Franco Santamaria intende
salutare, prima di trasferirsi a Reggio Emilia, con la mostra Abbracci del
tempo, impaginata nello spazio diretto da Adolfo Giuliani, tutti gli amici e
tutti gli addetti ai lavori che ha conosciuto nella sua permanenza partenopea.
Franco Santamaria è nato nel 1937 a Tursi, centro della provincia di Matera, in Lucania.
Nonostante sia vissuto fin da ragazzo quasi sempre lontano dal luogo di nascita, è
rimasto indissolubilmente legato alla sua terra, ritenendola il simbolo dellannoso e
grave malessere di tutto il mondo contadino, privo della necessaria forza ideale per il
proprio riscatto.
Da Taranto, nel 1965 si è trasferito prima a
Napoli e poi, nel 1990, ad Afragola, cittadina dellhinterland napoletano, presso il
cui Istituto Professionale di Stato per i Servizi Commerciali e Turistici ha insegnato
Letteratura Italiana e Storia fino al collocamento in pensione.
E presente su riviste letterarie, antologie, portali web di letteratura e gallerie
d'arte.
Nel 1964 ha pubblicato Primo lievito (Gastaldi, Milano), nel 1997 Storie
di echi (Ferraro, Napoli), nel 2004 Echi ad incastro (Joker, Novi
Ligure).
Abbracci del tempo è un titolo volutamente intrigante, che condensa
momenti intensi di una vita spesa nellinteresse della cultura e dellarte.
Franco Santamaria presenta una selezione di
opere, che vanno dagli Ottanta ai primi del Duemila, e nel panorama composito che ha
scelto delinea orizzonti multipli di interesse. Ogni lavoro è un avvicinamento ad un
tema, un abbraccio di intensità emotiva, un tentativo di formulare una rete di segni
affabulanti e crepuscolari.
Litinerario pittorico di Franco Santamaria si presenta compatto. Il senso della
realtà domina gli scenari.
La mostra è costituita da una dozzina di pezzi, quasi tutti ad olio, accompagnati (ad
eccezione dei due dipinti "Volo di Pegaso" e "Legata a solitudine") da
un distinguo poetico: Sogni di farfalla, Rituale, Da corpo
di sconfitto guerriero, Risveglio, Nuovo cavallo di Troia,
Legato ad un fossile, Cammino di chiocciola (acquerello),
Allegoria della morte, In un guscio la mia terra (acquerello),
Millenium Tertium.
Ognuno innesta un flash-back e si riverbera in una poesia, così da dar luogo
tra immagine e poesia ad un delicato fil rouge, ad uninterrelazione
captativa tra momento pittorico e momento poetico che Santamaria ha voluto realizzare
nell'opera "Parola e Immagine".
Riferisce in una precisa nota Aurelio De Rose,
tra laltro, che: Santamaria rivive quindi, come in una sorta di
Risveglio, parte della sua vita e tutto ciò lo fa attraverso la ricerca di
elementi naturali e fantasiosi: "da un fossile un seme purificato e la luce" o
tra "sentieri di nuvole rossastre", ritrovando quel filo conduttore di cui ha
necessità, per esprimere e definire il suo essere presente, e narra non solo le attuali
vicissitudini ma, principalmente come accennavo, quella dessere stato figlio di una
terra che, comunque, lo ha delineato e accompagnato nel prosieguo del tempo.
Paesaggi di forte sapore mediterraneo, visioni d'insieme, scenografie pulite da assillanti
metropoli, macchie di scenari verdi guadagnano lo spazio della tela e la mano di
Santamaria conquista tessiture di panorami reali, ma anche immaginati e proprio da queste
tessiture emergono visioni sospese tra sogni ed emozioni, mentre cromatismi mediterranei
segnati da minime figurazioni, intervallate da luci ed ombre, intendono far vibrare
memorie e surrealtà ecologiche.
L'artista dettaglia sequenze di elementi figurativi, fantastici e
vitali, sotto l'impulso di una vena sottesa di riflessioni e produce, così, illustrate
composizioni di tono garbato.
L'immaginazione fertilissima combinata con serene ambientazioni rende singolari risultati.
I suoi dipinti ad olio risucchiano cadenze visive di un iter mentale, che
ripercorre note passate, nonché utili riferimenti e dati attuali.
Emerge la voglia delloperatore di corroborare la tela con campiture forti.
Lartista tende, inoltre, ad elaborare misure ed impronte, che possono esprimere
rifrazioni e riflessi regolati dal cuore e dallhinterland dellanima.
Nei lavori, su tela o su carta, che ripropongono frastagliate coste, paesaggi feraci o
ambienti tranquilli si leggono ritmi, variazioni e dinamicità, mentre in altre si
dichiara, palesemente, il richiamo ossequioso e riverente alla natura.
In alcuni particolari lavori, però, risaltano cenni significativi, ma anche più marcati
tentativi di riportare sulla tela, come nelle poesie, a cui lartista dedica ampia
consonanza dintenti, problematiche dedicate al disagio sociale odierno.
Franco Santamaria ha variamente indagato la realtà metropolitana e quella delle periferie
sino a prospettare temi sociali con sincera affezione.
Il pensiero pittorico di Franco Santamaria,
oscillante tra pittura cosmica e pittura di naturalità, cadenza trasparenze coloristiche
e sostanzia atmosfere.
Ed, entrando con locchio nella rete compositiva, si coglie un preciso dettato di
plurime combinazioni pulsanti, focalizzato da dosaggi variegati, e nello spazio angolare
di sinistra si coglie una bianca gora, che diventa riferimento e, così, marca come
cifra artistica quasi tutti i lavori.
In conclusione, Santamaria ha un notevole interesse per la materia, che sapientemente
trasferisce, con levità, nel suo rapido e quotidiano esercizio pittorico.
Maurizio Vitiello
Napoli, ottobre 2004 |
CENTRO D'ARTE E CULTURA
«IL BIDONE»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso |