward and determine if possible, the strength
of the German defensive positions at Gioia del Colle. 'B' Company, 10th
Para, which included Myles Henry, was selected and at 1930 hours on 15th
September, 'B' Company left the Battalion area to drive to Gioia, a
point three miles to the east. After a compass march in pitch darkness,
the patrol moved into position on the outskirts of Gioia del Colle at
dawn, taking the German sentries completely by surprise. But the
surprise was short-lived and there then ensued a fierce five-hour
pitched battle with the now alerted German Paratroopers...Dismayed by
the aggressive nature of the patrol, the Germans, despite superior
numbers, withdrew on the night of 16/17th September.
L'aeroporto di Grottaglie di Taranto verrà attivato anch'esso per i
bombardieri a lunga distanza che potevano spingersi fino al Nord prima
che fosse preso e attivato il grande complesso (più aeroporti) di Foggia
dal quale raggiungere anche la Germania meridionale. Tutte le
operazioni da quel momento hanno uno stop presumendo da parte tedesca un
contrattacco che non ci sarà. LIBERAZIONE
DI BARI AD OPERA DEGLI ITALIANI http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/43/bari.htm
http://www.ask.com/wiki/Triolo_Airfield Foggia |
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