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eventi

28 aprile / 6 maggio 2005
«Il surreale nell’Esasperatismo»
Personale di Antonio Giannino

presentazione di Rosario Pinto
A cura di  Adolfo Giuliani

Alcuni momenti dell’inaugurazione

ROSARIO PINTO
IL VOLTO SURREALE DELL’ESASPERATISMONELL’ARTE DI ANTONIO GIANNINO

C’è un’apparente contraddizione in termini nella formulazione che abbiamo scelto di adottare nel fornire in modo sintetico una definizione dell’opera di Antonio Giannino indicandola come punto di convergenza di istanze ‘esasperatiste’ proposte secondo una formulazione impaginativa di natura ‘surreale’. La distanza, infatti, che separa la dimensione surreale da quella esasperatista può essere rapportata a quella che distingue il surrealismo classico dall’espressionismo. Il fatto, poi, che tra logiche surreali e surrealismo e tra esasperatismo ed espressionismo possano istituirsi utili e producenti intersezioni, complica ancor più le cose. Ma l’arte è sempre capace di sciogliere le apparenti contraddizioni e ciò cui dà vita la produzione artistica di Giannino dà proprio conferma della capacità conciliativa che la sua declinazione creativa sa suggerire tra un taglio espressivo più marcato e stentoreo e flautazioni compositive ammorbidite nel segno d’una scansione surreale.

Tre componenti ci pare utile additare nelle cose di Giannino che costituiscono il modo di porsi della sua più recente produzione che s’indirizza a coniugare le istanze esasperatiste con quelle propriamente surreali: il minimalismo di un assetto compositivo rasserenato e prudente; il concetto che costituisce l’ordito contenutistico del suo sentire; la soluzione lirica in cui si dipana la modalità espressiva delle sue cose.

Non pensiamo affatto, evidentemente, che queste maturazioni espressive di Giannino siano frutto estemporaneo d’un’improvvisa folgorazione ispirativa, tradottasi in forme concretamente fruibili sul piano dell’arte: conosciamo per prova il suo dilatato percorso formativo e i passaggi che ne hanno scandito le tappe: non ci sfugge né la delicatezza formale che ha modellato il suo convinto processo di articolazione dei piani compositivi, né la disposizione ad una deformazione onirica del dato realistico, né la stessa capacità astrattiva che ha contrassegnato dei suoi momenti di particolare e – sottolineiamo – felicissima produzione.

Fondamentalmente scultore, Antonio Giannino non disdegna la pittura e, anzi, all’interno della bidimensionalità del piano traduce gli ansiti volumetrici e gli spessori massivi che il suo sentire di scultore gli suggerisce.
Con tale assetto normativo, la produzione creativa di Giannino appare sempre coerente e volta alla presentazione organica del reale che l’artista rinuncia a ricondurre alla mera rappresentazione del dato, scegliendo di deformarne l’assetto in funzione d’una più sottile ed insinuante lettura.

Siamo convinti che non tutto ciò che è surreale costituisca una ‘fuga’ dalla realtà e che l’invocazione d’una dimensione onirica non sia tout-court l’abbandono degli approfondimenti contenutistici.
In virtù di tali considerazioni, la prospettiva ‘surreale’ in cui si muove Giannino si rende compatibile con l’addensamento della dimensione concettuale e con le profondità di pensiero cui una logica espressionista – nella sua più recente formulazione in chiave ‘esasperatista’ – producentemente rimanda.

In tale prospettiva abbiamo sempre ritenuto interessante l’opera di questo maestro ed abbiamo salutato con soddisfazione i suoi successi di cui abbiamo apprezzato la linea incrementativa che ha segnato le tappe vie-via maturate nel corso del tempo, non mancando di additarne il significato ed il valore.

  Ricorderemo, in proposito, alcuni interventi in ambito pubblico, come, ad esempio, quelli per la chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria in Portici del 1995, in cui s’intersecano levitante leggerezza, nella disposizione delle creazioni scultoree con intensità massiva nel trattamento impaginativo delle scene effigiate; e ricorderemo altresì il Monumento ai caduti di tutte le guerri eseguito nella cittadina di Sant’Arpino, ove il Nostro esalta il concetto del martirio del fante iscrivendolo in un vortice turbinoso che è quello allusivo delle vicende drammatiche e paurose che esorbitano e trasferiscono brutalmente le passioni private dei singoli nel vortice incontrollabile della violenza e della ‘grande storia’.

 

   

CENTRO D'ARTE E CULTURA
«IL BIDONE»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso