I BERSAGLIERI NELLA CAMPAGNA DI GRECIA
|
|
I
Reggimenti partecipanti alla campagna sono 4: il 1-2-4-5°
reggimento.
Il 2° e 5° hanno operato in genere nella stessa formazione, la divisione
Corazzata Centauro. La Centauro, che veniva "impropriamente" chiamata
Corazzata, aveva in effetti gli L3, carri cingolette mitragliatori, ed una forza complessiva che non supererà mai di volta in
volta le 6.000 unità (brigata). Una divisione normale supera le 11/12.000 unità. Con
le avanguardie motocicliste inizia quindi il 28 ottobre 1940 l’avanzata in
territorio greco, dai più considerata una passeggiata. Le colonne che si
spingono lungo la Vojussa (fiume) in piena puntano sul Han Kalibaki, postazione
fortificata greca. La quota inizia a salire, ormai siamo sui 1200 metri,
piove neve ghiacciata e la terra si attacca dappertutto solidifica come
cemento. Vengono presi e superati i ponti di Perati, Mesoghefira (questo
ormai è stato fatto saltare) e Burazani. Lo scontro si fa via via piu duro
mentre si sale. I greci arretrati su solide postazioni di cresta sono ora
protetti dall’artiglieria e dai micidiali mortai. |
|
|
|
|
|
Le strette e uniche
rotabili di valle sono facile bersaglio dei Greci che ne conoscono a
menadito le coordinate. Le colonne dei rifornimenti si sono come
volatilizzate, quando ci si ferma si va a trincea come nel '15. Le forze
disponibili utilizzate
sono di tre volte inferiori a quelle prospettate dal primo piano Badoglio
(30 divisioni) e la metà di
quelle del piano Guzzoni.
Con l’inizio della controffensiva Greca ora sarebbero necessari rincalzi
freschi che non esistono. Il 2° Bersaglieri è il primo a giungere per dare
man forte ai fratelli. Le falle negli schieramenti si fanno sempre più larghe. Si
corre di qua e di là per tamponare questo o quell’assalto. I
bersaglieri classificati come celeri, di celere avevano solo la bicicletta
che non è proprio il caso d’impiegare in quelle condizioni. Non restano che le compagnie
motocicliste che percorrono in lungo e in largo le valli, una volta con la
Julia e l’altra coi fanti. E proprio in uno di questi interventi nasce
la Medaglia d’oro di Fiorini. A Vizaculit il sottotenente Aldo Fiorini
coi suoi uomini resiste per giorni a metà novembre al ritorno dei Greci. I giorni che mancano alla fine del mese
passano in un disperato tentativo di tenere posizioni indifendibili. Il 17
novembre il IV btg. del 2° è
inchiodato a Sitaria Krioneri.
|
|
|
|
Mario Musco ha scritto a
casa, ai genitori. Scrive loro di essere sereno .. “Un mese di
guerra in primissima linea, che come avrete appreso dai giornali, è
dura, ha messo alla prova i reparti dei bersaglieri che si sono
mostrati, come sempre, magnifici per resistenza e ardimento. Sono stati
impiegati dovunque [..] ma abbiamo superato tutte le fatiche e le ansie
per lo spirito che ci anima…”. Ha scritto di avere fiducia nei propri
bersaglieri ... |
|
Nella mischia che si è accesa si fa notte
con corpi a corpo che si risolvono solo alle prime luci dell'alba. Nella
notte è caduto un altro con la pistola in pugno dopo aver costretto i
Greci a ripiegare. E' Mario Fascetti da
Roma. Il 19 a Kani Delvinaki il 2° ha tutti i Greci contro decisi a
sfondare. A quota 1129 un gruppo di bersaglieri del capitano Antonio
Monaco non si muoveranno per alcuna ragione, moriranno sul posto come
chiedevano gli ordini. Per due giorni nessuno li schioderà da li come
nessuno riuscirà a passare negli altri punti.
Le fila si assottigliano e
dal comando Divisione l’unica cosa che possono mandare e un
“Bravi
Bersaglieri”.
Il 21 quando arriva l’ordine di ripiegamento, anche i
Greci sospendono il fuoco.
Dirà Papagos“le Forze italiane
contesero tenacemente il terreno ai nostri…. principalmente il 2°
Bersaglieri all’uscita della stretta di Delvinaki”.
