Simone De Beauvoir
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Scrittrice francese. Dopo essersi laureata in lettere alla Sorbona e aver conseguito l'agrégation di filosofia (1929), si dedicò (1931-43) all'insegnamento. L'incontro con Sartre, avvenuto negli anni dell'università, fu determinante per la sua carriera e per la sua vita. Nel 1943, abbandonato l'insegnamento, pubblicò il primo romanzo, "L'invitée". Ella afferma: Ebbi una rivelazione: questo mondo era maschile, la mia infanzia era stata nutrita da miti forgiati dagli uomini, e io non avevo reagito come se fossi stata un ragazzo. Mi appassionai tanto da abbandonare il progetto di una confessione personale, per occuparmi della condizione femminile in generale.

Del 1949 è il lungo saggio "Le deuxième sexe" (Il secondo sesso), dove è dibattuto il problema della libertà e della condizione della donna sul piano sociale e morale, e del 1954 il romanzo più noto, "Les mandarins" (I mandarini; premio Goncourt), sugli intellettuali di sinistra esitanti tra il comunismo e il rifiuto di ogni forma di impegno. Dai suoi numerosi viaggi in tutto il mondo B. ha tratto spunto per varie raccolte di osservazioni e di meditazioni di carattere politico e sociale, tra cui ricordiamo "La longue marche" (1957; La lunga marcia), scritta al ritorno da un viaggio in Cina. Di grande interesse anche i suoi lavori autobiografici.

 

"Il Secondo Sesso"
Nel suo libro, significativamente intitolato "Il Secondo Sesso", la De Beauvoir analizza attentamente la condizione presente e passata della donna della donna, rileggendo e discutendo molti dei miti e delle "false interpretazioni " sulla figura femminile operate degli uomini. La De Beauvoir in questo libro dibatte la questione se la donna sia tale per natura o per cultura e conclude attribuendo alla forza condizionante e simbolica dell'azione sociale la configurazione storica della donna, come quella appunto di "Secondo sesso", di genere oppresso, tanto da affermare nel terzo capitoli del suo libro "Donna non si nasce, lo si diventa". L'autrice si appella inoltre a una libertà che la donna deve conquistare subito, senza attendere la trasformazione dell'intera società.
    I primi tre capitoli del suo libro possono essere considerati come i più significativi e rappresentativi del suo pensiero.

La scrittrice francese analizza ne "I dati della biologia" come gli uomini abbiano sempre considerato la donna come uno "spregevole nemico" e come essi abbiano tentato di giustificare questo loro sentimento attraverso lo studio della biologia, considerando la distinzione tra i sessi come un fatto irriducibile e contingente, senza mai cercare di spiegarlo scientificamente.

Ne "Il punto di vista psicoanalitico" critica la descrizione freudiana del destino femminile, accusando il padre della psicoanalisi di aver ricalcato tale descrizione sul modello maschile, senza aver realmente considerato la libido femminile nella sua originalità.

Ne "Il punto di vista del materialismo storico" critica la visione di Engels che riteneva l'oppressione femminile causata solamente dall'oppressione economica, dovuta alla nascita della proprietà privata.

 

I dati della biologia
Come si può definire una donna? Per coloro che amano le formule semplici, dice la Beauvoir, è una matrice, un'ovaia, una femmina. Quest'ultimo vocabolo è sempre stato usato come un peggiorativo, poiché imprigiona la donna nel suo sesso, che appare al maschio spregevole nemico. Gli uomini, i maschi, hanno quindi cercato di trovare nella biologia una giustificazione a tale sentimento. Sicuramente si può affermare che maschi e femmine si differenziano ai fini della riproduzione. Ma non può essere soltanto questo che determina questa scissione: infatti, in natura tale sezione non è sempre realizzata, si vedano i fenomeni di accoppiamento asessuato o di gemmazione.

I filosofi hanno sempre considerato questo fenomeno di distinzione tra sessi come irriducibile e contingente, l' hanno accettato senza mai proporsi di spiegarlo scientificamente. Solo oggigiorno si è arrivati alla conclusione che esso sia utile ai fini del rinvigorimento della specie. Anche Platone accetta questa divisione a priori: il mito platonico secondo il quale all'inizio del mondo vi erano donne, uomini e androgini con quattro gambe e quattro braccia che furono divisi e si cercarono per ricomporsi, spiega il fenomeno dell'amore, non quello della divisione tra i sessi. Aristotele non spiega la divisione tra i sessi affermando che in ogni atto è indispensabile la cooperazione tra materia e forma, poiché non è necessario che i principi attivi e passivi siano distribuiti in due categorie di individui eterogenee. San Tommaso sostiene che la donna "è un essere occasionale ", Hegel che sia n "mezzo " di mediazione attraverso la quale il soggetto si realizza concretamente come generale. Sartre non è da meno e dichiara che la perpetuazione della specie si può considerare ontologicamente fondata, poiché è il correlativo della limitazione individuale (cioè della morte): ma la perpetuazione della specie non implica la differenziazione sessuale.

