LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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RUSSIA 1942 - IL SACRIFICIO

La vicenda Barnabé - Ascione

CAP. AURELIO BARNABE' - Medaglia d'Argento al V.M.

BERS. QUINTO ASCIONE Medaglia d'Oro al V.M. alla memoria

“Comandante di compagnia, sosteneva bravamente gli urti ripetuti di preponderanti forze avversarie, impiegando i superstiti del suo reparto, già provati in duri combattimenti. Dopo essersi prodigato fino al limite di ogni possibilità, rimasto con pochissimi uomini e poche armi efficienti, ripiegava in posizione retrostante. Subito dopo partecipava al contrattacco con una compagnia di formazione per rioccupare le posizioni contese. Ferito gravemente, continuava arditamente nell’azione fino a che cadeva per il sangue copiosamente perduto”  Fronte russo 13 agosto 1942

 

 

 

 

Studente universitario, volontario di guerra, prestava la sua opera coraggiosa, nelle imprese più audaci e nelle più ardite situazioni, infondendo con l’esempio fiducia, tenacia ed ardimento… Già distintosi per aver salvato da sicura morte il comandante dell’altra compagnia, primo fra i primi mentre il nemico stava per penetrare nelle nostre linee, contrassaltava. Ferito, rifiutava ogni soccorso e ritto sullo spalto lanciava le ultime bombe. Veniva colpito al petto da una raffica…magnifico esempio d semplice e consapevole eroismo. Jagodnij 28 agosto 1942.
Aurelio Barnabè  nasce ad Ozzano il 1 giugno 1909. Svolge il servizio militare nei Bersaglieri quale allievo ufficiale alla scuola di Milano e a Bologna (Caserma Magarotti) nel 1931 ha la prima nomina. Nel 1941 parte col 6° col grado di Tenente per la Jugoslavia, dove resta quasi un anno. All’atto della mobilitazione per la campagna di Russia è Capitano. Come capitano anziano ha diritto di insegnamento alla scuola allievi sottufficiali di Bobrusk (Villa del Nevoso) in Istria che non accetta per non abbandonare al loro destino i suoi bersaglieri che avrebbero quotidianamente continuato a rischiare la vita in prima linea.

 

Medaglia di Bronzo al Capitano Aurelio Barnabè: 

Quinto Ascione nasce a Cervia il 19 giugno 1919. Diplomatosi nel '37 presso l’Istituto Magistrale Carducci di Forlimpopoli, si iscrive alla facoltà di Magistero di Urbino. Aveva intanto avviato la sua professione di insegnante e quella di educatore religioso quando nel 1938 venne costituita in Cervia l’Associazione giovanile “Pier Giorgio Frassati” (Azione Cattolica) di cui lui fù il primo Presidente. La sua bella voce risuonava anche nel coro della “Schola Cantorum" della Cattedrale. La passione del canto e dell’insegnamento faceva il pari con quella per le lettere e la poesia. Nel 1941, non usufruendo del rinvio scolastico, venne chiamato alle armi presso il 6° Bersaglieri in Bologna mentre una parte del Reggimento, dopo la campagna Jugoslava, si stava preparando a quella Russa. Raggiunse il reggimento in Russia, dopo il periodo di istruzione, nel marzo del 42.

Dalle sue stessa parole pubblicate sul n. 6/1994 della rivista “Fiamma Cremisi” notiziario della Ass. Nazionale Bersaglieri. 
“Dopo 3 mesi dal termine della campagna di Jugoslavia, partimmo per il fronte russo, ove giungemmo, nella città di Uman dopo 25 giorni di tradotte militari. Fummo spediti immediatamente ad Orlowo Ivanowka dopo 900 km percorsi nella famosa 4° strada ed inseriti nel settore del Csir (Donetz) in sostituzione del 2° Rgt. paracadutisti tedesco. Inenarrabili i disagi su una pista ghiacciata (-42°). Notti intere furono trascorse spingendo innanzi a braccia gli automezzi fermi per guasti meccanici nella morsa dell’inverno più rigido che si ricordi. Il vento e la fame resero ancor più tragiche quelle giornate. Occupammo le colline del Donetz (massima quota 331 m), io con la 3a quota 300. Ad un km di distanza i russi, a qualche centinaio di metri i posti d’osservazione. Le sentinelle si avvicendavano fuori dalle buche ogni 15 minuti. A metà aprile iniziò il disgelo, con l’acqua che entrava dovunque, fango al ginocchio. Nessun spostamento era possibile. Il 27 giugno avvenne l’attacco alla quota più alta, preceduto da un intenso fuoco di mortai. Enormi le perdite da ambedue le parti, colpito a morte anche l’amico capitano Trucchi di Forlì della 1a compagnia, (la quota d’ora in poi verrà riconosciuta col suo nome). La mattina del 12 luglio ebbe inizio la nostra avanzata dal Donetz al Don. Innumerevoli i combattimenti prima di giungere sulle sponde del Don. Nikitino, quota 343, Iwanowka. In quelle circostanze apparvero le prime Katiusce, lanciarazzi autocarrati ad accensione elettrica. Dal 13 al 17 fummo mitragliati per errore da Stukas. …Avevamo raggiunto la zona mineraria (carbone), che si comprendeva anche dai nomi Bokovo Antrazit…..Il 31 luglio ebbe inizio la battaglia nelle località di Bobrowskij e Baskowskij separate da un bosco. Furono giornate tremende per il grande sacrificio di uomini e dispendio di mezzi. Ricordo che il 3 agosto in una mischia feroce mi vennero a mancare 90 uomini della 3° con tutti i comandanti di plotone. Dal Don, incessantemente, Russi di tutte le nazionalità traghettavano notte tempo mezzi e armi attraverso il bosco. Si giunse al 13 agosto. La mia compagnia era ridotta a 20 uomini. Il colonnello Salvatores mi mandava tutto quello che riusciva a trovare….Ripartiti all’assalto fui colpito all’emitorace sinistro col sangue che mi usciva dal petto, dalla schiena e dalla bocca. Svenni e quando rinvenni avevo a fianco Ascione, portaordini che mi disse in Dialetto Sgnor Capitè al port in selv me Signor capitano la porto in salvo io. …subito. Venni posato su un motocarrello e trasferito al posto di medicazione. Vi giunsi dopo 5 ore in condizioni disperate. Ricoverato dapprima in un ospedale tedesco (sapevo il tedesco) poi in uno italiano, giunsi in aereo fino a Budapest e in Italia (Bologna) coi treni ospedali.

“Comandante di compagnia, in un momento difficile dell’azione quando già il nemico stava per impossessarsi di una nostra importante posizione, si lanciava alla testa del suo reparto al grido di -Savoia- ricacciandolo ed infliggendogli gravi perdite. Malgrado le severe ferite subite.. con i superstiti fronteggiava nuove preponderanti forze nemiche, tenute fino ad allora in rincalzo, permettendo così al battaglione di affermarsi sulle posizioni raggiunte. Durante il violento ed accanito combattimento, durato parecchie ore, sebbene esausto di forze, fu presente ovunque maggiore era il pericolo, entusiasmando con le parole e con l’esempio i dipendenti in una gara magnifica di slancio e di valore” Fronte russo Serafimovitch-3/8/42

la bandiera del 6°

Croce di Guerra al Valor Militare a Quinto Ascione per il salvataggio del Capitano: Studente universitario, volontario di guerra, dava costante prova di grande entusiasmo. Visto cadere gravemente ferito un comandante di compagnia, si portava in suo soccorso riuscendo a trarlo a salvamento in luogo defilato dal fuoco nemico. Fronte russo Bobrowskij 13 agosto 1942