Le
quote stanno scalando, stiamo scendendo quando il capitano Biagini il 24
novembre aggiunge sangue a sangue, e oro ad oro. Stanno intanto arrivando
da 2 settimane dall’Italia anche i bersaglieri del 1° reggimento
con tutti gli altri mobilitati in fretta e furia. Come sempre succede, man mano che sbarcano, i soldati,
vengono divisi su tutti i fronti, rompendo quell’unità di reparto
tipica della fanteria. Il IX Btg del 1° raggiunge subito la Julia mentre gli altri due
battaglioni il Ponte di Perati (nella foto) a dar man forte al 2°
Bersaglieri. Il 26 Novembre
il tenente Musco riceve l’incarico di presidiare con la sua 26a
Compagnia la posizione strategica del Cippo 33 a Borgo Tellini,
essenziale per proteggere i fianchi del suo reggimento. L’assalto dei
greci inizia quasi subito. E’ un attacco durissimo, preceduto da un
bombardamento spietato che ha causato forti perdite alla 26^ compagnia.
I soldati greci assaltano alla baionetta le posizioni italiane lanciando
grida di trionfo. E’ uno scontro rabbioso e feroce, in cui non c’è
spazio per la pietà. Si uccide e si muore gli uni accanto agli altri,
italiani e greci, e il sangue si mescola sulle pietre e sul fango
albanese. I greci stanno per sopraffare gli italiani, ma è il giovane
tenente Musco a ribaltare la situazione diventando l’anima della
battaglia. Affronta il nemico con la forza della disperazione, esaurendo
interi caricatori della sua pistola, quindi afferra il moschetto di uno
dei suoi bersaglieri uccisi e fa fuoco sino ad avere l’arma scarica ed
infine ordina l’assalto alla baionetta. Riesce a salvarli tutti, ma un
colp cade accanto a lui. Mario riesce a vedere solo l’immenso bagliore
dell’esplosione poi il coro dei fantasmi porta via con sé la sua anima,
sulle montagne. |
MARIO MUSCO |
|
http://www.poliziotti.it/public/polsmf/index.php?action=printpage;topic=6988.0
|
|
|
La confusione è
ormai totale. La contrazione delle linee ci ha riportato sul vecchio
confine. L’imperativo ora è non cedere terreno albanese ai greci. Sul
Kalase (Ocrida Fronte Macedone) un reggimento improvvisato di battaglioni del 4° e del 1°
agli ordini di Guidotti deve presidiare l’ala sinistra della Venezia.
Siamo alla fine del mese e sulle pendici del Pindo non c’è più nessuno
oltre agli alpini ad opporsi ai Greci. Un bersagliere ogni 5 metri. Soddu
ha detto che non poteva che scegliere loro. Sul Kalase si decidono le
sorti della Guerra. La neve è caduta in più punti anche a quote basse.
Sganciati da Koritza il 26 si retrocede verso Pogradec sul lago.
Dall’alba al tramonto del 9 dicembre il 1 e 4° vanno in pezzi. E’ una
carneficina. I medici non sanno più che cosa fare se non imbracciare
anche loro le armi, come già aveva fatto il Tenente Annibaldi Loris del
4°a fine mese. A Roma saltano le prime teste: subito quella di Badoglio, poi anche quella di Soddu.
La nuova linea di difesa organizzata dai rincalzi ha sacrificato gran
parte dell’Albania. Nevica e i soldati dormono all’aperto. I congelamenti
non si contano più, saranno oltre 12.ooo a fine campagna. |
|
|
|
Per meglio comprendere la durezza
dei combattimenti riportiamo la testimonianza dell'alpino Arturo Gazzini del battaglione
Cividale: "Ci attendeva ben presto il ponte di Perati. Mi trovai in mezzo a quella furibonda battaglia: era il 21 novembre, calpestando i morti, scavalcando i feriti, il bosco bruciava; i fanti su nella conca venivano travolti e maciullati dalle granate; i bersaglieri abbandonavano i loro mezzi per improvvisarsi alpini; dall'alto vidi il ponte saltare. Gli alpini e artiglieri alpini combattevano con furore per contenere il nemico e salvare il salvabile" |
|
L’anno si chiude con il 5° a Tepeleni
con le sue compagnie moto e con gli scontri continui in attesa della
prossima mossa, dall’una o dall’altra parte. La guerra dura ormai da
mesi. Se noi non siamo crollati, i greci sicuramente saranno sfiniti. I
rincalzi che arrivano dall’Italia non hanno mai visto un fucile, non
hanno mai fatto una esercitazione. Il previsto intervento della Bulgaria a Est
non c’è stato e la Grecia ha potuto sganciare tutte le sue divisioni,
che in dicembre hanno pesato sul nostro fronte.
