Contributo
critico di Aurelio De Rose Il termine
Esasperatismo , ideato da Adolfo Giuliani nel lontano maggio del 2000, voleva
inglobare, mediante consensi partecipativi e di adesione concettuale, artisti che
potessero esprimere, attraverso significazioni dimmagini, langoscia
delluomo nellattuale condizione del vivere. Valore , che appariva
ed appare, ad un limite quasi invalicabile e, sempre più naufragante nellassenza di
parti costitutive dumanità. Mancante sostanzialmente di
quellumanesimo, sempre più dissoltosi nel rapporto - scienza-coscienza
- e, conseguentemente, distante da quei processi di creatività, fantasiosa o meno, che
accompagnano lessere umano pensante.
Elementi, quelli citati, determinanti al
raggiungimento di uno sviluppo che specifichi, in senso positivo, non solo la
propria esistenza ma, altresì, quella della comunità circostante. A questo messaggio,
aderisce Giuseppe Di Franco,- professionalmente medico-, ma che già nel corso del suo
cammino di vita non ha trovato disgiunte: la passione, l interesse e quindi la
coerenza filosofica , nel rapporto sempre più cosciente tra la cultura
scientifica, quale patrimonio già maturato, ed una vocazione che, non distaccandosi dalla
propria genesi di processo conoscitivo, si trasferisce gradualmente dalle teorie di
sensazioni, rimosse dai tangibili segni della psiche, alla sostanziale concretizzazione di
simboli pittorici.
E così che nel percorso di
ricerca, Di Franco assume un impegno responsabile, manifestando una crescita che, nel
susseguirsi delle sperimentazioni, lo avvicina sempre più al concetto -dare-avere-, di un
-reale-divenire-, materializzandolo in un osservatorio di allomorfie
realizzate a seconda quanto circonda la propria individuale visione interpretativa. Ciò
avviene, soprattutto, nella tendenza che Egli ha nel cogliere, attraverso simbologie, le
significazioni più recondite; ponendosi nella condizione danalizzarne i continui
cambiamenti, le trasformazioni. Raggiungendo quindi risultati che testimoniano
concretamente quale sia il contributo e la propria capacità di offerta nei confronti di
quel processo, finalizzato allacquisizione despressioni meditative
comparate allevento oggettivamente considerato.
Coniugazione questa che, attraverso
lintrospettiva analisi, dalle cui basi -scienza-umanesimo- non possono distaccarsi,
assume nella creatività pittorica, un processuale dialogo fra simboli e realizzazione
che, estrinsecati dallinconscio, tendono ad essere interpretati mediante una
capacità rappresentativa di segni. Infatti, gli accadimenti che man mano
propone, siano essi tecnologici o umani denunciano quel rendere aspro , del
deflusso dellumanità , rappresentato da elementi, più daltri,
partecipativi al proprio vissuto e di cui si fa carico. In definitiva, ladesione
prima citata allEsasperatismo, propone a Di Franco dassumere l
incèrcativo ruolo danalisi nelle investigazioni, che già gli sono istintivamente
naturali e, così come appaiono dalle prime sperimentazioni dassemblaggio materico,
si gravano dun ruolo testimoniale che tenta di ricucire tramite una propria ampiezza
di linguaggio. Come accennato, al di là di un valore estetico , tutto ciò
aderisce anche ad un valore individualizzato , sul divenire caotico ed
incontrollato della vita, che si evidenzia nel rapporto di conflittualità
-uomo-socialità- sempre più tangibile. Ed è quindi nei vari strati e patine di pittura,
che si ritrova nelle opere realizzate, il tentativo di offrire: al primo, una
pacificazione morale che riassuma quel ruolo di riferimento principale relazionato a
quanto lo circonda; e al secondo, quello dessere il risultato investigativo fra
scienza e coscienza.
Rapporto quanto mai indispensabile oggigiorno per
riportare linquietudine di quel reale-divenire, nella giusta
collocazione. Nel segno di queste ricerche, si materializzano per Di Franco momenti
danalisi che si mostrano nel corso delle varie esposizioni ed alle quali dà vita.
Queste, nel tempo, pur attraverso fasi di sperimentazioni diverse, concretizzate anche da
una fase dassemblaggi, si definiscono come sostanziali denunce. Notifiche, che non
si arrestano nel momento delle successive potenziali necessità di oltrepassare quelle
manifestazioni e affrontare, matericamente mediante luso sempre più presente del
colore , il travaglio-spirituale che lo sensibilizza. In questo peregrinare
alla ricerca di un fine comune come elemento sostanziale dunità su cui ruota
lintero universo, luomo Di Franco ritrova : coinvolto dagli « enigmi e le
emozioni anche visionarie proposte dal quotidiano », quel sostanziale speculum
espressionista che più daltre può offrirgli la possibilità di far dialogare
-scienza e coscienza-. Atta quindi, al tentativo di riordinare e riportare soprattutto con
se stesso, quellequilibrio che annulli, o almeno tenti di farlo, qualsiasi
conflittualità sintetizzata dallEsasperatismo.
