LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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<<<1° parte      DA EL ALAMEIN A TUNISI

Ma mentre Rommel si ritirava qualcuno doveva pur rendere più sicure le strade fra la Tunisia e la Libia. Anche se piccola la Tunisia è sempre la metà dell’Italia e da un giorno all’altro non si controlla il paese o ci si oppone a forze diverse con fini naturalmente contrari. In principal modo se fra queste forze c'è l’armata di invasione americana.

DIARIO DI TULLIO GONFALONIERI del R.E.CO LODI

     

    http://www.modellismopiu.net/ci/pdf/C1.pdf la storia del Lodi (C2,C3,C4,C5)

IN SALVO

  Il 21 novembre 1942, il primo scaglione del R.E.Co Lodi, (Raggrupp. Eplorante COrazzato di cavalleria) cioè il Comando con lo Stendardo e lo squadrone comando, agli ordini del maggiore Borromeo, raggiungeva Tripoli. Il trasporto avveniva in aereo ma in quota furono mitragliati con diverse perdite. Attacco simile ed all’incirca nella stessa zona, subiva il 24 successivo l'aereo - convoglio del 2° squadrone Motociclisti con ammaraggio forzato in mare vicino a Tripoli. A Tripoli, il generale Ercole Roncaglia, Comandante Militare della Tripolitania, li metteva al corrente della situazione. Nel sud Tunisino e immediatamente ad ovest del confine libico, la situazione era oltremodo precaria specie nella zona di Gabés. Sulla scorta di queste saltuarie informazioni, il Reggimento o, meglio, quanto di esso si era raccolto a Parco Littorio, e cioè Comando, squadrone comando, 1° squadrone Motociclisti e 1° Autoblindato muoveva all’alba del 24 novembre dopo aver tentato di ovviare alla meglio alla mancanza degli altri mezzi instradati via mare da Corfù !!!.
Mentre in Libia si combatte ancora, in Tunisia si continua a far affluire uomini e mezzi, per controllare il paese e le frontiere che sono già state violate. Se necessario permettere a Rommel di reimbarcarsi. Beh tutto questo non è che si fa dalla sera alla mattina, neanche quando non ti corre dietro nessuno. William Shirer nella Storia del Terzo Reich scriverà: " Se il Fuhrer avesse mandato qualche mese prima soltanto un quinto di quelle truppe e di quei carri armati a Rommel, probabilmente la "volpe del deserto" in quel momento si sarebbe trovata al di là del canale di Suez !!, lo sbarco angloamericano nell'Africa del Nord non avrebbe avuto luogo e il Mediterraneo sarebbe diventato il lago di Hitler e Mussolini".     Già a Zuara l’Ufficio –I- (informazioni) aveva detto che bande irregolari infestavano il confine. Il presidio italiano, il primo oltre confine, costituito da una modesta compagnia del 5° Btg. CCNN, era seriamente minacciato dalle forze irregolari che lo avevano costretto a ridursi all’abitato. Lungo la costa la stessa Gabes era minacciata dagli americani provenienti dall'Algeria e intenzionati a  tagliarci la strada per Tunisi. All’alba del 25, la Colonna raggiungeva Medenine ove veniva istituito un Comando di Zona affidato al maggiore Ettore Bocchini che tratteneva il suo squadrone comando al quale si sarebbero aggiunti il 2° Motociclisti e mezzo squadrone Contraereo. Compito iniziale di quel Presidio, il rafforzamento dell’occupazione, l’eliminazione delle infiltrazioni, e, gradualmente, l’estensione del controllo sulla intera regione meridionale con particolare riguardo alle provenienze dal confine libico e dal Grande Erg orientale. Un contrordine indica poi come nuovo obiettivo Gabes. Della lotta che si svolge intorno a Gabes ne hanno conferma quando nel loro avvicinarsi vengono ripetutamente attaccati da caccia Usa.  Il comandante ordina di sostare fino al tramonto e da solo, in moto, raggiunge Gabés per assumere il comando del Settore e delle operazioni. A Gabés, la situazione é affettivamente preoccupante, anche se esagerate appaiono le informazioni pervenute al Comando Militare della Tripolitania (Tripoli è appena caduta). Tutta la Tunisia è ancora in mano ai francesi (neutrali) di Vichy e alle loro truppe coloniali che mirano a controllare posizioni chiave per facilitare la successiva invasione degli alleati. Tebourba era stata occupata e tutto il fronte portato a soli 20 Km dalla Capitale Tunisi, con perni in Mateur e Djedeila. Una trentina di bombardieri tedeschi, sorpresi al suolo sul campo di Djedeila erano stati incendiati.

