LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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9 SETTEMBRE 1943

LA LIBERAZIONE DELLA PUGLIA

IL REGNO DEL SUD E LA RICOSTITUZIONE DEL REGIO ESERCITO

 

DIFESA DEL PORTO DI BARI -

Generale Nicola Bellomo
Nato a Bari il 2 febbraio 1881 -fucilato dagli inglesi l’11 settembre 1945

Gen. Bellomo

 

LI bersaglieri A.U.C. ALLIEVI UFFICIALI DI COMPLEMENTO

Il 5 luglio 1943 il LI battaglione bersaglieri AUC si trasferiva dalla sede di Marostica (VI) all'aeroporto di Bari Palese dove avrebbe dovuto compiere un servizio di vigilanza. Accampato, prima in un uliveto poi in una scuola di Bitonto, il LI disimpegna i compiti assegnatigli fino all'inizio della sessione d'esami per la promozione a sergente (passaggio intermedio del corso ufficiali) fissata al 6 settembre. L'annuncio dell'armistizio coglie il reparto ben schierato (più che una scuola era uno stage) e protetto da eventuali colpi di mano d'unità minori tedesche. Gli esami continuano fino alle 13 del 9 quando giunge una richiesta d'aiuto da Bari. Il mattino del 9 erano penetrati nel porto di Bari circa 300 guastatori tedeschi per demolire le banchine e il naviglio inutilizzabile attraccato. Il generale Nicola Bellomo, ufficiale richiamato per la ristrutturazione dei quadri della soppressa Milizia (sarà fucilato 3 anni dopo con un processo farsa da parte inglese per l'uccisione di un prigioniero, vedi a lato), radunati alcuni legionari e uomini dei depositi del 139° e 48° fanteria accerchia la zona del porto iniziando un conflitto a fuoco coi tedeschi. Fra gli obiettivi dei tedeschi anche le comunicazioni e quindi la Posta che si difende da sola.

“Pietro De Caprio, allora telegrafista ventenne: «Improvvisamente ci chiamano giù per armarci. L'unica arma in dotazione era il fucile modello 91. Abbiamo prelevato i fucili dalla rastrelliera e ci siamo appostati alle finestre e sul terrazzo».«Quello stesso giorno - è il racconto di Vito Mastrogiovanni, che lavorava ai telefoni di Stato - i funzionari dell'Ovra (gli 007 fascisti, mantenuti in servizio da Badoglio, ndr) mi hanno chiesto di aiutarli a bruciare tutti i documenti delle intercettazioni telefoniche, per evitare che cadessero o in mani tedesche o alleate».

Il generale Nicola Bellomo guida personalmente la riconquista del porto, rimanendo ferito, tra le ore 13.45 e le 14.15. Conduce all'assalto 2 ufficiali, 15 finanzieri, 5 marinai, un piccolo distaccamento del genio e 40 ex camicie nere. Al secondo assalto, tra le 15.00 e le 16.15, si uniscono altri genieri, fanti, metropolitani, un civile portuale e altre camicie nere. Alle 17, quando il LI arriva al porto, i tedeschi sono già coscienti della loro inferiorità e dell'impossibilità della fuga. Il ten. Moiso decorato di Croce di Ferro germanica in Africa settentrionale (già ufficiale al VIII battaglione bersaglieri blindato) conduce le trattative coi paracadutisti (i diavoli verdi del Flieger Korps) fino alla loro capitolazione. I tedeschi conservano le armi e sarà loro lasciata una via di fuga verso Nord per ricongiungersi ai reparti in ritirata. Dal 9 a Taranto ha inizio lo sbarco della 1 div. aerotrasportata americana. Dal 12 al 18 il battaglione AUC si scontra coi tedeschi a Nord di Bari (12 S.Spirito, 13-16 Trani, 18 Cassano delle Murge). Barletta http://www.resistenzabarletta.it/8 settembre 1943 - l'armistizio a Barletta.PDF    http://www.dalvolturnoacassino.it/LI/DOC/La_liberazione_di_Bari.pdf

Dal Diario di Sanzio Bombardini: La difesa di Bari

Sbarco Taranto

 

Nei giorni seguenti (all'8 settembre) non vedemmo altri soldati italiani (ma neanche tedeschi). Il 10 una  colonna della Goering, in ritirata dalla Calabria si diresse verso Bari, per transito, e venne fermata ai posti di blocco per trattare oltre che del passaggio delle armi pesanti sequestrate ai tedeschi i giorni prima...  Infine anche quella minaccia fu risolta e noi la scortammo in moto fino a nord di Bari. Dal 13 al 16 i miei ricordi si fanno personali (fuori dalla cronologia storica) perché  fui mandato ad istituire un caposaldo lungo la ferrovia. Infatti dal nord arrivavano treni pieni di fuggiaschi, soldati disarmati (ndr. e forse già in borghese). Ci salutavano alle porte di Bari con degli evviva. A turno mandavo in avanscoperta un bersagliere che appoggiava le orecchie ai binari per preannunziare un treno in arrivo (L'ordine era di far saltare la linea in caso di treno ostile). Se il treno era illuminato di notte non dovevamo usare le bombe. La prima notte ne passarono altri 6 tutti illuminati, così pure il 14,15,16 settembre e poi tutto si fermò, perchè l'Italia era già divisa in due

ndr: I tedeschi non avevano probabilmente ancora inquadrato bene la situazione, lasciandosi sfuggire materiale ferroviario che transitava regolarmente lungo la costa, e dall'interno sulla unica linea presente e su quella che doveva essere una ideale linea del fuoco o di difesa, che non esisteva ancora: dopo non succederà più. Negli stessi giorni da Roma verso il nord i treni circolavano, in condizioni di guerra, e solo le stazioni venivano presidiate per prelevare militari che finivano nei campi da lavoro (in Germania)

Generale Nicola Bellomo: Ufficiale di carriera, nel febbraio del 1941 (all'età di 60 anni) era stato richiamato dalla riserva e distaccato alla difesa territoriale di Bari. Dopo il 25 luglio 1943 a Bellomo fu affidato l’incarico di riassorbire nei quadri locali dell’esercito i membri delle varie milizie. Stava per completare questo lavoro, quando sopravvenne l’armistizio. Fu in questo frangente che il generale (uno dei rari alti ufficiali italiani che si distinsero in questo senso), si rese protagonista di una pronta ed efficace azione contro i tedeschi. Di fronte alla totale inerzia del generale Caruso che, in quanto comandante del presidio, era stato inutilmente sollecitato dagli antifascisti baresi perché prendesse almeno iniziative difensive nei confronti delle truppe germaniche, fu Bellomo che, alla testa di un gruppo di portuali e di pochi soldati delle varie armi, attaccò i tedeschi. Questi, con un colpo di mano, erano già riusciti ad affondare due piroscafi alla fonda e ad impadronirsi di due batterie contraeree. Dopo un pomeriggio di scontri, il generale Bellomo (che rimase ferito nei combattimenti) e i suoi uomini, ottennero la resa dei tedeschi. Li consegnarono al comando di presidio, che si premurò di rimetterli in libertà… Fu, in ogni modo, grazie all’iniziativa di Bellomo che Bari poté presentarsi agli Alleati,  sgombra da truppe tedesche. Per tutta riconoscenza, quattro mesi dopo, gli inglesi arrestarono Bellomo. Il generale era accusato d’essere responsabile della morte di un ufficiale inglese prigioniero e del ferimento di un altro ufficiale britannico, durante un tentativo di fuga avvenuto nel novembre del 1941 dal campo di prigionia di Torre Tresca. Bellomo, che si proclamava estraneo al fatto, non ebbe in sostanza modo di difendersi. Condannato a morte nel luglio del 1945, il generale rifiutò di chiedere la grazia. Lasciò una sorta di testamento, nel quale auspicava un nuovo processo, ed affrontò serenamente il plotone d’esecuzione.  

