LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 

 

GUERRA NEL DESERTO

istruzioni per l'uso 

SIGNIFICATO DI ALCUNE PAROLE ARABE*

 

  Traduzione   Traduzione   Traduzione
           
AGEDABIA La vergine AIN Sorgente  BAB Porta  
BEN Figlio di  BARDA Fresca BARDIA La fresca
BENGAZI Figlio del vittorioso  BIR Pozzo, cisterna BIR EL ABD Pozzo dello schiavo
BU Pozzo  DAHAR Dosso EISA Gesù
DEIR Depressione DEIR EL DHIB Conca del lupo DEIR EL MURRA Conca amara
GARET Collina  GAZALA Gazzella GEBEL Monte
GHERBA Otre per l'acqua (ghirba) GIOF Bassura BUERAT Pozzetto
AIN EL GAZALA Sorgente dellaGazzella HAGIAG Ciglio   NAQB Passo
MOIA Acqua SIDI Signore SIDI EL BARRANI Signore Straniero
FOMM Foce TELL Piccola altura UADI Letto asciutto di  torrente
TRIGH Pista TRIGH EL ABD Pista dello schiavo TELL EL EISA La montagna di Gesu
MARSA Approdo REGIMA Ruderi UMM Madre
SUK Mercato KSAR Villaggio OGLA Pozzo non profondo
REGEM Piramide segnaletica nel deserto GHELTA Pozzanghera SGHIFET Corridoio

EL RUWEISAT

Le collinette MARABUT Tomba di Santone CIAI
HIMEIMAT Tortore     ABD Schiavo

"Il deserto... si apre rossiccio sotto di noi, dopo che le nuvole, che coprivano la costa di Tripoli, si sono disciolte (...), colori che vanno dal rosso mattone all'ocra passando dal rosa si susseguono formando strane composizioni astratte e fantasiose. Qua e la - distanziate tra loro - macchie più scure, verdastre, di oasi. Più lontano si scopre una macchia purpurea (...) sulla epidermide accidentata del terreno, solcata da una striscia chiara: è una pista che si addentra (...) e che conduce chissà dove..." (M. Baistrocchi - Antiche civiltà del Sahara) 

Il ghibli. nella Sirtica è una sognante ragnatela che si adagia e dorme per ogni dove; in Tripolitania è violaceo e orientalmente sensuale; in Marmarica infinite pietruzze con ira si percuotono su ogni cosa e tra loro. Presto non si distingueva che a pochi metri. In quella tempesta di arida sabbia ogni tanto si intravedevano i soldati muoversi come in una lavagna malamente scassata. (Il Deserto della Libia" di Mario Tobino)


La Cirenaica é una distesa lunare quasi del tutto priva di alberi e quindi d'ombra. Il Gebel, genericamente, è una catena montuosa irta di selvaggi crepacci e interrotta soltanto da poche ampie valli in cui la sabbia per lo più bianca o giallo rossastra soffoca la crescita di ogni vegetazione. La mobilità è limitata quasi esclusivamente alle strade che corrono nel deserto ed è sorprendente imbattersi in tende, greggi e cammelli di arabi dei quali nessun europeo sa che piste seguano, come vivano e a quali leggi e costumi obbediscano. Procedendo verso est lungo la strada costiera ci si trova in un paesaggio ancora più inospitale. Mentre fino a 50 Km a est di Bengasi l'opera colonizzatrice degli italiani risulta evidente, attorno a Derna e Tobruk non c'è traccia di insediamenti umani e soltanto bassi cespugli spinosi riescono a crescere. Di notte la temperatura scende a 0 gradi e di giorno sale a +45°. Abbondano le vipere e gli scorpioni uniti a sciami di mosche, ma il nemico peggiore dopo la sete è il GHIBLI. Comincia con un piccolo vortice di polvere tra i cespugli per trasformarsi in un uragano da 120 km orari . Le tempeste durano dei giorni e la sabbia penetra dovunque, negli orologi, negli occhi, nel naso, nei filtri dei motori. "Quando le prime raffiche ci piombano addosso si ha la sensazione di trovarsi in una atmosfera calma, poi il vento gira, i corpuscoli di silicio pungenti come aghi frustano ogni millimetro di pelle. Si sputa a più non posso sino all'inaridimento delle ghiandole salivari: le labbra gonfie si spaccano, ma fino a notte niente acqua". Ambiente ostile quindi per natura, poco popolato, marginale al teatro di guerra europeo (principale).  Di nessuna importanza strategica, se non fosse per il vicino canale di Suez, non se ne conosce il tesoro del sottosuolo (petrolio) e dopo questo deserto oltre il Gebel ce n’è un altro senza fine ancora più inutile. 