Dal diario di Quinto Ascione

La sua non era una partecipazione politica ma ideologica, come ci lascia scritto nel Diario –“…il mio povero aiuto alla lotta contro il bolscevismo, nemico di Dio..”. Tutti i suoi atti e la sua vita furono coerenti a questi dettati e meglio per tutte dicono le parole scritte nel diario che teneva saltuariamente e che riportiamo quasi integralmente. 
3 maggio – Oggi ci hanno ritirato il cappotto con la pelliccia. A me serviva da materasso sulle tavole dure. Il telefono chiama sempre concitato (faceva il portaordini e come diceva lui faceva sempre il doppio di strada degli altri) debbo ricevere e trasmettere, da un momento all’altro i nemici potrebbero irrompere nella baracca…
12 maggio – Ho chiesto al cappellano di fare la Pasqua, di dire una messa, ma ancora non s’è visto…prego spesso chiuso in me stesso. Dormo pochissimo, Come resisto non lo so. Cantiamo intorno ai fuochi coi compagni…
20 maggio – Ho chiesto di fare parte di un plotone di linea. Mi sono armato e sono partito per il luogo dell’incontro. “Tornerò vivo?
3 giugno – Mi sono confessato e ho fatto la comunione nella saletta della Mensa Ufficiali, che squallore, mi sento triste, quasi avvilito…. Fa un caldo enorme. Sono teso eccitato e nervoso. Avrei bisogno di quiete fisica e spirituale ma ho rifiutato la licenza che mi spettava. Non potevo lasciare i miei compagni… ……………..Interruzione di 2 mesi

13 agosto – Siamo a 200 metri dal Don. Sono di vedetta poco lontano dall’acqua. Subito dopo cominciò un fuoco di artiglieria terribile. Combattevamo con accanimento, noi e i tedeschi. Le armi della mia squadra si incepparono proprio quando una squadra di Russi ci fronteggiava a pochi metri. I tedeschi intanto ripiegavano, scappavano e allora noi li imitammo. Eravamo sfiniti dalla corsa, ma non tutti si erano salvati. Qualcuno era rimasto a terra, pallido, forse erano gli ultimi arrivi non ancora assuefatti al combattimento.  Formammo con altri bersaglieri rimasti una seconda linea col capitano Barnabè e il sergente Manfredi. All’improvviso sentìì un grande schianto lacerante, terribile e un colpo all’orecchio (Quinto non aveva ancora trovato una buca dove appiattirsi).

 La Madonna mi aveva aiutato, ho visto su di noi la mano di Dio veramente in quel momento. Alzai il capo coperto di terra. Sentii gridare “Signor Capitano è morto Gigi (Ghidoni)” Russi, mongoli, siberiani, cosacchi erano infiltrati qua e là nelle bolke, nell’erba alta. Eravamo rimasti una ventina..

a sinistra ex caserma del 6° a Bologna (Mameli). Palazzina 3a compagnia dedicata al Cap. Barnabè all'interno un busto  circondato dalle motivazioni delle decorazioni. 

sotto il Cap. Barnabè a q. 300

Vedemmo arrivare quelli del comando, scritturali, magazzinieri ,cuochi, che non avevano mai visto la linea. “Dov’è la 3a di Barnabè ?” domandavano “la terza non esiste più” disse il capitano. Vidi morire Righi il magazziniere, il sergente Golli, il tenente Moliterni dell’amministrazione. Restammo 7/8 col nostro capitano divisi in due gruppi. Io e altri due sul ciglio della Bolka, gli altri col Capitano un po’ più in là. Ad un tratto sentii arrivare i colpi del parabellum e un lamento. In 4 sorreggevano il capitano che si premeva una mano sul cuore, ma il fuoco continuava fortissimo da tutte le parti. I miei compagni e quelli che sorreggevano il capitano corsero via.