  Il generale Nehering non poteva che raccogliere le poche forze disponibili per gettarle nella mischia. Gafsa, Telepte e la pianura di Gabes erano percorse da pericolosi pattuglioni americani. Dai campi d'aviazione posti ad occidente della dorsale orientale si elevavano stormi sempre più folti di aerei Usa. Qualche carro italiano M 14, messo fuori uso nell’infelice scontro del 20 novembre, rappresentava con il suo pezzo da 47 l’artiglieria del Presidio di Gabes a cui si aggiungeva una Compagnia Bersaglieri e una di G.A.F.. I rimanenti mezzi corazzati del Battaglione Carri, in tutto una ventina, formavano la riserva mobile. Per di più, la piazza veniva ogni giorno, ad ore fisse, sottoposta ad incursioni aeree che, per l’assoluta mancanza di mezzi contraerei, aveva la certezza dell’impunità.
     

Uno dei primi reparti a mettere piede in Tunisia era stato l'abteilung 501 Tigre, che già dal nome indicava il mezzo, i mezzi che avrebbero risolto la guerra a favore di Hitler, si pensava e pensava lui. Dopo aver ricevuto i Tigre a fine agosto 42, il 501 sbarcò coi primi tre carri a Biserta a fine novembre. Il 501 era costituito da due compagnie di 4 plotoni, ciascuna con due Tigre e due Panzer III cd. I Tigre furono subito inviati nel settore di Medjez El Bab (a Tebourba) il 27, affrontando con successo il battesimo del fuoco a spese di unità americane ed inglesi molto sorprese. Attorno a Natale, la forza del reparto era di 12 Tigre ed una ventina tra Pz III e IV. L’avanzata su Tunisi si sviluppò senza difficoltà e l’apparizione di questi carri pesanti era stata sufficiente a disperdere i carri americani, a volte senza sparare un colpo. All’inizio del 1943, con lo sbarco della seconda compagnia, i Tigre disponibili aumentarono a 20 e si poterono riprendere gli attacchi alla 334a divisione di fanteria americana ed infliggere gravi perdite ad un reparto francese. Ma saltavano anche loro sulle mine come gli altri e il cambio delle ruote era oltremodo difficile. L’8 febbraio la 1 a compagnia partecipò, col Pz Regiment 7 della 10a, all’Operazione FRUHLINGSWIND, Vento di Primavera, che vide il famoso scontro di Kasserine, Combattendo assieme alla 21a Pz Division a Passo Faid, i contrattacchi di carri americani si risolsero in un tiro al piccione, dei due Tigre contro più di 150 dei loro.  