Questo processo quindi, maturatosi nel tempo, lo porta
a visionare, come appare in questa mostra, un susseguirsi di eventi che coinvolgono,
essenzialmente, uno status già altre volte espresso: quello di una napoletanità che non
può essere disgiunta e quindi prescindere dallessere. Un -genius loci- personale,
così come egli stesso lo definisce che, in questo caso, percorre le radici
magmatiche della propria identità. Analizzandole, in queste che Di Franco
definisce pittosculture, realizzate soprattutto attraverso luso di elementi
materici, prelevati sia ad oriente che ad occidente della Città, si ritrovano appunto
tutte le predominanze caloriche che sono poi intrinseche nellintero contesto
partenopeo. Città viva, rinchiusa nei millenni trascorsi da queste fonti di fuoco e
stratificata dai segmenti collinari; frutto di quelle metamorfosi e di ferite che la
materia ha profondamente inciso, trasferendole in quanti con sensibilità creative
analizzano questa terra. E, Di Franco lattraversa questa materia: viva, esplosiva;
riproponendone luoghi ed elementi. Magma, che si addice allimpasto dei cromatismi,
come rappresentazione metaforica. Che va manipolato sapientemente per
addentrarsi nella sua imprevedibilità, facendolo affiorare e contestualmente imporlo come
emblema di una storia trascorsa ma tuttora profonda; dalla quale non è possibile
prescindere per sentirsi partecipi dellattuale condizione da cui si auspica risorga.
Di Franco ne è interessato, vive questa fusione emblematica che é soprattutto sofferenza
ed angoscia e cerca di trasferire ogni particella dellimmaginazione nella ricerca di
un equilibrio necessario.
Quello delluomo, che dinanzi a queste
testimonianze, tramuta in simboli la sagoma descrittiva della propria sensibilità
traendone spunto per definire una propria mimési. Tutto ciò, come accennato, Di Franco
lo effettua attraverso una sottile metafora che si trasferisce nei vari stadi del
racconto, facendo risorgere le proprie radici. Tumultuose radici, che la terra sviscera
con la fenditura del suo Cratere. Contenitore in fermento che lascia in
sospeso leventualità di un Urlo. Squarcio che può modificare ed
annullare linutile metamorfosi tentata dalluomo. Magma che è
sinonimo di caos ed attraverso il quale la sua Liquefazione trascina però una
Nuova onda, che nel traslato può rappresentare linnovazione: quel
tentativo di coniugare sia elementi della tradizione come questa materia, che creatività
originali da cui possono riemergere segnali di rinascita. Rinascita che può partire anche
dalla rugosa stratificazione; dal rosso fuoco ancora vivo dei Campi Flegrei:
simulacro di sacralità ancora pulsante di massa lavica, di effluvi. Materia quindi che si
raggruma per definire il disagio di chi vorrebbe contrastarne il dominio e che tenta di
non esserne sopraffatto. E quellurlo che è lEsasperatismo va
inteso come un tentativo di massimizzare il rapporto fra natura ed uomo.
Superare il Muro sottintende la
intollerabilità che appare invalicabile ma è possibile. Ed il segno di questa fiducia
emerge, in quel contesto, come lavvento della Natività che azzera il corso di un
tempo preannunciando un nuovo cammino. Ostacolo di un sentiero tortuoso che si rifugia
nella Preghiera, che diviene sintesi di una speranza, un afflato a cui non si
può rinunciare e può far nascere pur nellaridità, un fiorire di cespi. Ecco
quindi La Ginestra che delle papilionacee rappresenta con il suo giallo
napoletano, la luminosità; rinascita pur generata da quel suolo bruciato. E dunque
questa la nuova narrazione che propone Di Franco. Racconto dinquietudine nel
concetto di confronto del -dare-avere- che enuncia. Stratificazione nella corporeità
degli elementi che pure rivelandogli tutta la propria forza di sopraffazione, Egli tenta
di pianificare attraverso la luce di archetipi che sono frutto di una volontà di
riscatto; che si nutrono soprattutto di una personale filosofia di vita. Motivazione
questa che può fargli ritrovare indicazioni di convivenza al divenire. Obiettivo ad una
vocazione di rinascita che nel segno dellesasperatismo
percorre; prefiggendosi di offrire con il proprio contributo, elementi estetici e non
conflittuali di modificazione.
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CENTRO D'ARTE E CULTURA
«IL BIDONE»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso
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