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21aprile / 17 maggio 2001
Omaggio a Salvator Rosa
collettiva degli artisti: C.Antonucci, M.
Barretta, M.Buonoconto, V.Cerino, M.Corcione, M.P.Daidone, E.Fiore, A.Fraia, L.Galdo,
E.Gambardella, R.Iacente, G.A.Leone, G.Longobardi, R.Mazzella, E.Ruju, N.Ruju, L.Statti,
D.Spinosa, A.Tammaro, V.Vastarelli, G.Villapiano, R.Viviani, S.Williams
A cura di Ugo Piscopo |
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Un omaggio a Salvator Rosa da parte di artisti che vivono e operano a Napoli,
più che fisiologico, è doveroso, preso atto e considerato che
come Tasso e Campanella, come Bruno e Della
Porta, egli arricchiscelo stemma della nobiltà e della visibile e palpabile creatività
della città di Napoli; ha in sé lo sterminio e l'entropia implosivi e anarchici della
luce del Sud che dilaga in amplitudinisenza bordo, perchè più sconfinato ancora, come i
continenti dell'ignoranza e della paura, è il buio, ovvero lo spazio il quale non è
ancora nato;
da napoletano si fa fiorentino e romano,
dialogando alla pari con uomini di scienza, di teatro, di dialettica, di retorica, di arti
figurative;
ha un disperato amore per la città che gli ha
dato i natali e le naturali inclinazioni alla versatilità e alla flesibilità, che però
egli vede far la zoccola con impostori e furi e simil genìa e dar la palma in poesia, in
scultura e architettura, in musica e nelle altri arti a simulatori e smidollati. Non può,
allora, non denunziarne lo scenario, leopardiano ante litteram, quale quello che
si accenderà corrusco nella satira dei Prolegomeni alla Batracomiomachia, del
"molto fumo e niente arrosto". Onde, per essa indecorosa e impudente realtà,
egli attende una rinascita che possa montare solo dal popolo dei vicoli, dai Lazzari che
"mangian pane di segale e di gioglio", sotto la guida di un qualche Masaniello,
e netti le stalle di tutte le immondizie;
dà a tutti, intra domesticos parietes,
come in pubblica piazza, spettacolo, nei panni di Salvatoriello o di Coviello, come ne lo
rappresenta E.T.Hoffmann, nella sua novella Signor Formica, delle convertibilità
del giusto furore e del dolore in motivo di sfrenate risa, come anche di questo in
esperienze di sofferenza atroce quasi sull'orlo a giungere della prova estrema del vivere;
accende e trasala il suo talento, ove appena
lo punga vaghezza, a farsi poeta, oppur musicista, oppur poeta, oppur teatrante, oppur
fustigatore di costume e insieme fascinoso trastolator di femmine gagliarde;
in anticipo su futuristi e poeti visivi,
attiva simultaneità e compenetrazioni di disegno, parola e colore in esperimenti che sono
noti, ahinoi, solo a pochi fortunati e scivola a slalom e con incantevole agilità lungo
le linee serpentine del suo tempo, indicate maestrevolmente da Mario Praz;
passa fra gallerie di ritratti, autoritratti e
caricature, ora sghignazzando, ora ossequiando e inchinandosi, sempre indagando la cosa
che si nasconde sullo sfondo;
elargisce ai contemporanei e ai posteri
generosamente paesaggi, per suggerire dilatazioni e sconfinamenti verso il possibile, il
sogno e l'utopia;
fra volubilità e rumorosità di fame,
arditamente sa costruirsi un nome e che nome.
CONCIOSIACOSACHE a ROSA SALVATORIELLO una rosa
offre ciascuno degli artisti di Napoli, a nome dei quali, sul frontespizio rappresentato,
si firma umilmente Ugo Piscopo.
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CENTRO D'ARTE E CULTURA
«Immagine Nea»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso |
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