LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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LA CAMPAGNA D'AFRICA

 LIBIA: 10 giugno 1940 -5 gennaio 1941 - Giarabub 21 marzo 1941

Graziani non si fa mancare il piatto di pastasciutta

  Lo stato di guerra trova la nostra Libia in condizioni leggermente migliori del resto dell'Impero (Aoi, Somalia e Egeo e Albania). Sono state accumulate riserve (grazie a Balbo) che, se non pari alla richiesta, hanno comunque creato una situazione di supremazia logistica rispetto agli Inglesi, che non hanno fatto nulla in questo senso. Quando poi la Francia capitola si libera una parte delle forze che avevamo schierato sul fronte Tunisino e sahariano (sud). Certo che il paese è grande, anzi enorme, e è servito da una sola strada costiera, dove la funzione di trasporto dopo quello di approvvigionamento portuale (possibile solo a Tripoli e Tobruk) diventa strategica. Inutile ribadire il problema combustibili e controllo aereo che dovrebbe essere scontato anche per quei pochi mezzi che abbiamo a disposizione. Le indicazioni ad attaccare subito vengono disattese da Graziani che si dice convinto (informazioni Servizi Segreti?) della superiorità inglese. Il reticolato !! di confine con l'Egitto si snoda per 270 km!!! di deserto da Nord dal mare (Bardia) a Giarabub. In più punti il filo spinato è interrotto o insabbiato e non sarà certo questo a fermare gli sconfinamenti delle pattuglie blindate inglesi. Un caposaldo intermedio, Capuzzo (Ridotta, fortino), fronteggiava l'inglese Sollum. Sollum però era sul mare e Capuzzo nell'interno (12 km) perché la costa aveva una grossa insenatura. I nostri mezzi corazzati sono già coinvolti dal 12 giugno in scontri di avamposti a Sidi Omar e Ridotta Maddalena. Il IX battaglione carri L3 (3 tonn."chiamato "Arrigoni o scatoletta da sardine") del Colonnello D'Avanzo, (ex 4° carrista), era arrivato in Africa Settentrionale già dal novembre '39 per essere messo alle dipendenze della 1a Divisione Libica.
     

Entità della colonna del Colonnello D'Avanzo: XI Btg. Libico (meno il plotone cannoni da 65/17 e un plotone fucilieri): 378 uomini, comandato dal magg. Andolfato; 2 compagnie carri L (18 carri, agli ordini del cap. Rizzi); 1 batteria da 77/28 comandata dal cap. Amodio, con 2 motocicli e 55 autocarri. I due motociclisti, una trentina degli autocarri, con circa 70 uomini con 8 fucili mitragliatori, staccatisi dal grosso, non riuscirono più a raggiungere la colonna.

 

D'Avanzo Lorenzo - Nato nel 1890 a Roseto Valfortore (Foggia)

Arruolatosi volontario il 1° febbraio 1909 frequenta il corso allievi ufficiali di complemento presso l’81° Fanteria poi, promosso sottotenente nel gennaio 1910, viene assegnato in prima nomina al 51° reggimento.

Nel luglio 1911 viene collocato in congedo ma nel contempo la sua domanda di passare al servizio permanente viene accolta. Partirà per la Tripolitania col 82° rimanendovi fino al novembre 1913. Rimpatriato per frequentare il corso di applicazione a Parma veniva promosso tenente nel novembre 1914. Nei primi mesi della prima guerra mondiale si distingueva al comando di una sezione mitragliatrici riportando anche una ferita in combattimento. Promosso capitano nel novembre dello stesso anno e frequentati i corsi per il servizio di Stato Maggiore, veniva chiamato a prestare successivamente servizio presso la 30ª Divisione nel marzo 1916, al 1° Gruppo Alpini nell’aprile, alla 69ª Divisione ove conseguiva la promozione a maggiore nel luglio 1916 ed infine alla 58ª Divisione nel settembre 1917.  A guerra conclusa  la sua carriera rallentava molto e prestava servizio prevalentemente presso comandi. Nel giugno 1935 assumeva il comando del 4° reggimento carrista in formazione col grado di Colonnello. Nel gennaio 1939, trasferito in Cirenaica, assumeva prima il comando della base di Derna e poi quello della Fanteria della Libia Orientale. All’inizio della seconda guerra mondiale aveva il comando del 2° raggruppamento della 1ª Divisione libica.

     

Motivazione della Medaglia d’Oro al v.m.- alla memoria al Colonnello D'Avanzo: "Comandante di una colonna opponeva ostinata ed eroica resistenza ad un violento attacco di formazioni corazzate pesanti, improvvisando sotto il fuoco avversario uno schieramento difensivo di fanti e di artiglieri e passando decisamente al contrattacco con gli ultimi carri leggeri di cui disponeva. Soverchiato dalle preponderanti forze avversarie, che avevano accerchiato da ogni parte la posizione travolgendo i pochi ed ormai inefficienti pezzi di artiglieria, solo con un pugno di uomini, anziché desistere da una lotta impari e senza speranza, con ferrea risoluzione preferiva continuare a combattere, opponendo al nemico incalzante la eroica audacia del suo cuore intrepido, finché cadeva sul campo immolando gloriosamente la vita per la grandezza della Patria. Fulgido eroe, continuatore degno e glorioso della romana virtù del Fante d’Italia." Gabz-Gdeif-Ghirba, 16 giugno 1940

  Il 16 giugno partì il nostro contrattacco verso Sidi Omar, contro forze corazzate avversarie (autoblindate), che mettemmo in fuga dopo aver sacrificato la metà!!! dei carri del IX, la qual cosa, a successo comunque avvenuto, preoccupò non poco i nostri Comandi sulla debolezza di questi mezzi (bastava un fucilone controcarro a metterli KO) non rimpiazzabili. Un altro scontro vittorioso si ebbe a SIDI AZEIS il 5 agosto quando Mussolini, viste le titubanze di Graziani aveva mandato in Libia 2 Btg. di carri medi M 11/39 sotto il comando del 4° Rgt  carri  (8/7). Nonostante l'inferiorità dei nostri carri leggeri e medi fosse evidente vennero inviati altri reparti carristi per rinforzare la schiera d'attacco che di li a poco si sarebbe mossa per la programmata invasione dell'Egitto: del resto gli unici altri 24 M11/39 (11 tonn.) di cui disponevamo erano già finiti in Africa Orientale e del nuovo modello M 13/40 non si vedeva ancora l'operatività. L'M11/39 aveva un cannoncino da 37 mm in casamatta (e due Breda 8 mm binate in torretta) e quindi poco brandeggiabile e una corazza di 15 mm. A fine agosto, raccolti tutti i carri leggeri in una grande unità e depauperato di pezzi controcarro e d'artiglieria l'Armata del fronte Franco-Tunisino, si decise finalmente di attaccare. Gli inglesi non avevano finora accettato lo scontro aperto, anche perché non avevano poi molto da opporre. Attuavano la tattica del mordi e fuggi con agguati fra le ondulazioni del terreno con le autoblindo che a noi mancavano completamente. Anche loro avevano oltre al Matilda (vecchia versione) e al Valentine le loro scatolette "Arrigoni" inservibili.
     

   Dalle posizioni di partenza, il 9 settembre, presero ad avanzare i primi reparti. Per esigenze di movimento tutti i camion erano stati concentrati su queste divisioni. L'avanzata fu caotica, con reparti che si sovrapponevano, e camion che si insabbiavano per la viabilità distrutta dagli inglesi. All'alba del 12 fu ordinato uno stop e la revisione totale del piano !!. Il mattino dopo 5 divisioni (62a Marmarica, 63a Cirene, CCNN 23 marzo, 2 libiche) più il I e II raggruppamento carrista di Valentino Babini e il gruppo mobile Maletti (Generale ex Bersagliere) varcarono il confine. Da pochi giorni faceva parte del complesso, come riserva a disposizione del C.d.A., anche il 10° Reggimento Bersaglieri. Le prime compagnie moto bersaglieri in servizio d'avanscoperta, incontrarono i primi inglesi al passo Halfaya. In 5 giorni l'obiettivo Sidi el Barrani è raggiunto. Dei raggruppamenti carristi non venne fatta una massa d'urto, ma un utilizzo d'appoggio frazionato alle singole unità. Perdite complessive lievi. Appunto negativo: mancano camion spesso in riparazione perché inadeguati al deserto. Quei primi 100 km di deserto hanno aperto gli occhi a tutti su quella che sarebbe stata la futura guerra su questo terreno. Non si trova acqua, i motori si scaldano, appena si può bisogna trovare rifugio sottoterra per non esporsi al sole. Quando si alza il ghibli allora è meglio scomparire. In effetti l'armata Graziani era scomparsa. Un autore Francese la chiamerà "Immobile Farce". Acquartierata in capisaldi (Fortini), con troppo spazio fra gruppo e gruppo non diede più notizie per due mesi. Intanto gli inglesi ci prendevano le misure
     