 

LA DIFESA DELLA COSTA DI BRINDISI

Alla data dell'armistizio la 210ª Divisione Costiera, comandata dal generale Raffaele Colonna, e con a capo di S.M. il maggiore Biagio Nini, aveva la responsabilità della difesa del tratto di costa (circa 325 km.) compreso tra Brindisi e Porto Cesareo. Il mattino dell'8 settembre (prima dell’annuncio dell’armistizio) il Comandante la Divisione emana l'ordine di modificare lo schieramento, di ridurre le forze sulla costa concentrando i reparti verso l'interno. Alle ore 20.00 quando la radio trasmette l'annunzio dell'armistizio il Comandante la Divisione, agendo di iniziativa, impartisce disposizioni affinché sia mantenuta la massima disciplina (s’erano sparse voci che si andava a casa) e perché gli ufficiali e la truppa si tengano pronti a qualsiasi evenienza. Il 9 settembre alle ore 09.00 il generale Ranza, Comandante la IV Squadra Aerea (Bari), manifesta il timore che i tedeschi vogliano distruggere con mine la pista. Il Comandante la Divisione ordina che tale atto di sabotaggio sia impedito ad ogni costo ed invia sul posto il Vice Comandante, generale Vannini, con alcuni reparti. L'atteggiamento deciso consiglia i tedeschi di venire a trattative e la pista rimane intatta. I tedeschi si ritirano verso nord. Ancora il 9 settembre ad Aradeo, in provincia di Lecce, un convoglio ferroviario tedesco con carico di munizioni viene fermato e la scorta fatta prigioniera. Il giorno 11 settembre giunge finalmente un ordine chiaro e conciso: "Ordine Comando Supremo tedeschi nemici. Il Comandante la Divisione dirama allora una circolare nella quale si dispone che i reparti debbono ora "abbandonare la mentalità di costieri per assumere quella di reparti mobili... e che... nel tempo breve assumano lo spirito di compagine e raggiungano quelle forme che debbono animare i reparti d'attacco... occorre insomma dare il tono soldatesco al nostri fanti che per lunghi anni sono stati isolati sulla costa in un compito non certo meno oneroso, ma che ha determinato attitudini ed atteggiamenti statici". Il 14 settembre la Divisione, il cui Comando si trasferisce da Monteroni ad Oria, ha il compito di sorvegliare la linea Montemesola-Francavilla Fontana-Latiano-Mesagne, lasciando due battaglioni a presidio dei porti di Gallipoli ed Otranto. Da questo momento in poi Brindisi diviene sede di casa Reale e tutte le forze sono indirizzate alla difesa della nuova capitale virtuale. http://www.dalvolturnoacassino.it/LI/DOC/Diario_LI.pdf  51° auc.
 

Il bottino dei tedeschi (da associazione naz. partigiani d'Italia)

     
In una nota del suo libro "Italy Betrayed", uscito a New York nel 1966, Peter Tompkins (all’epoca dell’occupazione, capo del servizio di spionaggio OSS a Roma), ha scritto: "Dopo una lunga e accurata ricerca sulle circostanze relative all’arresto di Bellomo, Zangrandi è stato in grado di documentare come la corte britannica fosse stata tratta in inganno (gli sarebbero state messe in mano prove false) da Badoglio e da agenti monarchici che volevano favorire la fucilazione di Bellomo. Essendo l’unico generale italiano che di propria iniziativa combatté i tedeschi e mantenne la città di Bari fino all’arrivo degli Alleati, rappresentava una minaccia per il Re e per Badoglio !!!, perché rivelava al mondo lo squallore del loro tradimento. Badoglio sarà anche stato subdolo, ma non riusciva certo a battere gli inglesi nella loro specialità. Di stupidaggini dei servizi segreti americani non se ne sentiva la mancanza.