LUNGO LA PISTA DEL DIAVOLO TRIGH EL ABD

Al crepuscolo uno dopo l'altro i veicoli, guidati da conducenti abituati alle comode strade europee, abbandonano la solida carreggiata della Via Balbia (costiera) avanzando sulla sabbia e il pietrisco del deserto. I carri di Streich avevano a bordo equipaggi di fortuna perché i conducenti erano impegnati sui camion che portavano carburante e munizioni dai depositi. Ben presto i mezzi, con ruote affondano nella sabbia fino ai mozzi. I carri che li seguono tentano di aggirarli per finire bloccati allo stesso modo. Nel buio vengono spediti trattori a disincagliarli ma nel giro di poche ore l'intero parco è di nuovo immobilizzato e sparso su una vasta area. Streich ordina di accendere i fari e di legare i camion l’un l'altro in modo che procedano in fila compatta. Ben presto i camion perdono di vista le piste del deserto. Servendosi della bussola o con le stelle alcuni reparti riescono a procedere mentre altri si fermano. Dovranno affrontare la sete e la fame. A Ben Gania i carri si fermano definitivamente. L'olio dei motori si è surriscaldato divenendo troppo fluido. 

A BORDO

All'ordine 5 uomini (carri da 25/30 tonn) scivolano nel pozzetto rotondo, aperto nella torretta di spesso acciaio, mettendosi ai posti loro assegnati. Conducente, radio operatore e capocarro non possono vedersi a vicenda ma sono collegati tra loro dall'interfono come del resto lo è il cannoniere che manovra il cannone da 50 mm (ad alta velocità iniziale, costruito da Krupp, e in grado di lanciare un proiettile ad alto esplosivo o perforante a oltre 2 km di distanza) e il suo sistema di caricamento. Il mondo esterno è visibile soltanto attraverso le feritoie, strette tanto da fermare anche le pallottole nemiche. Nel carro stagna puzzo di carburante, olio e sudore. Il calore è soffocante. Una volta che gli sportelli siano stati bloccati il metallo arde al sole africano. La temperatura sale a livelli insostenibili quando a quella esterna s'aggiunge il calore prodotto dal motore dietro le spalle e dal tiro delle armi di bordo. Le divise dei carristi tedeschi sono nere ma nel caso specifico combattono in maniche di camicia o a torso nudo. Il loro carro armato è una piccola fortezza a se stante che anteriormente è protetta da uno scudo d'acciaio dello spessore di 40 mm ed è armata oltre che del cannone di due mitragliatrici destinate a falciare la fanteria nemica sorpresa allo scoperto.  Ma Dio aiuti i cinque uomini qualora il loro veicolo dovesse restare bloccato in una buca nella sabbia oppure con un cingolo spezzato. Perché allora si troverebbero chiusi all'interno di una vera bomba contenente 1600 litri di benzina alle loro spalle e 100 proiettili per il cannone nelle apposite rastrelliere più 3750 colpi per le mitragliatrici. La prima granata perforante che colpisse il carro, non di striscio e sui fianchi, penetrerebbe in questo spazio angusto incendiando ed esplodendo tutto. Ogni capocarro è istintivamente portato a temere la comparsa di veicoli corazzati avversari ai suoi fianchi Al pari del nemico farà del suo meglio per defilarsi dietro qualche duna mostrando al di sopra di questa soltanto la torretta corazzata, in modo da poter aprire il fuoco senza esporre lo scafo. Gli equipaggi delle due parti sanno quale è lo scotto che si paga per gli errori. La vista dal carro copre solo un piccolo settore antistante e quando le macchine cresceranno in potenza si affronteranno da 1 chilometro di distanza per evitare sorprese. 


LE REGOLE
1 - Impara a far fuoco in movimento nell'eventualità che terreno e nemico non permettano di fermarti
2 - Qualora ti trovi sotto il tiro nemico cerca di raggiungere una posizione defilata e se non ti e possibile continua oltre. 
3 - Usa la tua velocità per attaccare le parti più vulnerabili del nemico: i fianchi
4 - Non restare in terreno aperto quando sei fatto segno a tiri di carri pesanti e controcarro. In questi casi comincia con rapidità un tiro celere a distanza utile di 800 metri e ripiega velocemente nascondendoti anche coi nebbiogeni.
5 - Sotto il fuoco procedi tanto nell'attacco che nel ripiegamento sempre in direzione obliqua rispetto al nemico.
6 - Ricorda che l'efficienza di tiro per le nostre armi si aggira sui 1000/2000 metri: non sciupare colpi a distanza superiore.
7 - Non impegnare un nemico più forte. Attaccalo con fuoco rapido da posizioni mobili con o senza riparo.
8 - I
l primo obiettivo deve essere la sorpresa. Per conseguirlo sfrutta la nebbia bassa e ogni genere di astuzia
9 - Se ti dovessi trovare all’improvviso in terreno aperto sotto il fuoco di una batteria controcarro, nascosta, il rimedio più efficace e più sicuro è un attacco in movimento.
10 - Non abbandonare mai un carro o un equipaggio sotto il fuoco se sussiste una probabilità di salvarlo. 
D'altro canto non giocare una moneta buona per saldarne una cattiva.
11- Guardati dall’attaccare carri nemici fermi e appostati: pensa che per lo più sono appoggiati da cannoni controcarro (che non hai ancora visto).
12 - Ricordati di non usare i carri come cupole corazzate per tenere posizioni battute dall'artiglieria. Lo spessore di torretta in cielo é sottile per un colpo d’artiglieria.
13 - Ove possibile combatti con il sole alle spalle e controvento.
14 - Cambia continuamente di direziono dopo ogni colpo, cioè fai tirare una delle due leve di direzione, fai curve decise mai avanti e indietro semplicemente.
15 - Non aver paura di andare a tutto motore. Più forte vai più e più difficile è che ti colpiscano.
16 - Non fare mai marcia indietro per girare se non in un angolo morto o in posizione defilata.

 

LA SITUAZIONE GRAZIANI

Nel deserto, per la mancanza di appigli tattici naturali e per la quasi impossibilità di crearli artificialmente non sono infatti possibili posizioni difensive continue sostenute da schieramenti di artiglierie in profondità [...], non vi sono linee successive di arroccamento o di sbarramento da sfruttare. Nel deserto, tutto è aggirabile e dovunque, specie con mezzi corazzati a cingoli. La difensiva sta unicamente nelle truppe in forti capisaldi e soprattutto nella possibilità di movimento intorno ad essi con mezzi celeri [...] per mantenere il dominio del terreno interposto. Ne deriva la necessità di dislocare in corrispondenza dell'ala o delle ali aggirabili, o a tergo del dispositivo, forti aliquote di truppe mobili, destinate a contrattaccare. Lo stesso concetto di caposaldo fu frainteso. Se dobbiamo credere agli inglesi, quello di Alam Nibeiwa (dove si addensavano 3.500 tra nazionali e indigeni (troppi) aveva un perimetro di 6 Km (secondo altri 4,5); protetto da molti campi di mine, la distanza e intervalli tra capisaldi doveva variare da 1.200 a 1.600 m., e non arrivare a 15 Km, come invece si verificò nel caso specifico tra il Gruppo Maletti e la Cirene. Se scopo della manovra in ritirata, decisa dal comandante dello scacchiere, era ed è di riacquistare la libertà d'azione perduta o compromessa e creare i presupposti per l'ulteriore sviluppo della difesa su posizioni più arretrate (o per iniziare un'azione controffensiva), le misure prese da Graziani nel 40 non possono essere giudicate che fallimentari. Quanto dettato dalle norme in vigore per la manovra di ripiegamento, specie quando questa avveniva sotto la pressione dell'avversario, fu completamente disatteso. Non si ebbe alcuna azione di retroguardie appoggiata dall'artiglieria e neppure fu prevista una posizione intermedia da occupare, dove potessero affluire le unità arretrate. L'iniziativa fu lasciata al nemico, e con il passare dei giorni e quando era ormai chiara la situazione, le cose andarono addirittura peggiorando, fino a far abbandonare, precipitosamente e con le immaginabili conseguenze, i campi d'aviazione avanzati per poi lamentarsi del mancato appoggio aereo.  