  A Sfax era già arrivata la 50a Brigata del Gen. Giovanni  Imperiali dalla quale quelli di Gabes speravano di ricevere aiuto. L’unico aiuto, che non era aiuto, lo forniva una mezza compagnia di paracadutisti tedeschi, lanciata qualche giorno prima sul campo di aviazione per occuparsi solo della rimessa in efficienza delle strutture. Nasceva in questo frangente la contrapposizione fra comandi. Il comando Forze di Tunisia già installato rivendicava ogni autorità sul settore anche quando la massa di Rommel si fosse lì riversata. In proposito il Comandante generale Nehering, sosteneva che doveva ritenersi alle sue dipendenze chiunque pervenisse ad occidente del confine libico, Rommel compreso (se voleva un comando se ne stesse in Tripolitania a combattere gli Inglesi). La colonna Grimaldi a Gabes per lo stesso motivo però era stata disconosciuta. Il problema della ostilità dei residenti veniva affrontato con la riapertura delle scuole e la libertà di commercio delle carovane, che giornalmente e infidamente attraversavano i fronti. Si dice che la Ferrovia Gabes-Gafsa-Tozeur funzionasse tranquillamente fra le due trincee. Alla fine di dicembre, l’intero territorio della Reggenza compreso fra il parallelo di Sfax ed il confine libico, dallo Schott Gerid al mare, è - per quanto riguarda le popolazioni locali - virtualmente sotto il Comando italiano di Gabés. Grazie alla collaborazione degli informatori arabi, vengono scoperti grossi depositi clandestini di carburanti e di viveri tanto da riuscire non solo ad alimentare con le risorse locali il ciclo complesso delle proprie operazioni, ma ad inoltrare anche convogli in quello che resta della Libia. Quando affondava una nave tutto quello che galleggiava finiva sulle coste Tunisine da dove spariva (e ora sappiamo come). L’occupazione dell’arco montano e della zona degli Schotts per evitare infiltrazioni era imperativo, ma le forze a disposizione erano quelle che erano.  La Colonna italiana allora contava, oltre al mutilato R.E.Co., le due compagnie della Colonna Grimaldi ed il mutilato XVI Battaglione Carri. Nel contempo, senza indugio, si provvede alla protezione delle autocolonne dei rifornimenti da e per Sfax, da e per Zuara ed al riassestamento dell'aerodromo, ridotto ad un pantano ed esposto a tutte le offese dell’aviazione avversaria.  

Tozeur l'ultima stazione

Ferrovia Sfax - Mahres - Ghraïba - Founi - Maknassy - Sened – Gafsa- Metlaoui: 243 km, costruita nel 1899-Metlaoui - El Oudiane Degache - Tozeur: 53 km, costruita nel 1912 e Ghraïba - Kelba - Skhira - Gabès: 82 km costruita nel 1916

  L'alacre lavoro, protetto inizialmente dai 4 pezzi da 20 m/m del “Lodi” coglie il primo successo con l’abbattimento di un Loockhead P 38. Sul campo ai primi di dicembre del '42 staziona una squadriglia da caccia e due bombardieri. Altri abbattimenti (3) il 3 dicembre, e altri cinque il 4. Il ritiro dalla Libia non è ancora deciso in questo momento e nessuno sa cosa fare in Tunisia. Fra novembre e dicembre, vengono assegnati alla Colonna il Raggruppamento di Artiglieria Divisionale di stanza a Zuara, una batteria Milmart da 75/46 ed una sezione mobile da 76/30 su camion. Il 1° dicembre, il colonnello (poi generale) Giuseppe Volpi, assumeva il comando dell’artiglieria della Colonna. Gafsa, che viene intanto attrezzata a fortino dagli alleati, è una spina nel fianco dello schieramento. Costituito un presidio a El Hamma, con uno squadrone del Gruppo Mitraglieri autocarrato “Lancieri d’Aosta”, un altro se ne creava a Oudref forte d’una compagnia di Panzergrenadieren.  Un plotone dell’8° Bersaglieri veniva staccato ad El Haidoudi e un altro a Metouia. Nella notte del 14 dicembre, una colonna mobile, composta di mezzi corazzati e preceduta da reparti motociclisti e da blindo muove da El Haidoudi. Il nemico che spingeva i suoi elementi fino a quella località, ripiega con deboli azioni. Tutti i Gebel che circondano El Hafay cadono e vengono ripuliti. 

