Questa corrente si dice "primaria a vuoto" ed esprime il
rendimento del trasformatore, è tanto più piccola quanto
più elevato è il suo rendimento, essendo minime le perdite.
La tensione ai capi del secondario , quando in esso
è presente una corrente, è proporzionale al rapporto tra
il numero delle sue spire Ns con quello
delle spire del primario Np. Ossia: dato
che il flusso magnetico è uguale per i due
avvolgimenti, abbiamo una stessa f.e.m. per spira.
Quindi nel caso del primario, abbiamo Vp/Np,
ossia: tensione ai capi divisa per il numero di spire, che conosciamo,
e nel caso del secondario abbiamo Vs/Ns, della quale
conosciamo Ns. Quindi: Vp/Np = Vs/Ns, oppure Vp/Vs
= Np/Ns, oppure Vs = Vp x Ns/Np
Ossia: come detto la tensione ai capi del
secondario è proporzionale al rapporto tra il numero di
spire del secondario e quello delle spire del primario.
Quando primario e secondario hanno lo stesso numero di spire, la
tensione indotta ai capi del secondario è uguale a quella applicata ai
capi del primario.
In pratica quando il trasformatore è sotto carico,
si verifica una caduta di tensione ai capi del
secondario, data la sua resistenza piuttosto bassa,
quindi la tensione ai suoi capi differisce di una piccola percentuale da
quella proporzionale al primario. Questa percentuale è però abbastanza
piccola, tanto da poter essere trascurata per i
soliti trasformatori.
La f.e.m. indotta negli avvolgimenti secondari di un
trasformatore, è proporzionale oltre che al numero delle spire, anche a
due altri fattori: la frequenza in cicli per secondo f ed il valore
massimo del flusso nel nucleo Ø(F-max).
E' espressa dalla formula: V= 4,44 N Ø
10^8 volt.