Metodo alternativo per la taratura delle medie frequenze old radio
 by iw2dgs

Una buona taratura si fa solo con gli strumenti adatti. Per tarare uno stadio a media frequenza, occorre un generatore sweep-marker e un oscilloscopio. Con questi strumenti si riesce a dare una forma precisa alla banda passante del segnale. Si controlla visivamente la ripidità dei fianchi, la  forma superiore (a sella) e la larghezza del canale a -3 decibel (70% dell'ampiezza) che deve essere di 4500 Hz.

Per le vecchie radio nel laboratorio del riparatore, non sempre si ha lo sweep-marker. Di solito ci si affida al generatore modulato.
Una delle caratteristiche importanti che viene spesso trascurata negli oscillatori economici, è il comando di profondità di modulazione che dovrebbe poter essere essere regolabile. Alcuni invece addirittura mandano in saturazione la valvola oscillatrice/mescolatrice e ne esce una modulazione ''clippata'' .  La conseguenza è che l'attenuatore posto in uscita attenua l'ampiezza di un segnale distorto che pur attenuato, rimane sempre distorto. La taratura che generalmente viene fatta misurando l'ampiezza del segnale in uscita , spesso risulta spostata di qualche kiloHertz  rispetto alla frequenza indicata dall'oscillatore modulato. Tutto sembra a posto quando si sente la RAI. Nelle onde corte arrivano anche li due o tre segnali robusti, si fanno ascoltare al cliente per fargli "toccare con mano" che tutto funziona e il cliente paga e se ne va soddisfatto.

Ma spesso per questo motivo, dopo aver tarato le Medie Frequenze con l'oscillatore modulato, ci si ritrova con apparecchio sordo salvo poi a dover fare dei piccoli ritocchi alle MF per rivitalizzare il segnalino che si trova all'estremo basso della scala. La regolazione del nucleo della bobina di accordo non è sufficiente.

Già nella mia testa si arrovellava una certa idea e così nei giorni scorsi dopo aver montato l'induttanzimetro di nuova Elettronica  (kit  LX-1576), durante le prove, ho provato a verificarla misurando uno degli avvolgimenti della media frequenza di una radio che avevo smontata lì sul tavolo.
Ovviamente ero cosciente del fatto che la misura sarebbe stata non reale in quanto ai capi della bobina a nido d'ape vi era un condensatore il cui valore di solito si aggira attorno ai 200 pF. Senza poi contare le capacità parassite dei componenti ad essa collegati. Ma volevo vedere cosa succedeva facendo questo esperimento. Occhio: la misura va fatta ad apparecchio rigorosamente spento.

Il risultato è stato di 530 µH (sicuramente diverso da quello reale). Ho provato, poi, a ruotare il relativo nucleo e ho visto cambiare il risultato sia in un senso che nell'altro: infatti  il nucleo concorre al valore dell'induttanza.  Lo strumento di Nuova Elettronica misura l'induttanza per via indiretta. Cioè fa oscillare la bobina collegata (nel nostro caso, la bobina di Media Frequenza), poi confronta questa frequenza con un'altra già memorizzata e procedendo ad alcuni calcoli, riesce a ricavarne l'induttanza.
Per una misura esatta, la bobina non deve avere capacità collegate come è invece nel nostro caso (al contrario, come detto, il nucleo concorre al valore dell'induttanza).  

Ho pensato: se questo aggeggio riesce a far oscillare la bobina alla sua frequenza di accordo, perché non provare a misurare questa frequenza con un frequenzimetro?
Ora dovete sapere che Nuova Elettronica tempo addietro (rivista 79) aveva pubblicato il progetto LX-491. Si tratta di un oscillatore universale che riesce a far oscillare qualsiasi cosa tra 10 kHz e 400 MHz (io ricordo di aver collegato con successo persino una VK200). Collegando i terminali di questo semplicissimo circuitino ai capi della bobina di media frequenza, questa si mette ad oscillare. E se noi abbiamo collegato un frequenzimetro all'uscita di questo circuitino, avremo l'indicazione della frequenza di taratura della bobina di media frequenza in esame.

