LA SECONDA GUERRA MONDIALE
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Gli Aosta
AMEDEO I - 1845/1890 Primo Duca
http://www.savoia-aoa.it/genealogy.htm
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AMEDEO
Ferdinando Maria di Savoia I, Fratello di Umberto I e figlio di Vittorio Emanuele II,
da inizio al ramo odierno dei Savoia-Aosta; sposerà (1867) prima Maria del Pozzo della
Cisterna da cui ha Emanuele Filiberto (nato a Genova nel 1869+1931 II
Duca d'Aosta) poi Vittorio Emanuele (n. 1870+1946) duca di Torino, Luigi Amedeo
(n.1873+1933 Duca degli Abruzzi) (vedi sotto).
Entrato nell'esercito con il grado di capitano nel 1859, prese parte alla
terza guerra di indipendenza del 1866 come maggior-generale, guidando
una brigata al Monte Torre nella battaglia di Custoza, dove venne
ferito (quadro sotto).
Dalla seconda moglie ebbe Umberto Maria (n.1889+1918) conte di Salemi. Le
alterne vicende della Monarchia Spagnola e i delicati equilibri europei,
portarono Amedeo ad essere designato dalle Cortes, Re di Spagna, sul
finire del 1870. All'inizio del 1873, in una situazione politica
insostenibile, Amedeo rinuncia al Trono spagnolo, anche e soprattutto per
la impossibilità di osservare e far osservare quella Costituzione cui
aveva giurato fedeltà. |
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EMANUELE FILIBERTO 1869/1931 - 2° Duca
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EMANUELE
FILIBERTO
II Duca d'Aosta dal 1890:
Sposa la Principessa
Elena di Borbone-Orleans di Francia (durante la prima
guerra mondiale fu ispettrice generale delle infermiere volontarie della
Croce Rossa, ricevette una medaglia d'argento al v.m. e tre croci al
merito di guerra) da cui ha due figli: Amedeo (III duca nato a
Torino il 21/10/1898) e Aimone.
Emanuele Filiberto, prima Duca delle Puglie e, alla morte del padre, II
Duca d'Aosta, seguì la carriera militare nell'Esercito. Nel 1915, allo
scoppio della prima guerra mondiale fu designato Comandante della III Armata, che lanciò all'assalto del Carso
per due anni e mezzo. Dopo il crollo del fronte italiano a Caporetto, ne
diresse il ripiegamento indenne fino al Piave da cui respinse gli attacchi
austriaci del novembre 1917 e del giugno 1918. Quando in Ottobre i tempi
furono maturi diresse l'assalto finale per Trieste. Nel 1926 fu nominato Maresciallo d'Italia. Visse i suoi
ultimi anni a Torino dove morì nel 1931. |
AMEDEO I FERITO A CUSTOZA |
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AMEDEO II - 1898/1942 - 3° Duca
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AMEDEO
II - (III duca dal 1931 al 1942) Gli anni giovanili Buby, come viene soprannominato, eredita dalla madre e
dallo zio Luigi Amedeo, Duca degli Abruzzi, la passione per l'avventura e
per l'Africa. Nel 1905 Emanuele Filiberto viene nominato Comandante di C.
d.A. e si trasferisce a Napoli nella Reggia di Capodimonte. Nell'immenso
parco della Reggia, Amedeo e suo fratello Aimone (che sarà poi suo
successore nel titolo) hanno modo di sfogare
l’esuberanza giovanile, tanto che a nove anni viene inviato in
Inghilterra al collegio di St. Andrew per ricevere una rigida educazione.
