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Informatica umanistica: e il Conservatorio?
Non è semplice dire cosa s'intenda per informatica umanistica perché v'è in atto un dibattito, una veloce ricerca in rete lo testimonia.

In particolare - che io sappia - non esiste nulla di teorico né di pratico per quanto riguarda gli studi musicali, mentre all'Università esistono corsi di laurea.

Ma cos'è l'Informatica Umanistica?
In estrema sintesi penso di poter dire che consista nel saper utilizzare, da parte di un umanista (quindi anche di un musicista) - con consapevolezza - tutti gli strumenti offerti dalle nuove tecnologie.

Ho cercato uno "statuto epistemologico" della materia, ma non l'ho trovato.
A proposito di competenze e di curricula nella scuola dell'autonomia, trovo:

"Bisogna poi individuare le discipline che concorrono alla definizione di tali competenze, i nuclei fondanti, gli argomenti irrinunciabili e le possibili interconnessioni tra i diversi campi del sapere.
Per l’individuazione dei "nuclei fondanti" di una disciplina occorrerà tenere presente, da una parte, lo statuto epistemologico (oggetto, linguaggio, metodologia di ricerca) e dall’altra la finalità formativa che a essa viene attribuita."
http://www.educational.rai.it/corsiformazione/autonomia/home/index.
asp?section=documenti&page=documenti_01

Già, e per noi ? Tutto da inventare !

Io ho l'impressione - la certezza anzi - che il Conservatorio riformato debba iniziare ad occuparsene, sarà una mia antica fissa, ma rientra nella mia visione del superamento della nostra scuola come scuola professionale, per accedere ad una dimensione nella quale, finalmente, la parola "cultura" abbia cittadinanza piena e legittima.

E' ora di muovere i primi passi: lo "strutturare" e pubblicare nel nostro sito materiali didattici, a partire da Storia delle Musica e Musicologia, potrebbe essere il primo passo, poi, ad esempio, materiali per l'analisi quindi una "banca" di materiali audio...

Eccomi !

“Ora, miracolosamente, abbiamo il Web.
Per i documenti nelle nostre vite, ogni cosa è semplice e gradevole.
Ma per i dati, siamo ancora nel pre-Web."
Tim Berners-Lee


Per facilitare la vita del "navigatore" di questa pagina, copio una scelta 'random' di testi e qualche url.

Gino Roncaglia
Informatica umanistica: le ragioni di una disciplina

1. Premessa

La consapevolezza del rilievo che gli strumenti informatici e telematici hanno assunto anche nel mondo della cultura umanistica è ormai - superate le resistenze iniziali - largamente diffusa. Nel corso degli anni '80, la maggior parte degli studiosi di scienze umane guardava al computer con sospetto o con fastidio, dando per scontato che nessuna tecnologia elettronica avrebbe potuto affiancare (e men che mai sostituire!) i propri strumenti tradizionali di lavoro: carta e penna, libro, biblioteca, le preziose schede in cartoncino Bristol… Meno di vent'anni dopo, le stesse persone si muovono ormai con una certa disinvoltura fra word processor, e-mail, CD-ROM e cataloghi on-line.

E tuttavia non ogni resistenza è stata superata. Spesso, le nuove tecnologie vengono sì utilizzate, ma con una sorta di implicita riserva mentale: il computer e la rete sono solo strumenti, ausili pratici per un lavoro che, si tiene a sottolineare, resta comunque fondamentalmente inalterato. L'edizione critica di un testo può essere preparata utilizzando un programma di videoscrittura al posto di carta e penna (o macchina da scrivere), ma l'obiettivo finale è produrre - in maniera magari più comoda - lo stesso volume a stampa che si sarebbe realizzato con metodi più tradizionali. Un articolo - o un'intera rivista - possono essere pubblicati su Web, ma la loro struttura resta quella, tranquillizzante, alla quale ci hanno abituato le riviste cartacee (accompagnata magari da un certo disagio dell'autore per l'esse diminutum che la comunità accademica sembra ancora attribuire alle pubblicazioni elettroniche). Un messaggio veloce può essere affidato alla posta elettronica, ma per una lettera più impegnativa o formale si ricorre comunque alla solidità e sicurezza del supporto cartaceo.