Umberto e il Gen. Infante, suo aiutante

  La dissoluzione dell'esercito italiano, dovuta alla mancanza di disposizioni precise da parte degli alti comandi militari, consentì ai tedeschi di impadronirsi di gran parte degli armamenti del regio esercito.
Ecco una prima sintesi del bottino fatto dai tedeschi subito dopo l'8 settembre: Fucili, 1.265.660; mitragliatrici, 38.383; pezzi d'artiglieria di vario calibro, 9.988; carri armati, 970; automezzi, 15.500; Aerei (compresi quelli in riparazione), 4.553; Torpediniere e Cacciatorpediniere, 10; Naviglio minore, 51 unità; Vestiario per numero di capi, 500.000; Cavalli e Muli, 67.600; carburane per veicoli a motore, metri cubi 123.114. Si tratta di un inventano parziale e riguardante le voci principali. Si devono aggiungere tutte le armi, i mezzi, le munizioni gli equipaggiamenti “recuperati” dalle 51 Divisioni “sicuramente” disarmate e dalle 29 “probabilmente disarmate”, come recita il “Rapporto del Capo di Stato Maggiore della Wehrmacht” generale Alfred Jodl. Delle tante cose sensate che si trovano spesso nel sito Romacivica anpi i dati sopra e sottostanti vanno presi col beneficio. Se avessimo avuto tanti aerei e tanti carri armati (organico di 6 divisioni corazzate) l'Italia avrebbe gettato a  mare inglesi, americani e tedeschi, tutti assieme, da tempo.
Il Comando Superiore del Sud (d'Italia) germanico segnalò tra i materiali di preda bellica 40.000 tonnellate di munizioni, 13.400 tonnellate di esplosivi, 24.500 tonnellate di materiali del genio, 50.000 tonnellate di apparati vari, 2.500 metri cubi di lubrificanti per motori, 12.119 tonnellate di prodotti chimici, 1.600 tonnellate di metalli non ferrosi oltre a svariate migliaia di tonnellate di materiali sanitari, vestiari, viveri, pellami. .... Il comando Gruppo Armate germaniche in Italia, segnalò inoltre il reperimento dei seguenti materiali bellici, da aggiungersi a quelli sopra indicati: 55.409 colpi per i vari pezzi di artiglieria, 64.897 bombe per mortai, 3.659.275 colpi per armi portatili e mitragliatrici, 17.735 bombe a mano, 5 tonnellate di mine. Da parte sua la 1a Divisione da montagna tedesca comunicò di aver catturato, prima dell'attacco a Corfù, 154 pezzi di artiglieria, 750 mitragliatrici, 98 mortai, 770 auto- mezzi, 98.900 proietti per artiglierie. 170.000 le tonnellate di stazza lorda delle navi mercantili prese agli italiani in Egeo. (per quanto riguarda i materiali chimici, lubrificanti etc.. erano gli stessi che i tedeschi inviavano in Italia a scadenza regolare quindi li conoscevano bene)
Nel totale dei materiali bellici di cui i tedeschi si impadronirono dopo il dissolvimento del regio esercito, vi furono 1.173 cannoni controcarro, 1.581 pezzi contraerei, ben 8.736 mortai, 333.069.000 sigari e sigarette, 672.000 giubbe a vento, 783.000 farsetti a maglia, 592.100 paia di pantaloni, 2.064.100 camicie, 3.388.200 paia di scarpe, 5.251.500 paia di calze. E, ancora, 14.000 treni di pneumatici, 140.000 rotoli di filo spinato, etc. Il tutto in depositi e magazzini. Nel totale delle mitragliatrici italiane di preda bellica, i tedeschi ne rinvennero più di diecimila nuove, ben disposte nei depositi.

 

ATTRAVERSARE L'ADRIATICO PER METTERSI IN SALVO

Nei prossimi capitoli parlerò sempre più spesso di reparti grandi e piccoli che riescono a sganciarsi da zone della Jugoslavia, prima che i tedeschi possano chiudano le porte. Non era possibile far questo se non con la più o meno tacita approvazione dei partigiani di Tito o della popolazione cvile. Raccontano alcuni testimoni che chi si mise in salvo da Spalato lo dovette a Croati con nomi italiani croatizzati, ultimo retaggio di popolazioni (regnicoli) che avevano attraversato l'adriatico dalla Puglia alla Dalmazia, dal 700 in poi, in cerca di miglior fortuna. Per esemplificare, e rendere comprensibile fatti che riguardarono anche il XXIX battaglione bersaglieri  del 4° reggimento riporto la vicenda del 106° battaglione Mitraglieri riassunta da un articolo di Ennio Zara comparso su Storia Militare

LA TRAVERSATA

.... Ai primi di settembre il 106° non usciva più dalle posizioni assegnategli perchè i partigiani, saputo della caduta di Mussolini, si erano ingrossati e la popolazione non faceva più mistero di appoggiarli. A Spalato oltre ai mitraglieri, c'erano i bersaglieri del 4° reggimento, destinato alla stessa sorte del 106°. La mattina del 9 già si presentavano delegazioni a trattare la resa in cambio della consegna delle armi di cui avevano bisogno e la possibilità a lasciare il paese, il tutto entro pochi giorni prima che i tedeschi ritornassero.  Il generale di divisione Becuzzi rifiutò la resa, poi prese il primo natante e se ne ritornò in Italia.  Il comandante della piazza Cigala Fulgosi prese l'unica decisione che gli era consentita; ritirare tutti gli uomini entro la cinta difensiva di Spalato lasciando ai partigiani le armi. La città era però alla fame e i partigiani riuscirono a rifornire gli italiani con  1 hg di riso e una pagnotta a testa al giorno. A 7 giorni dall'armistizio giunse la notizia che in Puglia si era creata una zona libera da Bari in giù e quindi l'attraversata poteva essere fattibile. 4 barconi albanesi appena giunti potevano attraversare (di notte per sicurezza) il breve tratto di mare. L'unico handicap la velocità e le condizioni meteo. L'equipaggio dei barconi venne integrato da ufficiali di marina che tracciarono la rotta e i tempi. Spalato Lagosta (Isola), Lagosta Gargano, Gargano Bari.  Il 18 sera si parte. A Lagosta, problemi coi partigiani locali che sequestrano un barcone. Sovraffollamento sui restanti. La notte successiva il mare era molto agitato e il rischio naufragio molto alto. Alle prime luci dell'alba apparve però la costa. I natanti si rifugiano in una piccola insenatura della costa alta e raccolgono notizie sugli scontri in corso sulla terraferma, all'interno. Nella notte si erano visti lampi di guerra. Ripreso il mare , che non si era calmato, all'alba del 21 settembre il convoglio venne avvistato da una vedetta inglese che stupita li scortò  in porto.

Da Istrid difesa citiamo "l'inganno reciproco".….. I britannici non si preoccuparono della ricostruzione dello Stato italiano, paghi di essersi per il momento assicurati il controllo delle sue strutture ed attività; gli americani prestarono più attenzione alla questione della ripresa della vita democratica, ma, per tutto il periodo del Regno del sud (e oltre) non uscirono dal limbo delle buone intenzioni e di vaghi propositi e finirono per dar via libera ai britannici. (il cui unico scopo era vendicarsi e fare del mediterraneo il loro mare)….nel 1950 Togliatti aveva espresso su Rinascita: "Chi è stato in Italia negli ultimi mesi del '43 e nel '44, sa che ciò che più faceva piacere agli alleati anglosassoni era che tra gli italiani si esasperasse il dibattito istituzionale, in modo che fosse impedito l'accordo, anzi fosse impedita anche solo la presa di posizione sui problemi concreti della partecipazione dell'Italia alla guerra, della ricostituzione di un Esercito nazionale, dei diritti del nostro paese come cobelligerante".

Fra le altre cose Badoglio credeva che alla successiva riunione dei Grandi l’Italia avrebbe avuto un posto come i Francesi di De Gaulle. E l’amarezza di Badoglio è tale che, dopo aver rammentato ancora una volta che La dichiarazione di cobelligerante non ha alcun significato, giacché pur combattendo al fianco vostro contro un comune nemico, siamo sempre considerati non in pace con voi. Io vi ho posto chiaramente il quesito: è nel mio governo che voi non avete fiducia ? Desiderate un altro governo ? Se la risposta è affermativa, io mi dimetto immediatamente”.

Ed il 28 settembre veniva costituito il I° Raggruppamento Motorizzato composto da unita provenienti dal 67° e  93° Fanteria, dal LI° Battaglione Auc Bersaglieri, dall’11° Rgt. Artiglieria, dal 5° battaglione controcarri  (CONTINUA LA RICOSTITUZIONE DEL REGIO ESERCITO....)