Tornato a casa viene, a 15anni, iscritto al Collegio Militare della Nunziatella di Napoli. Nessuno è autorizzato a rivolgergli per primo la
parola ma, se interpellato, deve scattare sull'attenti e rispondere
"Sì Altezza Reale, Nò Altezza Reale". Di fronte a tanta
formalità, Amedeo infastidito così esordisce verso un suo coetaneo:
"...parlami senza chiamarmi altezza reale, altrimenti ti spacco la
faccia a suon di pugni!" Dà del "tu" ai suoi compagni e
vuole che ricambino con il "tu". Allo scoppio della 1a Guerra
Mondiale, ottenuto il nulla osta dal Re per la giovane età (non ha ancora
17 anni), si arruola
volontario come soldato semplice nell'Esercito. Fin da subito, il più
giovane soldato italiano viene destinato alla prima linea come servente
d’artiglieria sul Carso. Il padre, Emanuele Filiberto
(Comandante della III Armata) così lo presenta al generale Petitti di
Roreto: " Nessun privilegio, sia trattato come gli altri
soldati!" Distintosi in più occasioni per coraggio e ardimento,
sempre presente dove la battaglia è più ardua, scala la gerarchia
militare fino a diventare capitano. Al termine della guerra, Amedeo
ottiene dal padre il permesso di seguire lo zio Luigi in Somalia dove
questi sta progettando una grande fattoria. Costruiscono una ferrovia a
scartamento ridotto ed un villaggio battezzato Villaggio Duca degli
Abruzzi. Dopo altre avventure nel continente africano, ritorna per
prendere la licenza liceale, interrotta per guerra. Riparte subito dopo
per il Congo, si disse per una punizione reale, con pochi soldi in tasca
ed un passaporto intestato ad "Amedeo Della Cisterna" (la nonna). Amedeo
lavora sodo in un saponificio e nelle ore di libertà và in giro a
visitare la città oppure a contemplare i tramonti africani che sono una
festa di colori e di luce. Scrive a casa raccontando delle sue
giornate, dei posti che visita, della gente che avvicina, dei fiumi e
degli animali. In Congo, Amedeo ha una prima fugace avvisaglia del suo
male. Per uno sforzo sul lavoro ha una emottisi (espulsione con la tosse
di sangue rosso vivo proveniente dalle vie respiratorie) e scrivendo a una persona
intima dice: "Questa volta mi è andata bene, rientro..." Prima
di rientrare, per dare un addio in maniera più diretta all'Africa,
organizza una piccola carovana con la quale attraversa la foresta e visita
la zona dei laghi Tanganica e Vittoria.
Nel 1926 Amedeo consegue il brevetto di pilota d'aeroplano che gli
aprirà la strada per l'Aeronautica e si fidanza con la cugina Anna di
Francia che sposerà l'anno successivo (avrà solo figlie). A quel tempo, Buby vive a Torino e
studia alla Scuola di guerra. Con la testa però è in Africa, a Buerat,
in mezzo ai suoi sahariani che a loro volta gli scrivono e gli raccontano
delle loro esplorazioni. Per
il brevetto di pilota si reca al campo dell'Ansaldo, sulla strada di
Rivoli, dove l'aspetta un istruttore d' eccezione, l'amico Arturo
Ferrarin detto " il Moro”.
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Stanley"…spero che un uomo votato al suo lavoro, un alpinista appassionato, prenda in considerazione il Ruwenzori e lo studi, lo esplori da cima a fondo. Attraverso le sue enormi creste e i suoi profondi canali" |
LUIGI AMEDEO 1873 - 1933 L'esploratore Gli anni giovanili da http://www.circolopolare.com A 16 anni si
imbarca sul Brigantino Amerigo Vespucci, dove incontra Umberto Cagni
tenente di vascello e suo compagno fisso nelle future esplorazioni. Si
addestra con scalate sul monte Bianco, sul Rosa e sul Cervino. Fu il primo
a scalare il Dente del Gigante e a raggiungere la vetta del Cervino
insieme a Mummery, il 27 gennaio 1894, attraverso una nuova, pericolosa ed
inesplorata via la cresta Zmutt. 1897 partenza da Torino per la scalata
del S. Elia, in Alaska: la spedizione è composta da Umberto Cagni,
Francesco Gonella (Presidente del CAI), Filippo De Filippi, Vittorio Sella
(cugino di De Filippi) e nipote di Quintino Sella (Fondatore del CAI) ed
Erminio Botta. Oltre a quattro guide: Joseph Pitigax e Laurent Croux di
Courmayeur; Jean Antoine Maquignaz e Andrea Pelissier di Valtournenche. La