I TOPI DEL DESERTO http://www.btinternet.com/~ian.a.paterson/main.htm

LE LATTE DELLA BENZINA


Nel corso di una breve sosta in prossimità di un posto di distribuzione carburanti tedesco, ufficiali e soldati italiani rimasero sorpresi per la semplicità del sistema di rifornimento. Era basato su recipienti in solida lamiera stampata; di forma rettangolare piuttosto alti e stretti che presentavano indubbi vantaggi. Occupando poco posto potevano essere caricati dovunque dall'autocarro alla motocicletta, accatastati l'uno sull'altro non lasciavano nessun spazio inutilizzato. La solida maniglia per il trasporto rimaneva compresa nelle linee esterne del parallelepipedo e la chiusura era realizzata ermeticamente con un bocchettone di facile manovrabilità a mezzo di 2 leve di ferro. Ogni recipiente, latta o fustino che dir si voglia, conteneva 20 litri ( http://perso.m201.mageos.com/Jerrican.htm  era agevole compiere i rifornimenti senza bisogno di tubi di gomma, pompe, recipienti vari senza conseguente perdita di tempo e di carburante). Ovviamente serviva anche per il rifornimento dell'acqua. Pure l'olio era in piccoli contenitori. Quelli per i reparti motociclisti ad esempio erano di cartone con il giusto quantitativo per un rifornimento. Balzarono ancor più evidenti gli inconvenienti già riscontrati del nostro sistema. Grossi fusti da duecento litri poco maneggevoli che caricati sui cassoni degli autocarri lasciavano per la loro forma cilindrica spazi vuoti inservibili e necessità di una pompa non sempre funzionante e soggetta ad essere smarrita per il travaso. Si ricorreva quindi come norma all'aspirazione mediante tubo di gomma da parte dell'autista. Dopo la pericolosa aspiratura, occorreva un recipiente intermedio perché generalmente il fusto non si trovava in alto rispetto alla bocca del serbatoio dell'autocarro. Inevitabile perdita di benzina. Il Gen. Auchinleck ritenne che il sistema inglese causasse la perdita del 30% della benzina nel viaggio dalla base al posto di consumo. Chiunque riusciva ad arraffare un Jerrjcan (così si chiamavano i contenitori) se lo custodiva gelosamente e si sentiva equipaggiato di tutto punto per la guerra del deserto. Quando arrivò quello americano era ancora migliore

