Giornalismo d'inchiesta | APRILE 2012 | Prima edizione, 2010 | ||
L'Autore |
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Perché i meridionali sono diventati "terroni"? La colpa è dell'unità d'Italia. Con la conquista effettuata nel 1860 sono state asportate le riserve auree, il territorio è stato depredato, le industrie sono state chiuse, gli abitanti sono stati ridotti alla fame. Leggendo questo libro si scopre anche che l'emigrazione è stata un prodotto dell'unificazione del Paese. Un'altra cosa che non sapevo è che prima ancora di Cavour il Regno delle Due Sicilie si era avviato sulla strada della modernità: negli anni Quaranta era stato realizzato presso Napoli il primo polo industriale della storia d'Italia, lungo la linea ferroviaria. Il polo, alla metà del XIX secolo, era arrivato ad occupare circa 1000 operai. Anche l'università era al passo coi tempi: era stata fondata a Napoli la prima cattedra di economia politica d'Italia. La sorte di Napoli fu decisa dalle grandi potenze, che si servirono del Regno di Sardegna come braccio armato (a loro volta i Savoia si servirono dei Mille come esecutori del "lavoro sporco"). L'unità d'Italia si realizzò contro il Sud: fu un allargamento del Nord, a spese del Meridione. È per questo che le industrie furono chiuse: per trasferire al nord la produzione. Oltre alla parte storica l'autore offre un'interessante serie di reportage di attualità. Il capitolo 7 (sui nove che compongono il volume) è dedicato all'autostrada Salerno-Reggio Calabria (perennemente in costruzione). L'autore l'ha percorsa tutta, annotando dettagliatamente i punti critici: dove la carreggiata si restringe da tre a due corsie, per poi cedere a lunghi tratti di senso unico alternato. La storia dell'A3 è un po' la storia del Sud post-unitario: piani di opere pubbliche che non vengono attuati, o che quando sono attuati sono talmente sgangherati che necessitano di robuste riparazioni. E così il Sud rimane perennemente al palo. Nel capitolo "I meridionali non hanno cultura industriale" l'Autore racconta cos'ha visto a Mongiana, piccolo comune calabrese in provincia di Vibo Valentia. Qui, nell'Ottocento borbonico, era attiva la più grossa industria siderurgica d'Italia, capace di dare lavoro a oltre 1.200 operai. Non c'è bisogno di dire, che dopo l'unità d'Italia, lo stabilimento venne smantellato. L'autore afferma che il famoso Cristo che si è fermato a Eboli è ancora attuale perché, nella storia post-unitaria, i finanziamenti pubblici, provenienti da Roma, non hanno mai oltre passato Napoli, lasciando il Sud sempre in uno stato di arretratezza. Nel 1860 le città del Sud avevano lo stesso livello di benessere di quelle del Nord. Dev'essere quindi successo qualcosa di grosso, di importante, se oggi il divario tra le due parti del Paese si è fatto così profondo. L'autore afferma a chiare lettere che il Sud è sprofondato nell'arretratezza a causa non solo della conquista da parte dei Savoia ma anche delle politiche del Regno d'Italia. La politica italiana unitaria ha deliberatamente voluto lasciare il Sud in uno stato di arretratezza, di bisogno. Quando si è verificato il sorpasso definitivo del Nord sul Sud? Si è arrivati alla configurazione attuale nel decennio 1928-1938 (p. 134). Con la Repubblica si preferì l'intervento straordinario a una politica "duale", con i risultati che tutti conosciamo. L'ultimo capitolo è un accorato appello affinché il Sud ritrovi la voglia di rialzarsi: il Meridione deve prendere coscienza che deve fare leva sulle proprie forze. La soluzione del problema meridionale non potrà avvenire se non sul terreno dell'autonomismo (p. 284). |