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Maurizio Vitiello, Franco Santamaria e Adolfo Giuliani

 

6 / 18 novembre 2004
Personale del maestro Franco Santamaria

Abbracci del tempo

A cura di  Maurizio Vitiello

 

Alcuni momenti dell’inaugurazione

Franco Santamaria intende salutare, prima di trasferirsi a Reggio Emilia, con la mostra “Abbracci del tempo”, impaginata nello spazio diretto da Adolfo Giuliani, tutti gli amici e tutti gli “addetti ai lavori” che ha conosciuto nella sua permanenza partenopea.
Franco Santamaria è nato nel 1937 a Tursi, centro della provincia di Matera, in Lucania.
Nonostante sia vissuto fin da ragazzo quasi sempre lontano dal luogo di nascita, è rimasto indissolubilmente legato alla sua terra, ritenendola il simbolo dell’annoso e grave malessere di tutto il mondo contadino, privo della necessaria forza ideale per il proprio riscatto.

Da Taranto, nel 1965 si è trasferito prima a Napoli e poi, nel 1990, ad Afragola, cittadina dell’hinterland napoletano, presso il cui Istituto Professionale di Stato per i Servizi Commerciali e Turistici ha insegnato Letteratura Italiana e Storia fino al collocamento in pensione.
E’ presente su riviste letterarie, antologie, portali web di letteratura e gallerie d'arte.
Nel 1964 ha pubblicato “Primo lievito” (Gastaldi, Milano), nel 1997 “Storie di echi” (Ferraro, Napoli), nel 2004 “Echi ad incastro” (Joker, Novi Ligure).
“Abbracci del tempo” è un titolo volutamente intrigante, che condensa momenti intensi di una vita spesa nell’interesse della cultura e dell’arte.

Franco Santamaria presenta una selezione di opere, che vanno dagli Ottanta ai primi del Duemila, e nel panorama composito che ha scelto delinea orizzonti multipli di interesse. Ogni lavoro è un avvicinamento ad un tema, un abbraccio di intensità emotiva, un tentativo di formulare una rete di segni affabulanti e crepuscolari.
L’itinerario pittorico di Franco Santamaria si presenta compatto. Il senso della realtà domina gli scenari.
La mostra è costituita da una dozzina di pezzi, quasi tutti ad olio, accompagnati (ad eccezione dei due dipinti "Volo di Pegaso" e "Legata a solitudine") da un distinguo poetico: “Sogni di farfalla”, “Rituale”, “Da corpo di sconfitto guerriero”, “Risveglio”, “Nuovo cavallo di Troia”, “Legato ad un fossile”, “Cammino di chiocciola” (acquerello), “Allegoria della morte”, “In un guscio la mia terra” (acquerello), “Millenium Tertium”.
Ognuno innesta un “flash-back” e si riverbera in una poesia, così da dar luogo tra immagine e poesia ad un delicato “fil rouge”, ad un’interrelazione captativa tra momento pittorico e momento poetico che Santamaria ha voluto realizzare nell'opera "Parola e Immagine".

Riferisce in una precisa nota Aurelio De Rose, tra l’altro, che: “Santamaria rivive quindi, come in una sorta di “Risveglio”, parte della sua vita e tutto ciò lo fa attraverso la ricerca di elementi naturali e fantasiosi: "da un fossile un seme purificato e la luce" o tra "sentieri di nuvole rossastre", ritrovando quel filo conduttore di cui ha necessità, per esprimere e definire il suo essere presente, e narra non solo le attuali vicissitudini ma, principalmente come accennavo, quella d’essere stato figlio di una terra che, comunque, lo ha delineato e accompagnato nel prosieguo del tempo”.
Paesaggi di forte sapore mediterraneo, visioni d'insieme, scenografie pulite da assillanti metropoli, macchie di scenari verdi guadagnano lo spazio della tela e la mano di Santamaria conquista tessiture di panorami reali, ma anche immaginati e proprio da queste tessiture emergono visioni sospese tra sogni ed emozioni, mentre cromatismi mediterranei segnati da minime figurazioni, intervallate da luci ed ombre, intendono far vibrare memorie e surrealtà ecologiche.

L'artista dettaglia sequenze di elementi figurativi, fantastici e vitali, sotto l'impulso di una vena sottesa di riflessioni e produce, così, illustrate composizioni di tono garbato.
L'immaginazione fertilissima combinata con serene ambientazioni rende singolari risultati.
I suoi dipinti ad olio risucchiano cadenze visive di un “iter” mentale, che ripercorre note passate, nonché utili riferimenti e dati attuali.
Emerge la voglia dell’operatore di corroborare la tela con campiture forti.
L’artista tende, inoltre, ad elaborare misure ed impronte, che possono esprimere rifrazioni e riflessi regolati dal cuore e dall’hinterland dell’anima.
Nei lavori, su tela o su carta, che ripropongono frastagliate coste, paesaggi feraci o ambienti tranquilli si leggono ritmi, variazioni e dinamicità, mentre in altre si dichiara, palesemente, il richiamo ossequioso e riverente alla natura.
In alcuni particolari lavori, però, risaltano cenni significativi, ma anche più marcati tentativi di riportare sulla tela, come nelle poesie, a cui l’artista dedica ampia consonanza d’intenti, problematiche dedicate al disagio sociale odierno.
Franco Santamaria ha variamente indagato la realtà metropolitana e quella delle periferie sino a prospettare temi sociali con sincera affezione.

Il pensiero pittorico di Franco Santamaria, oscillante tra pittura cosmica e pittura di naturalità, cadenza trasparenze coloristiche e sostanzia atmosfere.
Ed, entrando con l’occhio nella rete compositiva, si coglie un preciso dettato di plurime combinazioni pulsanti, focalizzato da dosaggi variegati, e nello spazio angolare di sinistra si coglie una bianca gora, che diventa riferimento e, così, marca come “cifra artistica” quasi tutti i lavori.
In conclusione, Santamaria ha un notevole interesse per la materia, che sapientemente trasferisce, con levità, nel suo rapido e quotidiano esercizio pittorico.
                                                Maurizio Vitiello
Napoli, ottobre 2004

 

 

CENTRO D'ARTE E CULTURA
«IL BIDONE»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso