Sinestesia

Tipo di metafora, consistente nell'attribuire a un oggetto percepibile con uno o più sensi qualità percepibili con altri sensi (quindi "metaforiche") cioè non pertinenti a quell'oggetto: "dolci parole" (gusto - udito), "fragori del sole" (udito - vista), "colore freddo" (vista - tatto), "profumo dolce" (olfatto - gusto). Il termine sinestesia viene dal greco syn = unione ed aisthesis = sensazione. Letteralmente significa percepire insieme: la percezione di suoni colorati o viceversa è il tipo di sinestesia più ricorrente.
L’Ottocento farà della sinestesia la chiave di volta dell’universo e la radice della creazione di ogni opera d’arte.La corrispondenza tra tutti gli elementi della Natura può essere colta dal poeta che riconosce dentro di sé la corrispondenza tra tutti i sensi: la poesia è in grado di svelare i misteri che si celano dietro l’apparenza, cogliendo rapporti di corrispondenza anche fra cose lontane; è in grado di esprimere le relazioni che legano il mondo interiore del poeta a quello esteriore.
I poeti decadenti fanno della sinestesia il loro manifesto: Baudelaire ritiene l’Immaginazione "una facoltà quasi divina che intuisce immediatamente, al di fuori dei metodi filosofici, i rapporti intimi e segreti delle cose, le corrispondenze e le analogie" ( Nuove note su Edgar Poe, in Opere, Mondadori, Milano, 1996, pag. 822). I suoi Scritti sull’arte sono ricchi di osservazioni sull’intimo congiungimento tra colori, suoni e profumi e, accanto a lui, anche Gautier, Huysmans e Rimbaud tradurranno in poesia le loro esperienze sinestetiche, indotte dalla droga, dal dandismo e dalla ricerca di una nuova poetica, fatta di immagini nuove estratte dall’animo del poeta stesso e scevra degli antichi inutili fronzoli che i poeti ancora non sanno abbandonare. Rimbaud è disposto a vivere anche le esperienze più drammatiche pur di donare all’umanità una nuova poesia, una lingua nuova, che abbia in sé la capacità di riassumere "profumi, suoni, colori (…): la Poesia non ritmerà più l'azione; sarà avanti" (Opere, Feltrinelli, Milano, 1993, pag. 140 e succ.).
Nel Novecento sarà la volta degli artisti e dei musicisti, V. Kandinskij, J. Itten, A. Skrjabin: la perdita di fiducia nel potere conoscitivo della scienza, congiuntamente alla scoperta della non essenzialità dell’oggetto nel quadro e all’ascolto del Lohengrin di Wagner, durante il quale vedrà tutti i suoi colori, condurranno il pittore russo Kandinskij all’ascolto della "necessità interiore". Essa è il collante che ridà unità all’uomo disgregato, il quale riconosce nel suo animo la radice unica da cui hanno origine i cinque sensi e di conseguenza, la comune origine di tutte le arti. La capacità di riconoscere quest’unitarietà tra le arti aiuterà a comprendere le leggi cosmiche e a stabilire il legame con la Natura e le leggi che la governano. Per Kandinskij è soprattutto nell’animo delle persone più sensibili che la percezione di un organo sensoriale si ripercuote, attraverso l’anima, sugli altri organi: "questa teoria implica che la vista sia collegata non solo col gusto, ma con tutti gli altri sensi"(Lo spirituale nell’arte, Bompiani, Milano, 1977, pagg. 44-45).
Il musicista russo Skrjabin, dal canto suo, ispirato dal verbo teosofico, ricostruirà una nuova corrispondenza tra note e colori, ideando una tastiera per luce, che suonerà i colori nel suo poema Prometeo.
La sinestesia è anche considerata un fenomeno patologico, oggetto di studio della psicologia della percezione, che può manifestarsi in individui di elevate capacità intellettuali o essere indotto artificialmente con l'uso di una droga, la mescalina, derivata da un piccolo cactus messicano, il peyotl.