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eventi

 

 

14 novembre / 24 novembre 2008
Collettiva degli artistii:
Mario Barrotta, Stella D'Amico, Antonio De Chiara, Rita Lepore, Michele Marciello, Antonio Pugliese, Martina Squillace, Florinda Laura Uttaro. 

"Esasperatismo: il Messaggio"
A cura di  Adolfo Giuliani
Presentazione:  Domenico Raio


Martina Squillace


Antonio De Chiara


Mario Barrotta


Rita Lepore



Stella D'Amico


Antonio Pugliese


F.Laura Uttaro




Michele Marciello

 

 

CENTRO D'ARTE E CULTURA
«IL BIDONE»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso

 

Il messaggio dell'Esasperatismo

Con la nascita e il progressivo sviluppo del Movimento dell’Esasperatismo, l’arte sta recuperando con decisione uno dei suoi ruoli fondamentali che sembrava essersi smarrito nelle elucubrazioni di una critica che troppo spesso ha sostenuto forme di espressione artistica fin troppo degenerate. Al punto 2.4 il Manifesto parla appunto di “arte non più fruibile”, denunciando quelle alterazioni che probabilmente sono anche alla base di quella spaccatura che si è creata tra l’artista e il fruitore, e che probabilmente ha anche allontanato una consistente fetta di pubblico dalle esposizioni d’arte. Se l’arte è comunicazione, per giungere a sensibilizzare le coscienze, essa necessita di quel messaggio in mancanza del quale l’esercizio pittorico o scultoreo, letterario o teatrale, si riduce ad un gesto tecnico, magari dagli esiti estetici ammirevoli, ma sostanzialmente privo di un contenuto. La scelta originaria di non vincolare l’opera esaspertista ad uno stile predeterminato ha significato riversare la creatività dell’artista in massima parte sul messaggio. Sì è venuta così a creare una sorta di letteratura figurativa che nelle sue tematiche, sia pure nelle personalissime interpretazioni dei singoli artisti aderenti, si riconduce sempre a quel messaggio di denuncia contenuto nel Manifesto del 2000. A quasi dieci anni di distanza dalla fondazione dell’Esasperatismo, tuttavia, quel Manifesto si è rivelato molto più di una denuncia fine a se stessa per affermarsi quale documento storico dello stato delle cose sul nostro pianeta in un momento topico come poteva essere l’avvento del nuovo millennio. In questo primo decennio di attività il punto 2.4 del Manifesto dell’Esasperatismo è stato ispiratore di una rinnovata espressività artistica che ha avuto il suo fondamento proprio nel messaggio. È il messaggio dell’uomo artista lanciato all’uomo cittadino perché proprio attraverso il contenuto dell’opera d’arte possa essere recuperata quella coscienza civica che invece altre forme di comunicazione, come la televisione, hanno contribuito a smarrire consistentemente. L’opera esasperatista si caratterizza dunque per la sua capacità di stabilire una comunicazione continua con il suo fruitore. Il dipinto diventa uno specchio della realtà che viviamo, ci riflette nei nostri animi e nelle nostre coscienze di uomini, ci mostra nella nostra inadeguatezza ad affrontare come singoli le problematiche che proprio per il nostro egoismo abbiamo sviluppato e che individualmente non riusciremo mai a superare. Il messaggio esasperatista diventa dunque uno spunto perché intorno a certe tematiche si riprenda a discutere riguardando certe questioni noi tutti. A volte questo messaggio è immediato, altre volte è più celato, ma è sempre autentico nei suoi contenuti, scevro da qualsiasi condizionamento o interessi perché non potrebbe essere altrimenti. Tra le cause dell’insoddisfazione del “Vivere quotidiano”, corrispondente al punto 2.1 del Manifesto dell’Esasperatismo, possiamo inserire a giusto titolo anche la smisurata diffusione, a scopo propagandistico, di messaggi sostanzialmente privi di contenuti che ha finito per distorcere negli uomini quella nobile facoltà che è l’ascolto. Perché un messaggio possa sortire il suo effetto, è, infatti, necessario che dall’emittente giunga a un ricevente. Quando l’emittente artista lancia un messaggio vacuo, vacua sarà anche la risposta del ricevente fruitore. Purtroppo è quello che è accaduto dal momento in cui nell’arte sono state raggiunte forme di espressione non più comprensibili, sempre più dispersive e confuse, e che hanno mandato in corto circuito il canale di comunicazione tra pittori e osservatori allontanando una buona fetta di pubblico dalle mostre d’arte. Ogni opera ha un’anima, quella che vi ha infuso l’autore, anche se non sempre dell’animo dell’artista si tratta, ma di uno spirito chiamato a rappresentare l’animo umano, con i suoi dolori, con le sue speranze, con i suoi sentimenti rispetto all’universo in cui vive e al quale vuole lanciare un messaggio. Nell’Esasperatismo quest’animo è stato infuso nell’icona del bidone e attraverso le sue più diverse raffigurazioni si è voluto lanciare anche un nuovo messaggio all’umanità.

Domenico Raio
giornalista e scrittore