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La Battaglia dei Campi del Pelennor


La Battaglia dei Campi del Pelennor fu sicuramente la più grande, aspra e cruenta battaglia combattuta durante le Guerre dell’Anello: le devastanti forze di Sauron volevano dare il colpo di grazia a Gondor attaccando la sua capitale, la splendida Minas Tirith.

Si narra che “Era dal tempo in cui Isildur regnava che un simile esercito non usciva da quella valle; mai schiera così crudele ed armata aveva assalito i guadi dell’Anduin; eppure non era che uno solo, e non il più grande degli eserciti usciti in quei giorni da Mordor.”; ed invero le truppe di Mordor erano, almeno numericamente, soverchianti – è possibile riassumere le forze in campo con questo schema*:

 

Forze di Gondor e Alleati – stima totale 11.250

 

Capitano

Provenienza

Truppe

Feudi del Sud
   
Forlong Lossarnach 200 “bene armati”
Dervorin Valle del Ringlò 300
Duinhir Morthrond 500 “arcieri”
Golasgil Anfalas 150 (stima) “scarsamente equipaggiati”
- Lamedon 50 (stima) “montanari”
- Ethir Anduin 100 “pescatori”
Hirluin Pinnath Gelin 300
Imrahil Dol Amroth 1200 (stima) (700 “uomini d’arme” più “cavalieri”)
Guardia di Minas Tirith
   
Denethor Minas Tirith 2000 (stima)
Rohirrim
   
Theoden/Eomer Rohan 6000 cavalieri
Aragorn    
Dunedain Il Nord 30
- Feudi del Sud 1000 (stima)

 

Forze di Mordor e Alleati – stima totale minimo 45.000

 

Mordor e l’esercito di Morgul
   
Angmar/Gothmog Barad-Dur, Minas Morgul 20.000 (stima)
Alleati
   
Haradrim Medio e Lontano Harad 18.000
- Rhun, Khand 7.000 (stima)

 

 

È da notare come Sauron non utilizzò dapprima tutte le truppe, ma ne lasciò molte di riserva a est dell’Anduin e come i popolosi feudi del Sud mandarono solo metà delle loro forze per paura di un attacco da parte dei Corsari di Umbar.

 

Ed ecco come si svolse, a partire dalla preparazione, la grande battaglia.

Il giugno dell’anno precedente era già stata presa Osgiliath; fu lì che il 12 marzo l’avanguardia dell’esercito costruì numerose zattere e passò l’Anduin.

Faramir si ritirò ai forti sul Rammas Echor, la grande cinta di mura attorno al Pelennor a protezione di Minas Tirith e lì resistette un giorno, ma quando il grosso dell’esercito nemico, per mezzo di ponti, si riversò oltre l’Anduin dovette abbandonare la posizione.

Il Rammas fu squarciato in due punti: a est dall’esercito proveniente da Osgiliath, ed a nord da quello proveniente da Cair Andros, costretta a cadere.

La ritirata di Faramir non ebbe successo, poiché seppur vicinissime alla città le sua truppe furono attaccate dai Nazgul che portarono grande scompiglio ed anche dagli Haradrim; il capitano stesso fu colpito da una loro freccia, ma furono tutti salvati da una provvidenziale sortita degli Uomini di Imrahil, che gridando “Amroth per Gondor!”, e “Amroth per Faramir!” si riversarono fuori impetuosamente. La sortita fu però richiamata immediatamente dopo il salvataggio ed i cancelli si richiusero.

I nemici presero immediatamente possesso del Pelennor, scavandovi trincee e appiccando fuoco ovunque. Furono anche poste catapulte e torri d’assedio.

La seconda notte, quella del 14 marzo, iniziò il vero e proprio assedio: i nemici fecero avanzare il possente ariete Grond, che nonostante la fiera resistenza riuscì infine ad abbattere il possente cancello di Minas Tirith, mai violato fino ad allora.

Il signore dei Nazgul, Angmar, entrò trionfante, ma Gandalf lo fronteggiò coraggiosamente intimandogli di andarsene. Il Nazgul non gli diede ascolto, e presto sarebbe finito tutto se in quel momento non fossero arrivati i Rohirrim in furiosa cavalcata suonando i loro corni a capovolgere ancora una volta le sorti. Arrivati dalle veccie del Rammas a nord, i Rohirrim si divisero in tre parti per ordine di Theoden: Elfhelm a destra verso le torri d’assedio, Grimbold a sinistra ed Eomer con i suoi a sfondare il centro, con il Re che presto li superò tutti. Attaccarono e sconfissero per primi gli Haradrim con la cavalleria, ma all’improvviso i cavalli impazzirono per l’arrivo di Angmar; in uno scontro epico, il Signore dei Nazgul fu prima fronteggiato dal Re Theoden che rimase ucciso, e poi dallo Hobbit Merry e da Dama Eowyn, che con uno sforzo sovrumano, e rimanendo gravemente ferita lo sconfisse, rendendo vera la profezia che diceva che Angmar non sarebbe mai stato ucciso da un “uomo”. Anche i cavalli del gruppo di Eomer impazzirono, per essersi troppo avvicinati ai Mumakil, le enormi bestie degli Haradrim.

Era ormai la mattina del 15 marzo, e sul campo scesero anche le residue forze di Gondor capitanate dal Principe Imrahil e le truppe di riserva di Mordor che avevano passato l’Anduin. E fu Eomer, isolato in cima ad una collina, a scorgere per primo le navi che risalivano l’Anduin verso l’approdo di Harlond, e l’iniziale sgomento per l’arrivo dei pirati si trasformò presto in gioia alla vista del grande vessillo spiegato dalla prima nave: un albero argentato, simbolo di Gondor, questa volta circondato da sette stelle e sormontato da una corona in campo nero, che annunciava il ritorno del Re.

Le schiere nemiche attaccate da tre parti (Imrahil da ovest, Aragorn da sud ed Eomer da nord) da guerrieri finalmente rinfrancati iniziarono a vacillare, e “presi fra il martello e l’incudine”, sebbene ancora superiori di numero, alla fine del giorno furono definitivamente sconfitti.

“Il sole scomparve infine dietro il Mindolluin empiendo il cielo di un grande incendio[…]. A quell’ora terminò la grande battaglia del campo di Gondor, ed entro la cerchia del Rammas non rimase un solo nemico vivente.”.

Il terribile scontro era stato vinto, ma ancora non era finita la guerra, né l’anello era stato distrutto; ma questa vittoria rinfrancò gli animi a Gondor in vista dell’epilogo, e fece per la prima volta tremare l’Oscuro Signore.

 

*La tabella è stata presa da K.W. Forstad, “L’Atlante della Terra-di-Mezzo”, ed. Rusconi.


a cura di Eorl


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