vetta è raggiunta il 2 Agosto dopo una indimenticabile ed estenuante
attraversamento del ghiacciaio Malaspina. 1906. I Monti della Luna: il Ruwenzori. E’ con la morte d Henry Morton Stanley, avvenuta 2 anni prima, che il Duca Luigi Amedeo di Savoia inizia ad interessarsi al Ruwenzori, dopo aver letto un estratto di una sua conferenza (a fianco). Primavera: parte la spedizione per raggiungere la vetta. Il 15 maggio la spedizione lascia il lago Vittoria. Monte Stanley, di 5.125 metri è raggiunto il 18 Giugno. 1909. K2 e Karakorum. Maggio 1909 assalto alla cima del K2. Primo giugno, formazione del quarto campo a quota 5.560 metri. Dopo vari tentativi, a quota 6.666, il Duca dovette rinunciare all’impresa di salire oltre. La spedizione effettuò molte rilevazioni scientifiche, misurò diversi ghiacciai, si completarono molte mappe ma dovette rinunciare a scalare il K2. Dopo aver comunque salito quello che ancora oggi si chiama lo Sperone Abruzzi, che costituisce parte integrante della via "normale" verso la seconda vetta del mondo, Luigi Amedeo non rientrò a mani vuote: conducendo delle esplorazioni nella zona del Chogolisa, toccò i 7500 m di altitudine, che all'epoca segnarono il nuovo primato umano (che tale restò fino al 1922). A testimoniare la grandezza della sua figura non vi è solo il Picco Luigi Amedeo, nel gruppo del Monte Bianco, ma anche il Ghiacciaio Duca Degli Abruzzi che conduce all'attacco dell'Hidden Peak, noto anche come Gasherbrum I (8068 m). Durante la grande guerra è ammiraglio della flotta dell’Adriatico.
Muore il 18 marzo 1933 a Ghiohàr in
Somalia, dove aveva fondato il Villaggio Duca degli Abruzzi: |
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LA
SPEDIZIONE POLARE DI LUIGI AMEDEO DI SAVOIA
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Anche il Principe Luigi Amedeo di Savoia volle tentare la conquista del Polo Nord dopo quella della montagne. La spedizione era composta da 11 italiani: Umberto Cagni, il suo vice Francesco Querini, il medico Achille Cavalli Mulinelli, quattro guide: Petitgax, Felix Ollier, Cyprien Savois e Alexis Fenoillet; due marinai: Giacomo Cardenti secondo nostromo e Simone Canepa marinaio di II classe; un cuoco: Gino Gini (oltre a 8 norvegesi per la nave, la “Stella Polare”, baleniera trialberi riadattata dalla "Jason" già usata nel 1893-94 da F. Nansen in Groenlandia). Ad Arcangelo, in Russia, imbarcò 121 cani siberiani convinto che il Polo si potesse raggiungere solo a piedi partendo dal punto più settentrionale d’attracco. Dopo aver raggiunto un ancoraggio sicuro nella Terra di Francesco Giuseppe (a Capo Flora ) a metà luglio, costituì a partire da qui una serie di campi base riforniti intorno all'82° parallelo nella terra del Principe Rodolfo (Baia di Teplitz raggiunta l'1/9/1899) e oltre. Nella primavera successiva, un secondo gruppo di dodici esploratori si sarebbe incamminato verso il Polo con dodici slitte e 96 cani. Alloggiare tanti cani sulla Stella Polare non fu facile: si dovettero costruire apposite gabbie con tutti gli accorgimenti del caso per la pulizia, i pasti e la fisicità delle bestie. La spedizione avrebbe eseguito osservazioni meteorologiche e misurazioni di astronomia, gravità e magnetismo terrestre. Dalla Illustrazione Italiana del 16 settembre 1900 La partenza della Stella Polare da Christiania avvenne il 12 giugno 1899 verso il mezzodì. li 9 il principe e la principessa di Napoli, recatisi espressamente in Norvegia, in forma assolutamente privata, erano andati a salutare i partenti. L'11 il sindaco di Christiania (Oslo) si era pure recato ad ossequiare i viaggiatori; in quel giorno la nave venne aperta al pubblico, accorso numerosissimo a visitarla. Alla sera il duca offri un pranzo d'addio a Nansen, a Reusch, presidente della società geografica norvegese, al console d'Italia ed a pochi amici. L'indomani, presenti Nansen e sua moglie, il pittore Werentkiold, la signora Ibsen e le autorità, i viaggiatori fecero gli ultimi preparativi per la partenza, Nansen donò al Duca due cani siberiani, uno dei quali nato sul Fram; la signora Hallager, moglie del console d'Italia; gli offrì dei fiori con il nastro tricolore; il forte di Akesus sparò 6 colpi di cannone e lentamente, nella grigia luce d'una giornata nuvolosa, la Stella Polare partì per Larvik. ..Da Arkangel muoveva quindi verso il nord. Al mese di agosto non faceva ancora freddo e raramente il termometro era sceso a zero. Naturalmente si camminava poco perché i ghiacci incominciavano a circondare il brigantino e a sbarrargli la strada. Conveniva allora rompere il ghiaccio con la punta della prua lanciata a tutto vapore contro i lastroni, o lavorare di leva e di pertica per disperdere gli ingombri. Il duca degli Abruzzi era sempre sul ponte, in vedetta e non trascurava nessuna opportunità per avanzare. Sovente si dimenticava persino di scendere a colazione o a desinare e restava là, sul ponte di comando, ad osservare i movimenti dei ghiacci. La Stella Polare attraversò Nightingale sund e il canale britannico fino a Teplitz bay e alla Terra del principe Rodolfo. Di là si spinse sino a 82 gradi e 4 minuti per ritornare, quindi a Teplitz bay, riconosciuta come la via più idonea per andare innanzi con le slitte: giunti colà il 1° settembre i viaggiatori dovettero costruire sui ghiacci un accampamento con tende, poichè la nave era stata seriamente danneggiata dagli urti ricevuti e faceva acqua da un'apertura d'un piede e mezzo di profondità a metà della sua lunghezza. |
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Molta attenzione era stata riservata alle provviste cercando di aumentarne la quantità e non il peso. Si faceva uso di cibi in polvere e per contenitore si preferivano, quando possibile, sacchi. Le razioni quotidiane di viveri a persona, pari a circa kg 1,350 a testa, comprendevano pemmican (in uso presso gli indiani del Canada ed esquimesi, prodotta a partire dalle parti magre di daino, bisonte o manzo (in seguito), che vengono prima essiccate al sole o al vento e poi ridotte in poltiglia, mescolate con grasso sciolto, pressate in gallette e insaccate), carne in scatola, patate, cipolle e verdura in polvere Knorr (Dadi), oltre a modeste quantità di generi di conforto. Per i cani la razione era di ½ kg di pemmicam o di pesce secco, abbondante ma necessaria per sostenere le lunghe marce. Ai viveri tradizionali si aggiungevano le prede di caccia: foche e orsi che non erano poche. | |||
L'accampamento sorgeva
a 200 metri entro terra e consisteva in due tende interne, lunghe ognuna
20 piedi sulle quali stavano stese altre tende di tela da vele. Fra le
due tende venne collocata una stufa per cucinare e riscaldare. Ogni
persona della spedizione aveva il suo letto con un copertone di pelle di
lupo, imbottito di piume d'oca. I 120 cani stavano entro un canile di
legno (il legno della Stella P...), spesse coperto dalla neve che conveniva togliere continuamente.
Dal settembre alla fine di febbraio (1900) gli esploratori si
adoperarono in un continuo allenamento di corse sulle slitte per
esercitare i cani; aspettando un momento propizio per procedere verso il
polo e, frattanto, eseguendo il programma tracciatosi di osservazioni
scientifiche. Fu in una di quelle escursioni nelle slitte che il duca
degli Abruzzi essendosi tolto un guanto, o parte di esso, ebbe gelate
due dita della mano sinistra; sicché si dovettero amputare alcuni
ossetti all'estremità delle falangi.
Da quell'epoca la salute del duca e
specialmente la sua capacità di resistenza al freddo diventarono
incerte, sicché dovette rimaner sotto la tenda lasciando agli altri
ufficiali l'incarico di spingersi innanzi sui ghiacci. Sembra che non
solo il duca abbia sofferto simili accidenti, e si dice che anche il
Capitano Cagni abbia avuto un dito gelato. Però, in media e
compatibilmente con i disagi subiti e la temperatura scesa a - 52, la
salute dei viaggiatori si mantenne buona. Ed eccellente fu sempre il
loro umore! Venuto il Natale, il duca fece dei regali a tutti i
componenti la spedizione, si spararono dei fuochi artificiali e si bevve
dello champagne.
Le slitte verso il Polo. I particolari circa il viaggio nelle slitte raccolti dal telegrafo sono ancora molto confusi. Sembra tuttavia che una prima spedizione abbia lasciato la Stella Polare il 28 febbraio (sarà indicato poi il 19), ma sia stata costretta a indietreggiare da un uragano (di neve e non solo perché vennero ritenute insufficienti le attrezzature e poco adatte). Una seconda spedizione capitanata da Cagni partì l'11 marzo. Non si può ancora discernere bene come era composto questo gruppo perché vi è chi parla di 5 membri e chi di un maggior numero (13 ?), sicché sei uomini sarebbero stati rimandati indietro dopo dieci giorni di viaggio. (La spedizione si componeva di 12 slitte 540 razioni per gli uomini e 3400 per i cani. Una tredicesima slitta era stata aggiunta per accompagnare la principale i primi due giorni tenendola indenne dall'intaccare le dotazioni sia dell'uomo che delle bestie portando la sua autonomia a 47 giorni ritenuti necessari per l'operazione. Era quindi naturale che dei team partiti uno rientrasse sempre). |
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UMBERTO CAGNI |
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Riassunto a seguire.
I sei su 2 slitte ritornarono, si disse per non depauperare le scorte al
seguito, ma di 3, Qverini, Stokken e Ollier non si seppe più nulla.
Il 23 marzo Querini prese la via del ritorno e il 31 fu Cavalli a
prendere la via del Ritorno lasciando a Cagni Petigax, Fenouillet e
Canepa. Cagni non si perse d'animo e con quello che gli restava raggiunse gli
86,33 gradi e minuti di latitudine. Cagni dopo aver percorso circa 1.000
km (a/r) rientrò il 24 giugno dopo un viaggio allucinante (si ridussero
a mangiare il pemmicam dei cani e Cagni dovette amputarsi una falange).
Fu d'aiuto un cane "Messicano" che riusciva a fiutare la pista d'andata. La Stella
Polare (visto che la caldaia e le macchine non avevano sofferto molto) venne rimessa in sesto come si poteva dopo gli ulteriori gravi
danni dell'Inverno e la demolizione. L'8 agosto era in grado di
riprendere il mare non senza altre peripezie. Il duca degli Abruzzi era
fino a quel momento ignaro di quanto era accaduto in Italia,
l'assassinio del Re Umberto - che apprese ad Hammerfest dalla nave
caccia-foche Hertha che aveva a bordo due italiani. Nel momento in cui
esce questo numero il rientro è ancora in corso al largo della Norvegia
e quindi le notizie sono frammentarie . A gennaio del 901 terrà la
conferenza organizzata dalla Soc. Geografica Italiana al Collegio Romano sulla sua spedizione
da cui usciranno novità che ho in parte incorporato (sopra e sotto). Anche il resto della attrezzatura come canoe, tende termiche, vestiti, sacchi a pelo era stato studiato attentamente sulla base delle precedenti esperienze. Il traino dei notevoli pesi veniva facilitato dal sostentamento con palloni gonfiati di elio. Dopo un inverno travagliato e pieno di incidenti, compreso il pesante danneggiamento della nave, l’esplorazione riprese. La nave era infatti stata saccheggiata e con le vele si era creata una intercapedine termica nelle tende. Di tre squadre che erano partite dal campo base per raggiungere il Polo, solo quella di Cagni proseguì oltre gli 83°16’N (senza il Principe che aveva subito l’amputazione di 2 dita per assideramento), alla temperatura di - 47°. La Squadra di Querini, Stokken e Ollier rientrò quasi subito verso Teplitz ma non vi giunse mai. La squadra di Cardenti, Mulinelli e Savie rientrò dopo 16 giorni di grande fatica e patimenti, ripercorrendo 140 chilometri. Cagni e compagni attraversarono invece il parallelo 85°N il 17 aprile, il 25 Aprile raggiunsero 86°34’N, superando il record di Nansen di 37 Km ma ancora lontani dal Polo di ben 381 Km (238 miglia anziché le 260 di Nansen). Il rientrò fu drammatico per via della deriva che li allontanava dalla meta (finirono di 44 minuti sotto Teplitz Bay) http://www.sullacrestadellonda.it/spedizioni_polari/polarindex.htm |
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“...aurighi d’alivola
slitta, / tra un rauco anelare di cani, // parevano un arido volo / di
foglie,
che piccolo e solo / va con la bufera” // “O fulgidi eroi, / ci deste un
impero; un impero /
che armenti non pasce, che biade / non germina; sterile, è vero; // (...)
