Emozioni
esasperatiste
di Domenico Raio
Giuseppe Lafavia
interpreta la tela come una pellicola sulla quale simprimono le emozioni della vita
sotto forma di colori. Sono quelle umane esperienze che, nelle loro molteplici varianti ed
intensità, lasciano segni profondi nel nostro animo. Il registro cromatico pertanto è
ampio, comè estesa la gamma delle sensazioni che pervadono luomo
nellinterazione con luniverso che lo circonda.
Lafavia non cerca necessariamente leffetto estetico né si
preoccupa di seguire una logica precisa nellarchitettare la scena pittorica. La
scelta è coerente con quella funzione, che lartista attribuisce allopera
darte, di ricettore di sentimenti e pulsioni che dallanimo possono generarsi
improvvisi e istintivi. Colori caldi e freddi si alternano senza soluzione di continuità,
come nel corso della nostra esistenza si avvicendano gioie e dolori, entusiasmo e
afflizione, ma non manca una concezione più filosofica che con ogni probabilità sottende
il gesto creativo di Giuseppe Lafavia. Limpressione che pervade losservatore
più attento al cospetto di unopera di Lafavia, è che quel dipinto potrebbe
scomporsi e riformarsi secondo sequenze segnico-cromatiche assolutamente diverse, senza
alterarne leffetto.
Lidea rimanda direttamente al concetto di casualità dei
fenomeni cosmici allinterno dei quali sinserisce anche limprevedibilità
dellumana vicenda che sfugge ad ogni disegno precostituito come ad ogni possibilità
di razionalizzazione del nostro essere.
I colori sembrano iscriversi in un reticolato di fondo che funge da
struttura di sostegno per tutti i successivi apporti cromatici. A guisa di un pentagramma
musicale sul quale il compositore segna le singole note e gli accordi di note, e proprio
come una melodia che può essere composta secondo innumerevoli sequenze tonali,
unopera di Giuseppe Lafavia si realizza attraverso le più diverse soluzioni
cromatiche che, alla stregua delle note musicali, variano daltezza, intensità e
lunghezza e possono armonizzarsi secondo alcune combinazioni oppure dissonare secondo
altre. Sulle tele di Lafavia, losservatore più attento potrà scorgervi allora una
particolare linea melodica, quella ispirata dallanimo dellartista, in tutte le
sue modulazioni, le sincopi e le pause, a formare unideale associazione tra pittura
e musica, e che nella fattispecie definiremmo dinfluenza jazzistica, nella misura in
cui in questo genere musicale è limprovvisazione a prevalere sul tema, ma si tratta
pur sempre di unespressione che sintetizza una lunga ricerca stilistica e una
tecnica sopraffina.
Lartista laziale rappresenta così uno straordinario connubio
pittorico tra arte e musica attraverso il quale rafforza limpronta filosofica che
contraddistingue ogni sua opera. Alla luce di tali considerazioni appare filosofico anche
il movente esasperatista di Giuseppe Lafavia che interpreta ad un accresciuto livello
etico alcuni precetti fondamentali del Movimento culturale fondato da Adolfo Giuliani, al
quale ha aderito con decisa convinzione, con particolare riferimento al vivere
quotidiano. Quelle infinite sequenze possibili, quella sensazione
dindeterminatezza che ci trasmette una sua tela rappresentano il dramma
delluomo moderno angosciato dalle illimitate possibilità che il progresso
scientifico e tecnologico gli ha offerto, ma di fronte alle quali la civiltà
contemporanea ha compiuto un grosso passo allindietro sul piano umano e culturale.
Basti pensare a quello che ha rappresentato la rivoluzione informatica negli ultimi due
decenni.
Alluomo si era aperta la prospettiva del villaggio globale,
quella di rapportarsi con il proprio simile e con le altre culture secondo nuove e
infinite modalità, salvo poi accorgersi che queste illimitate possibilità in realtà
avrebbero significato isolamento e incomprensione, non includendo la telematica anche quel
fattore emotivo sul quale si reggono le relazioni tra i singoli, tra i popoli e tra le
diverse culture della terra. Allora in quelle macchie di colore intrise sulla
tela alla rinfusa scorgiamo la disgregazione di una civiltà erosa
dallindividualismo delle sue componenti, che giunta ad un estremo livello di
sviluppo non è stata più in grado di procedere secondo un disegno organico.
Domenico Raio
Protagonista delle opere di
Giuseppe Lafavia in mostra nel Centro dArte e Cultura Il Bidone in via
Salvator Rosa 159, il colore per far riflettere sia pure attraverso la
complessità delle immagini , sulle nostre radici, memorie, tracce, sentimenti ed emozioni
mezzo di comprensione della realtà e non solo di contemplazione. Affrontando
diverse implicazioni filosofiche che i temi trattati comportano,
lartista, realizza per loccasione lavori estremamente proiettati
alla rivisitazione del mondo circostante che con colori ad olio puri e ricca fattura
portano il visitatore in una sorta di viaggio attraverso visioni oniriche
popolate di figurazioni che solo in apparenza si adagiano nei facili rifugi del sogno e
che pur a volte misteriose ed inquietanti non nascono nellautomatismo
dellinconscio,ma da una costante ricerca delle cose e dalla
consapevolezza di simboli distruttivi in un mondo pieno di contraddizioni e
imposture. Lartista, attraverso colori caldi e freddi che si alternano senza
soluzione di continuità, analizza la vita sensibile, la nostra esistenza dove si
avvicendano gioie e dolori, entusiasmo e afflizione in rapporto alla contemporaneità con
opere ricchissime di fattura pittorica, giungendo alla visione della realtà intrisa
dinteriorità espressionistica con atmosfere dipinte con luci atemporali,colori
accesi armonizzati insieme secondo alcune combinazioni o dissonanze, per farci
vivere una sensazione di immensa "solitudine" di chi sa bene che le nostre
radici primigenie sono sempre lì ad alimentarci.Intitolata Emozioni
esasperatiste,la mostra, curata da Adolfo Giuliani e presentata da Domenica Raio ,
interpreta attraverso infinite sequenze, alcuni precetti fondamentali del movimento
culturale fondato nel 2000, al quale lartista ha aderito con convinzione, che
attraverso mostre ed incontri propone una lettura della società. Esasperatismo, dunque,
come maniera di testimoniare e di comunicare il grado di esasperazione globale non più
controllabile del vivere quotidiano. I dipinti Informali dellartista
danno ancora lidea dellimmagine legati alla natura che in alcuni casi scompare
totalmente per dare spazio al colore e assottigliamento della profondità spaziale
fino ad arrivare ai lavori dove con addensamenti matrici, ridotta gamma cromatica, figure
emblematiche e allarmanti, Lafavia divide lo spazio in partiture geometriche,come
note di uno spartito che si ritroveranno poi nella sua ricerca più oggettuale
e concettuale.
Daniela Ricci |
CENTRO D'ARTE E CULTURA
«IL BIDONE»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso |