ARRIVA LA FININVEST

A partire dagli anni '80, a Milano, Silvio Berlusconi comincia ad allargare quello che diverrà un impero televisivo, acquistando ITALIA 1 nel 1983 da Rusconi e RETE 4 nel 1984 da Mondadori, che vanno ad aggiungersi alla pupilla dei suoi occhi: CANALE 5.

La larga disponibilità di mezzi finanziari consente alla FININVEST di offrire uno sbocco per centinaia di prodotti della piccola e media industria ai quali è di fatto precluso, per motivi di dimensione, l'accesso ai limitati spazi pubblicitari della televisione pubblica.

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RETE4

 

L'impedimento a realizzare trasmissioni in diretta, anziché un handicap, viene reinterpretato dalla FININVEST come una sorta di vantaggio competitivo: non sarà possibile realizzare appuntamenti informativi, che sono costosi, poco remunerativi in termini pubblicitari e problematici in termini di rapporti politici. In compenso si potranno tranquillamente eludere i divieti alla diretta trasmettendo in rete immagini registrate con un differimento di pochissimi minuti, destinato in breve tempo a sparire del tutto.

Su queste basi, costruendo una televisione "usa e getta" ma altamente popolare, semplice e non sempre banale, Berlusconi afferma la sua presenza e diffonde rapidamente le sue reti su tutto il territorio nazionale. Tuttavia si accorge di dover migliorare ulteriormente la sua offerta e per farlo inizia una estesa campagna di acquisizione di presentatori, autori, attori, esperti di palinsesto, sottraendoli alla RAI con ingaggi molto favorevoli.

Verso la metà degli anni '90, dopo che la legge Mammì avrà autorizzato la diretta ed imposto anche alle reti commerciali la diffusione dei notiziari, la capacità di produrre programmi e informazione appare distribuita tra i due principali gruppi televisivi italiani in modo abbastanza equilibrato, anche se la RAI conserva ancora un certo primato nella capacità di innovazione e nella considerazione del pubblico in termini qualitativi.


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