Rapporto del Comandante del 6° Col. Umberto Salvatores sui combattimenti del 13 agosto 1942

La magnifica 3° compagnia è stata sul fronte russo tra le più provate, il suo comandante (Barnabè) è stato il vero capo, l’esempio costante del dovere spinto fino al sacrificio. In ripetuti aspri combattimenti, i bersaglieri della 3°, si sono battuti da eroi, il loro capitano, primo tra i primi, ha vissute le dure vicende della campagna con slancio, capacità e valore, finché ferito gravemente al petto ha dovuto suo malgrado lasciare il reparto che tanta gloria ha saputo conquistare alla Bandiera del Reggimento. 
ENCOMIO
Le vostre elette doti di comandante hanno avuto la più alta consacrazione, quando, dopo tante dure e fulgide prove, avete versato il vostro sangue generoso sul campo di battaglia. Siatene fiero: colleghi e superiori Vi ammirano, i vostri bersaglieri ma dimenticheranno il loro comandante, la patria vi guarda riconoscente. 

 Umberto Salvatores

Ero rimasto da solo sul ciglio col cuore che mi batteva e il capitano, lì sotto, pallido sanguinante che si lamentava. Mi avevano preso di mira ormai vicini, io l’ultimo superstite. Mi lasciai scivolare giù e puntai l’arma verso l’alto; non vidi nessuno (Ormai gli avrebbero sparato da una posizione eretta). Signor Capitano la porto in salvo io vengo subito  sgnor capitè al port in selv me sgnor capitè al port in selv me…Ci sono altri russi qui attorno. Un’altra raffica mi sibilò sul capo. –accada quel che accada o moriamo insieme o ci salviamo tutti e due- Lo raccolsi e lo trascinai, io madido di sudore lui di sangue, verso una Bolka o balka a 300 metri. Dio mi ha aiutato, il posto era più sicuro; trovai altri del comando attestati e il capitano fu medicato alla meglio e avviato nelle retrovie dove arrivò dopo 5 ore. (Per l’azione Quinto Ascione ricevette la Croce di guerra).

Nel dopoguerra Aurelio Barnabè riprende il suo lavoro in banca ma non smette di essere un punto di riferimento per tutti i suoi bersaglieri del 6°. Muore il 22 settembre 1994 un anno dopo il ritorno dei resti di Quinto Ascione

 

La famiglia Barnabè 

La tomba del Soldato  scritta da Q. Ascione nel 1941

Un colpo orrendo sentìì, che m’abbattè e un grande fuoco divamparmi dentro..
“Mamma…Italia” gridai e vidi il sole ingigantire in una luce immane.
Nel pallido imbrunire, lieve brezza fa dondolar un fior,
sulla mia tomba di guerra, vòlto al dolce sol che muore..
mamma se tu potessi questo fiore stringerlo forte al petto
Allora tanto di me tu ascolteresti.. sono morto, mamma,
un giorno grave di scoppi e tuoni, di Te e di Patria gridando i dolci nomi.

28 agosto dal diario di Ascione– (altri testi dicono il 26, 13 giorni dopo la precedente azione). Verso l’alba è ricominciata la battaglia, il 25° (altro btg del 6°) era in pericolo, dovevamo andare in suo soccorso…. Siamo in terreno scoperto, avanti bersaglieri, molti tentennano ma si va avanti. Avanti, avanti e riprendiamo le posizioni abbandonate. I morti sono a centinaia russi e italiani. Si arrendono. Li facciamo alzare, li chiamiamo con le poche parole che conosciamo di Russo. Sono atterriti vengono avanti con le braccia in alto. Diamo loro da bere e da fumare “spassiba” rispondono. Vidi uno venire verso di me zoppo, era un ragazzo che poteva avere 17 anni. Capii che era scappato quando il commissario politico minacciava di sparargli. (i Commissari quando ordinavano un assalto anche suicida sparavano a chi era ultimo). Un mio bersagliere prese l’elmetto e lo picchiò forte in testa ad un prigioniero ferito. Mi adirai e lo chiamai “Loro pugnalano i nostri” mi disse. Era vero, ma noi non siamo ai loro livelli. Queste vendette sono stupide, Franchini ha dato una sigaretta a un russo, noi che facciamo la raccolta delle cicche. (questo diario lo scriveva a posteriori quindi dobbiamo pensare che c’è stata una pausa sufficientemente lunga per scrivere prima dell’ultimo assalto)
(nei figli, Paolo e Mario che ha collaborato personalmente a  questa pagina ) nel ricordo del padre ha ritenuto doveroso  devolvere l'intero corredo vestiario della sua divisa  militare al Museo della Guerra e della Linea Gotica della vicina località di Castel del Rio. La donazione ha portato all'allestimento di una apposita vetrina al piano superiore del museo in prossimità della sala del Diorama in aggiunta ad altre testimonianze dei bersaglieri Imolesi.