Nicola Pignato: Dal Raggr. Carri armati della Libia alla Brigata Corazzata Speciale

 

Come si è visto, esistevano in Libia 7 btg. carri L3, uno dei quali (il IX) ad organici ridotti per le vicende della Colonna D'Avanzo. A questi s'era aggiunto, il 7 luglio, il Comando del 4° Reggimento con i due battaglioni M11/39, sbarcati tra il 6 e il 7. Lla 10a Armata poteva così contare sui seguenti battaglioni:
- IX   Btg Carri L ex Colonna D'Avanzo 29 carri
- XXI  « «    con 46 carri
- LXII  « «   con 46 carri - Divisione Marmarica
- LXIII  « «   con 46 carri - Divisione Cirene
Di rinforzo vi erano: avuti dalla 5a Armata:
- XX Btg. Carri L (50) alla 1a Libica
- LXI  « «      L (46) alla 2a Libica, + 14, + 14;
b) in arrivo dall'Italia
4° Rgt. Ftr. Carrista (70 [sic ma 72] carri M 11)
Al 1° dicembre le disponibilità complessive si saranno di poco accresciute:
- I e II Battaglione carri M 11 (efficienza: 22 su 72)
- III Battaglione carri M 13 (37)
- 7 battaglioni carri L (309 tra L 33 ed L 35).

Min. della Guerra - Gabinetto (A.U.S.S.M.E., L 13, b. 44) Roma, 22 dicembre 1940-XIX
Direzione generale motorizzazione comunica seguente situazione al 31/12 c.a. dei carri M 13:
- prodotti: 234, di cui:
- 74 in Libia (2 btg.) - - 37 in Albania (1 btg.)
- 46 a Verona, 44 a Genova (andranno in Libia entro prima decade gennaio)
- 8 alla scuola di Stacciano - - 25 in corso di finitura;
prossime consegne previste: - gennaio 1941 n. 60 -  febbraio 65 - - marzo 70 -- aprile 80 -- maggio 85 -- giugno 90 -- luglio 95 - - agosto e segg. 100.

 

Reichner del D.N.B. il 24 dicembre 1940: Non si trattava di una linea di fronte continua ma di singole isole d'armata, per così dire campate in aria, che si mantenevano per mezzo di pattuglie. Ogni divisione o unità di una certa consistenza si trovava isolata nel piatto terreno desertico e si era organizzata a caposaldo. Rinunzio a descrivere le condizioni di vita oltremodo dure che le truppe italiane valorose quanto resistenti agli strapazzi, dovevano sopportare nella polvere e nel sudiciume di Sidi Barrani. Il collegamento tra i singoli capisaldi veniva assicurato da pattuglie. Anche i rifornimenti dovevano attraversare la terra di nessuno sempre minacciata da incursioni nemiche. Era evidente il pericolo in cui ogni singolo caposaldo sarebbe venuto a trovarsi nel caso di attacco da parte di forze nemiche superiori. Con sorpresa constatai la mancanza di materiale corazzato. La la Divisione Libica era del tutto sprovvista sia di autoblinde che di carri armati. La 2a Divisione Libica era, a quanto pare, dotata di alcune armi anticarro. Incontrai invece le cosiddette «colonne celeri» delle quali pare siano dotate anche le altre divisioni. Dette «colonne celeri» sono composte di semplici grossi autocarri sui quali sono montate, in parte, mitragliere da 20 mm., ed in parte, pezzi anticarro da 4,7 cm e 6,5 cm.; questi ultimi possono essere rapidamente sbordati [sic] e messi in postazione sul terreno. Le colonne sono formate da autocarri il cui numero varia dai 4 ai 20 e che compiono rapide puntate nel territorio nemico. Nella protezione per mezzo di corazze, la quale manca del tutto, e nella velocità, esse sono inferiori ai mezzi meccanizzati inglesi, ma sono superiori nell'armamento. Il comandante di una di queste colonne celeri mi ha assicurato che ogni qualvolta colonne celeri italiane si sono trovate di fronte a reparti corazzati inglesi, questi ultimi hanno cercato di evitare il combattimento a causa del superiore armamento del materiale italiano. Di frequente ho sentito parlare di preoccupazioni relative al munizionamento, non già per la mancanza di munizioni ma bensì [sic] perché nei vari capisaldi non era stato sempre possibile risolvere in modo soddisfacente il problema del deposito delle munizioni. Anche la penuria di automezzi deve essere stata molto sentita.

....Tutte le armi prodotte dall'industria italiana dovrebbero essere avviate in Libia, scortate dalle migliori e più potenti navi. Tutta l'aviazione dovrebbe essere riservata per i bisogni dell'Africa Settentrionale, il massimo numero di aerei dovrebbe dirigersi verso gli aeroporti della Tripolitania e della Cirenaica. [...] Ma per la Libia non si vogliono sciupare mezzi. Il generale Pricolo ritiene che la guerra in Africa Settentrionale non richieda che una piccola parte delle forze aeree. Le richieste di Porro sono giudicate 'alquanto esagerate'. Da luglio fino a ottobre arrivano dall'Italia settantacinque apparecchi da caccia, quarantuno da bombardamento, trentotto Breda 88 d'assalto e quindici da ricognizione, appena sufficienti per rimpiazzare le perdite e il logoramento. I Breda, però, si rivelano inutilizzabili: non riescono neppure a staccarsi dal suolo. Ne partono due per prova da Bengasi con carico di bombe ridotto a metà, ma a sud di Tobruk debbono atterrare. Non riescono a virare per rientrare alla base. Visti i risultati, sono privati dei pezzi utilizzabili e disseminati sul terreno come bersagli civetta. II generale Pricolo, responsabile di aver fornito ai combattenti in Africa Settentrionale aerei che non volano, non è tradotto davanti a una Corte Marziale. Questo dimostra la fondamentale ingenuità di Mussolini, che indulge di fronte a un così grave atto di sabotaggio e sembra non comprendere come lo stato di guerra, situazione eccezionale, richieda provvedimenti eccezionali. [...] Anche nell'assegnazione di rinforzi terrestri si segue un criterio restrittivo. Su mille autocarri richiesti a suo tempo da Balbo, in cinque mesi ne arrivano appena 400, mentre 25.000 su 42.000 requisiti sono accantonati per una progettata spedizione contro la Jugoslavia. In realtà le forze di cui l'Italia dispone, utilizzate da altri cervelli, potrebbero dare diverso corso alla guerra in Africa Settentrionale. Nella valle del Po si trovano due divisioni motorizzate, la Trieste e la Trento, tra le migliori del mondo quanto ad armamento e addestramento. Ci sono poi due divisioni corazzate, l'Ariete e la Littorio. Queste 4unità, già raggruppate in Corpo d'Armata corazzato, troverebbero nel deserto africano il terreno più adatto al loro impiego. Sono invece trattenute in patria. (da 'Gli amici dei nemici', pag.22-25) da Controstoria

     

Ad onor del vero si sa come sono fatti gli italiani. Il peggior posto con l'aiuto di volonterosi viene abbellito e reso decentemente abitabile, fosse anche una buca. Ai comandi si dice arrivasse anche l'acqua con un acquedotto. Di sicuro non mancava l'acqua minerale ed altri generi di conforto* che stupiranno gli inglesi in avanzata. Anche se la perfida Albione mangiava 5 volte al giorno la loro dieta era spartana, te compreso.

“Il Führer, facendo presente che gli italiani partecipano con forze aeree alla lotta contro le Isole britanniche, offre al Duce il contributo delle sue forze specializzate per l'attacco contro l'Egitto. Il Duce risponde ringraziando e dicendo che non ha bisogno di alcun aiuto per la seconda fase dell'offensiva, mentre si riserva di far conoscere al Führer quanto potrebbe essergli utile per la terza fase”.

  Dice sempre Pignato: ottobre1940

 - È giunta la missione tedesca von Thoma per trattare del concorso tedesco in Libia (noi avevamo messo degli aerei per l’attacco all’Inghilterra e ci mancavano in Africa). Mussolini era tutt'altro che propenso ad accettare l'intervento tedesco (l'OKH aveva suggerito a Hitler di inviare un corpo corazzato in Libia. Questi avrebbe autorizzato in un primo tempo una sola Pz. Brigade; tuttavia, Jodl, a richiesta del nostro addetto militare a Berlino Marras, il 31 agosto aumentò nuovamente l'offerta (una o due Pz. Division) , nondimeno i colloqui continuarono. Il Generale Miele, in un promemoria per Graziani, spingeva per avere reparti sciolti, anziché solo i materiali poiché si era reso finalmente conto delle difficoltà di addestrare il nostro personale ai nuovi mezzi. Se Graziani fosse anche stato disposto (ne sentiva l’esigenza) sperava però di risolverla coi mezzi di casa “Ho quindi studiato la possibilità di costituire una qualche unità similare con i mezzi corazzati già in Pirenaica ed in arrivo, Per completarne l'efficienza, però, bisognerebbe dotarla ancora di due elementi: un reggimento di tre battaglione fanteria autoportati e un reparto di autoblinde. Non ho modo di provvedervi con i mezzi a mia disposizione: i tre battaglioni autoportati assorbirebbero molti degli automezzi che serviranno per motorizzare una divisione [...] Propongo pertanto che mi sia inviato, togliendolo all'armata del Po, un reggimento di fanteria autoportato - al completo (possibilmente rinforzato da qualche reparto di faciloni anticarro Solothurn, che si sono dimostrati molto efficaci). Per le autoblinde, penso che non dovrebbe essere difficile ottenere dai tedeschi qualche centinaio di macchine, limitando a questo il loro concorso. Più tardi, dopo la sconfitta, Graziani, cercò di attenuare la propria parte di responsabilità per questa vicenda, ridimensionando il suo atteggiamento di allora con queste parole: «Io avrei accolto a braccia aperte l'arrivo, in quel momento, delle forze corazzate tedesche, né mi sarei lasciato trascinare da qualsiasi suscettibilità”. Il 5 ottobre Mussolini aveva però già declinato, a Hitler in persona, l’aiuto offerto. Rolls Royce Mod. 1924 al reticolato di confine*Queste notizie si leggono sul quotidiano «Il Tempo» di Roma, del 2 agosto 1944, in un articolo di spalla, a firma di L.A., Si può confermare l'enorme quantità di munizioni e viveri accantonata a Sidi Barrani. Da documenti rinvenuti all'A.C.S. (Carte Graziani), vi si trovavano l'11 novembre 1940 109.000 razioni di galletta, 72.600 scatolette di carne, 70.700 di minestrone Chiarizia, 3.504 bottiglie di succo di limone, 18 fusti di marsala, 4 di olio d'oliva, 9 quintali di tè, 660 kg di conserva, 700 di sale, 2.200 di zucchero, 10.000 di fieno, 5.650 di mangime e 40.000 di orzo; 744.000 cartucce 91, 842.400 per fucile mitr., 1.324.000 per mitragliatrice, 52.000 bombe a mano, 80.000 colpi da 20, 31.200 da 47, 9600 da 65/17, 3000 da 75/27, 5000 da 75/27 C.K., 6000 da 77/28, 12.000 da 100/17, 3600 da 105/28, 7200 da 149/13, 21.600 bombe da mortaio da 45, 7200 da 81, 14.000 colpi da 37/40 per carro armato. Più, nella stessa zona, un altro deposito (costituito dal XXIII C.d'A.) contenente un numero imprecisato di colpi da 105 ed un altro, costituito dalla divisione 23 Marzo contenente e 5.000 colpi da 75 e 3.000 da 100 - non tutti completi. E ancora: 119.800 kg di benzina, 148.250 di gasolio e 24.090 di olio.

     

M11/39 abbandonato al ciglio della Balbia

  Già da Ottobre, ma in aumento da metà novembre, gli Inglesi mentre contrastavano le nostre pattuglie esploranti, effettuavano operazioni a vasto raggio, contro questo o quel caposaldo, percorrendo e saggiando più piste possibili per verificare la fattibilità e la consistenza della difesa italiana. I varchi fra i capisaldi erano talmente ampi che gli inglesi potevano a volte anche passare inosservati. Se un caposaldo veniva attaccato l'altro era così distante che non poteva coprirlo. Ad Alam Abu il 19 novembre in uno dei soliti scontri fra colonne mobili cade Locatelli Giuseppe ex del 6° Bersaglieri in forza al 4° carristi su M11/39. In Italia, con la Guerra di Grecia in corso (altri problemi), ci si era forse  dimenticati di loro, o almeno che non rompessero con ulteriori richieste. Da parte nostra si cercava comunque di allestire una vera e propria "Mobil Force" che gli inglesi nella pausa avevano già completato. Il 9 dicembre sotto il commando del Gen. O Connor scattava l'operazione Compass (bussola). La punta di diamante o lancia termica della Western Desert Force era la 7a div. corazzata (i topi del deserto) montata sui Carri Matilda lenti, poco armati ma con una corazza su cui i nostri colpi rimbalzavano !!. Il complesso in totale contava 36.000 uomini con circa 400 mezzi corazzati di varia taratura. A questa noi opponevamo 105.000 uomini ma solo 37 carri medi efficienti.
     