Si da anche il caso, che abbia realizzato anche il frequenzimetro digitale con PIC16F84 di IK3OIL OM di multiforme ingegno. I due circuiti stanno giusti giusti dentro una scatoletta di mm. 110x75 x55 della TEKO. Ne è risultato il seguente schema pratico:

Ancora oggi (2005), la spesa totale si aggira a meno di 50.000 delle vecchie lire (sigh! Allora eravamo tutti milionari). Quello che costa di più è il display LCD. I prezzi variano molto. Attualmente su shop.elettronicamente.com viene venduto a 10 €.

In alternativa per chi possiede già un frequenzimetro digitale, può costruirsi solo la sonda.

Ho ridisegnato lo stampato che ora misura solo 1  per 5 cm. lo si può infilare in  un cilindretto e da un lato far uscire i terminali con le due pinzette e dall'altro il cavetto tipo RG174 saldato ad un BNC.
Attenzione! Il probe va alimentato prelevando la tensione a 9 volt dallo stesso frequenzimetro. Ma può essere fatta anche con una piletta per telecomandi da 12V (funziona anche a 5 volt). In questo caso ricordatevi di levarla dopo l'uso. Ho previsto anche la possibilità dell'inserimento di una piccola impedenza per alimentarla attraverso il filo caldo del RG174 come si usa negli amplificatori d'antenna. Sullo stesso filo passerebbe RF e alimentazione (prelevandola dallo stesso frequenzimetro da modificare!!!?)

LX491 di Nuova elettronica

 

 

 

 

clicca col tasto destro  qui per scaricare lo schema, il disegno  PCB + disposizione componenti.

Riccardo (IK6QLP) riguardo a questo strumentino-sonda aggiunge qualche suggerimento-miglioria: (clic here)

Note:

  • E' talmente semplice che si può montare su una strisciolina di mille fori da 11mm per 55mm.

  • Il transistor Q1 in origine è un BFR99 ma serve solo per raggiungere i 400MHz. Qui poiché la frequenza massima non supera il MHz, possiamo usare un qualsiasi PNP anche per BF

Occorre però tenere conto della capacità parassite di LX491 che è DI CIRCA 8 pF  a cui occorre aggiungerne un'altra decina per via dei terminali più la capacità che esiste già sul circuito da tarare. Io ho valutato il tutto intorno ai 20 picoFarad. Così nelle mie prove ho regolato i nuclei per un'oscillazione più bassa e corrispondente a 445 kHz (Verifica).. Staccando l' LX491 la frequenza di accordo si alza fino a 467 kHz.  In effetti per dare una certa larghezza al canale di Media Frequenza, ho tarato i due primari a 444 kHz e i due secondari a 446 kHz.
Una lieve ritoccatina d'obbligo al nucleo dell'oscillatore locale per far corrispondere l'indice alla stazione locale che trasmette su 900 kHz e poi al nucleo della bobina di accordo in ingresso, per la massima uscita della solita emittente svizzera sui 531 kHz  - Beromünster (CH). Di sera ho regolato il compensatore di accordo aereo su un'altra estera (??)  nella parte alta della scala. L'apparecchio ora funziona con una buona sensibilità. Nelle O.M. ricevo - di giorno - oltre alla locale anche altre emittenti. La sera poi vi è un notevole affollamento di stazioni estere.

Tabella con esempi di impostazioni per la taratura con il metodo su-esposto

Frequenza prevista di taratura

Frequenze da impostare

  su Primario su Secondario
455 433 436
467 444 446
470 447 449
471 448 450
     

Verifica: Ho potuto verificare che la valutazione approssimativa di 20 picoFarad era invece esatta. Usando il programma bobine2 (pagina downloads) ho posto il primo condensatore variabile a 200 pF e poi variando il numero di spire ho simulato una frequenza di accordo di 467 kHz. Ho poi variato il secondo condensatore fino a portarlo a 220 pF e la frequenza risultante è stata appunto 445 kHz.

Nota:
Il metodo non funziona con i secondari che hanno l'uscita collegata ad una presa intermedia. Occorrerebbe smontare lo schermo e collegare i terminali della sonda ai capi estremi della bobina di MF. Sul primario invece, il metodo è sempre valido. Se non si ha lo schema, collegando i terminali della sonda ai terminali visibili della MF si potrebbero rilevare valori elevati (esempio 11MHz.). In questo caso ci si trova davanti ad uno dei casi di bobina con presa intermedia.