Mario Barnabè ha prestato servizio di leva come S.Tenente medico di complemento al VI battaglione Genio Pionieri di Bologna dal giugno 1972 al giugno 1973.
In servizio di guardia all’Ospedale Militare di Bologna, intestato al S.Ten. Med. Lino Gucci (già ufficiale medico al 6° Rgt. Bersaglieri di Bologna sul fronte russo e medaglia d’oro) ebbe l’occasione di avere ricoverati sia Umberto Salvatores che Ercole Felici, Comandanti di Reggimento in Russia, a cui per regolamento si presentò per la disponibilità. Come lui stesso racconta
“Quando mi presentai al loro cospetto e appresero che ero figlio di Aurelio, da loro definito “uno degli ufficiali più valorosi del reggimento", espressero il desiderio di rivederlo. L’incontro avvenne in quello stesso pomeriggio e vide i tre reduci con gli occhi lucidi al ricordo delle tante traversie passate”

Nel novembre 1942 l’Università di Urbino conferì  ad Ascione la laurea in lettere “ad Honorem” alla memoria. Al Bersagliere Quinto Ascione è intitolata la Scuola Media di Via Roma a Cervia centro. Il 9 marzo 1993 dopo 50 anni è tornata in Italia la salma di Ascione. Ad entrambe le cerimonie Il T.Colonnello Aurelio Barnabè fu presente mentre il tempo ora rapiva inesorabilmente anche lui.

Museo della Guerra -Linea Gotica Palazzo Alidosi (Castello in centro) 40022 Castel del Rio - Bo. tel: 0542 95554 fax: 0542 95554
Orari: Domenica e giorni festivi dalle 14 alle 18 - scolaresche su prenotazione

   

Il Museo della guerra e della Linea Gotica di Castel del Rio si sviluppa su più di 800 mq di superficie tra le sezioni dedicate alla Grande Guerra, alla Seconda Guerra Mondiale, al passaggio del fronte nella vallata, all'attività Partigiana e alla Deportazione di suoi cittadini. Esso consta di più di 1600 pezzi, alcuni dei quali rari e pregiati (radio trasmittenti), e di una biblioteca tematica utile di circa 1500 testi, anch'essi frutto di donazioni. info http://www.museoguerra-casteldelrio.it/ 

Bersaglieri imolesi del Cap. Aurelio Barnabè eroi sul fronte russo
Nel 70° anniversario (2012) di quegli avvenimenti sembra doveroso ricordare anche le motivazioni delle decorazioni conferite nei combattimenti sull’ansa del Don ai compagni .
Bersagliere Alighiero Mirri della 3a compagnia del 6° Medaglia d’argento “ sul campo”
“ Porta arma tiratore, durante un violento attacco a posizioni avversarie, incurante dell’intenso fuoco che provocava forti perdite alla propria squadra, si portava spontaneamente nei punti più avanzati per facilitare con il tiro della sua arma il compito dei compagni. Ferito gravemente non desisteva dall’azione, finché, stremato per la forte perdita di sangue, cadeva al suolo esausto.” Fronte russo Serafimowitch 3 agosto 1942
Bersagliere Ezio Raspadori  della 3a compagnia del 6° Rgt. Medaglia di bronzo al V.M.
“Durante un aspro combattimento contro preponderanti forze nemiche, si poneva alla testa dei superstiti della propria squadra e, trascinandoli in un violento corpo a corpo, riusciva a sventare un tentativo di aggiramento. Successivamente, raccolto il fucile mitragliatore di un compagno caduto, con precise raffiche, stroncava un contrassalto nemico”. Bobrowskij-fronte russo 13gosto 1942

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