Parà americani catturati in Tunisia

  Il primo Reggimento di Bersaglieri a schierarsi in Tunisia fu il 10° di Palermo (meglio sarebbe chiamarlo 10° bis poichè il reparto era gia andato distrutto in A.S. alla fine del 1940), arrivato a Novembre dopo lo sbarco degli americani. Era composto dai Btgg. XVI°, XXXIV originari e LXIII°, 2 Compagnie moto (10 e 10a bis), reparti di accompagnamento, controcarro e contraerei ed era a disposizione della 5a armata Tedesca di Von Arnim. La sua prima brillante azione risale al 2 dicembre 1942, quando reparti del XVI° catturano un folto gruppo di paracadutisti inglesi e americani del Col. Raff (foto a fianco). Disarticolato e assegnato a più unità venne di nuovo impegnato duramente a Cap Serrat all’alba del 26 febbraio 1943. Su questa posizione cadde il Ten. Francesco La Fata, più volte colpito e decorato di Medaglia d’oro al V.M.. I bersaglieri si ritrovarono con i fianchi e le spalle scoperte su posizioni che i tedeschi avevano abbandonato. A titolo di difesa poi i tedeschi in ritirata avevano minato e posto trappole su tutti i sentieri. Gli uomini del Col. Latini dovettero disimpegnarsi ad attraversare quei campi con alte perdite. A titolo di riconoscimento e di scuse il Generale Manteuffel volle personalmente consegnare la Croce di Ferro Germanica al Comandante del Reggimento. Il “Decimo”, dopo aver contrastato tenacemente l’avanzata nemica, poté tuttavia raggiungere attraverso la boscaglia a nord della valle Sedjenane la nuova linea di difesa. Qui, i superstiti, riuniti in un solo Battaglione, continuarono a battersi con la Divisione “Manteuffel”, finché non furono raggiunti dai bersaglieri del 5° Rgt., provenienti dalla 1° Armata italiana, e dai marinai del Btg. “Grado”, già impegnato nel settore della Divisione “Superga”. Non era rimasto molto tempo ormai alla guerra d'Africa
     

Altro reparto italiano fra i primi ad arrivare il Reggimento d'Aviazione Duca d’Aosta. Gli uomini raggiunsero il Nordafrica il 16 novembre 1942, all’indomani degli sbarchi americani che da Ovest (Algeria, Marocco) avrebbero investito la Tunisia. In quei giorni un gruppo misto italo-tedesco, comandato dal maggiore  Witzig (l'uomo del forte di Eben Emael in Belgio) era entrato in contatto con gli Inglesi e necessitava urgentemente di truppe di rincalzo. il 17 in uno dei salienti più esposti, il Gebel Abiod, giungeva il battaglione Parà. I 308 uomini del colonnello Dalmas stupirono i tedeschi. La loro resistenza, protrattasi per circa 10 giorni, permise, con i reparti arrivati nel frattempo dall'Italia, di costruire quella linea di difesa che consenti la resistenza delle truppe italo tedesche in Tunisia fino a metà del maggio 1943.

  Il 28, dopo vivace contrasto, viene espugnata la località Bir Mrabott, tatticamente fondamentale in quanto posta al vertice delle provenienze da Gafsa, Tozeur e Gabés. Gli americani sembrano attuare la stessa politica di Monty, non attaccare se non provocati. Il 21 dicembre, il Maresciallo Kesserling aveva voluto rendersi conto personalmente della situazione e nel lungo colloquio aveva riconosciuto apertamente l’entità del lavoro svolto e la validità della Colonna che in un tempo di molto inferiore alle previsioni più ottimistiche, era riuscita ad assolvere il compito affidato ad essa di garantire le comunicazioni fra gli eserciti operanti in Tunisia ed in Libia. Se Gafsa fosse da noi ripresa la situazione alleata cambierebbe in tutto lo schieramento. Gafsa poteva cadere solo se attaccata da sud (El Guettar), da est (Ayacha - Orbata), o da nordest (conca di Maknassy).  Ma questi punti non erano ancora nostri. Il Reco e la Colonna Grimaldi s'erano via via rinforzati con l’inserimento anche dei resti dei bersaglieri dell’8°. Per le competenze il Feldmaresciallo Kesselring non aveva esitato ad affermare che tutto il territorio della Reggenza di Tunisia doveva considerarsi alle dipendenze dirette del generale Von Arnim, succeduto a Nehering e dal quale da tempo pervenivano gli ordini sia direttamente che tramite la 50a Brigata. Di colpo, il contrasto, risorse il 2 gennaio. Il Comando Militare Tripolitania dispone infatti che, con effetto immediato, il Comando del settore di Gabés venga assunto dal Comandante la Divisione “Centauro” generale Carlo Calvi di Bergolo, il cui trasferimento avrebbe dovuto avvenire il giorno stesso .... segue

