Giornalismo d'inchiesta | DICEMBRE 2012 | Prima edizione, settembre 2011 |
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L'Autore
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Cosa si scopre leggendo i rapporti di spesa del Dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica? Perché spesso le richieste della Commissione europea al governo italiano su "sovvenzioni" alle imprese private, ottengono risposte imbarazzate, e improvvisate? L'autore indaga sul fiume di denaro che dalle casse pubbliche passa alle imprese e alle associazioni private. L'inchiesta copre l'arco di tempo dal 1980 ad oggi. Il libro scopre il velo di ipocrisia, alimentata non solo dai politici ma anche dai sindacalisti, secondo cui l'unico modo per salvare un'impresa in crisi è spendere denaro pubblico. Il libro dimostra come molte situazioni critiche avrebbero trovato soluzione anche senza il foraggiamento da parte dello Stato. Il libro è diviso in tre parti: nella prima ("La grande abbuffata") si parla di due gigantesche operazioni di sovvenzionamento pubblico: Fiat e Saras (area industriale in Sardegna). Al termine l'autore si chiede se gli aiuti alle imprese servono veramente. La risposta è sconfortante: a) i soldi spesi sono stati tantissimi "un'orgia", ma lo sviluppo economico è stato molto inferiore allo sforzo finanziario; b) metˆ dei progetti non decolla; c) gli effetti sulla ricerca scientifica sono nulli. Simbolo di tutta la vicenda è "Sviluppo Italia". Nata nel 1999 come risposta al fallimento della Cassa del Mezzogiorno, ha accumulato solo debiti e nel 2007 è stata chiusa. Chiudono la trattazione una serie di tabelle che presentano i dati scorporati per regioni (pagg. 91-96). Nella seconda parte ("Ogni cosa è sussidiata"), a ciascun argomento è dedicato un capitolo. Si parla delle sovvenzioni all'editoria, dei "mantenuti dello spettacolo", di agricoltura e allevamento (le famose "quote latte"), per arrivare a uno dei casi più eclatanti degli ultimi anni: il salvataggio di Alitalia. Viene spiegato in maniera molto chiara come fece lo stato italiano a nascondere all'UE un finanziamento gigantesco di 300 milioni alla compagnia aerea di bandiera. Seguono capitoli dedicati a tour operator, al trasporto su gomma e all'energia (i famosi "certificati verdi"). Dei soldi buttati per l'Olivetti si parla nell'ultimo capitolo della sezione, che tratta di informatica e Internet. Nell'ultima parte ("C'è posto per tutti") si scopre che la mafia si infiltra negli appalti per le sovvenzioni pubbliche, creando aziende fittizie, che servono solo a riciclare i denari guadagnati illecitamente; che il Sud è la parte d'Italia preferita dalle aziende del Nord che vogliono incassare soldi pubblici per poi non realizzare le opere previste. L'ultimo capitolo riguarda gli istituti di credito. Si spiega come le banche sono riuscite a rimanere fuori dalla crisi economica scoppiata nel 2008 (crac di Lehman Brothers), ma tutto è avvenuto a spese del bilancio pubblico. |
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Un nesso interessante con Terroni di Pino Aprile (libro del mese di aprile 2012). Alle pagg. 272-73 si parla della deindustrializzazione delle "vecchie ferriere della Dalmine affacciate sul mare". Ma, dove l'ho giˆ letto? Eureka! è l'insediamento che nel 1860 fu smantellato e ceduto all'impresa lombarda. è stata una sorpresa sapere che, 140 anni dopo, l'insediamento esistesse ancora. Ma poi è sopraggiunta la delusione nel leggere che anche questo insediamento ha ricevuto soldi pubblici che sono stati sprecati. Nel capitolo "I meridionali non hanno cultura industriale" l'Autore racconta cos'ha visto a Mongiana, piccolo comune calabrese in provincia di Vibo Valentia. Qui, nell'Ottocento borbonico, era attiva la più grossa industria siderurgica d'Italia, capace di dare lavoro a oltre 1.200 operai. Non c'è bisogno di dire, che dopo l'unitˆ d'Italia, lo stabilimento venne smantellato. |