Cosa avevano fatto gli inglesi in quei 2 mesi? e noi lo sapevamo ? Del Boca. Lettere del generale Tellera comandate della X armata.

«E così - racconta il generale - il 9 di questo mese (dic) si scatenò l’attacco degli inglesi. Nessuna sorpresa! Sapevamo tutto! E Roma sapeva tutto! Gli inglesi avevano concentrato in Egitto 15 divisioni. [...] In due mesi erano stati scaricati nei porti egiziani 300 piroscafi ed in un certo momento erano in Alessandria in scarico 42 mila tonnellate di materiale. Gli inglesi avevano un’aviazione potentissima (600-700 apparecchi); noi, il secondo giorno della battaglia, 46 apparecchi da bombardamento e 58 da caccia. Gli inglesi un migliaio tra carri armati ed autoblinde; noi zero autoblinde e una sessantina di carri armati efficienti (le parti di ricambio per mettere in efficienza una quarantina di carri armati stanno arrivando ora!).

  Il nostro ottimo cannone anticarro da 47/32 (120 pz) aveva le munizioni contate. In tutta fretta viene formata dai raggruppamenti carristi una nuova formazione la "Brigata Corazzata Speciale" con 3 btg del nuovo carro M 13/40 previsti sulla carta (ma solo il III  per ora era nei ranghi) 1 di M/11/39, 5 di L3, 1 di Bersaglieri motociclisti più una sezione sperimentale di 4  autoblindo (Bersaglieri in addestramento con Polizia Africa Italiana? si hanno scarse notizie su questo reparto). In profondità lungo la litoranea sono scaglionate le div. Cirene, Catanzaro, Marmarica e 2 di CCNN. L'operazione si chiamava "Bussola" perché gli inglesi avevano dovuto imparare a muoversi di notte a fari spenti alla luce delle stelle. Di notte quindi per non farsi avvistare e acquattati di giorno, la sera del 8 dicembre arrivarono a contatto col raggruppamento Maletti coi suoi 22 carri M e 6 L. ad Alam el Nibeiva. 40 km a sud di Sidi el Barrani. ll generale Pietro Maletti non aveva potuto far altro che attestarsi a difesa. Era riuscito a stendere alcuni campi minati (700 metri su 5 km) come diceva "E pensare che da due mesi sto chiedendo le mine". L'attacco che gli inglesi intendevano compiere necessitava della massima segretezza. Per contro l'utilizzo in massa di mezzi con relativi supporti era facilmente individuabile dalla ricognizione. La fase di spostamento dalla base di partenza MARSA MATRUH a quella di impiego fu fatta coincidere con due notti di novilunio. La RAf intanto aveva provveduto ad effettuare diverse incursioni su tutti gli aeroporti italiani per danneggiare e colpire al suolo gli aerei da ricognizione ed impedirne per qualche giorno l'osservazione.
     

  Quei pochi che si alzarono in volo furono intercettati e impegnati a duello. Questo doveva farci pensare. La distanza da percorrere di circa 100 Km prevedeva diversi rifornimenti prima dell'inizio delle operazioni in più la scorta per i successivi 5 giorni fissati dal piano. Per non trovarsi a  secco il consumo venne coperto da depositi interrati di benzina e viveri precedentemente nascosti a  nostra insaputa. La mattina del 9 dicembre le unità, perfettamente rifornite, sono in grado di svolgere il piano loro assegnato. La 7a corazzata penetrando fra gli avamposti si sarebbe portata alle spalle dello schieramento della prima linea impedendone il rifornimento e lo sganciamento, mentre la 4a Indiana di fanteria coi Carri MATILDA avrebbe affrontato i capisaldi partendo da sud verso nord attaccandoli alle spalle uno per uno!!. Questi capisaldi avevano una estensione di 2/3 Kmq con postazioni di mitragliatrici cannoni anticarro e carri leggeri. Alle 7 del 9/12 dopo una notte di sporadici scontri l'artiglieria britannica scatena un fuoco d'inferno contro ALAM NIBEIWA. Rispondono tutti i pezzi in dotazione contro i probabili centri di provenienza dei colpi. Alle 7,30 alle spalle del caposaldo si profila la minaccia dei Matilda MKII. Le artiglierie controcarro intervengono per battere il nemico ma i proiettili rimbalzano sulle corazze da 75 mm frontali  (30  mm i nostri carri-M11, solo il 47 dell'M/13/40 era efficace). Alle 11, 45 gli ultimi reparti si arrendono. Lo stesso Gen. Maletti viene colpito sulla soglia della tenda mentre, imbracciando un fucile mitragliatore, cerca di intervenire in una situazione ormai disperata.  Secondo la testimonianza del medico dott. Leonida Lolli apparsa sulla rivista specializzata "Storia Militare" le truppe Inglesi usavano pallottole esplosive vietate. Cadono MAKTILA e TUMMAR per mano degli stessi reparti. Non disponendo di mezzi motorizzati per il ridislocamento delle proprie unità e mancando comunque l'addestramento a tale situazione gli italiani attendono all'interno dei trinceramenti l'attacco finale inglese.
     

COMPOSIZIONE DEL RAGGR. MALETTI Btg.  LIBICI  I -V -XVII -XIX - Btg. Sahariano,  II Btg.  carri  M 11/39 (22)  Mortai artiglieria da  65/17- 75/27- 105/28- 47/32 cc - 20 mm a/a e minori (3.200 uomini)

  Il 10 il presidio di Sidi el Barrani (Libici e 3 Gennaio) era circondato. Bardia ( al confine) veniva abbandonata a se stessa con la sua guarnigione mentre la Brigata Corazzata Speciale che proteggeva la via per Tobruk già infestata dai nuclei esploranti del Long Range Desert Group (d'ora in poi LRDG) cercava di tenere aperta una strada. Fu quindi la volta di Sidi EL BARRANI che cade il 15 dicembre. L'artiglieria in una guerra di posizione è l'unica in grado di contrastare il nemico. Una volta individuata dagli osservatori la posizione viene però facilmente battuta dal controtiro che al contrario può facilmente spostarsi. Esaurite le munizioni non resta ai serventi che minare le bocche da fuoco per evitare il riutilizzo. I reparti della 7a Div. Cor. hanno intanto preso contatto con le div. Cirene e Catanzaro che, protette dall'artiglieria, si ritirano su Sollum e passo HALFAYA. Gli inglesi hanno in linea carri MKVI armati di mitragliatrice (le loro scatole Arrigoni) che sarebbero facile preda anche dei nostri M11 e carri Cruiser armati con un cannone da 40 mm che se si esclude la torretta girevole hanno la stessa capacita offensiva dei nostri M11. Il carro MI3 già sul territorio africano, armato col potente 47/32, in torretta girevole non è ancora in distribuzione ai reparti o sta effettuando il rodaggio !!. Il 14/12 dopo una tempesta di sabbia l’aeronautica italiana riuscì a riprendere i voli e ad infliggere numerose perdite al nemico. Secondo il piano l'operazione poteva considerarsi conclusa ma il GEN 0.CONNOR valutando le possibilità della situazione decise di proseguire in territorio Libico. Caddero Sollum, SIDI Omar e la ridotta CAPUZZO. I1 gen. Annibale Bergonzoli detto Barba Elettrica, comandante del XXIII C.d.A si trincera a Bardia con 4 division1. Ad O Connor viene tolta la IV indiana mandata in Etiopia dove si stanno scaldando i motori, sostituita dalla 6a Australiana ancora sul Nilo. Ma O Connor non desiste. Il 20/12 ha inizio l'assedio di Bardia che si protrarrà per tre settimane. La cinta difensiva si sviluppa per 33 Km e presenta un fossato anticarro, campi minati, filo spinato. Intanto al Comando supremo italiano si ripensa alla proposta tedesca fatta 2 mesi prima (invio di 2 Div. Corazzate) la cui urgenza è ormai evidente a tutti. Lo stesso Graziani è ora caduto in disgrazia presso Mussolini. La Brigata Corazzata che riceveva e cedeva reparti, per un suo potenziamento si ritira oltre BARDIA. Dal 1 gennaio 1941 la Western Desert Force inglese si tramuta in XIII CdA. Il 3 gennaio, sotto la protezione dell'artiglieria e dei carri, i  genieri inglesi tagliano il reticolato di Bardia e fanno saltare i campi minati. Colmato il fossato anticarro inizia in un settore molto limitato l'attacco che dilaga in breve nel perimetro difensivo. La sera del 5 la resistenza cessa. Cadono in mano nemica di versi cannoni (l77) e carri M11. Rimessi in sesto tali mezzi saranno utilizzati dagli Australiani a Tobruk con un canguro dipinto in torretta . 