Nel febbraio 1942 a Pinerolo, presso la Scuola di Cavalleria, nasce il Raggruppamento Esplorante Corazzato- R.E.Co. Lodi. Allo Stendardo viene attribuita la Medaglia d'Argento al Valor Militare

LA VICENDA DI GIANNI AGNELLI
http://cavalleriaitaliana.dns1.us/pdf/reparti/lodi/LibroLodi/Cap.pdf/C14.pdf  …..testimonianza di Mangano:

 

GEOGRAFIA DEL SETTORE MERIDIONALE

Vers le sud, les chaînons montagneux sont organisés en longues guirlandes peu élevées (1 165 mètres pour le point culminant de la chaîne de Gafsa) qui bordent de vastes sebkhas blanchies par les efflorescences salines : chotts (qui sont des lacs salés ) el-Djerid, el-Fedjadj, el-Gharsa. L'étendue, sans ligne d'horizon, de l'aride Chott el Djerid, est une véritable mer de sel. Les mirages font toute la magie du chott. Sur la route qui relie Kebili à Tozeur, il est fréquent d'entrevoir une oasis qui s'éloigne à mesure qu'on approche, ou des silhouettes reproduisant une caravane bédouine. Ensuite, c'est le désert des hamadas pierreuses qui s'inclinent, à partir des monts des Ksour, en direction des dunes du grand Erg oriental. La Tunisie, avec son faible relief et sa longue façade maritime, est largement ouverte sur la mer. La montagne laisse place progressivement à de basses steppes puis à des côtes orientales qui se développent du cap Bon jusqu'à la frontière libyenne. Les côtes sont découpées avec des golfes profonds (Bizerte, Tunis, Hammamet, Gabès) et des îles nombreuses (Kerkenna,Djerba...).

