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20 gennaio 2000
Giovani ieri, oggi, sempre - Collettiva
di giovani ottantenni
espongono gli artisti: Renato Barisani,
Aldo Buonoconto, Libero Galdo, Giuseppe Antonello Leone, Vittorio Piscopo, Guglielmo
Roehrssen, Domenico Spinosa, Antonio Tammaro.
voluta, organizzata e curata
da Adolfo Giuliani Il centro darte e cultura Immagine Nea, che da anni
presenta al pubblico napoletano artisti giovani e meno giovani, ha organizzato una mostra
dei Maestri ultraottantenni Renato Barisani, Aldo Buonoconto, Libero Galdo, Giuseppe
Antonello Leone, Vittorio Piscopo, Guglielmo Roehrssen, Domenico Spinosa, Antonio Tammaro.
Lo scopo di questo evento è quello di rimuovere lo stato
di letargo in cui da tempo è imprigionata la nostra città, sia dal punto di vista
artistico che dal punto di vista culturale, attraverso una collettiva di prestigiosi
nomi che hanno segnato con il loro talento buona parte del XX secolo.
La mostra, intitolata dal sottoscritto Giovani,
ieri, oggi, sempre, è presentata da Rosario Pinto.
Adolfo
Giuliani |
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Giovani ottantenni dellarte napoletana
Avere riunito in una rassegna espositiva delle personalità di
artisti che vivono oggi la propria seconda (o terza?) giovinezza può essere occasione per
il critico di riflettere - ben oltre il dato cronologico - se non vi siano più strette
ragioni che possano accomunare esperienze di vita e percorsi di attività svolti anche su
posizioni contrapposte, talvolta, e, comunque, non consonanti e convergenti.
Dalladesione di Piscopo e
Roehrssen alla temperie futurista, alla lettura aggiornata della tradizione partenopea,
quale esprime Buonoconto, al contributo significativo dato allinformale da Barisani,
Galdo e Spinosa, fino alla interpretazione personale ed iconoclasta della scultura di
Leone o a quella di assetto ancestrale di Tammaro, il percorso che si sviluppa è di
quelli che segnano unepoca, di quelli, insomma, che vanno a fornire una connotazione
definita di ben oltre un cinquantennio di arte napoletana.
Si formano tutti prima che scoppi la
seconda guerra mondiale e, alla fine del conflitto, si ritrovano tutti sulla scena
dell'arte napoletana. Anche altri compagni di strada formavano brigata con loro e sono,
intanto, scomparsi: ricordiamo i Lippi, i Ricci, i Colucci e sono solo una sparuta
rappresentanza. i nostri artisti, già negli anni del dopoguerra, sono sulla scena
artistica e, tutti indistintamente, avvertono il dovere di rispondere ad un'esigenza che
è culturale e sociale: che tutto, cioè, non possa essere come prima. Si differenziano
nelle scelte e nelle vie, ma questa esigenza di rinnovamento profondo, di vera e propria
palingenesi, è presente in tutti.
Hanno avuto il proprio periodo di
formazione negli anni in cui imperavano la tradizione o gli esiti di Novecento
e, pur allinterno di tale contesto. le prove fornite non sono mai state appiattite
pedissequamente su orientamenti manieristici. E basterà pensare allopera di Tammaro
o guardare, ad esempio, a Le nuove Città del 1941di Antonello Leone, che, pur
nellindubbio tributo alla logica dei tempi, rivela già aspetti critici ed un
sentire insofferente dei vincoli. E similmente la partecipazione alla temperie futurista
di Piscopo e Roehrssen non si modella sul solo culto della velocità e della macchina, ma
va, piuttosto, alla ricerca di una nuova centralità del soggetto.
Il Gruppo Sud, subito dopo
la guerra, non è che un contenitore morale, poco più che un raggruppamento ed occorrerà
che esso si smembri perché emergano le nuove esigenze ed i nuovi profili creativi.
Sarebbe stata poca cosa, quindi, al suo interno la contrapposizione tra
figuratifi ed astrattisti, giacché il discrimine posto tra
modalità differenti di accostamento al reale (restituendone o non, cioè, il dato di
riferimento pedissequo) non può costituire una valida e ritenibile dirimente. Il
Gruppo Sud non poteva esprimere di più ed occorrerà giungere alla stagione
dellinformale per assistere al prodursi di nuovi fermenti.
Linformale napoletano, al cui
interno convergeranno, poi, anche le nuove generazioni di rincalzo, nascerà quasi per
effetto di una complessa e composita mediazione di fattori tra i quali non possiamo
dimenticare il MAC e lo stesso contributo della pittura nucleare. Le storie personali di
Barisani, Galdo, e Spinosa testimoniano di tutto ciò.
Sul fronte del realismo resistevano
intanto i Ricci, i Lippi /questultimo con uno sguardo ammiccante anchegli
allinformale in svolgimento), i De Stefano. In tale contesto non possiamo
dimenticare lopera di Buonoconto che rivisita la tradizione partenopea.
