Se nel 1999 avessi scritto questa pagina, mi sarei
risparmiato di ripetere decine e decine di volte tutta la storia.
A nessuno importa del tuo tumore, ma molti sono curiosi
di sapere come si sono svolti i fatti per potersi rassicurare e poi, il
sapere che sei guarito, costituisce una speranza di guarigione per
chi ascolta.
Ho constatato che molti si vergognano della propria malattia
come se fosse un peccato e si inventano qualcosa di meno grave, ne
parlano malvolentieri e a volte reagiscono in modo comprensibilmente
sgarbato ai curiosi. Nel mio caso non ho mai avuto problemi.
Ora sono perfettamente guarito. Sono stato fortunato. O come
dice qualcuno: lassù qualcuno mi ama.
Da bambino, sono rimasto attaccato alla corrente 125Volt.
Mi ha salvato mio padre. A 15 anni stavo
annegando in mare e mi hanno salvato i miei amici. Mi hanno
tirato su che ero già svenuto. Un tale mi ha dato una manata sulla
schiena e mi ha fatto rinvenire (forse non respiravo più). La fatica di
annegare l'ho fatta tutta. Per questo a volte, ho il sospetto che
invece, lassù non mi vogliano proprio, perché gli sto antipatico.
E
poi, non è forse vero che sono sempre i migliori, quelli che se
ne vanno?
Io invece sono ancora qui!
Mi sono convinto che sia la fortuna il primo fattore che ti
permette di cavartela. Da giovane non credevo alla fortuna. Adesso ci
credo.
Esistono vari tipi di fortuna. Fortuna in famiglia, nella
salute, nelle vincite al superEnalotto. Quest'ultima si tiene alla
larga da me, ma non me ne importa un fico secco in quanto ho le altre due (ho
incluso anche la seconda poiché mi ha risparmiato almeno per questa
volta).
Il secondo fattore è la preparazione dei dottori (a cui
va un sentito grazie).
Ma gli
infermieri meritano un sentito riconoscimento per la loro opera di
continua assistenza e professionalità. Si alternavano in tre turni e di
notte ogni ora passavano con le loro torcette per controllare che tutto
fosse a posto. E quindi, rispondendo sollecitamente ad ogni richiesta,
costituivano una fonte da cui attingere continuamente, sicurezza e
conforto.
Sintomi:
I sintomi che descriverò
saranno di consolazione per quelli che non li hanno. Questi sono
ricollegabili al tumore solo in quanto sono scomparsi tutti a seguito della guarigione.
Non so precisare quando è
cominciato ma c'è stato un periodo in cui mi
cadevano le cose
dalle mani. Io la definirei perdita di attenzione. Senza accorgermene,
piano piano allentavo la presa e quello che avevo in mano mi cascava
giù. A tavola, spesso mi cadevano le posate e qualche volta anche il
bicchiere.
Lo stesso per il sesso che si era azzerato in modo inspiegabile.
Si dice che ad una certa età si rallenta, ma io mi ero fermato proprio.
A 53 anni, Il motore si era fuso. Non sentivo più alcuno stimolo.
Ma gli altri com'è che continuavano?
1998. Già in quell'estate,
di pomeriggio verso le 16 avevo una tossetta debole che si protraeva
fino a quando non andavo a letto. Non mi preoccupavo poiché era una
tossetta fastidiosa ma debole che si manifestava solo mentre parlavo. A
motivo di questo i miei ...amici (?), mi prendevano in giro
simulando la tosse. Io spettavo che mi passasse come erano passate
altre tossi ben più consistenti.
Una delle ultime
domeniche di dicembre dello stesso anno, mia suocera stava cucinando il
lesso come era solita fare invariabilmente per tutte le 52 o 53 domeniche
dell'intero anno. A me piaceva rosicchiare i nervetti che erano
attaccati all'osso. Ma, quel giorno, mentre mi avvicinavo alla
cucina, l'odore del lesso mi fece venire una forte nausea. Da allora
non riuscii più a mangiarlo (ora lo mangio di nuovo).
1999. A metà del
mese di marzo mio cugino Fortunato mi invitò a fare una camminata alle
Cinque Terre. C'ero già stato e avevo fatto la camminata da Riomaggiore
a Monterosso (mi sembra in cinque ore compresa la sosta per una piccola
colazione al sacco). Stavolta si trattava di farla da Monterosso a
Levanto.
Mi stancai moltissimo
già nella prima parte del percorso che conclusi ma con sforzo enorme (i
miei compagni di camminata, si fermavano di tanto in tanto per
aspettarmi).
Il ritorno lo feci in treno.
