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Capitolo 9 - un ricordo di "mamma" Eugenia

 

 

Eugenia, MariaGenia”, mia madre, alla quale dedico il finale di questa “Storia”. Come già detto, nasce a Genova il 13 aprile del 1927, dopo Francesco e prima di “Pinin”. Fu l’unica femmina in due generazioni di Santagata maschi e le fu imposto il nome della nonna paterna Eugenia Poggi. 

 

     Durante il periodo delle elementari conobbe il coetaneo Sebastiano (“Jano,,) Frixa (nato a Genova il 4 gennaio 1927; vedi anche la sua biografia nel sito Frixa), compagno di scuola del fratello Francesco. 

     Nel 1943, dopo aver frequentato le Scuole Complementari, Eugenia “sfollò” con la famiglia a Treville, nei pressi di Casale Monferrato, paese natale della madre. 

 

Sebastiano, invece, già dall’estate del 1937, si era trasferito a Napoli, dove il padre Alfredo, dirigente di dogana in porto, era stato destinato. 

Si ritrovarono a guerra finita quando, nel 1946, i Frixa ritornarono a Genova.

 

Genova 1927 

Eugenia Santagata  

in braccio a Luigi Paparella e con nonna Eugenia Poggi.

 
 
Il matrimonio di Eugenia e Sebastiano Frixa
Sebastiano, seguendo le orme paterne, frequentò il corso di laurea in Ingegneria Meccanica, mentre Eugenia, a partire dagli anni ‘50, iniziò a lavorare a maglia nella boutique di Vigo, in Salita S. Caterina. 
  
Dopo essersi, finalmente, sposati il 19 febbraio 1955, a Genova, “fuggirono” a Roma in luna di miele (....e lì mi “pensarono,,). 
“Ci” trasferimmo (io ero ancora in “clandestinità,,) quindi a Ficarolo, nel Polesine, dove papà (o meglio il mio futuro papà), ormai ingegnere, lavorava (dal 1° maggio 1954) come capo fabbrica negli zuccherifici dell’Eridania.
 
Per nascere genovese probabilmente scalciai parecchio e "convinsi" la mamma ad andare a Genova dai nonni.  
E lì nacqui, il 17 novembre del 1955, presso l’Ospedale Evangelico Internazionale, con una massa di capelli neri “sparati” per aria. 
Non potendo dire: ”Che carino!!!!” (per la verità a qualcuno scappò), dissero tutti “Che simpatico!!!”. Essendo il primogenito mi furono imposti i nomi più importanti reperibili in famiglia: Alfredo ed Emanuele. Il nonno Alfredo fu mio padrino, mentre la nonna Palmina mi fece da madrina. Passai, così, i primi tempi della mia vita in Corso Carbonara 10A/2, dai nonni Santagata. 
 
     Tornati nel Veneto, esattamente 22 mesi dopo il “lieto evento”, a sorpresa (“mia”) la famiglia aumentò: nacque Enrico Francesco
   Enrico, forse più tranquillo di me, non scalciò molto e fu felice di nascere a S.Bonifacio (VR), dove ci eravamo spostati sul finire del 1956. Era il 17 settembre del 1957.
 
Genova 1956 
Alfredo e mamma Eugenia
 
     Appena la mamma lo portò a casa, dissi: “Stava tanto bene dov’era. Perché l’avete portato qui?”
La fine dell’egemonia, in seguito, non si rivelò poi così tragica, in quanto, con Enrico, nonostante i nostri caratteri molto diversi e qualche litigata, ci trovammo compagni di giochi, di chitarra e di sport. 
     Con due “scalmanati” in casa, la mamma aveva un bel da fare, ma non si lamentava mai. Ci portava in bicicletta, ci faceva giocare e molto spesso chiudeva un occhio...ed a volte tutti e due. 
 
     Intorno al 1958 ci trasferimmo nella città natale, a Genova-Multedo, in quanto papà trovò lavoro come progettista presso l’Officina Lavoro S.p.A.. 
     Di quei tempi ricordo la nostra prima 600 blu, le passeggiate nelle pinete non ancora rovinate del tutto dal cemento e dalle cisterne e... la fuga dall’asilo. 
     L’asilo era gestito da terribili suore, che stravedevano per un paio di "smorfiosette". Meditai la fuga ed uscii di nascosto dal cancelletto del cortile.... fui ritrovato dalla mamma sui gradini di casa. 
     Il tentativo di “stare un po' tranquilla” era fallito e mi tenne a casa con Enrico (....che nel frattempo si sarebbe accaparrato tutte le sorprese contenute nelle scatole del detersivo “Tide”, molto in voga a quei tempi). 
 
     Nel Luglio 1960, papà fu assunto alla Cosider (successivamente Italimpianti) e ci trasferimmo in via Tavella 1/15, avvicinandoci ai quattro nonni. I nonni Frixa abitavano, infatti, al numero 11 della stessa via, mentre i nonni Santagata si erano appena trasferiti in Corso Carbonara 6/9. 
 
  Il 28 aprile del 1963 nacque Cristina. Il terzo lieto evento, fu atteso con gioia e con “concorsi interni,, sul nome più bello. Io proposi “Gian Lupo”, ma fu bocciato perché era da maschio. Vinse Enrico, e fu chiamata Cristina. Padrini furono lo zio Francesco e la zia Lucia, per cui fu battezzata Cristina Francesca Lucia. 
     Cristina, per anni, fu la nostra vittima preferita (anche perché un po' se la prendeva). Nei momenti di crisi, alle medie, si alzava, faceva colazione ed usciva nel più assoluto mutismo, esprimendosi solo a gesti. Giunta a scuola, incontrava la sua vicina di banco Marina Curti, anche lei nelle “stesse penose condizioni”, e la “cosa”, purtroppo, continuava anche in classe. La situazione era, finalmente, sbloccata (forse...) da  un’eventuale interrogazione.
 
 
 
Treville (AL) 1930      
 
   Genova 1942  
 
    Ficarolo (RO) 1954
 
   Nella seconda metà degli anni ‘60, come ogni estate, le famiglie Santagata e Frixa si riunivano, da giugno ad ottobre, a Treville. Qui, iniziava a formarsi una grossa compagnia ed “affioravano”, tra di noi, le prime “simpatie”. Si andava in massa, ogni giorno, alla fonte solforosa del paese, armati di dischi e mangiadischi. 
     Con la scusa di seguire le figlie e di “tenerle d’occhio”, alcuni genitori, ci seguivano dapprima a distanza e poi sempre più da vicino. Giunti a destinazione, ricordando che “ai loro tempi” la Fonte di Treville era un locale rinomato e non in sfacelo come allora (o distrutto come ora),  si scatenavano in balli coreografici sulle note di Piccola Katy, 29 Settembre o Balla Linda. 
      Negli anni ‘70 la compagnia aumentò. Cambiarono molti volti, “spuntarono” chitarre, batterie ed organi elettronici e nacque il "Covo" la nostra stanza di ritrovo diventata simbolo della compagnia stessa. Si moltiplicarono i “pedinamenti” e l’allegria estiva di molti genitori. Al "Covo" ho dedicato un intero sito web, segnalato nella sezione "Link" in Sommario. 
 
     Nel 1972, un po' motivi di spazio, un po' avvicinarci ai nonni, traslocammo in C.so Carbonara 7/14. In questa nuova abitazione di 11 stanze lo spazio non mancava, ma c’era un freddo bestiale. 
     Con noi venne il nonno Alfredo, rimasto solo dopo la morte della nonna Irma (1971). Era una persona di poche parole, ma di grande cultura e passava i giorni a leggere, rileggere e fare annotazioni sui libri della sua vasta biblioteca. Nei momenti di relax si dilettava, invece, con le pagine più complesse della settimana enigmistica. Se avevo qualche dubbio scolastico, sapevo a chi rivolgermi. 
     Per la mamma, purtroppo, aumentarono a dismisura gli spazi da pulire, le persone da accudire e le “corse” verso la casa dei genitori Emanuele e Palmina, più vicini ma più esigenti (quasi gelosi) verso di lei. 
     Morto il nonno Alfredo (1973), la mamma continuò, fino alla fine, a svolgere il ruolo di madre, moglie e figlia instancabile. 
     Per “rilassarsi” si dilettava nel lavoro a maglia, nel quale era abilissima grazie anche all’esperienza giovanile da Vigo, e nel confezionare torte di mele e crostate di marmellata.... che pochi riuscivano ad assaggiare. Non visto, tra una pagina e l’altra della “prossima interrogazione” o del “prossimo esame”, le rosicchiavo, fetta dopo fetta (non ci potevo far niente le fette mi chiamavano) ed a sera, “stranamente”, c’era solo qualche briciola nella teglia vuota. 
     Papà, intanto, ottenuta la dirigenza (1972), passò, tra il 1974 ed il 1982, diversi periodi in Brasile, per lavoro. Nel 1977 anche la mamma vide Rio e Vitoria, che ormai tutti conoscevamo bene attraverso le diapositive, e ritornò entusiasta.
 
 
Treville (AL) 4 aprile 1983 
Alfredo, Laura,  
Sebastiano ed Eugenia
 Nel 1982 “emigrai”, per motivi di lavoro, a S. Donato Milanese. Per alleviarmi la lontananza dal mare di Genova e da una casa decente (vivevo in subaffitto con altri 4 ragazzi in un bilocale sporco e senza cucina) mi aiutò a trovare un alloggio a Milano. 
 
     Poterono iniziare così i preparativi del mio matrimonio con Laura, dopo anni ed anni di fidanzamento. 
La mamma e Laura, che nel frattempo studiava a Genova ed occupava la mia stanza altrimenti deserta (sigh!!!), lavorarono assiduamente per i preparativi. Confezionarono centinaia di bomboniere con l’uncinetto, prenotarono fiori, dolci, ....... 
     L’evento avvenne il 4 aprile 1983, lunedì di Pasqua, nella chiesa di S.Ambrogio a Treville. La mamma mi accompagnò all’altare ad aspettare la futura consorte. 
 
     Il destino, però, si accorse, ben presto, che le cose “andavano troppo bene,” e se la portò via un anno dopo, il 16 Aprile 1984. 
Quel giorno perdemmo un grosso punto di riferimento e di unione familiare. Negli ultimi tempi fu accudita in modo particolare da Enrico, che contattando medici e specialisti, cercò in tutti i modi di modificare la sorte.
 

L'8 agosto 1985, papà si risposa con Amalia Magnano ("Maria Rosa") e va ad abitare nella zona di Albaro.

Dopo la pensione, continua le sue attività presso la Facoltà di Ingegneria di Genova (Assistente Volontario alla Cattedra di Impianti Meccanici  e di Tecnica Siderurgica dal 1960 e Professore a Contratto dal 1998 per corsi integrativi ad Impianti Speciali) e presso l'Ordine degli Ingegneri. Il 2 dicembre 1999, è eletto Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova, dopo aver ricoperto, dal 1972, tutte le altre cariche all’interno dell’ordine stesso. Riconfermato Presidente nel 2001, manterrà questa carica fino alla sua scomparsa avvenuta alle ore 8 di venerdì 17 febbraio 2009.

 

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