“I continui spostamenti
di reggimenti e divisioni da un’armata all’altra indussero Cavallero a
questa laconica considerazione -
Stiamo facendo un’insalata
(ndr:mista)“
|
|
|
I quadri organici
rappresentabili (vedi ordinamenti) sono molto indicativi e temporanei. A
metà febbraio i Greci tentano di forzare la nostra punta di Tepeleni prendendola sui
fianchi. Presa Tepeleni si aprirebbe la strada per Valona, unico porto di sbarco utile
ed efficiente. Dopo la caduta di Porto Edda, la perdita di Valona avrebbe
chiuso il conflitto.
Gli attacchi greci si spengono a caro
prezzo per la resistenza opposta dagli italiani. Nel mese di marzo dopo il lavoro
invernale di riorganizzazione e potenziamento si lanciano di nuovo le
armate all’attacco. La controffensiva ha inizio il 9 marzo, affidata
al IV C.A. (Cacciatori delle Alpi, Pusteria) all'VIII (Pinerolo, Cagliari,
Puglie e Bari) ed al XXV (Sorzesca, Julia, Raggruppamento CC.NN. Galbiati,
2° Bersaglieri più un Gruppo alpino). Dopo alcuni successi iniziali,
le colonne attaccanti sono via via arrestate. Per quattro giorni
imperversano violenti combattimenti; al quinto, senza aver conseguito
alcun successo rilevante, lo stesso Mussolini che era arrivato in Albania
una settimana prima ordina la sospensione dell'offensiva dopo i fatti di
Monastero. A quota 731 ( Monastero) gli insensati attacchi frontali
annientano definitivamente le divisioni Cagliari, Siena, Puglie, Bari e
Pinerolo (12.000 perdite).
|
|
|
|
|
|
Non era il caso di riprovarci. A peggiorare la
situazione il 27 marzo arriva un colpo di Stato filoinglese in Jugoslavia.
Si apre un nuovo fronte. La Jugoslavia aveva sottoscritto per ultima un
patto di amicizia con la Germania ma una rivolta popolare antitedesca
scatena il colpo di Stato ordito dal generale Simovic. Dal 6 aprile I
Tedeschi invadono il paese dalla frontiera Austriaca piegandolo in pochi
giorni. Gli inglesi, che finora avevano collaborato al conflitto dal cielo
e con aiuti via mare, sbarcano un corpo di Spedizione a Salonicco per
fronteggiare l’altro settore d’invasione tedesca proveniente dalla
Bulgaria. Il 9 Aprile a Salonicco l'armata dell'Est chiede il cessate il
fuoco ai tedeschi. La nuova situazione che si era venuta a creare a fine
marzo non aveva indotto i greci a spostare truppe a Est, di fatto
compiendo un suicidio militare. Ora i greci che ci fronteggiano, in
mancanza di direttive,continuano a ritirarsi armi in pugno dalle montagne
albanesi mentre gli inglesi reimbarcano gran parte degli uomini. La conta
dei caduti nell'inseguimento non si arresterà. A Barova il 19 aprile cade il Colonnello
Comandante del 4° Bersaglieri Guglielmo Scognamiglio.
"Prego Iddio che mi aiuti e che aiuti sempre il mio
bel reggimento, per la gloria e per la fortuna della mia Patria alla quale ho dedicato tutta la
mia vita compreso, se dovrà essere, anche il sacrificio
dell’esistenza.” |
|
|
|
|
|
Dal 14 al 22 aprile la 9
e 11° armata ebbero oltre 1000 morti e 4.000 feriti. Il 17 aprile la
colonna Celere si affianca alla Casale sulla direttrice Klisura
Argirocastro. Alle 7,30 del 22 aprile il 2° passa il vecchio confine e
raggiunge Hani Delvinaki. Al confine macedone il 4° punta su Koritza
proseguendo per Erseke e Ponte Perati.
Il
23 aprile gli ultimi greci si arrendono ai tedeschi e da questi ricevono
il salvacondotto per passare in mezzo alle linee italiane in cui ormai
sono frammischiati. Spesso sono gli stessi tedeschi a interporsi per
evitare inutili scontri. Il
conflitto si chiude così con un’altra beffa.
IL MEDAGLIERE DI GRECIA
|
|