Molte fra le riserve mentali che accompagnano l'uso in ambito umanistico degli strumenti informatici e telematici sono comprensibili. E qualcuna è, credo, anche condivisibile. Ma nella continua riaffermazione del carattere meramente strumentale delle nuove tecnologie, e nel rifiuto di riconoscerne il rilievo metodologico e talvolta addirittura fondazionale, si cela una singolare cecità teorica. Proprio chi ha studiato - e anzi teorizzato - la non neutralità degli strumenti materiali di produzione della cultura rispetto alle forme della cultura stessa, chi ha messo in rilievo la portata dei cambiamenti introdotti dalla rivoluzione Gutenberghiana nelle forme della testualità, sembra oggi in molti casi sorprendentemente insensibile davanti allo studio delle caratteristiche e delle potenzialità della testualità elettronica, dell'interattività, dell'integrazione multimediale. L'interesse, quando si manifesta, è accompagnato da riserve o preoccupazioni più o meno esplicite: i nuovi modi di produzione, organizzazione, diffusione dell'informazione sono visti come fattori di ribaltamento o cancellazione di valori culturali acquisiti, più che come momenti di un cammino culturale non necessariamente lineare ma comunque nel solco di una tradizione consolidata, marcato da problemi ed esigenze largamente costanti e condivise.

Lo status teorico e lo stesso riconoscimento di una disciplina come l'informatica umanistica risentono di questa situazione. Se le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono da considerare meri strumenti di lavoro, privi di uno specifico rilievo teorico, qual è il senso di un'espressone come informatica umanistica? Non ci si dovrebbe semmai limitare a parlare di (singole, specifiche, limitate) applicazioni informatiche in campo umanistico? Se invece l'informatica e la telematica sono viste come una minaccia, uno strumento di potenziale sovvertimento per molti fra i valori riconosciuti della cultura umanistica, il termine informatica umanistica non rischia di denotare, se non un ossimoro, una sorta di composto chimico instabile e potenzialmente esplosivo, con il quale sarebbe preferibile non fare troppi esperimenti?

Le due posizioni che abbiamo appena delineato - quella che potremmo definire 'riduzionista' e quella di più radicale ed esplicito rifiuto - sono naturalmente diverse, ma il loro effetto combinato rischia di produrre conseguenze nefaste non solo a livello teorico ma anche sul sistema dell'università e della ricerca. Certo, qualche competenza informatica si dovrà ben dare anche ai laureandi di discipline umanistiche (ed ecco comparire corsi di fondamenti dell'informatica o esercitazioni pratiche spesso modellate sui programmi ECDL - la cosiddetta patente europea del computer). Ma a farlo dovranno essere delle rassicuranti figure 'tecniche', comunque marginali rispetto al corpo docente 'umanista': esercitatori, o docenti di informatica. Certo, molti progetti di ricerca prevedono ormai l'uso di strumenti informatici: dalla realizzazione di banche dati o siti Web all'analisi quantitativa dei testi, dall'uso della posta elettronica per i contatti all'interno della comunità dei ricercatori allo sviluppo di strumenti per la didattica a distanza. Ma l'ideazione, la realizzazione e la gestione di questi strumenti è spesso e volentieri demandata ad 'esperti' esterni: non di rado, aziende informatiche interessate ad ampliare il proprio parco clienti oltre i confini del mondo industriale privato, e naturalmente portate a proporre - con minimi adattamenti - piattaforme e soluzioni sviluppate in ambito aziendale, di norma assolutamente inadatte alle esigenze specifiche della ricerca e della didattica in ambito umanistico.

Dal canto loro gli informatici di professione, depositari della specificità di un sapere informatico considerato unico e non articolabile disciplinarmente, e giustamente poco preoccupati dalla scarsa considerazione (spesso cordialmente ricambiata)  loro riservata dal corpo docente delle facoltà umanistiche, si mostrano più che disponibili a tappare questi buchi, che rappresentano comunque sbocchi accademici e occasioni per espandere l'influenza della corporazione. L'apparente 'integrazione dei due saperi' diventa così solo un'occasione - rassicurante tanto per l'informatico quanto per l'umanista - per ribadirne la rispettiva specificità e dunque, a ben vedere, l'irriducibile eterogeneità.

Fortunatamente, esistono anche importanti fattori in grado di impedire questo tipo di involuzione. Da un lato, le applicazioni dell'informatica e della telematica in ambito umanistico sono ormai così numerose e rilevanti, e spesso dotate di così alta specificità tecnica e teorica, da richiedere necessariamente qualcosa di più di una semplice collaborazione strumentale fra i due ambiti disciplinari. E, su un fronte e sull'altro.
http://www.griseldaonline.it/informatica/roncaglia_secondo.htm


[...]
L’informatica umanistica non è certamente solo l’applicazione delle nuove tecnologie agli studi classici o simili, come se si trattasse semplicemente di utilizzare uno strumento in più. Altrimenti avrebbe ragione chi obietta che guidare l’automobile è certamente utile anche per uno studioso, ma non per questo l’università deve proporre corsi di guida. Si smarrisce in questo modo una verità molto importante: esiste una valenza specificatamente filosofica e culturale della “cornice mentale” sviluppata dalla comunicazione mediata dal computer. Occorre tenere ben distinte due cose: siamo una situazione contingente nella quale gli studenti devono acquisire competenze anche tecniche e strumentali riguardo l’uso del computer, e l’università fa bene a fornire occasioni di questo genere. Certamente non è l’unica agenzia a farlo, e nel futuro prossimo potrà esserci meno necessità di occuparsene. Ma c’è anche una necessità più profonda e non contingente: realizzare una riflessione consapevole e di alto profilo culturale per formare soggetti completi e non analfabeti computerizzati. Anche una preparazione di alto livello, ma di tipo esclusivamente ingegneristico, rischia di mancare alcuni obiettivi formativi e conoscitivi.

All’estero la questione è ampiamente dibattuta, per cui rischieremmo davvero un nuovo provincialismo se dovessimo tenercene fuori. Ad esempio nel 2002 si è tenuta alla Carnegie Mellon University una conferenza su Computing and Philosphy, con un suo proseguimento in Europa nel 2003, presso l’Università di Glascow sotto il patrocinio del Department of Philosophy and the Humanities Advanced Technology Information Institute (HATII).  La rivista “Minds and Machines” ha dedicato un numero speciale dedicato alla Filosofia dell’Informazione, curato tra l’altro dal nostro Luciano Floridi. La filosofia dell’informazione consiste nell’investigazione critica della natura concettuale e dei principi di fondo dell’informazione, delle sue dinamiche, dell’etica dell’informatica; nell’elaborazione e applicazione delle metodologie computazionali ai problemi filosofici, ecc. Le tematiche etiche e politiche sono anch’esse connesse in modo specifico alle nuove tecnologie: a Oxford esiste un Internet Institute che tra l’altro ha istituito una nuova figura di Visiting Professor, denominando un corso “e-Democracy”.  Non dimentichiamo comunque che in Italia la Sfi ha dedicato il suo Convegno del 2002 al tema “Filosofia e società della conoscenza”, con interventi come “Il computer come macchina filosofica” (www.swif.uniba.it/lei/storiasc/diffusione/ recensioni/borzacchini.pdf ), “Il dibattito filosofico sull’informatica negli ultimi venti anni in Italia”, Web semantico ed ontologia”, “Ragione dialettica e ragione informatica”.
http://www.unisi.it/grotti/cos'Ë_l'informatica_umanistica.htm


[...]
Tutti noi avvertiamo che sul finire di questo secolo il nostro mondo sta scomparendo e il nuovo, che non sappiamo ancora riconoscere, si impone a scala mondiale mediante l'incontro delle tecnologie dei media con quelle dell'informatica, per una società dell'informazione, come si dice oggi, offrendo all'individuo, che possiede a casa un personal computer collegato alla rete telefonica, possibilità impensabili fino a pochi anni fa. Il mutamento cui assistiamo da una parte ci esalta, ma dall'altra ci preoccupa e ci fa pensare. Infatti ogni innovazione tecnologica nella comunicazione comporta nel tempo un mutamento culturale, che fa dimenticare la specifica cultura legata al peculiare e precedente strumento di comunicazione, e una trasformazione nella comprensione della stessa tradizione.
http://www.dismec.unige.it/testi/fad01/vidum.html