Valentino Babini (Lt.General) Tenente Generale (1889-1952)

Un Valentine Inglese

  1936 - Comandante 3° reggimento carri. Dopo Guadalajara, l’intero CTV spagnolo, venne sottoposto ad un intenso periodo di riorganizzazione e di addestramento. Il colonnello Rivolta venne sostituito in comando dal Colonnello Babini il 25 aprile 1937 che riporta successi alla battaglia di Santander di quell’anno.  - Comandante la 61a Divisione Sirte, North Africa (1940). A fine autunno, in previsione di un attacco inglese si andò formando sotto il comando di Babini un reparto speciale mobile e composito, che variava per i reparti che comprendeva più per la disponibilità che per l’esigenza. Questa formazione venne chiamata Brigata Corazzata Speciale" con 3 btg M 13/40 previsti (ma solo il III per ora era nei ranghi) 1 di M/11/39, 5 di L3, 1 di Bersaglieri motociclisti più una sezione sperimentale di 4 autoblindo. (Una fonte spagnola da 145 M13/40 [III, V, VI y XXI Brigadas],- 70 M11/39 [I y II Brigadas] y 339 tanquetas L3. Vedi quadro al capitolo 1940). Con la rotta della Cirenaica (che vedeva qualche successo parziale della formazione) e della Marmarica Babini veniva fatto prigioniero, alla vigilia dell’arrivo di Rommel. Sarà, alla liberazione, comandante della divisione Aosta poi ispettore dell’Arma di fanteria. Babini è anche l’ispiratore della Associazione Nazionale Carristi d' Italia che viene costituita ufficialmente il 19 maggio 1952, in Roma regolarizzando così la sua esistenza di fatto, che risaliva al 1947. Il Generale Babini moriva in seguito a incidente stradale il 27 dicembre 1952. 
     

A DESTRA COMPOSIZIONE DELLA BRIGATA CORAZZATA SPECIALE-Reparti provenienti dal Comando Carri Armati Libia che in tempi diversi sono entrati nella formazione distrutta a febbraio del 1941

La XXII compagnia moto era operante in Africa Settentrionale da 7 mesi, distaccata dal 5° reggimento che in quel momento era in Grecia. Apparteneva  a questa cp. il caporale dei Bersaglieri Catacchini Paolo da Citerna (Pg), classe 1915 port'arma, che il 21 gennaio 1941 a El Adem, in un furioso corpo a corpo dopo innumerevoli ferite cadeva colpito a morte. 

 

I Btg carri M-11/39 distrutto il 7/2 a Beda Fomm
III Btg. carri M 13/40 distrutto il 5/1 a Bardia
V Btg. carri M 13/40 distrutto il 7/2 a Beda Fomm
VI Btg. carri M 13/40 distrutto il 6/2 a Antelat
LX carri L3 ex XX cda distrutto a Bug Bug
LXI carri L3 ex XX distrutto a Bardia 5/1/41 con div
LXII carri L3 ex XXI cda Marmarica 
LXIII carri L3 ex XXI distrutto 10/12 con div. Cirene

XXI carri M 13/40

Ricostituzione
IX carri L3 ex D'Avanzo distrutto il 9/12 a Alam el Tummar
IV Monti L3
V Venezian L3 da div. Pavia
XXII cp. Bersaglieri Moto distrutta il 7/2 a Beda Fomm
2 gruppi artiglieria 100/17-75/27
Sezione 4  Ab40 Bersaglieri Pai distrutta il 7/2 a Beda Fomm
     

Mentre Graziani dava le dimissioni gli avamposti Sahariani si erano tutti messi in salvo per piste interne. Solo quelli di Giarabub del Maggiore Salvatore Castagna, Coloniali e nazionali, laggiù al confine egiziano erano ormai da un mese isolati e circondati alla mercè di una divisione australiana.