Dal punto di vita scientifico vari sono stati i punti di vista, ma sempre a sfavore della donna. Aristotele credeva che la procreazione si basasse sull'unione dello sperma e dei mestrui, in cui questi ultimi erano la parte passiva. Ippocrate distingue tra due semi, uno debole, quello femminile, e un forte, quello maschile. Nel 1690 circa gli scienziati individuano per la pria volta gli spermatozoi, ma rimangono in ogni modo dell'idea che essi cerchino nell'uovo materno solamente il cibo e che l'individua sia già prefigurato in loro. Solamente con l'invenzione del microscopio nel 1883 fu accettata per la prima volta la teoria della simmetria dei nuclei dei gameti. Nonostante tutto ciò da questa conquista a una definitiva cancellazione di quel sentimento di ripugnanza che hanno gli uomini nei confronti del sesso femminile ci vorrà ancora molto.

 

Il punto di vista psicoanalitico
Nonostante l'immenso progresso della psicoanalisi, la De Baeuvoir critica la produzione di Freud e alcuni suoi allievi. Freud, infatti, non si è molto preoccupato del destino della donna e ne ha ricalcato la descrizione su quella del destino maschile, limitandosi a modificare alcuni tratti. Per Freud la libido ha un'essenza maschile, sia che appaia nell'uomo, sia che appaia nella donna: egli rifiuta di considerare la libido femminile nella sua originalità.

Qual é dunque la teoria di Freud sulla libido femminile?
Per Freud la libido si sviluppa inizialmente in modo analogo nel maschio e nella femmina attraverso la fase orale, la fase anale e la fase genitale. Solo in quest'ultima fase avviene la differenziazione: mentre l'erotismo maschile si localizza sul pene, quello femminile segue due distinti sistemi, quello clitorideo, che si sviluppa nella fase infantile, e quello vaginale, che si sviluppa durante la pubertà.

Entrambi passano attraverso una fase auto erotica, ma mentre per il maschio il pene rimane l'organo privilegiato, per la femmina è più difficile perché deve passare dal piacere clitorideo a quello vaginale. E' più forte per la donna il rischio di non toccare il pieno sviluppo sessuale, di restare imprigionata nell'infanzia e quindi di sviluppare una nevrosi.

Nella fase auto erotica il bambino si fissa con insistenza su un oggetto: il ragazzo si fissa con la madre e vuole quindi identificarsi col padre, vuole occupare il suo posto. Ma dall'iniziale amore per la madre ("Complesso di Edipo") nasce il terrore che il padre, per punirlo per questa sua pretesa, lo mutili: nasce così il "complesso di castrazione" che porta il bambino a sviluppare un'aggressività verso il padre e allo stesso momento a interiorizzare l'autorità paterna, creando così un Super- Io che censura le tendenze incestuose.

La bambina ha un destino diverso, ma evidentemente subordinato all'analogo destino maschile: mentre il bambino non è mai stato attirato sessualmente dal padre, la bambina è inizialmente attratta dalla madre ("complesso di Elettra"), come strascico della fase orale. Verso i cinque anni scopre la differenza anatomica dei sessi e pensa di essere stata mutilata ("complesso di castrazione"); quindi deve abbandonare ogni pretesa verso la madre, cercando invece di identificarsi con lei e di sedurre il padre. Lo scacco della bambina è tanto più cocente in quanto amando il padre vorrebbe essere simile a lui.

Essa prova un sentimento di ostilità nei confronti della madre, poi anche in lei si forma il Super-Io, ma che è più fragile di quello maschile. La bambina può, infatti, reagire al complesso di castrazione, negando la propria femminilità o fissandosi allo stato clitorideo.

Quali sono gli appunti che la De Beauvoir fa alla teoria di Freud?

Secondo la Beauvoir questa descrizione è ricalcata sul modello maschile: egli immagina che la donna si senta un uomo mutilato, ma l'idea di mutilazione implica un confronto e una valorizzazione.

La bambina non prova desiderio, ma disgusto, di fronte al pene, di fronte a quella "escrescenza": se c'è desiderio è solo perché risulta da una precedente messa in valore della virilità. "Freud la da per concessa, ma bisognerebbe dimostrarla ".

Nello stesso modo Freud fallisce nel non rendersi conto che la sovranità paterna è un fatto di ordine sociale. Anche Freud è costretto a confessare di non sapere quale autorità abbia deciso che il padre prevalesse sulla madre: secondo lui questa decisione rappresenta un progresso, di cui però ignoriamo le cause.

La Beauvoir sostiene che il sistema di Freud, così vago per quel che concerne il destino femminile, sia insufficiente e non soddisfacente.