Informatica Umanistica

Alla luce della sempre più forte e diffusa presenza nelle Facoltà italiane (fra cui Lettere e Filosofia, Lingue e Beni Culturali) del corso di insegnamento in Informatica per le Scienze umane e del consistente incremento di corsi di formazione, master e scuole di specializzazione che prevedano l'insegnamento dell'informatica a laureati in discipline umanistiche (in ambito filologico, storico, archeologico, archivistico, biblioteconomico, ecc.) pare necessario interrogarsi sullo statuto disciplinare dell'informatica umanistica. Questo significa tentare di definire la serie delle competenze che devono acquisire tutti coloro che decidono di occuparsi dell'applicazione di nuove tecnologie al settore umanistico (studenti ma anche docenti e formatori) e comprendere quali siano i molteplici ambiti di interesse di una "materia" così complessa e e articolata. Per questo alcuni interventi di studiosi ed esperti del settore intendono chiarire alcune questioni che riguardano questa disciplina. La complessità dell'ambito di interesse dell'informatica umanistica e il carattere inter e multi disciplinare che la contraddistingue richiedono una definizione del suo statuto epistemologico.
http://www.griseldaonline.it/informatica/


L'applicazione delle nuove tecnologie nel campo degli studi letterari e filosofici sta trasformando radicalmente la prassi scientifica. Si tratta di un incontro difficile e paradossale, perché mette insieme e quasi ibrida due figure che per molto tempo apparvero inconciliabili: l'umanista e l'ingegnere. Negli ultimi dieci anni, soprattutto nell'ambito Usa, sono stati realizzati dei progetti di pubblicazione che hanno mostrato come fosse possibile tradurre ed archiviare in forma digitale i contenuti eminenti della nostra tradizione culturale.
http://www.quintostato.it/archives/000287.html


Il programma di un corso universitario:

Nel primo modulo, di introduzione teorica e concettuale, saranno presentati e discussi i concetti di informazione, codifica dell'informazione, informazione in formato digitale, multimedialità. Si esamineranno quindi le caratteristiche di base di un computer e i concetti di sistema operativo e di software applicativo. Sarà introdotto il concetto di rete telematica, con una presentazione e discussione delle caratteristiche fondamentali della rete Internet. Saranno discussi i principali campi di applicazione dell'informatica in ambito umanistico, con particolare riferimento alla scrittura elettronica e ipertestuale e all'analisi dei testi.

Nel secondo modulo, dedicato alle esercitazioni pratiche di base, sarà proposta una rapida presentazione del sistema operativo Windows 98, e saranno presentate alcune categorie fondamentali di software: in primo luogo programmi di videoscrittura e programmi per la navigazione in rete, ma anche, pur se in maniera sommaria, fogli di calcolo, programmi di archiviazione, programmi per la gestione di informazione grafica e sonora.

Il terzo modulo, dedicato agli approfondimenti teorico-pratici, si soffermerà sull'uso di Internet per finalità di ricerca, con particolare riferimento alla ricerca di informazioni bibliografiche, e sui programmi per l'analisi dei testi. Saranno inoltre affrontati - pur se in maniera necessariamente sommaria - temi legati al mondo della cultura digitale (computer art, realtà virtuale, scrittura per la rete), al rapporto fra nuove tecnologie e realtà economico-politica, all'uso degli strumenti informatici e multimediali nella didattica.
http://193.205.145.117/docenti/informatica/aa01_02/nuovo_ord/


Qualche url:

Interessante e articolato articolo di Gino Rocaglia:
http://www.merzweb.com/testi/saggi/informatica_umanistica.htm

http://www.univ.trieste.it/~nirital/lughi/homepage.html#inizio

http://rmcisadu.let.uniroma1.it/camplani/internet.html

http://infouma.di.unipi.it/

http://infouma.di.unipi.it/studenti/ordinamento.asp

http://rmcisadu.let.uniroma1.it/~orlandi/parodi/nuovo.pdf

http://www.rivistapragma.it/pragma/diciannove/04.HTM

http://lettere1.lett.unitn.it/lavori/carl.htm