Né oro né terra; / non altro che gelo e che gloria. / Né d’altri che dei
vincitori / bevesti le vene, o vittoria! // Il forte s’afferra / col
forte. Sceglieste il più forte / di tutti, voi, giovani cuori: // perché
voi sceglieste la Morte! // Sì, guerra, a chi tutti ci assale, / che fa
più mortale il mortale! / Sì guerra... alla guerra!”
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Francesco Querini era nato a Milano il 16 dicembre dell'anno 1867. Checco come si firmava entrò, in rispetto alle tradizioni veneziane di famiglia, all'Accademia Navale il 1 maggio 1891: Sottotenente di Vascello il 16 aprile 1893 e Tenente di Vascello il 16 maggio 1896. Già nel 1892 è imbarcato per un viaggio che inaspettatamente gli procurerà onori: la campagna d'Africa e l'instaurazione di rapporti diplomatici e commerciali coi porti toccati della costa orientale dell'Africa cosa che lo porta a reggere il Consolato del Sultanato di Zanzibar. Era questa una delle chiavi per controllare la costa Somala del Benadir. L'improvvisato, ma accorto diplomatico giunge a stipulare l'accordo del protettorato dell'Italia su queste terre. Dal 1894 al 1897 corre un triennio fatto di studi, di destinazioni a terra e di imbarchi. Sulla Re Umberto, nel 1897 si trova nelle acque dell'isola di Creta (già veneziana) dove Turchi e Greci si contendono il predominio sull'Isola. Per evitare massacri le grandi potenze avevano qui concentrato squadre navali imponenti sotto il comando supremo dell'Ammiraglio italiano Canevaro, che dovette dichiarare il blocco dell'isola. Il 2 di marzo 1897 i gendarmi turchi si ribellano e prendono in ostaggio il loro Comandante. Tre plotoni di marinai, uno austriaco, uno russo, uno italiano (Querini), sbarcano per procedere all'arresto e al disarmo dei rivoltosi. Il plotone italiano penetra all'interno dove s'erano asserragliati i rivoltosi e libera il comandante. Avrà l'Argento per l'azione. Il suo nome corre per i comandi e nel 1899 un telegramma del Capitano di Corvetta Umberto Cagni, ufficiale d'ordinanza del Duca degli Abruzzi, lo chiama a Torino per conferire con S.A.. Querini, allora destinato a Taranto, si era offerto con altri per far parte della progettata spedizione al Polo ed era stato prescelto. Si reca a Venezia per salutare la famiglia. La sua tranquillità, la sua fiducia rianimano i genitori. La spedizione sarebbe partita il 12 giugno 1899. | ||
AIMONE 1900/1947 Re di Croazia - 4° Duca
Elena di Francia rimasta vedova, visse ritirata a Capodimonte. Morirà a Castellammare di Stabia nel 1951. È sepolta nella Basilica dell'Incoronata Madre del Buon Consiglio di Napoli insieme alla nuora Anna d'Orléans, moglie del figlio primogenito, Amedeo. |
AIMONE
nacque a Torino il 9 marzo del 1900 fratello di Amedeo
nato due anni prima. La madre Elena di Francia, figlia del
pretendente orleanista (Borboni) al trono di Francia era una grande viaggiatrice e scrittrice,
visitò lungamente l'Africa, l'India, il Siam, di cui lasciò libri di
ricordi
("Viaggi in Africa", "Verso il sole che si leva", "Vita
errante", "Attraverso il Sahara").
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