  “Scaricati in fretta gli automezzi, ho sistemato a scacchiera le mitragliere da 20 m/m senza smontarli dai ‘Dovunque’ (camion), non avevo nemmeno finito che è arrivato il primo attacco aereo:tre caccia ed un bombardiere. Aperto il fuoco da tutte le armi disponibili, siamo riusciti a colpire il bombardiere che era a bassa quota; incominciò a fumare e virò indietro seguito dai caccia.
Sistemai la difesa, includendo due autoblindo comandate dal sottotenente Gianni Agnelli e sottotenente Clemente Ciocchino.Vietai agli uomini di andare in una piccola stazioncina sulla ferrovia a scartamento ridotto. Il capitano Pradella spostò lo squadrone motociclisti sul pendio del Gebel. Verso le 13 si delinea il secondo attacco: formazione in quota con 12 caccia americani. Si dispongono all’attacco: sei restano in quota e sei si tuffano in picchiata, tre alla volta. Obiettivo centrale le mitragliere contraeree e mitragliamento a tappeto degli altri obiettivi. Il terreno ribolle sprizzando palle dappertutto. Un fuoco infernale tutt’intorno. Ci difendiamo con i denti e le unghie. Passata la prima ondata, spostiamo il tiro su quelli in quota. Sbandano e sembra che si allontanino. Nessun ferito tra gli equipaggi. Però tutt’intorno la zona un disastro. Le spese più gravi le ha fatte una carovana araba con cammelli. Morti e feriti. Un arabo con una gamba spezzata portato a spalla. Arriva un soldato gridando, il maresciallo Tabacchetti è stato colpito ed è grave.
Invio don Filippo che lo trova morto: una raffica in pieno petto. Ci sono parecchi feriti fra i soldati. Ma ecco, improvviso, il rombo dei caccia al nuovo attacco. In tre cercano di prenderci alle spalle. Sono a fior di terra. Apriamo il fuoco contemporaneamente. Tutto ribolle fra fumi, schegge, terriccio, scoppi. Passano rombando sulla nostra testa e subito un grido d’esultanza si eleva in cielo: ne abbiamo centrati due, uno perde quota, piega l’ala fumando, tocca terra schizzando pezzi da tutte le parti, si ferma bruciando. Il secondo fuma vistosamente, cerca di alzarsi, non ce la fa. Cade qualche chilometro più in là e brucia lontano. Il terzo si alza in quota, gira alto e si allontana. La morte ha sfiorato questo pugno di uomini, inferiori di mezzi e di armamento e ne sono usciti vittoriosi. Guardo una massa nerastra sbucare da tutte le parti, arabi e soldati dove erano rifugiati durante il mitragliamento, corrono verso i resti dell’aereo abbattuto, ancora in fiamme. Domando ai miei uomini se ci sono feriti. Qualcuno lievemente da schegge, pochi danni ai mezzi.
Arrivò Gianni Agnelli che mi portò un pezzo di paracadute ed una piccola bussola, lui aveva preso la pistola Colt del pilota. Ciocchino aveva un thermos ed un mannarese. Vado anch’io a vedere i resti dell’apparecchio abbattuto: fra i pezzi fumanti il corpo decapitato del pilota.
segue .... La controversia sul comando sfocia in una successione di soluzioni, di compromessi e alla fine il settore viene diviso a Sud e a Nord del 34° parallelo. Il 25 gennaio, il Comando della 50a Brigata Speciale ordinava al colonnello Lequio di raggiungere con gli Squadroni a sua disposizione, la zona di Maknassy. Il 1° Gruppo del Reggimento veniva definitivamente assegnato per l’impiego alla Divisione "Centauro". Il 26 mattina, il Comando di R.E.Co. con il 1° squadrone motociclisti, quello blindo e mezzo squadrone contraerei, raggiungeva Mezzouna, località posta ad una quarantina di chilometri a nord - est di Maknassy. Qui il comandante apprendeva che gli attacchi avevano completamente risolta la situazione e che il nemico stava ripiegando su tutta la linea. Nessun cenno, invece del generale Imperiali rientrato nella mattinata a Sfax. Dopo il rapporto degli Ufficiali che avevano preso parte all’azione, ed una rapida ispezione alle posizioni raggiunte, il colonnello Lequio riceveva l’ordine di rientrare con i suoi mezzi a Gabés, al più presto. Poche ore dopo il contrordine con la sollecitazione di raggiungere subito Sfax dove Lequio doveva prendere contatto con la 21a corazzata di Von Hildebrandt per concertare la partecipazione del “Lodi” all’offensiva imminente diretta a raggiungere e conquistare la barriera montana costituita dai Gebel Kralif - Akrouta – Faid.
    Dal libro del Gen. Diego Vicini l'8° Bersaglieri .... La guerra in Tunisia

 

I principali ostacoli naturali che caratterizzano questa regione (ora reggenza) in senso equatoriale (paralleli) sono gli Chotts el-Djerid, el-Fedjadj, e le catene di alture (m. 600) che corrono ad essi parallele sia a Nord (Gebel el Ascher...) che a Sud (Gebel Tebaga). L'ostacolo, rappresenatto daglii chotts e l'Ascher (collegato al mare dall'Akarit o Uadi A...) e dal Tebaga costituisce elemento separatore tra le regioni di Sfax e Gabes. E' intransitabile (allora) per forze consistenti (distese) nella parte occidentale. In senso meridiano si sviluppa da sud di Tunisi la dorsale orientale e occidentale entrambe dal Gebel Zaghouan al Gebel Orbata. la prima dorsale si supera nei passi di Fonduk, Faid e Maknassy, la seconda nei passi di Maktar, Sbiba, Kasserine e Feriana. A sud degli chotts si estende la catena dei monti Matmata o Ksour, parallela al mare, oltre la quale c'è il deserto di sabbia (Dahar). La zona del Mareth (fortificata dai Francesi) è una strettoia di 30 km. Attraversa il Mareth la rotabile Gabes-Medenine, mentre una diramazione porta a quella che ora è un paradiso turistico l'isola di Djerba. La stretta di Akarit El Hamma era di 10 km e quindi meglio difendibile di quella del Mareth. Questa l'opinione di Rommel ma non quella del comando supremo.

 

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