Fermarsi però a queste considerazioni, arretrando e datando il valore dei
contributi offerti dai nostri artisti alla temperie dellimmediato dopoguerra sarebbe
fare un torto alla loro opera e pronunciare uninesattezza sul piano storico. Essi,
infatti, hanno continuato ad informare lintero percorso di tutto lintero
secondo cinquantennio del secolo, assumendo il ruolo e la funzione di numi tutelari
dellarte napoletana sia al di fuori che al di dentro delle istituzioni accademiche,
determinando spesso i profili evolutivi del gusto e lorientamento creativo delle
generazioni subentranti. E basti pensare alla figura di Spinosa.
Orbene, su tutto ciò occorre
finalmente aprire un dibattito che questa rassegna potrebbe solo introdurre: quello,
cioè, sul bilancio da tracciare di mezzo secolo di cultura artistica a Napoli. Qui
suggeriamo almeno uno spunto importante, come contributo storico critico a tale bilancio:
il contenzioso da sanare e il debito da risarcire con la componente creativa femminile
spesso misconosciuta, ma di profilo qualitativo altissimo, come abbiamo potuto additare
con qualche nostro studio recente.
Le polemiche sulle istituzioni
napoletane, sulla mancanza dun museo darte contemporanea, sulla cosiddetta
esterofilia di Lucio Amelio, sono tutte cose da iscriversi oggi nelle
questioni da discutere per tentare di avere un nuovo quadro di riferimento al cui interno
ci sia spazio effettivo per la ricerca e non soltanto manierismo derivativo.
In tal senso, le responsabilità che
gravano tuttora sullespalle di questi giovani ottantenni sono responsabilità
storiche e non consentono loro di appendere il pennello al chiodo. Essi hanno
ancora molto da dire, soprattutto sul piano morale, ed hanno da indicare ai più giovani
come aprirsi alla ricerca e come rinnovarsi a partire da dentro.
In fondo, dai vecchi, ciò che ci si aspetta è un contributo di saggezza. E
nellarte napoletana se ne avverte alto il bisogno.
Rosario Pinto
Essere un artista
evergreen
- Adolfo Giuliani ha avuto la
brillante idea di riunire artisti "over 80" e di ordinare l'esposizione
"Giovani: ieri, oggi, sempre". La sostanza dell'esposizione è stata di
spessore come ha evidenziato nel testo di presentazione Rosario Pinto. Questa
rassegna è stata allestita nel ristretto, ma vivissimo, spazio del Centro d'Arte e
Cultura "IMMAGINE NEA", in Via Salvator Rosa n. 159 (lato Conte della Cerra) a
Napoli, diretto con passione e bravura organizzativa da Adolfo Giuliani.
-
- Renato Barisani, Aldo Buonoconto,
Libero Galdo, Giuseppe Antonello Leone, Vittorio Piscopo, Guglielmo Roehrssen, Domenico
Spinosa e Antonio Tammaro formano una compagine estremamente variegata per tendenza
artistica e codice espressivo. Otto artisti che hanno dato all'arte contemporanea,
chi in un verso e chi in un altro, chi più e chi meno. Sono sugli ottanta e
felicemente veleggiano verso i 90 anni.
-
- In questo breve spazio non
possiamo che segnalare a mo' di asterisco ogni figura. Renato Barisani è un serissimo ed
eccellente artista che ha toccato vari punti di ricerca, dall'informale
all'astratto-geometrico, ed è stato considerato un grande maieuta da diverse
generazioni. Aldo Buonoconto l'abbiamo conosciuto negli anni settanta a Sorrento, da
cui traeva ispirazione per una pittura confezionata sull'asse della semplicità. Libero
Galdo ha sempre movimentato una pittura palpitante, trascendente e corposamente nucleare,
sino a cimentarsi in una pittura d'investigazione segnica, estremamente singolare e
fortemente accattivante. Giuseppe Antonello Leone è un grande che ha voluto percorrere
tutte le strade dell'invenzione e la sua creatività ancor oggi spazia senza tregua dal
figurativo all'informale pieno e all'astratto. Da ricordare anche ricerche futuriste
negli anni Trenta.
-
- Vittorio Piscopo è uno degli
ultimi futuristi viventi della seconda generazione e da futurista si
muove senza sosta e con un'incredibile voglia di rapinare lucidamente la vita. Esegue con
polso fermissimo opere di alto livello esecutivo. Guglielmo Roehrssen è un altro artista futurista
della seconda generazione tuttora attivo a Napoli, che ama esprimersi soprattutto
attraverso la scultura con esiti notevoli che interessano fortemente la qualità. Domenico
Spinosa ha segnato un'epoca e la sua ricerca informale, riverbero di tratti della natura,
di molteplici segni e di vari caratteri dell'animo umano, continua a distinguersi.
-
- Antonio Tammaro è stato
recentemente ospite della Casina Pompeiana, in Villa Comunale. Brillantemente presentato
dal critico Luigi Paolo Finizio, oggi Docente di Storia dell'Arte all'Accademia di Belle
Arti di Roma, ha potuto rendere conto anche delle sue ultime indagini, improntate ad un
linguaggio cadenzato ed attento nell'impostazione strutturale e cromatica.
Maurizio Vitiello |
CENTRO D'ARTE E CULTURA
«Immagine Nea»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso |