Casa di Como

Storia. I missionari di San Vincenzo de’ Paoli (o preti della missione) arrivarono in città sul tramonto del secolo decimonono, preceduti da un susseguirsi di fatti che prendono le mosse a partire dalla metà del cinquecento. Rotta l’unità religiosa d’Europa in seguito al dilagare del protestantesimo, la Chiesa non solo si preoccupò di confutare le tesi dei riformatori, ma colse pure l’occasione per avviare un profondo rinnovamento dottrinale, pastorale e disciplinare. Tale opera fu resa possibile anche dal sorgere ed affermarsi di nuovi ordini religiosi, tra i quali spicca la Compagnia di Gesù , fondata da Ignazio di Loyola.
Anche la diocesi di Como fu interessata dall’azione riformatrice della Compagnia. Un primo tentativo di fondare una missione gesuitica, effettuato a Ponte in Valtellina nel 1558, naufragò per ostacoli di carattere burocratico e culturale e soprattutto per la decisa opposizione dei Grigioni, sotto il cui dominio la valle si trovava dal 1512. Il vescovo di Como appoggiò allora l’idea dell’erezione di un collegio gesuitico in Como. La presenza di un humus culturale più fertile ed aiuti logistici più consistenti determinarono un felice esito dell’iniziativa.
I Gesuiti a Como acquistarono subito il complesso del vecchio Broletto (nel luogo in cui sorge ora la Chiesa del Gesù) e, nel 1576, iniziarono la costruzione della chiesa stessa, che il vescovo Archinti consacrò il 21 novembre 1604. L’attività dei Gesuiti proseguì a Como per duecentosedici anni: il 17 agosto 1777 essi lasciarono per sempre la città, dopo che il Papa Clemente XIII, cedendo alle pressioni boroboniche e dei circoli culturali che avversavano le idee e i metodi educativi dei gesuiti, aveva soppresso l’ordine nel 1773.
Trascorse più di un secolo prima che si colmasse il vuoto lasciato dai gesuiti. Il desiderio dei vescovi di Como di ricreare un centro stabile di spiritualità presso la chiesa del Gesù, rimasta nel frattempo sgauarnita di una congregazione che se ne prendesse cura, si realizzò solo nel 1898. Poco prima di questa data, infatti, il vescovo Teodoro Valfrè dei conti di Bonzo, sostenuto dal cardinale metropolita Andrea Carlo Ferrari, aveva chiesto espressamente al superiore generale dei gesuiti, che nel frattempo si erano ricostituiti, di inviare alcuini sacerdoti a Como. Avutone però risposta negativa, motivata dalla perdurante scarsità di personale, il vescovo si rivolse al superiore provinciale della Congregazione della Missione. Le trattative ebbero buon esito e sfociarono nella convenzione del 10 dicembre 1897, con la quale venivano regolati i rapporti tra i preti della missione e la curia di Como.
Il 10 gennaio successivo i primi cinque preti della missione si insediarono in Como. Nella sua scelta il vescovo Valfrè fu evidentemente guidato dall’intento di favorire la presenza a Como di una Congregazione che, pur con una propria specifica fisionomia, valorizzasse le linee portanti del ministero gesuitico: la formazione e la missione.

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