ALFINE

Queste quindi le principali condizioni che permisero lo sviluppo di una guerra moderna, in piccolo formato, senza le tragedie, le sofferenze del teatro russo, di popoli e di soldati da entrambe le parti. Se di umano nella guerra c'è poco, questa può essere definita la più umana delle guerre. Il nostro spazio storico va dal Delta del Nilo, (ma anche oltre il canale), fino alla Tunisia ed Algeria per quasi 3000 Km ( il tragitto nei due sensi fu fatto 3 volte). La considerazione che il possesso del canale di Suez fosse di non eccessiva importanza strategica, il rifornimento di mezzi e materiali difficoltoso per entrambi, per gli inglesi lontani dalla madrepatria, per gli italo-tedeschi autolimitatisi volenti o nolenti, per colpa di Malta, fecero si che le operazioni si svolgessero con ampie pause. Il campo operativo vedeva la quasi totale assenza delle popolazioni indigene, in genere nomadi e non interessate al conflitto. In pratica nessuno moriva di freddo, ma neanche di sete in quell'ambiente. Quando finiva la benzina e l'acqua, era praticamente per entrambi e la guerra si fermava. Ci si poteva scambiare un saluto a voce. Questo equilibrio fra alti e bassi si mantenne dal giugno 40 all’ottobre 42 quando iniziò la ritirata da El Alamein. Si preferiva perdere terreno e mezzi piuttosto che uomini. Il primo si recuperava, i secondi si rimpiazzavano, l'esperienza degli uomini nò. Non c'erano comunque grandi città e poloazioni sul percorso (se si esclude Tobruk porto di mare) e Bengasi. Niente al confronto di Leningrado e Stalingrado o dei distretti minerari russi. La superpotenza inglese associata ai paesi del Commonwealth si scontrava prima con gli Italiani, impreparati, male armati, poco convinti, interessati prima di tutto a fare bella figura con Hitler. Di fronte alla capacità industriale degli inglesi, l'Italia era ben poca cosa. Non bastò infatti e ci venne in aiuto il solito tedesco quando per noi si mise male. L'equilibrio andò avanti comunque fra alti e bassi per il numero limitato di contendenti schierati (Sul terreno non ce ne sarebbero potuti stare molto di più e i rifornimenti erano quello che erano) fino all'ottobre 1942. Nel frattempo erano successe tante cose. Dal dicembre 1941 l'America era entrata  in guerra e sul suolo africano vi affluivano mezzi e tecnologie fra le più moderne, standardizzate e in quantità abbondante (legge affitti e prestiti). Da parte Tedesca invece andrà a cattiva fine l'operazione Barbarossa (Russia) iniziata nell'estate del 41 con una profusione di mezzi e uomini impressionante, senza contare la parentesi Greca e Jugoslava. A El Alamein cominciò veramente la fine del conflitto (Rommel l’aveva preconizzata già a fine 41), anche se la vera parola fine in Africa verrà scritta 6 mesi dopo, nel maggio 43. Gli italiani usciranno dal conflitto e dall'allenaza dopo il disastro africano. L'Inghilterra non era stata invasa, la Russia aveva retto e gli Stati Uniti avevano avuto il tempo di avviare quella mostruosa macchina industriale che sfornò per quei tempi . 

3.200.000 AUTOMEZZI, 88.410 CARRI ARMATI, 41.170 SEMICINGOLATI, 82.000 TRATTORI VARI E 866.400 AUTOMEZZI (auto e camion) CHE FURONO PRODOTTI ANCHE IN ALTRI PAESI SU LICENZA. In aggiunta a questo aerei e navi, da battaglia o civili come le Navi Liberty, prodotte in numero di una al giorno !!!!

* Sempre dall’arabo provengono una serie di parole di uso comune nella nostra lingua.

Alcova : al-qubba (la volta)
Algebra: al-jabr (ridurre le fratture, riunire i pezzi: per estensione risolvere equazioni)
Almanacco : al-manakh (il clima)
Assassino : hashashin (il mangiatore di hashish)
Caraffa : gharraf (vaso per acqua)
Caffe : Qahwa (regione dell'Abissinia)
Carruba : al-kharroob
Cifra : sifr (zero)
Cotone : qutn
Cremisi : qirmizi (tintura rossa)
Fachiro : faqiir (povero)
Giraffa : zarafa
Gelsomino: yasmeen
Liuto : al-uud (liuto)
Moca : mukha (porto in Yemen)
Monsone : mawsim (stagione)
Mummia : mumiya (corpo imbalsamato)
Safari : safar (viaggio)
Sorbetto : sharbat (bevanda)
Sofà : suffa (panca)
Sciroppo : sharab (bevanda)
Tariffa : taarifa (informazione, notifica)
   

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