In seguito, il 3 di
luglio, feci un'altra camminata molto più leggera ma anche stavolta fu
una cosa molto penosa.
In una delle ultime
notti di marzo ( faceva ancora freddo) ma alle 3.30 mi svegliai di
colpo tutto sudato. Mi sono asciugato e ho cambiato la maglietta di
lana. Poi mi ho dormito tranquillamente tutta la notte. Ho fatto mente
locale alla sera prima, pensando che forse non avevo digerito qualcosa.
Ma avevo mangiato solo un po' di pastina e un po' di formaggio coi
buchi come tante altre volte.
La notte dopo sempre alle
3.30 precise mi risvegliai ancora una volta inzuppato. Mi
ricambiai e chiesi a mia moglie di mettermi sempre una maglietta sotto
il cuscino e un asciugamano a portata di mano per ogni evenienza.
La cosa si ripeté da
allora in poi tutte le notti.
L'ora di inizio delle sudate, complice
anche l'ora legale si spostò alla 1.30 precisa di tutte le
notti. Gli asciugamani di supporto salivano di numero fino ad
arrivare a sei del tipo grande.
La sera, io li mettevo su una sedia e, poi, durante le sudate, passavo al successivo, quando il precedente era completamente
inzuppato. Il tutto si protraeva sempre fino alle 4.30 e non
oltre.
Una notte mi svegliai con
la sensazione di aver dormito tanto. La prima cosa che mi venne in
mente fu: non ho sudato! Mi toccai, ero asciutto, allora guardai la sveglia che mi mostrò
sadicamente 1.15. Mi riaddormentai e sempre alla 1.30 mi
risvegliai completamente inzuppato.
Le noti successive (
faceva ancora freddo) mentre mia moglie dormiva con il pigiama di
flanella e con la coperta, io dormivo con le sole mutande e senza
coperte, nel tentativo di limitare le sudate. Il risultato era che non
cambiava niente tranne che mi alzavo con i dolori alle ginocchia,
gelate assieme a tutto il resto.
Dalle analisi di laboratorio non
risultava niente salvo un impercettibile calo del ferro. Il mio
medico curante mi ha tranquillizzato dicendomi che di tumore non si
trattava in quanto i marcatori tumorali erano a zero.
Intanto ogni tanto avevo
delle particolari sensazioni: quando facevo dei movimenti, avevo la
sensazione che nella mia testa vi fosse un galleggiante che si spostava
su e giù: una specie di capogiro che ti prende quando fai una notte in
bianco e ti vengono i colpi di sonno. Ma io non avevo sonno. Ero solo
sempre un po' stanco anche se non facevo niente per stancarmi. Se
il pomeriggio facevo il pisolino i capogiri si attenuavano.
Ho ipotizzato che quella
tossetta pomeridiana potesse essere tubercolosi. Il dottore mi ha
tranquillizzato ma per accontentarmi, mi ha fatto fare anche questo
controllo che è risultato negativo.
L'otorino mi ha
redarguito: Si metta in testa che Lei non ha niente .!
Intanto si acuiva in maniera
esagerata l'olfatto. Sentivo tutti gli odori amplificati. Dove gli altri
non sentivano niente, io sentivo. Tutto in giro era maleodorante.
Alla tossetta si aggiunse
un altro sintomo: spesso, mentre mi accingevo a parlare, mi mancava
l'aria e facevo fatica ad iniziare a parlare come se si trattasse di
una specie di asma. Un malato di asma, mi ha convinto che si trattasse
proprio di questa in quanto i miei sintomi erano identici ai suoi. I
miei amici (?) continuavano a prendermi in giro
imitandomi.
Viaggio a Pavia presso
l'ospedale San Matteo ( mi pare fosse l'11 luglio, era comunque il giorno
dell'eclissi). Visione dei polmoni su schermo: nulla.
Esame per le varie allergie: negativo. Esame alla metacolina per rilevare ogni più piccola
traccia di asma. Risultato: Lei non ha niente. Sono
uscito dall'ospedale arrabbiato. Tutti mi dicevano che non avevo niente
( anche le analisi dicevano la stessa cosa), ma sapevo che non
era più come prima :
La diagnosi precoce con
me non funzionava. Allora ho preso la decisione di non andare più dal
dottore, che quando mi incrociava mi salutava ma con uno sguardo sempre
più perplesso. Mi sono detto: visto che non riescono a capire che cosa
ho, tanto vale che faccia finta di essere nato difettoso: quando sono stanco mi siedo; quando ho sonno dormo;
quando mi viene la tosse tossisco e quando sudo mi asciugo.
Un giorno mia moglie mi
portò la tazzina di caffè: salato! Protestai e lei
assaggiò. Mi assicurò che era zuccherato ma io non lo potei bere. Lo stesso
successe il giorno dopo. Allora dissi a mia moglie di non farmi più il
caffè: l'avrei avvisata io stesso quando quel disturbo fosse passato.
Amici e parenti mi
invitavano a trascorrere le ferie in qualche posto salubre: Hai
bisogno di cambiare aria..!
Intanto anche le verdure
cotte nei pasti cominciavano a diventare amare e non mangiavo più le
salse di pomodoro perché l'odore era troppo pungente.
A questo punto mi recai
dal dottore e gli dissi che il mangiare era l'unica cosa che mi dava
soddisfazione, ma ora era finito anche quello. Pensai, a questo
punto, che se anche quello mi era negato, era meglio morire. Cosicché mi decisi
di tornare dal dottore.
Durante la visita,
mi sovvenne un particolare che dimenticavo di riferire, preso dagli altri
sintomi:
ero dimagrito: da 81 chili ero passato a 75 e nel giro di una
decina di giorni ero sceso a 72.
Gli ricordai che mia
madre a seguito di un tumore, era dimagrita considerevolmente e in modo
rapido:
Dottore non avrò mica un tumore ?
Finalmente il dottore prese una
decisione. Nel
giro di poche ore venne fissato il ricovero nell'ospedale maggiore di
Lodi. Il motivo del ricovero era Cachessia. L'enciclopedia dice
che si definisce così una serie di sintomi di cui sono ignote le cause.
Venni ricoverato il 13 di Agosto. Stesso giorno Radiografia. Giorno
successivo Ecografia (dovevano aver già visto qualcosa con la
radiografia). Il dottore indugiò a lungo sul lato sinistro all'altezza
del rene sinistro mentre sul destro fece un giro molto veloce, per poi
tornare e rimanere a lungo sul sinistro. Il giorno dopo, la TAC e nello
stesso pomeriggio il chirurgo mi fece cenno col dito dal corridoio dove
mi disse con la tranquillità di chi è abituato a trattare queste cose: Occorre
tirare via un rene. C'è un tumore !
Venni dimesso, dal
reparto chirurgia, venerdì 20, rientrai in urologia martedì 24 e
fui operato giovedì 26. Uscita il 3 di settembre.
Fino a che sono rimasto
all'ospedale ho continuato a sudare. Sentivo puzze dappertutto.
Puzzavano perfino i fazzolettini di carta di cui facevo largo uso per
detergermi.
A casa le sudate si
diradarono anche se, tutte le volte sudavo solo a sinistra ( dalla
parte del rene mancante). Sudavo solo sotto l'ascella sinistra,
nell'incavo del gomito sinistro, all'attaccatura della coscia sinistra
e dietro il ginocchio sinistro.
Grazie a Dio tutti i
sintomi descritti sono spariti compresa la tossetta che io ipotizzo
fosse dovuta al fatto che il tumore che era sul rene premeva contro i
polmoni.
Cosa ne ho ricavato da
questa esperienza?
Prima della malattia
facevo programmi a lungo termine. Adesso mi limito a pensare a quello
che potrei fare nell'arco di sei mesi.
Durante la malattia,
quando solo io pensavo di avere il tumore (ne ero quasi certo anche se,
lo avevo immaginato in un posto diverso), mi cominciavo a
preparare al grande passo ma senza traumi, solo qualche rimpianto e
tanta rassegnazione. Ho scoperto così di essere fatalista. Mi ero
sempre chiesto cosa si prova quando si pensa che si sta per morire. Ora
lo so, anche se non so cosa avrei provato nel momento estremo.
Il primo round l'ho superato. Non so se sarò altrettanto pronto quando arriverà il momento
(quello vero).
Mi sono convinto che la
consapevolezza delle proprie condizioni, aiuti molto. Star male senza
conoscerne le ragioni, o peggio sentirsi dire che non hai niente,
mentre invece stai male, procura una rabbia interna senza fine (nessuno ti
crede, ma tu sai che non è più come prima).
Ho voluto sempre sapere
tutto e ho sempre esaminato accuratamente i risultati delle analisi
cercando di scoprire anche quello che non c'era. E quando ho conosciuto
la diagnosi esatta ho avuto la piena fiducia nei dottori e l'assoluta
certezza nell'esito dell'operazione che ho affrontato tranquillamente.
L'effetto dell'anestesia
si è protratto per qualche mese tenendomi tranquillo e facendomi
affrontare alcuni inconvenienti con una calma serafica insospettabile
in me.
Ora sono tornato quello
di prima, un po' irascibile e mi ricordo del mio rene soltanto quando
qualcuno me lo chiede.
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