CONSERVATORIO
DI MUSICA
“G. VERDI” DI MILANO Corso di CORRISPONDENZE La musica
è il sentiero della Rivelazione. Non puoi immaginare quale
potente Ricerca di:
ANNO ACCADEMICO
2004/2005
Analisi di Prometeo - Poema del fuoco Corrispondenze suono - colore nel Prometeo I programmi di sala del Prometeo Bibliografia, sitografia, discografia
[CORRISPONDENZE parte seconda]
"Solo la mia musica esprime l'inesprimibile" (A. Scrjabin) Il compositore
russo Alexander Scrjabin
(Mosca 1872 - 1915), che in questa mia ricerca sui rapporti fra
musica e pittura occupa il centro della scena assieme al pittore
Kandinskij, dopo un
certo periodo di oblio è tornato prepotentemente al centro
dell'attenzione dei programmi di concerto e degli studi musicologici,
che hanno riconosciuto alla sua opera
visionaria il valore di anticipazione delle maggiori sperimentazioni
moderne, da Debussy a Schönberg e Stravinskij (come
peraltro avevano già compreso i maggiori artisti suoi contemporanei,
fra i quali in prima fila, appunto, Kandinskij).
La
Quinta, l'ultima e la più grande sinfonia di Skrjabin è
Prometeo: il Poema del Fuoco op. 60. «Sinfonia»
perché, come l'Estasi, segue la forma sonata e «Poema»
perché è libera, con lo sviluppo e la coda più
lunghi dell'esposizione e della ripresa. Sabaneef racconta
la prima volta in cui l'autore accennò alla composizione.
Si trovano ad un ricevimento a Mosca a casa di Koussevitzkij. Skrjabin
si gira all'improvviso e dice: «Che progetti,
che progetti ho! Sapete, metterò delle luci nel Prometeo
[egli sussurrò la parola «luci»]. Ve lo suonerò.
Luci. È un poema del fuoco. Qui la sala cambia colori. Ora
risplendono; ora si tramutano in lingue di fuoco. Sentite come tutta
questa musica è autentico fuoco». Il Poema del Fuoco fu la prima composizione multimediale che prevedeva nella partitura veri e propri effetti di luce. Non più tardi del 1891 a Parigi era stato eseguito il Canto di Salamene come «sinfonia spirituale» con suoni, luci e profumi. Poco più tardi, in America, fu messo in scena Viaggio in Giappone in Sedici Minuti con danzatrici geishe, profumi e musica. Ma Skrjabin elevò gli «show» da prodotto commerciale e spettacolare alla dignità di arte seria. Nel Prometeo voleva che si distinguessero visivamente le tonalità nel loro sviluppo. Voleva che l'occhio si centrasse sulle sonorità create per l'orecchio. Nella partitura
la linea superiore della tastiera per luce (uno strumento a colori
che a quel tempo esisteva solo nel cervello di Skrjabin e nella
parole di Mozer, che assicurava lo si potesse realizzare) indica
la tonalità e cambia col mutare di quella. La linea inferiore
è mistica, una progressione per toni interi che rappresenta
l'inspirare e l'espirare del Brahman, l'evoluzione graduale della
razza. Bisogna sottolineare che Skrjabin non vedeva
i colori come note singole, ma come tonalità e insieme di
accordi. Più tardi passò dalla musica dei colori alla
musica della luce, dalla dipendenza visiva dai suoni all'indipendenza
tra luci colorate e composizione. Prometeo: il Poema del Fuoco è la composizione musicale più densa di teosofia che sia mai stata scritta. Il suo simbolismo è infinito. L'accordo di apertura di sei suoni rappresenta il caos originario, l'universo prima che la vita fosse vissuta e i destini e le generazioni si accumulassero. Il primo tema intona il Principio Creativo. L'attimo dell'offerta del fuoco è annunciato all'improvviso da una successione di quattro accordi di quarte aperte delle trombe, seguiti immediatamente dal tema della Volontà della tromba solista, un'ascesa graduale di intervalli sempre più ampi. Poi incomincia il tema equanime, l'Alba della Coscienza Umana, che Skrjabin talvolta chiamava «Ragione». Il pianoforte rappresenta l'Uomo o microcosmo e interviene imperiosamente