  IL REGNO DEL SUD E LA RICOSTITUZIONE DEL REGIO ESERCITO

La corvetta Baionetta che il 10 settembre attraccava al porto di Brindisi si portava dietro quello che doveva essere il nuovo vertice del paese, ma fatto un rapido conto si accorsero che mancava tutto perfino il cambio del vestiario. L’attività amministrativa del governo prese poi lentamente a funzionare. Il nuovo Governo si riunì per la prima volta nei locali della prefettura il 24 novembre facendo stampare la Gazzetta Ufficiale presso una piccola tipografia. Il re rimase confinato al castello fino a quando l’11 febbraio del ’44 la capitale fu spostata a Salerno. Ma anche la se ne accorsero in pochi del nuovo governo. Per fare la guerra a qualcuno è necessario avergliela dichiarata in modo che lui si attrezzi e decida se difendersi o arrendersi. Il concetto sembra semplice, ma provate ad applicarlo alle politiche del dopoguerra. Quando Magli chiama Von Senger und Etterlin a cena la sera dell’8 settembre a Corte (Corsica), informalmente gli consegna la sua dichiarazione di guerra, dopodichè vinca il migliore, come si diceva in questi casi. Tutti gli altri sparsi per il mediterraneo, anche se non supportati da un comando si schierarono in divisa, vis a vis (i banditi, come dicevano i tedeschi, sono quelli in borghese che ti prendono alla sprovvista quando meno te l’aspetti, ma qui almeno è dubbio sul “quando meno”). Ci tenne quindi a ribadirlo Eisenhower quando il 29 settembre 1943, chiamato Badoglio a firmare l’armistizio lungo a Malta (sulla nave “Nelson” erano presenti Badoglio, Ambrosio, Roatta, Sandalli, De Courten), gli chiese se fosse a conoscenza delle condizioni alle quali i soldati italiani erano sottoposti negli scontri coi tedeschi se fatti prigionieri, mentre il nuovo governo post armistizio (ma era sempre quello di prima) non aveva dichiarato guerra alla Germania.
«Li considerano partigiani!» risposero all’unisono Badoglio e Ambrosio,
«Quindi passibili di fucilazione?» domandò Eisenhower,
«Senza dubbio!» concluse Ambrosio.

Pertanto gli ordini n° 1023 e n° 1029 del Comando Supremo inoltrati a Gandin quindici giorni prima dalla città pugliese avevano condannato la "Acqui" a subire la rappresaglia della Wehrmacht. Il primo atto politico del governo del Sud, insediato a Brindisi, fu quindi la dichiarazione di guerra alla Germania. Il re e Badoglio speravano che con tale gesto l'Italia avrebbe potuto evitare le clausole severe della resa incondizionata e magari ottenere la qualifica di alleata. Speranza vana: gli Alleati accettarono la partecipazione dell'Italia alla guerra come semplice cobelligerante. Era il 13 ottobre 1943. In questo lasso di tempo di un mese secondo il diritto internazionale tutti i soldati che avevano preso le armi contro i tedeschi vennero da questi considerati partigiani con le obbiettive conseguenze che sappiamo.

Conferenza di Mosca (30 ottobre) fino a quando il governo d’Italia non potrà includere gli articolati gruppi politici dell’antifascismo, gli elementi liberali dentro la sua composizione, non sarà possibile per alcun Capo di Governo organizzare la conduzione della guerra su tale larga scala nazionale come lo status di alleato potrebbe richiedere”.

Il 3 aprile 1944 Badoglio assicura Roosevelt che “l’Italia è alla vigilia di un avvenimento siffatto. Spero, cioè, tra brevissimo, di presentare al Paese, dopo le molte vicende recenti, un Governo veramente nazionale, che includa nella sua compagine i rappresentanti di tutti i grandi partiti organizzati …

Il 18 giugno 1944 con Roma libera nascerà il primo governo del CLN presieduto da Ivanoe Bonomi che getterà le fondamenta della nuova Italia democratica e repubblicana. Con la liberazione di Roma la corona d'Italia passa in luogotenenza all’erede al trono Umberto II (le condizioni dell'armistizio avevano privato il Re del potere statutario e della sovranità di fatto, per averle consegnate alle autorità alleate all'atto della resa) che sul nuovo governo Bonomi non può nemmeno aprir bocca limitandosi a prenderne nota.

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