L'acqua del circuito secondario, dopo essere passata dal generatore di vapore, esce dall'edificio di contenimento sotto forma di vapore ed entra in turbina.

Le turbine di una centrale nucleare sono macchine imponenti.
Basti pensare che, in generale, la potenza prodotta da un grosso reattore nucleare si aggira sui 3000 Megawatt.
L'equivalente di 40000 automobili di media cilindrata.
Questa potenza passa alla turbina, che è collegata a un alternatore che ne trasforma circa il 30-33% in energia elettrica.
Per ragioni termodinamiche è complicato avere rendimenti migliori.

Il rendimento è al netto dei consumi di energia elettrica dell'impianto, consumo non trascurabile.
Basti pensare che la pompa del primario (ad energia elettrica) deve pompare qualcosa come 50000 tonnellate all'ora di acqua.

Il vapore che esce dalla turbina, a bassa temperatura e pressione, entra in un ultimo scambiatore di calore, che fa condensare l'acqua raffreddandola con un terzo circuito.
L'acqua di questo circuito, ovviamente, non è entrata a contatto con niente di radioattivo, visto che l'acqua del primario, leggermente radioattiva, non entra a contatto con l'acqua del secondario, ma scambia calore attraverso pareti impermeabili.
Quindi a questo scopo si può  usare acqua che viene da un fiume o dal mare, a patto poi di riimmetterla nel fiume (o in mare) da cui la si è presa a valori di temperatura accettabili.
Esistono ovviamente leggi che prescrivono limiti di temperatura e portata con cui deve essere riimmessa l'acqua nei fiumi, per evitare danni all'ecosistema locale

Nel caso in cui sia necessario raffreddare l'acqua dell'ultimo circuito questa viene raffreddata ad aria tramite torri di raffreddamento.
Queste strutture, spesso enormi (a volte si usano torri alte fino a 140 m..) hanno la forma caratteristica che è restata nell'immaginario collettivo come tipica di una centrale nucleare.

 

 

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