suonando il tema della Volontà interpretato prima dalla tromba. L'orchestra simboleggia il Cosmo o macrocosmo. Nella partitura, al [2], compare al pianoforte il tema della Gioia di Vivere (Skjabin lo chiamava anche la «Danza della scoperta di sé») — uno dei frammenti di ritmo di valzer di Skrjabin — costituito dall'ultimo lembo del tema dell'Alba della Coscienza Umana. Al [3] il pianoforte, ancora in ritmo di valzer, delinea il tema del Gioco dello Spirito Creativo o tema dell'Attività e del Movimento. La discesa di un intervallo di nona minore, che Skrjabin segna con accenti, sottolinea il momento della discesa dello spirito nella materia. Al [9] il pianoforte assume grandiosamente il tema del Principio Creativo che diviene poi Ego. La materia è diventata ora spirito, da qui la modulazione di quarta giusta in tono più elevato. Le melodie e i temi derivano dall'armonia iniziale — vi sono in totale undici frasi o motivi — e hanno diversi significati: languore sensuale, esorcismo magico, arrestarsi del tempo, etc. Violino e flauto rappresentano alternativamente l'emozione umana o il sentimento entusiastico e infuocato. Per tutta la composizione Skrjabin si occupò della discesa dello spirito nella materia, o «materializzazione», e della trasformazione della materia nello spirito originario, luci e bagliori, o «smaterializzazione». C'è un continuo movimento controbilanciato, inspirazione ed espirazione del Brahman, impressione ed espressione, involuzione ed evoluzione. Alla fine l'Anima o Spirito incarnato è liberato nuovamente nell'etere come disincarnazione pura, nirvana o polvere cosmica, sfiorato dal vento e dalle stelle, investito dai venti solari e dagli orgasmi galattici dell'estasi. Entra il coro emettendo
suoni senza significato — mormorii ed ah, e, o, ho —
che rappresentano il verso inarticolato del bimbo appena nato, il
dispiegarsi dell'unità in molteplicità, il progredire
da uomo a Umanità. La frase finale del Poema in quarte aperte
ascendenti, accennata per la prima volta nell’Estasi, viene
sviluppata ora come tema indipendente di auto affermazione, o «Io
sono». (Faubion Bowers, Skrjabin, Gioiosa Editrice, 1990, pp. 203-207)
Analisi di Prometeo - Poema del fuoco Secondo l’antica leggenda greca, Prometeo rubò le scintille dalle ruote del cocchio degli dei che correva con fragore per il firmamento e donò il fuoco agli uomini violando il divieto divino. Zeus lo incatenò sul monte Caucaso e ordinò a un avvoltoio di beccargli il fegato finché un umano non si fosse offerto di morire in sua vece. Scrjabin adorava la storia di Prometeo, il ribelle che portò agli uomini il fuoco, ovvero “la fiamma della saggezza”. Scrjabin era anche affascinato da Satana, l’arcangelo talmudico cacciato dai cieli a causa del suo orgoglio e della sua disobbedienza. Scagliato in cielo dalla mano destra di Dio, Satana emanò un lampo di luce quando si schiantò a terra. C’era anche Lucifero il portatore di luce che, espulso dal Cielo per aver sfidato Dio, diventò la stella del mattino, Venere. Prometeo, Satana e Lucifero ebbero tutti a che fare con la luce e il fuoco, e così pure Scrjabin. Molto presto Scrjabin aveva cominciato ad associare i colori con le tonalità, e in Prometeo: Il Poema del Fuoco egli incluse nella partitura una tastiera luminosa, uno strumento che neanche esisteva a quel tempo. Sebbene ai nostri giorni si diano spesso esecuzioni del Prometeo come spettacolo di luci, Scrjabin non vide mai realizzata la sua idea. Si accontentò della visione interiore di fasci di luce, bagliori di fiamma e lingue di fuoco che riempivano la sua testa mentre scriveva e ascoltava la sua musica. La notazione per la “tastiera per luce” consiste di due parti. La parte inferiore, tesa a inondare la sala di un’atmosfera di luce, progredisce a toni interi e rappresenta l’idea scriabiniana dell’”evoluzione della razza”, l’evoluzione spirituale sperimentata dal pubblico attraverso l’ascolto. La parte superiore indica la tonalità e provoca continui cambiamenti di colore per ogni nuovo accordo. L’intensità della luce segue la dinamica della musica. Il simbolismo di Scrjabin in Prometeo è virtualmente inesauribile. Egli rivestì le sue note, arpeggi e accordi di precisi propositi magici. È la composizione musicale più densa di Teosofia che sia mai stata scritta. Per noi che viviamo alla fine del XX secolo è difficile comprendere quanto diffuse e coinvolgenti fossero le idee teosofiche all’inizio del secolo. Scrjabin non fu mai un membro effettivo della Società Teosofica, sebbene abbia partecipato ad alcuni convegni in Svizzera. Prometeo si apre con un accordo sostenuto di sei note di quarte (perfetta, aumentata, diminuita: La-Re#, Sol-Do#, Fa#-Si). Questo suono rappresenta il Caos originario, l’inizio di tutto. I corni poi intonano il tema del “Principio Creativo”, che stabilisce l’unità di armonia e melodia. Alla battuta 21 (più animato) le trombe in una successione di accordi di quarte aperte annunciano il momento del dono del fuoco. Immediatamente il fuoco si accende e la tromba suona il tema della Volontà, una breve melodia ascendente composta di intervalli in progressione aritmetica. Le trombe ripetono il loro incitamento all’azione e il loro va e vieni simbolizza la discesa dello spirito nella materia seguito dall’ascesa della terra nel cielo o dell’anima nell’aldilà. L’introduzione finisce con un breve motto, un tema appena accennato di scala cromatica che suggerisce sofferenza. Come in Bach, l’anima si risveglia attraverso il patimento. Alla battuta 26 (contemplatif), l’Esposizione inizia e la tonalità si stabilizza in Fa#. Scrjabin chiamò questo tema “Alba della Coscienza Umana”. Più avanti (battuta 370), alla fine del climax estatico dello Sviluppo e prima che cominci la Ricapitolazione (una terza maggiore sotto l’Esposizione, a simboleggiare che lo Spirito è disceso nella Materia), Scrjabin designa il tema “Alba della Coscienza Umana” come “sublime”, celebrando la Coscienza divenuta Ragione. Alla battuta 30 l’entrata del piano rappresenta l’Uomo o Microcosmo mentre l’orchestra diviene il Cosmo o Macrocosmo. La melodia di soprano è il tema della Volontà, e la sua conclusione è immediatamente seguita da arpeggi ondeggianti che indicano paura o fuga. Alla battuta 99 appare l’erotismo di Scrjabin. Dei trilli suggeriscono estasi erotica, rapimento, piacere e godimento provocati dalla scoperta di sé da parte dell’Uomo. Il violino solo alla battuta 107 annuncia la voce umana del sentimento e della passione. Alla battuta 131 il pianoforte delinea il tema del Principio Creativo (una quarta perfetta più alta a mostrare che la Materia è ascesa nello Spirito) e Scrjabin indica qui la melodia come “maestosa” mentre le figure d’accompagnamento in basso sono fougueux a significare “ardenti e appassionate”. Egli ora chiama questo tema “Ego”. Poco prima della battuta 145 (limpide) il tema "Ego" del pianoforte finisce con un motto di dolcezza, tenerezza, morbidezza. A "sordo, minaccioso", due trombe suonano un frammento di intervallo – una quarta giusta – che dice ya yesm (io sono). Questa auto-affermazione è seguita da passaggi che Scrjabin considera pura magia, nel senso di incantesimi mistici o esorcizzanti. Lo Sviluppo comincia alla battuta 193. Qui il piano sviluppa il frammento di tromba “io sono” in un volo ascendente di quarte perfette e in una progressione ritmica matematica di numeri da tre a quattro a cinque. Alla battuta 235 Scrjabin descrive la “sconfitta delle paure attraverso la sfida”. Gradualmente tutti i temi sono trasformati in