 

<<Donne non si nasce, si diventa>>
Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l'aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell'uomo; é l'insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna. Unicamente la mediazione altrui può assegnare a un individuo al parte di Altro. In quanto creatura che esiste in sé, il bambino non arriverebbe mai a cogliersi come differenza sessuale. Tanto nelle femmine che nei maschi, il corpo é prima di tutto l'irradiarsi d'una soggettività, lo strumento indispensabile per conoscere il mondo: si conosce, si afferra l'universo con gli occhi e con le mani, non con gli organi sessuali. I drammi della nascita, dello svezzamento avvengono nello stesso modo per i due sessi; l'uno e l'altro hanno i medesimi interessi, gli stessi piaceri; dapprima, la fonte delle loro esperienze più gradevoli consiste nel succhiare; poi attraversano una fase in cui traggono le soddisfazioni più intense dalle funzioni escretorie, che sono analoghe per tutti e due; pure analogo è lo sviluppo genitale; esplorano il proprio corpo con la stessa indifferente curiosità; dal pene e dalla clitoride nascono uguali, dubbi piaceri; e in quanto la loro sensibilità già tende a obbiettivarsi, é diretta verso la madre; la carne femminile, dolce liscia, elastica, suscita nel bambino e nella bambina stimoli sessuali, che si traducono in un desiderio di prendere, di afferrare; é aggressiva la maniera con cui la bambina, come il bambino, abbraccia la madre, la palpa, l'accarezza; provano la stessa gelosia quando nasce un altro bambino e l'esprimono in modi analoghi: collera, malumore, disturbi urinari; ricorrono agli stessi vezzi per conquistare l'affetto degli adulti. Fino ai dodici anni la giovinetta é robusta quanto i suoi fratelli, e mostra identiche capacità intellettuali; non ci sono zone dove le sia vietato di rivaleggiare con loro. E, se molto prima della pubertà, o qualche volta addirittura dalla primissima infanzia, ci appare sessualmente già differenziata, non dovremo risalire a misteriosi istinti destinati a farne una creatura passiva, civetta e materna, ma dovremo ricordare che l'intervento altrui nella vita infantile é pressoché originario e che fino da principio la sua vocazione le viene imperiosamente imposta.

 

Il punto di vista del materialismo storico
La Beauvoir vuole dimostrare come la donna non sia solamente un organismo sessuato avvalendosi della dottrina del materialismo storico. Secondo questa dottrina la società umana non subisce passivamente la presenza della natura, ma la trasforma secondo il proprio utile. Così la donna va giudicata dando rilievo solamente a quei dati biologici che acquistano importanza nell'azione. La donna è sempre stata considerata inferiore a causa della debolezza fisica, ma può accadere invece che la tecnica annulli la differenza muscolare che divide l'uomo dalla donna. Secondo Engels la storia della donna dipenderebbe essenzialmente dall'evoluzione della tecnica.


Secondo la sua visione, la divisione primitiva del lavoro comportava già una divisione in due classi tra cui vi era eguaglianza: il lavoro della donna aveva sul piano sociale lo stesso peso di quello dell'uomo. Quando l'agricoltura estese il suo campo d'azione, diventa necessario il lavoro intenso e la forza fisica: nasce così la schiavitù. L'uomo non solo è padrone di poderi e di altri uomini, ma anche della donna, questa è per Engels, "la grande disfatta storica del sesso femminile". Da questo momento il lavoro della donna sparisce al confronto di quello molto più produttivo dell'uomo. Il

diritto paterno si sostituisce al diritto materno, la trasmissione del potere diventa da padre in figlio: appare così la famiglia patriarcale fondata sulla proprietà privata. L'oppressione sociale che la donna subisce è quindi una conseguenza dell'oppressione economica. Così, secondo Engels, i destini della donna e del socialismo sono intimamente legati, poiché la ristabilizzazione dell'eguaglianza primitiva è condizionata dal reingresso di tutto il sesso femminile nell'industria pubblica.

La Beauvoir asserisce che non è chiaro come la proprietà privata abbia fatalmente provocato l'asservimento della donna: il materialismo storico da per concessi alcuni fatti che bisognerebbe spiegare. Prima di tutto bisognerebbe spiegare il legame d'interesse che unisce l'uomo alla proprietà. Simon De Beauvoir spiga questo legame affermando che l'uomo inizialmente si sentiva "perso nella natura e nella collettività, passivo e minacciato", mentre in ciò che occupa, in ciò che possiede, l'uomo ritrova se stesso.

Da questo è in ogni caso impossibile dedurre l'oppressione della donna. L'inferiorità muscolare della donna è tale solo in relazione allo strumento di bronzo o di ferro. Tale fenomeno è una conseguenza dell'imperialismo insito nella coscienza umana. Se non esistesse la categoria dell'Altro e un'originaria pretesa di predominio sull'Altro, la scoperta dello strumento di bronzo non avrebbe provocato dall'oppressione della donna. Engels ha cercato di ridurre l'opposizione tra i sessi a un conflitto di classe, ma non è possibile confondere le due distinzioni, poiché nella scissione tra classi non c'è fondamento biologico: mentre una classe può volere la rivolta, la donna non è posseduta da alcun desiderio di rivoluzione, non vuole abolirsi come sesso, chiede soltanto che siano eliminate talune conseguenze della differenza sessuale.

Poi, fa notare la Baeuvoir, non si può considerare la donna solo come lavoratrice: importante è anche la sua funzione riproduttrice, che non deve essere considerata alla stregua di un lavoro, se non si vuole aggredire in profondità la vita di una donna.