intonazione, volume, ornamentazione, ampliamento o abbreviazione, a simboleggiare i molteplici cambiamenti che l’uomo può subire nella scoperta delle sue possibilità. Finalmente, alla battuta 355, l’Uomo è veramente vittorioso su se stesso e su Dio attraverso l’azione, l’attività, la scoperta di se stesso, l’esperienza e il rituale mistico. Alla battuta 393 il pianoforte attacca in ritmo di valzer il tema della Danza della Vita. L’orchestra diventa via via più luminosa e fiammeggiante con onde di sonorità brillanti. L’uomo diviene ora Genere umano, unità volta in molteplicità, e la possessione estatica di Scrjabin è completa. Alla battuta 510 comincia la Danza Cosmica degli Atomi. Tutti i profili dei temi si frantumano e vanno in pezzi. Il mondo degli uomini è smaterializzato e disintegrato nella polvere cosmica del Nirvana. Lo Spirito incarnato dell’Uomo è di nuovo liberato, puro e incorporeo, nell’etere. Spazzato e sospinto da venti stellari e da estatici orgasmi galattici nel nulla e nel vuoto. Nonostante la profusione di istruzioni e spiegazioni riguardo al simbolismo di Prometeo che Scrjabin ci ha lasciato – con tutte le loro contraddizioni e ripensamenti – e riconoscendo il suo desiderio di scrivere musica “che non è più musica ma qualcos’altro”, e cioè “rivelazione”, egli stesso qualche volta ha affermato di preferire che il pubblico si accostasse - non preparato - alla sua musica prima di tutto in quanto musica. Egli può aver chiamato la propria musica “dimostrazioni” o “manifestazioni”, e tuttavia la avvertiva in se stessa autosufficiente. Una volta deplorò il fatto che l’enorme successo della ricezione di Prometeo a Londra nella primavera del 1914 (con Bernard Shaw, John Sargent, Osbert Sitwell ad applaudirlo fra gli altri ascoltatori) fosse dovuto al suo “misticismo molto più che alla sua musica”. E ancora, quando la partitura fu pubblicata egli insisté per avere in copertina un dipinto di Jean Delville, suo amico belga, pittore e seguace della Teosofia. Il volto androgino di Prometeo con la Fiamma della Saggezza accesa sulla fronte spunta dalla lira, o mondo della musica, cha balza su dal loto, o grembo di pensiero dell’Asia. Alla base due triangoli sovrapposti nero e bianco disegnano una stella a cinque punte, antico simbolo di Lucifero. Sopra tutto ciò splende il sole, al di sotto c’è il profilo della terra. Dappertutto comete, galassie a spirale, stelle, luci e fiamme. La domanda rimane sempre: quanto si avvicinò Scrjabin alle grandiosità della sua mente con le miracolose meraviglie della sua musica? Faubion Bowers (1979) (Traduzione originale dall'inglese dell'introduzione alla partitura di Scriabin, Prometheus, The Poem of Fire, op.60, Edition Eulenburg No.8008, London)
Corrispondenze suono - colore nel Prometeo
Nella tabella skrjabiniana le note si dispongono a ciclo di quinte, e tutti i commentatori ripetono che il musicista correla affinità cromatica e affinità armonica: basta un'occhiata per accorgersi che se ciò è vero per la metà destra non così può dirsi per la sinistra. Fermo restando che al viola è affidato il punto più alto (FA#) e al rosso il più basso (DO), alla parte destra troviamo i sette colori dello spettro, mentre alla sinistra un digradare di sfumature dal viola al rosso. Skrjabin deve collegare ai colori dodici suoni e non solo sette. Si tratta ora di speculare su quale criterio può aver informato le scelte del musicista. Essendo il dodici numero zodiacale, ciclico, per eccellenza, converrà confrontare le corrispondenze tra i dodici segni e i colori. Stando al punto di vista teosofico , i primi sette segni (dall'Ariete alla Bilancia) si collegano ai colori dello spettro (metà destra della Tavola II); agli altri cinque (metà sinistra della Tavola- II) corrispondono cinque colori diversi ma affini che l'umanità non percepisce (o distingue) ancora, al pari di ciò che accadeva nell'antica Grecia dove il verde e l'azzurro erano indicati con un solo termine (glaukos). Questi colori sono per ora designati col nome globale di fior-di-pesco (secondo R. Steiner; il MIb della tabella skrjabiniana) o porpora (secondo Goethe; il REb della tabella). Guénon ha dimostrato abilmente che la divisione consueta in sette colori è arbitraria; "infatti, si possono mettere i tre colori fondamentali ai tre vertici di un triangolo, e i tre complementari a quelli di un secondo triangolo rovesciato rispetto al primo, in modo tale che ogni colore fondamentale e il suo complementare si collochino in punti diametralmente opposti; e si vede che la figura così formata non è altro che quella del sigillo di Salomone. Se si traccia il cerchio nel quale è inscritto il doppio triangolo, ciascun colore complementare vi occuperà il punto situato in mezzo all'arco compreso fra quelli in cui sono posti i due colori fondamentali dalla cui combinazione esso è prodotto." Poco oltre Guénon osserva come con un'ulteriore suddivisione si giungerebbe a dodici colori, ordinatamente disposti in circolo; e ciò avrebbe dovuto fare Skrjabin per ottenere un corrispettivo cromatico della divisione duodenaria dell'ottava.
I programmi di sala del Prometeo Mentre tutti i lavori di un certo impegno sono accompagnati da un programma dettato o scritto da Skrjabin stesso, così non è per il Prometeo, sprovvisto della benché minima indicazione dell'autore. Ciò procura in genere un senso d'impaccio agli studiosi che devono occuparsi della partitura; scrive von Gleich:"Per spiegare più ampiamente il senso del Prometeo manca disgraziatamente un testo che si riallacci alla musica così chiaramente come avviene per il Poème de l'Extase." Asafiev dice che "il carattere del poema è molto oscuro." Secondo Danilevitch "Skrjabin ha segnalato che questa composizione non ha che un rapporto tutto esteriore con il mito antico di Prometeo. Per lui, Prometeo rappresenta il simbolo dell'attività eterna, l'io creatore dell'artista egocentrico (...) Ma, in senso generale, la musica è astratta e concepita assai schematicamente perché la si possa associare ad idee concrete." Ciò che si nasconde dietro il velo del mito è in definitiva ineffabile, trascendente, e non può essere piegato alla parola senza indurvi deformazioni o limitazioni. La mancanza di un testo esplicativo è programmatica, e non una "sfortuna" come vorrebbe von Gleich, poiché un testo avrebbe fatalmente risospinto Skrjabin nelle secche della "musica a programma" a cui a modo suo stava sfuggendo; avrebbe anche distrutto la natura simbolica del Prometeo: il simbolo spiegato cessa di essere tale. Tuttavia il Prometeo
non passa certo inosservato, se non altro per il titolo e per la
corrispondenza suono-colore: non è musica pura. Così
l'autore permise la diffusione di programmi di sala che, non essendo
compilati da lui stesso, avevano il vantaggio di non comprometterlo
in prima persona. Questo programma
trae origine da un colloquio col compositore: anche se le idee di
quest'ultimo sono riportate con distacco, appaiono nell'insieme
appropriate. Nella stessa rivista
in cui riporta il programma, la Newmarch confessa che esso è
unicamente opera sua, elaborato in base a quello precedente di Sabaneev
ed a suoi personali studi della partitura: la pagina fu comunque
approvata da Skrjabin. Rispetto alla nota di Sabaneev, questa si
mostra più agguerrita sul piano delle cognizioni teosofiche.
Bibliografia, sitografia, discografia
Scritti
di Kandinskij sul suo rapporto con la musica Testi
su Kandinskij e la musica, Kandinskij e Scrjabin Sitografia Discografia
e brani musicali in rete
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